La scienza della mente

La scienza della mente

… e nessuno degli esseri senzienti desidera la sofferenza. Perciò il nostro caso diventa importante di osservare innanzitutto la propria motivazione, quindi far sorgere una motivazione positiva. Pensare che mi impegno nello studio per accumulare la conoscenza affinché possa essere in grado di poter beneficiare gli esseri senzienti. Ora, lo studio della mente (o Sems, in tibetano) è uno studio di grande importanza per tutti. Ora, visto che ciò che gli esseri senzienti non desiderano è la sofferenza quindi innanzitutto bisogna riconoscere e identificare cos’è la sofferenza. Poi abbiamo bisogno di conoscere l’esistenza nella quale gli esseri senzienti sperimentano le sofferenze, l’esistenza chiamata ciclica condizionata dalla morte e nascita. Perciò ossia l’esistenza condizionata è la sofferenza presente nella esistenza condizionata entrambi non possono esistere, non possono nascere, non possono maturare senza dipendere da una causa e condizione , ecco che il passo successivo è riconoscere la loro causa. La causa principale è avversione, odio verso gli altri. La stessa cosa vale la felicità, la felicità non può manifestare non può generare non può esistere senza dipendere dalla sua causa. Perciò noi abbiamo bisogno di realizzare la felicità suprema che è la completa cessazione della sofferenza.

Ora la cessazione può essere realizzata non per caso, ma la cessazione della sofferenza può essere realizzata sempre dipendendo da una pratica, da una causa. La causa per ottenere la completa cessazione della sofferenza è di sviluppare la saggezza che realizza la funzione della causa ed effetto e bisogna sviluppare la saggezza che comprende, che percepisce l’ultima natura, la natura ultima dei fenomeni. Proprio questa ignoranza di non comprendere la funzione di causa ed effetto e l’ignoranza di non comprendere la realtà ultima dei fenomeni è anche questa la causa dell’esistenza ciclica condizionata e della sofferenza. Perciò la saggezza che comprende la funzione della causa ed effetto, la saggezza che comprende la realtà ultima dei fenomeni è la causa per ottenere la liberazione dalla sofferenza. Ancora un elemento indispensabile per realizzare la completa liberazione dalla sofferenza è quello di realizzare che l’io, il proprio “io” è semplicemente un io… il proprio io è una semplice etichetta mentale dell’io sulla base dei propri cinque aggregati. Per questa ragione è con lo studio della funzione, lo studio sulla mente diventa importante. Lo studio sulla mente consiste nella mente e fattori mentali secondari, cioè la mente e i fattori mentali derivati da quella mente principale. Inoltre, lo studio sulla mente consiste di osservare come si manifestano diversi aspetti della mente o diversi aspetti del pensiero della mente e diversi modi di classificare la mente.

Quindi, in breve, possiamo dire che la causa principale della nostra sofferenza è una mente sbagliata è una consapevolezza sbagliata, è una cognitiva sbagliata, è una coscienza sbagliata. “Consapevolezza”, “coscienza” e “cognitore” in questo contesto sono sinonimi.

Perciò bisognerebbe comprendere come la nostra mente sbagliata, come la nostra mente è distorta e per comprendere come la nostra consapevolezza, la nostra coscienza, la nostra cognitiva è distorta è necessario comprendere che l’oggetto che viene percepito da un cognitore distorto in realtà non esiste. Quindi, l’oggetto che viene determinato da un cognitore distorto… bisognerebbe comprendere che in realtà l’oggetto che viene determinato da un cognitore distorto non esiste. In questo modo riconosce come la propria consapevolezza o la propria coscienza è distorta.

Ora, non è sufficiente che io insista nel dire “la coscienza sbagliata” o “la coscienza distorta” o “cognitore distorto” o “consapevolezza sbagliata”: bisognerebbe quindi spiegare che cos’è questa coscienza distorta, che cos’è questo cognitore distorto o consapevolezza sbagliata che la spiegazione si trova ossia nell’insegnamento del sentiero graduale, ossia nell’insegnamento del Sutra e anche nell’insegnamento del Tantra. E la spiegazione principalmente sarà basata a seconda dell’insegnamento del Sentiero Graduale. L’autore dell’insegnamento del Sentiero Graduale del quale stiamo utilizzando come punto di riferimento è di Lama Tzong Khapa: il suo testo viene considerato di grande autorevole. In questo insegnamento del Sentiero Graduale parla di una ignoranza che esiste dal tempo senza inizio, una ignoranza che esiste dal tempo senza inizio è una ignoranza che è presente nella mente di tutti gli esseri viventi. Ora questa ignoranza, che esiste dal tempo senza inizio è una ignoranza, è una ignoranza che praticamente si riferisce ad una visione che si aggrappa al sé, visione di aggrappare al sé. Questa visione di aggrappare al sé è la causa della propria esistenza ciclica e della propria sofferenza.

Quindi lo studio della coscienza… noi possiamo dire che abbiamo due aspetti della coscienza: la coscienza corretta e la coscienza scorretta. La coscienza scorretta funziona come la causa per creare l’esistenza ciclica condizionata e la sofferenza; mentre invece la coscienza corretta funziona come la causa per realizzare la liberazione, la liberazione dalla sofferenza. Quindi l’importanza di differenziare tra la coscienza scorretta e la coscienza corretta, e quindi riconoscere e identificare questi due è di grande importanza sia dal punto di vista del sentiero Sutrayana che Tantrayana.

Parlando terra terra, tutti i nostri problemi quotidiani sono dovuti semplicemente da una … tutti i problemi quotidiani giornalieri sono dovuti proprio o sono causati da una coscienza scorretta, da un cognitore scorretto e da una consapevolezza scorretta, oppure da una mente scorretta, in questo contesto sono sinonimi, e tutta l’esperienza di felicità e benessere è causata proprio dalla coscienza corretta, dal cognitore corretta oppure da una mente valida.

È importante di avere una grande entusiasmo o grande interesse alla gioia nel sapere, nello scoprire della mente e la sua funzione.

Quindi iniziamo ad approfondire meglio la causa principale della nostra sofferenza che è l’ignoranza, quindi cerchiamo di approfondire di questo aspetto di questa ignoranza. Vi chiedo, pensate intanto e vi chiedo, pensate sopra e vi chiedo, vi faccio questa domanda: quando vi afferrate al vostro io, quando-vi-afferrate-al-vostro-io, oppure quando il vostro io appare a voi, come appare? Se il vostro io appare di per se stessa inerente oppure il vostro io appare dipendentemente da sue varie parti, come appare? Come appare e come vi afferrate al vostro io?

Dovete esprimere con la massima franchezza senza essere condizionato da nessuna filosofia, dovete dire liberamente.

Ascoltatrice. Non ho capito la domanda.

(risate)

Ghesce-La. Lei, generalmente… Come si chiama la signora?

Ascoltatrice. Eleonora.

Ghesce-La. Eleonora, quando tu, Eleonora, tu pensi del tuo “io” no? Ogni tanto pensi del tuo “io” o no? Tu pensi “io” o no? Tu pensi “io”…

Ascoltatrice. Sì.

Ghesce-La. Ecco. Quindi tu hai la percezione del tuo “io”.

Ascoltatrice. Sì.

Ghesce-La. Ci siamo. E quindi tu hai l’apparenza del tuo “io”. Ci siamo fin qui? Allora il Maestro chiede: “come appare il tuo io a te? E poi la seconda domanda: come tu afferri il tuo io? In che modo. Come. Maestro ha chiesto come appare il tuo io a te. Come se indipendente o dipendente da altre cose… Se indipendente o dipendente da altre parti.

Ascoltatrice. Quali parti?

Altro ascoltatore. Quindi ti appare indipendente…

Ascoltatrice. Mi appare come emozione… non so se è dipendente o indipendente…

Altro ascoltatore. La domanda è se ti appare dipendente o se ti appare come un qualche cosa da sé…

Ascoltatrice. Separato, a sé stante, oppure se t’appare per esempio attaccato a un braccio, attaccato a un pensiero, attaccato a una parte del corpo, a una parte della mente …questa è la domanda

Traduttore. Quindi la risposta qual è?

(risate)

Ghesce-La.Ma la domanda è per tutti quanti, quindi pensate e rispondete pure…

Altro ascoltatore.A me sembra il mio corpo, quando mi guardo nello specchio

Altro ascoltatore. A me sembra attaccato alla mente, caso mai…

Ghesce-La. Ora, la domanda successiva alla signora, sempre… a te. Quindi tu hai una coscienza, un cognitore o una mente che percepisce il tuo io in quella maniera. Ci siamo? Ecco questa… la tua coscienza, o tuo cognitore o la tua mente che percepisce in questo modo, è una mente valida? È una coscienza corretta? È un cognitore corretto o no?

Ascoltatrice. Per niente.

Ghesce-La. Non è… È sbagliata?

Ascoltatrice. Sì, non direi che è giusta.

Ghesce-La. Perché?

Ascoltatrice. Perché è difficile… cioè, è difficile anche se uno sa questo, cioè prova a fare questo discorso di capire che l’io non ha una sua autonomia, non ha una sua indipendenza e dipende dalle altre cose, è difficile percepirlo… voglio dire è un lavoro complicato non è che la tua mente accetta subito questa cosa no? Cioè… Mi piacerebbe anche sapere attraverso quali passaggi poi…. qual è la strada, non so, la meditazione piuttosto che no? Perché ogni tanto uno ha questa sensazione della non autonomia dell’io no? Però è una cosa che costantemente invece te la senti e…

Ghesce-La. Infatti noi stiamo già applicando un metodo per poter sviluppare una mente che è capace di percepire la realtà ultima della nostra mente. Io non posso dare un metodo per te, sei tu che devi scoprire un metodo che vale per te.

Ascoltatrice. No, no, lo so, ma voglio dire che anche se uno ci prova a percepirlo in questo modo è difficile, nel senso il…. come dire, perché le emozioni sono molto attaccate all’io, no?

Ghesce-La. Puoi spiegare meglio cos’è “emozione”?

Ascoltatrice. Emozione è dolore, gioia, attaccamento, rabbia insomma tutte queste cose che hanno il loro centro lì.

Ghesce-La. Questi sono esempi delle emozioni. “Le emozioni”, che cosa vuol dire esattamente? Il suo significato chiedeva…

Ascoltatrice. Il coinvolgimento emotivo totale…

Traduttore. Prego?

Ascoltatrice. E no, dice che cosa vuol dire “emozione”.

Altro ascoltatore. Emozione, emozione dell’io, il coinvolgimento totale che tutto mente e corpo, tutto insieme.

Ascoltatrice. È uno stato, uno stato della mente.

Traduttore. Uno stato della mente?

Altro ascoltatore. Mente e corpo.

Traduttore. Mente e corpo, tutti e due?!

Ghesce-La. Emozione è qualcosa visibile o no?

Altro ascoltatore. Ha dei segni visibili.

Ghesce-La. Prego?

Altro ascoltatore. Ha dei segni visibili, è su un corpo, si manifesta, se uno dà un cazzotto a un altro lo vedi che è arrabbiato… in questo senso.

Ghesce-La. Colore?

Altro ascoltatore. Colore? Sì, anche.

Ghesce-La. Il giallo?

Altro ascoltatore. L’emozione? Qualcuna è gialla, qualcuna è rossa, qualcuna è blu, qualcuna è verde… (risate) Gialle no…

Ascoltatore. Sì, l’emozione è il colore della mente “esagerato”.

Ghesce-La. Dunque allora, la mente, la coscienza o la cognitiva non ha nessun colore, intanto. È priva di colore.

Altro ascoltatore. È un’affermazione?

Traduttore. Affermazione.

Altro ascoltatore.Ha tutti i colori…

Ghesce-La. La mente. La coscienza. Io ripeto ogni volta perché è…

Altro ascoltatore. Nessun colore vuol dire che è nero, tutti i colori…

Ghesce-La. No no, non ha nessun colore.

Altro ascoltatore. È luce, allora ha tutti i colori.

Altro ascoltatore. Perché è spirito… è una proiezione della mente.

Ghesce-La. Durante… Mentre uno dorme, prova ancora emozione o no? Nello stato “sonno”?

Altro ascoltatore. Sogno?

Ghesce-La. Sonno.

Altro ascoltatore. No.

Ghesce-La. Durante il sonno, la persona, prova ancora emozione o no?

(discussione in sala)

Ghesce-La. Non sogno, sonno!

Altro ascoltatore. Nel sonno c’è il sogno.

Altro ascoltatore. Sì, ma se non sogni… è una cosa diversa.

Ghesce-La. E quell’emozione è qualcosa di nat… è qualcosa che cambia oppure qualcosa che non cambia? Allora se volete complicare le cose usiamo termini più complicati… l’emozione è qualcosa di natura permanente oppure impermanente?

Ascoltatore. Impermanente…

Ghesce-La. Allora se è impermanente, allora deve essere necessariamente di tre aspetti o di tre nature: noi abbiamo o la forma, o la coscienza oppure il terzo fenomeno chiamato “fattore composto non associato”. L’emozione a quale appartiene? La forma, la coscienza oppure fattore composto non associato?

Ascoltatore. Che cos’è?

Ghesce-La. Prego?

Ascoltatore. Che cos’è?

Ghesce-La. Quale?

Ascoltatore. Il terzo…

Ghesce-La. Infatti come dice la parola: è un fattore composto non associato, nel senso che non è né un fenomeno che appartiene alla forma e non è né un fenomeno che appartiene alla coscienza, alla mente. È nessuno di quelle due. L’esempio… l’esempio del terzo fenomeno impermanente è proprio il nostro io; è poi il fenomeno del tempo

Ghesce-La. Capito? Quindi che cos’è “emozione”? Qualcosa di natura forma, oppure qualcosa di natura coscienza, la mente, oppure nessuna quelle due?

Ascoltatore. Nessuna di quelle due …

Ghesce-La. Quindi emozione non ha colore? Quindi non ha la coscienza, non ha la mente… cioè non è la mente, non è la coscienza, non è consapevolezza.

Ascoltatore. È un po’ difficile…

Ghesce-La. Sì, sì, tantissimo difficile! Ah ah ah! (pronunciato in italiano dal maestro)

(risate)

Ghesce-La. È giusto, moltisimo difficile! Sicuro! Di pensare molto bisogna! Sì (pronunciato in italiano dal maestro). Ecco questo si chiama “ignoranza”, è la causa principale della nostra esistenza ciclica condizionata. Questa non comprensione, questa ignoranza portiamo addosso dalla mattina fino a sera, dalla nascita fino alla morte, e questa non conoscenza è la causa che ci farà rinascere ancora e che produrrà ancora continuamente la sofferenza. Giusto?

(risate)

Ascoltatore. Questo è facile.

Ghesce-La. Ancora facile, ancor più facile ah ah, sì sì, giusto.Emozione.Dunque: “emozione” viene chiamato… nella filosofia dell’insegnamento buddista avrei chiamato un fenomeno “prodotto”, quindi di conseguenza comunque è un fenomeno impermanente, solo che viene chiamato un fenomeno “prodotto”. “Emozione” causa degli effetti o no? Provoca degli effetti o no?

Ascoltatore. Come no!

Ghesce-La. Quali potranno essere gli effetti causati dalle emozioni?

Ascoltatore. Materiali?

Ghesce-La. Gli effetti! Dite degli effetti.

Ascoltatore. Piacevoli… Felicità, dolore… Scorre sangue.

Traduttore. Prego?

Ascoltatore. Scorre il sangue.

Traduttore. Scorre sangue.

Ghesce-La. Quindi emozione è di natura vento, aria… qualcosa di natura vento o aria. No?

Ascoltatore. Vento, aria… Può darsi, se ho un’emozione e poi posso respirare, fare vento… Acqua, sangue…

(risate)

Ascoltatore. Se piangi, fai acqua!

(risate)

Ascoltatore. Se sei arrabbiato, faccio fuoco!

Ghesce-La. Allora io ho cercato di spiegare con parola tibetano che cosa voi intendete dire. Spero che io abbia capito, cioè lo stato mentale, diversi stati mentali di natura o dell’aspetto diverso ossia una mente gioiosa o una mente sofferente, o una mente che prova dolore o una mente che prova la gioia, questi diversi aspetti della mente, mi pare che questo si riferisce emozione o no?

Ascoltatore. Sì.

Ghesce-La. Quindi … allora, quindi la domanda successiva: è sensazione o no? L’emozione è una sensazione o no?

Ascoltatore. Sì… sì.

Ghesce-La. Quindi questo è l’emozione, ci siamo? Perfetto, quindi questo significa la nostra emozione è coscienza, oppure… dell’aspetto mente, appartiene alla coscienza. Una piccola premessa, una piccola premessa: quando vi ascoltate la parola “coscienza” o altri termini non pensate… non dovete limitare al significato della parola stessa, quindi il significato della parola che viene utilizzato è molte delle volte completamente contraria di come di solito voi immaginate. La coscienza in questo contesto non c’entra nulla come voi pensate generalmente nel vocabolario occidentale: ha un significato completamente diverso. Quindi se pensate quando viene usata la parola coscienza e se voi pensate come dice nel vocabolario allora non ci capiamo niente.

Ascoltatore. Cioè? Cosa vuol dire? Cioè?

Ghesce-La. Adesso… io ho fatto una premessa.

(risate/discussione)

Ghesce-La. Dunque, il maestro chiede: a che scopo utilizzate la vostra emozione?

Ascoltatore. L’emozione viene da sé…

Ghesce-La. Lei ha detto “nasce naturalmente”? Come, naturalmente?

Ascoltatore. Sulla base del momento che si sta vivendo… le sensazioni, la percezione, si tocca una cosa, si vede una persona… quello che si riesce a percepire dall’ambiente.

Ghesce-La. Quindi non è… l’emozione non nasce naturalmente, perché dipende da percezione, dipende dall’oggetto.

Ascoltatore ad altro ascoltatore. Capito?

Ghesce-La. Cosa… Quando voi usate la parola “natura”, cosa vi intende dire la parola “natura”? Cosa volevi dire?

Ascoltatore. Tutto ciò che è vivente, no? Che ha un’anima…

Ghesce-La. Natura, questa è la natura?

Ascoltatore. Tutto. La natura… tutto ciò che è vivo. Tutto ciò che ci circonda…

(animata discussione)

Ghesce-La. Puoi fare un esempio concreto… e senza essere motivato precedentemente.

Ascoltatore. Senza essere..?

Ghesce-La. Motivato precedentemente.

Ascoltatore. Che vuol dire? Senza dipendere?

Ghesce-La. Senza pensare di volere avere un’“emozione”.

Ascoltatore. Non lo so, uno che mi dà una spinta per strada mi può suscitare a volte delle reazioni negative.

Altro ascoltatore. Non è naturale allora…

Ascoltatore. Naturale nel senso spontaneo…

(animata discussione)

Ascoltatore. È automatica quindi è spontanea, no? Cioè, non è ragionata. Io l’ho intesa così, forse mi sbaglio. Intendo che, se io decido di arrabbiarmi o meno lo decido, ma se mi viene così perché non riesco a controllarmi sarà un errore mio, però è naturale… mi viene così, non lo decido.

Ghesce-La. Dunque, mentre cammini sulla strada e qualcuno ti spinge o colpisce, tu potrai provare odio, oppure rabbia o qualunque altra emozione. Per caso se tu provi rabbia o odio, questo odio ha una causa oppure no?

Ascoltatore. Penso di sì ma non saprei dire quale.

Ghesce-La. Allora, se tu non lo sai, la causa, se tu non lo sai di preciso se ha la causa o non ha la causa, tu come fai a dire così affermativamente che quella è dovuto… quella emozione è dovuta spontaneamente?

Ascoltatore. E ritorno a dire quello che dicevo prima (risate), nel senso che quello che è il mio vissuto, cioè, se sono disposto bene o male nei confronti di certe situazioni, quando quella si verificherà, buono o non buono lo decide prima, mentre invece ecco la casualità dell’incontro per strada è una cosa che poi viene spontaneamente certamente sulla base di quello che uno ci ha di esperienza, del vissuto precedente, di come è disposto, l’educazione, la società, di come si sveglia la mattina, se piove se c’è il sole…

Ghesce-La. Entrambi i casi, ossia la spontaneità o l’altra cosa che vuoi definire cos’è?

Ascoltatore. Decisa prima, decisa in precedenza.

Ascoltatore. Automatismo.

Traduttore. Automatismo ecco

Ghesce-La. Dunque, allora, d’accordo che certe azioni sono… certi azioni vengono compiute avendo precedentemente la motivazione di voler compiere quell’azione.

Ghesce-La. Ora, mi devi solamente chiarire meglio quell’azione chiamato “spontanea” oppure automatica, puoi spiegare meglio come avviene…

Ascoltatore. È un riflesso della mente

Traduttore. Prego?

Ascoltatore. È un riflesso della mente

Ghesce-La. Dunque, il riflesso deriva da due cose: il riflesso deriva dal contatto tra la mente e il suo oggetto, ci siamo? Quindi il riflesso è un risultato che deriva dal contatto tra la mente e il suo oggetto, quindi questo riflesso non è nulla di spontaneo o automatica. Quindi bisogna… quando vengono usate le parole, bisogna anche sapere cosa vogliamo dire con quella parola, quindi il maestro chiede che cos’è, che cosa vuol dire “spontanea”. Italiano?

Altro ascoltatore. Cioè, l’effetto generato da una causa è una legge della natura nel senso che forse lui intendeva come “spontaneo” anche questo cioè, allo stesso modo che se io spingo una palla la palla corre, quello è una cosa spontanea, non è che lo penso lo faccio. È automatico. che se c’è una causa come un’aggressione che viene dall’effetto dell’emozione negativa.

Ghesce-La. Dunque, d’accordo dell’esempio “automatica”, non sono ancora completamente d’accordo dell’esempio “spontanea”. Non sono soddisfatto ancora completamente.

Ascoltatore. La spontaneità non esiste per niente. C’è sempre una causa e quindi un effetto. Pure i primi biologi parlavano di generazione spontanea perché non sapevano come venivano prodotte le mosche e così via… poi finalmente scoprirono che erano causate da germi che erano causati da piccoli animali, piccoli esseri quindi, ecco da allora ha cominciato a chiarirsi che la spontaneità forse non esiste. Esiste sempre una condizione, una causa che produce un effetto, quindi anche la nostra emozione è sempre causata da qualche cosa. Quindi l’oggetto, cioè la mente quando viene a contatto con l’oggetto in questo contatto c’è il riconoscimento di una causa e quindi l’azione che sarebbe l’effetto. Quindi se qualcuno mi colpisce senza nessuna ragione io reagisco perché c’è stata una causa. Quindi non è che è spontanea, è sempre dovuta a qualche cosa che c’è precedentemente

(segue discussione in sala durante la traduzione)

Ghesce-La. Così bisogna analizzare attentamente e soprattutto analizzare se quando usiamo delle parole… se il significato della parola porta il messaggio vero e se il significato della parola porta il vero significato di quale noi vogliamo intendere, di quale noi vogliamo dire o sapere. Quindi, io personalmente apprezzo, ringrazio… il motivo per cui io apprezzo di analizzare è che senza analizzare non cambia la nostra mente. La nostra mente cambia quando la mente analizza. E se non avviene nessun mutamento o cambiamento nella nostra mente, di conseguenza l’esistenza non cambia. Generalmente, per poter cambiare la nostra esistenza ciclica condizionata, innanzitutto abbiamo bisogno cambiare la nostra coscienza, la nostra mente e la nostra … cognitiva. Se non avviene nessun mutamento, nessun cambiamento nella nostra coscienza e nella nostra mente, è difficile che venga cambiamento all’esterno, all’esterno cioè dell’esistenza ciclica condizionata. Nel mondo dell’esistenza… nell’esistenza ciclica condizionata, quando un essere soffre… mi scusi, nell’esistenza ciclica condizionata, colui che soffre è colui che ha creato la causa di quella sofferenza.

Ascoltatore. Capito?

Ghesce-La. Dunque le nostre conversazioni sono ramificati dalla mia prima domanda che riguarda la nostra ignoranza che è presente dal tempo senza inizio, cioè afferrare o aggrappare al proprio “io”. Quindi, c’è una ignoranza che esiste, che è presente, che esiste nella nostra mente, nel continuum mentale dal tempo senza inizio. Questa ignoranza si riferisce alla male comprensione del proprio “io”. La male comprensione del proprio “io”, in questo contesto, è di identificare, di afferrare… all’apparenza, afferrare o di aggrappare al proprio “io”, percependo il proprio “io”, proprio “io” che esistesse di per sé stessa senza dipendere dalla etichetta mentale del nome “io” sulla base dei cinque aggregati, compreso l’aggregato della coscienza, che nella realtà non esiste il proprio “io” senza dipendere dagli aggregati ma percepire un io come se fosse esistente di per sé stessa è credere o afferrare a quell’io. Quello è l’ignoranza che è esistita dal tempo senza inizio. E questa coscienza, questa consapevolezza, questa cognitore che afferra al proprio io, come se fosse esistente di per se stessa senza dipendere dagli altri è una coscienza valida, è una coscienza corretta oppure sbagliata? È una cognizione corretta oppure sbagliata?

Ascoltatore. Sbagliata.

Ghesce-La. Perché? (in italiano) Dunque, il nostro “io” di per sé stessa come “io” non esiste, il nostro “io” esiste come il nostro “io” in dipendenza o ai suoi aggregati, che sono di diverse forme, che sono la forma eccetera, oppure aggregato della coscienza. O bisogna dipendere a tutti oppure ciascuno di, o uno di questi due. Senza dipendere o tutti e due, oppure senza dipendere né dalla forma né dalla coscienza l’io di per sé stessa non può esistere. Un esempio di come il nostro “io” esiste dipendentemente con l’aggregato della forma, ad esempio il corpo fisico, quando i nostri due piedi muovono possiamo dire io cammino. Similmente quando la nostra coscienza, il nostro cognitore, conoscitore percepisce o apprende o comprende qualcosa allora noi diciamo “io ho capito”. A questo punto abbiamo trovato un “io” che esiste dipendentemente dagli aggregati, dal corpo e dalla coscienza ma proprio questo “io” che esiste dipendentemente dalla coscienza o dal cognitore o dalla mente, dov’è? Dov’è questo “io” che esiste dipendentemente con la nostra mente o con la nostra coscienza?

Ascoltatore. È la nostra anima, no?

Traduttore. No, ha chiesto “dov’è?”

Ascoltatore. Ah! Dove.

Altro ascoltatore. Il nostro ego?

Traduttore. No, ha chiesto “dov’è?”. “Dove”, ha chiesto, “Dove”.

Ascoltatore. Nel mio modo diciamo di essere materiale, no?

Traduttore. No, no, ha chiesto “dov’è?”, quindi bisogna dimostrare luogo.

Ascoltatore. Nella mente… nella testa… nello spazio del cervello.

Ghesce-La. Possibile anche fuori dalla nostra mente?

Ascoltatore. Potrebbe essere…

Ascoltatore. Se tu vuoi imparare dagli altri…

Ghesce-La. Quindi è possibile o sia dentro che anche fuori?

Ascoltatore. Secondo me no.

Traduttore. Tu? Dicevi?

Ascoltatore. Un piccolo spazio nella testa, c’è un vuoto, dove c’è l’essenza forse

Ghesce-La. Di quanto grande è quello spazio?

(Risate)

Traduttore. Alcuni l’hanno piccolo altri l’hanno più grande, dipende dalla persona

(Risate)

Ghesce-La. Quindi persone che hanno uno spazio grande, di quanto grande?

Ascoltatore. No, ma… un po’ più piccolo della testa, chiaramente…

Traduttore. Sì, ma, appunto, quanto è grande quello spazio?

Ascoltatore. Ma io non lo so… l’ho letto.

Ghesce-La. Tu come hai capito che il nostro “io” risiede nel nostro cervello, tu come hai capito?

Ascoltatore. L’ho letto.

(Risate)

Ghesce-La. E tu cosa… tu cosa pensi di quello che hai letto, che sia ragionevole o…

Ascoltatore. Non sono sicuro…

(Risate prolungate)

Ghesce-La. Ecco di queste cose succede molto spesso; delle volte a noi sembra di aver capito molte cose ma poi analizzando punto per punto non abbiamo capito niente. Comunque hai detto la… hai espresso francamente, quindi… ti ringrazio. Dunque allora, intanto, il nostro io, dipende dal nome “io”, l’io è anche un nome, quindi l’io dipende dal nome “io” ma il nome “io” non è io. L’io dipende dal nome “io”. Il nome “io” è… il nome “io” è la forma, successivamente il nostro io dipende dalla nostra coscienza, dalla nostra mente, dalla nostra cognitiva. Dipende. Ma il nostro io non è la nostra mente, non è la nostra coscienza e non è la nostra cognitiva. Ad esempio, il nostro io dipende dalla nostra mano ma il nostro io non è la nostra mano. Se il nostro io… se noi diciamo che il nostro io è la nostra mano perché il nostro io dipende dalla nostra mano allora la conseguenza sarà: se la nostra mano è il nostro io ciò significa se tagliamo le braccia, la mano vuol dire abbiamo tagliato il nostro io. Ciò non avviene.

Ascoltatore. È la consapevolezza che uno deve…

Altro ascoltatore. In realtà sì… perché il mio io in questo momento è con questa mano, se io taglio questa mano il mio io, com’è adesso non esiste più. Quindi l’io è una reazione è il prodotto di una serie di circostanze…

Altro ascoltatore. Per me è la consapevolezza…

Altro ascoltatore. È una reazione.

Ghesce-La. Cosa vuol dire esattamente “reazione”?

Ascoltatore. Il prodotto di una serie di circostanze per cui l’io non è mai uguale…

Ghesce-La. Beh allora tutti quelli che sono prodotti dalle circostanze devono essere reazione. Tutti quelli che sono prodotti dalle circostanze…

Ascoltatore. Tutte le cose prodotte da una serie di circostanze sono delle…

Traduttore. Reazioni?

Ascoltatore. 

Traduttore. Allora qui… non può essere “reazione”

Ascoltatore. Forse allora ho usato un termine improprio. Allora, io intendevo dire che quando è stato fatto l’esempio di una mano che viene tagliata e allora “io” non esiste più ..

Traduttore. Ma chi dice io non esiste più?

Ascoltatore. L’io non esiste più!

Traduttore. Ah dici tu allora!

Ascoltatore. No io stavo dicendo …

Traduttore. Oh OK, ah tu dici, OK

Ascoltatore. Io stavo dicendo che non esiste più effettivamente …

Traduttore. L’io non esiste più, OK

Ascoltatore. Non quell’io che aveva la mano, che era una serie di circostanze messe insieme. Un io, no…

Traduttore. Quando tu hai perso la mano… ora per capirci

Ascoltatore. Non sono più io di un attimo fa!

Traduttore. Aaaah! OK! Già capito!

Ascoltatore. Quindi l’io è sempre in mutamento, non è mai uguale

Ghesce-La. No no, lui non ha chiesto su questo argomento. Certamente, ci siamo d’accordo che l’io… l’io cambia in ogni istante, ciò non esclude che l’io non esiste più. La continuità dell’io continua a esistere pur cambiando in ogni istante. Allora, tizio, certo certa persona tizio, prima di nascere, prima di essere concepito nell’ovulo del ventre materno, prima di essere concepito nel ventre materno, quel tizio ha ancora l’io o no?

Ascoltatore. No.

Traduttore. L’io non c’è?

Ghesce-La. Perché?

Ascoltatore. Perché l’io è il risultato del mio corpo fisico, del mio ambiente circostante, del mio… Cioè, l’io è il risultato di tante cose messe insieme, per cui, prima di nascere, almeno io penso.

Ghesce-La. Gli altri esseri che non sono umani, ad esempio gli esseri dei, oppure gli esseri che non hanno il corpo fisico, loro hanno l’io o no?

Ascoltatore. Non lo so.

Ghesce-La. Io dico che loro hanno il loro io. E prima che tu… tu prima di essere concepito nel ventre di tua madre, esisteva la continuità della tua coscienza, quindi esisteva il tuo io. Da questa analisi arriva conclusione che non c’è un io che esiste di per sé stessa senza dipendere dai suoi vari parti. Naturalmente non è sufficiente trarre questa conclusione, dovremmo trarre conclusione anche elementi sul quale il nostro io dipende non sono il nostro io. Proprio sulla base della comprensione di un… sulla base della comprensione del proprio io che esiste in dipendenza, ecco quindi, proprio… la propria mente o la coscienza o la consapevolezza che è la base, che è elemento che funziona come la base per esistere, uno degli elementi che funziona come la base per esistere il proprio io e se questa mente, se questa mente sviluppa il suo aspetto positivo come pensieri costruttivi e allora come risultato in futuro sarà la felicità. Generalmente, esistono delle persone gentili o no? E dove sono. Potete essere tutti voi! E per quale ragione noi possiamo dire a una persona “lui è gentile”, noi diciamo a lui “è un essere gentile” perché lui ha una mente gentile. Giusto?

Ascoltatore. Sì, giusto.

Ghesce-La. Similmente possiamo dire a una persona “lui è molto tollerante”. Ciò significa che lui ha la tolleranza, la tolleranza fa parte della coscienza. La pazienza. Similmente, possiamo dire ad una persona, è una persona molto aggressiva perché quella persona ha avversione. Qui possiamo vedere chiaramente di come… di come quelli persone dipendono, cioè quelle persone dipendono dalla loro… dalla loro mente, dalla loro coscienza. Perciò quelle persone che esistono dipendentemente o in relazione con la loro coscienza o con la loro mente, ciò significa quindi quelle persone di per sé stessa senza dipendere dalla coscienza non esistono. E se non esistono e allora la nostra percezione che avevamo prima cioè vedere quelle persone se esistesse vedere o percepire di quelle persone come se esistessero di per se stessa è una concezione e una percezione completamente errata e completamente sbagliata. Perciò possiamo… la nostra mente può conoscere… di come la nostra mente può conoscere… della nostra mente stessa che è sbagliata e distorta che è scorretta. Questa mente che comprende quella mente distorta è la saggezza e quella saggezza è la causa per realizzare la liberazione… per realizzare la liberazione dalla sofferenza. La liberazione. La liberazione senza sofferenza. Proprio questa saggezza si chiama saggezza che realizza la visione della vacuità. E perché si chiama la visione della vacuità? La vacuità come vuoto, ma vuoto non nel senso priva di ness… priva degli oggetti non in questo senso ma è vuoto nel senso la mancanza dell’esistenza degli oggetti percepiti da una mente distorta, cioè quella mente, quella coscienza che percepisce dei fenomeni come se esistessero di per sé stessa. Quindi la saggezza che comprende semplicemente la mancanza dell’oggetto determinato dalla coscienza sbagliata… è la visione della vacuità.  Ora, noi abbiamo Lorig, allora il tema, il soggetto di quale noi dovremo parlare in questi giorni è Lorig: “Lo” e “Rig”, abbiamo due termini: “Lo” è il significato, la definizione della parola “Lo” è “Rig Pa”. “Rig Pa” vuol dire conoscere, “Rig pa” vuol dire comprendere, “Rig Pa”vuol dire sapere. Quindi “Rig Pa”è la conoscenza. Quindi “Lo”… (Trad chiede chiarimenti a Gheshe La)

Traduttore. Per tre giorni ho cercato di capire che cosa vuol dire esattamente “Lo”, io non ho capito che cos’è Lo…

(risate)

Traduttore. Io ero a Treviso a preparare questo tema, per tre giorni cercavo di capire che cos’è “Lo” e non ho capito, quindi… allora… “Lo” in Tibetano è il… qui così nei diversi traduttori nei libri hanno chiamato “consapevolezza” io personalmente non sono ancora convinto. Consapevolezza. La definizione di questo “Lo”, è consapevolezza, è conoscere.

Ghesce-La. Quindi, conosc… Conoscere è … il significato di “conoscere” è coscienza, quindi alla fine abbiamo consapevolezza, cognitore, cognitiva, conoscitore, coscienza tutti sinonimi, sempre in questo contesto naturalmente. Perciò, quando la… si dice “Lo” perché? Perché avviene una… perché avviene una conoscenza dell’oggetto, colui che viene alla conoscenza dell’oggetto è “Lo”. Quindi conoscere è cognitore o conoscere è il significato, la definizione della parola “Lo” che qui sarebbe tradotto come “consapevolezza”. Ora, questa Lo viene divisa in due aspetti: la coscienza, di nuovo qui ci sono diversi modi di tradurre, abbiamo “Tshad ma” e “Tshad min”. Quindi Lo abbiamo divisa in due: la prima è Tshad ma, la “Tshad ma” viene tradotto “Coscienza Primaria” o “Cognitore Primario” o “Coscienza Valida” o “Mente Valida”.

Ascoltatore. Ideale, anche.

Traduttore. Allora qui diventa ancora di più: “Ideale”, aggiungiamo pure questo … ora, quindi, ora qui la definizione, il significato della parola “Tshad ma”: “un nuovo conoscenza incontrovertibile”. “Tshad ma” vuol dire, la definizione è “un nuovo conoscenza incontrovertibile”.

Ghesce-La. Naturalmente, anche la definizione, il significato delle parole di questa coscienza primaria è diversa a seconda delle scuole filosofiche. Questa definizione ha secondo prime due scuole filosofiche: Vaibhasika e Sautrantika.

Ghesce-La. Ora, mentre … il secondo aspetto del Lo che è “Tshad min”, “conoscitore non primario”, “cognitore non valida”, “coscienza non valida”, “mente non valida”, quindi di conseguenza la “mente non ideale”, la sua definizione è: “una nuova conoscenza che non è incontrovertibile”.

Ascoltatore. Una nuova coscienza che non è incontrovertibile?

Traduttore. Esatto.

Shares

Ti potrebbe interessare...

Per approfondire...

Un oceano di amore

Ghesce Ciampa Ghiatso
Un oceano di amore
Il buddhismo nella vita quotidiana, insegnamenti di un Lama tibetano
edizione in brossura, 230 pagine
ISBN: 978-88-86099-42-4

Ti è piaciuto questo articolo?

Se questo e gli altri insegnamenti che puoi leggere gratuitamente sul nostro sito ti sono piaciuti aiutaci a continuare a tradurli e pubblicarli con una piccola donazione, poco più di un caffé a testa per la nostra redazione. Grazie!

Oppure scrivi tu l'importo che ritieni più adatto

Seleziona il metodo di pagamento
Informazioni personali

Totale della donazione: €5,00

Carrello