La prima luna piena del calendario lunare tibetano è celebrata come il Giorno dei Miracoli, o Chotrul Duchen, ricorrenza che commemora l’ultimo giorno di azioni miracolose del Buddha, durate 15 giorni. Il Buddha compì i miracoli in risposta alla sfida di sei maestri rivali.
Questi 15 giorni sono giorni di moltiplicazione dei meriti in cui ogni virtù creata viene accresciuta di milioni di volte. Il Giorno dei Miracoli, che quest’anno cade il 7 marzo, è anche il giorno più speciale del Monlam Chenmo, la Grande Festa della Preghiera, in cui migliaia di persone, sia laiche che ordinate, pregano e fanno offerte di cibo, tè, luci o denaro al Sangha.
I 15 miracoli del Buddha Shakyamuni a Shravasti
Un tempo, Buddha soggiornava con centinaia di monaci pienamente ordinati nel boschetto di bambù fuori Rajagriha. Il sovrano di quel Paese, il re Bimbisara, era uno dei più grandi patroni del Buddha. In segno di lealtà e rispetto nei confronti suoi e dei suoi monaci, il re condusse molti dei suoi sudditi agli insegnamenti. A quel tempo, però, a Rajagriha risiedevano anche sei maestri eretici, i cui insegnamenti ingannevoli erano stati la causa di molte azioni non virtuose. Il fratello minore del re Bimbisara era un loro discepolo e faceva loro grandi offerte, pensando che insegnassero la via della liberazione.
Di conseguenza, la sua mente venne contaminata dalle visioni errate e anche se il Buddha stava mostrando le glorie dell’illuminazione, egli non era in grado di vederle. Il re Bimbisara cercò allora di convincere il fratello ad abbandonare quelle idee, ma il fratello rispose: “Ho il mio maestro. Perché dovrei ascoltare Buddha?”.
Tuttavia, ritenendo di dover rispettare i sentimenti del re Bimbisara, il fratello decise di dare un banchetto, offrendo cibo e doni a tutti coloro che sarebbero venuti.
I sei maestri eretici si presentarono e si sedettero nei posti più alti.
Quando Buddha e i suoi discepoli arrivarono, si diressero verso i pochi posti rimasti, ma prima che potessero raggiungerli, i sei maestri si ritrovarono ad alzarsi dai posti più alti per prendere quelli più bassi. Provarono per tre volte a prendere i posti più alti, ma ogni volta si ritrovarono in quelli più bassi. Alla fine, pieni di vergogna, rimasero lì.
Prima di servire il cibo, fu offerta dell’acqua agli ospiti perché potessero lavarsi le mani. Poiché Buddha si trovava nel posto più alto, il padrone di casa gli offrì l’acqua per primo, ma lui disse: “Offritela prima ai vostri insegnanti”. L’acqua fu quindi presentata a loro, ma quando il recipiente fu rovesciato, nulla fluì nelle loro mani. L’ospite provò ancora e ancora, ma l’acqua non scendeva.
Allora la offrì di nuovo al Buddha e l’acqua fluì liberamente sulle mani del Buddha e poi su quelle di tutti.
Prima di mangiare, l’ospite chiese a Buddha di benedire il cibo. Egli lo rimandò di nuovo ai sei insegnanti eretici, dicendo: “Chiedete la benedizione ai vostri maestri”. Ma quando quelli cercarono di pregare, non riuscirono a pronunciare una singola parola e fecero cenno a Buddha di pronunciare la benedizione. Buddha lo fece con una voce chiara e armoniosa e il cibo gli fu offerto per primo, ma disse ancora una volta: “Offritelo prima ai vostri insegnanti”. Il cibo fu quindi offerto a loro, ma tutto ciò che cercavano di prendere volava via. Dopo che il cibo fu preso da Buddha, il resto scese nelle loro mani.
Dopo il pasto, l’ospite fece la consueta richiesta di insegnamento al Buddha. Buddha lo rimandò di nuovo ai sei, dicendo: “Fate parlare i vostri maestri delle loro dottrine”. Anche in questo caso i sei maestri, incapaci di proferire parola, poterono solo chiedere al Buddha di parlare. Egli parlò con una voce bellissima e ogni ascoltatore udì esattamente ciò che corrispondeva alle proprie esigenze. La comprensione di tutti aumentò notevolmente. Anche la conoscenza del re Bimbisara crebbe di livello in livello. Molti raggiunsero il primo e il terzo stadio della liberazione; altri espansero la loro bodhicitta relativa e alcuni raggiunsero la bodhicitta assoluta. Un gran numero di persone raggiunse lo stadio del non ritorno e altri, ottenendo ciò per cui pregavano, svilupparono una grande fede nei Tre Gioielli. Da quel momento in poi, la gente di Rajagriha seguì il Buddha.
I sei maestri se ne andarono, arrabbiati per aver perso i loro seguaci. Chiesero ai demoni di Mara di aiutarli a limitare le attività del Buddha. I demoni si manifestarono come i sei maestri e si recarono al mercato per compiere varie azioni miracolose, emanando sparando acqua, fiamme e luci di molti colori dai loro corpi. La gente, ammaliata da queste azioni, divenne loro seguace. I demoni allora proclamarono: “A causa della malvagità di Gautama siamo caduti nella disgrazia. Tutti i re, i bramini e i grandi mecenati che ci adoravano e ci portavano offerte ora non ci rispettano più. Ora queste persone corrono dietro a Gautama, dandogli tutto quello che prima davano a noi. Sfidiamo Gautama: per ogni suo miracolo ne faremo due; se lui ne farà sedici, noi ne faremo trentadue. La gente vedrà da sé chi è più potente”.
I sei maestri si recarono dal re Bimbisara e gli chiesero di consegnare la loro sfida al Buddha. Il re rise della loro arroganza. “Siete degli sciocchi. Le vostre azioni miracolose non possono essere paragonate a quelle del Buddha. La vostra sfida è come la luce di una lucciola rispetto alla luce del sole, come l’acqua nell’impronta dello zoccolo di un bue rispetto all’oceano. È come la volpe che sfida il leone”. I sei demoni insistettero e dissero: “Vedrete. Quello che è successo prima non è un’indicazione di quello che succederà ora. Quando ci sfideremo, sarà chiaro chi è il più grande”.
Il re Bimbisara visitò il Buddha e gli raccontò della sfida: “Quei sei maestri vogliono confrontare le loro azioni miracolose con quelle del Tathagata. Potresti mostrare loro i tuoi poteri per correggere le loro visioni errate e condurli a compiere opere virtuose? Quando lo farai, posso essere presente?”. Buddha rispose: “Il momento sarà noto. Preparate un luogo adatto”. Il re Bimbisara fece pulire e preparare un ampio campo dai suoi ministri. Lì eressero un trono di leoni e posero gli stendardi della vittoria del Buddha conquistatore. La gente attendeva con ansia di vedere il Buddha e i sei maestri compiere i loro miracoli.
Tuttavia, con grande sorpresa di tutti, Buddha lasciò Rajagriha e si recò nella vicina città di Vaisali.
Gli abitanti di Vaisali, i Licchavi, accolsero il Tathagata. Quando i sei maestri seppero che il Buddha se n’era andato, proclamarono: “Gautama ha paura di noi. È scappato!”. E lo seguirono. Il re Bimbisara, con cinquecento carrozze, elefanti, cavalli, provviste e migliaia di servi e ministri, si recò a Vaisali. I sei maestri lanciarono la loro sfida e il re dei Licchavi si rivolse a Buddha dicendo: “Ti prego, mostra i tuoi poteri miracolosi e sottometti questi uomini”. Buddha rispose di nuovo: “Tutto a tempo debito” e disse loro di preparare un posto.
Ma si recò di nuovo in un altro Paese, Kausambi, seguito da una grande moltitudine e dai sei demoni. Il re Udrayana e la gente di Kausambi accolsero il Buddha. Attraverso il re Udrayana, i sei maestri lanciarono di nuovo la loro sfida al Buddha, che rispose di nuovo: “Verrà il momento. Preparate un luogo”. Il re Udrayana fece grandi preparativi, ma Buddha andò a War, la terra del re Shun Tsin. Da War andò a Tigitsashiri, che era governato dal re Brahmadatta. Da lì si recò a Kapila, il Paese del suo popolo, i Sakya, e infine a Sravasti, la terra del re Prasenajit. Lì lo seguirono i re dei Paesi che aveva attraversato, insieme a migliaia di loro accompagnatori, e i sei maestri con i loro novantamila seguaci.
I sei maestri eretici si recarono dal re Prasenajit dicendo: “Abbiamo preparato le nostre azioni miracolose. È passato molto tempo da quando abbiamo sfidato Gautama, e lui sta ancora scappando”. Il re Prasenajit rispose ridendo. “Non sapete nulla, eppure volete sfidare il grande re del Dharma. Persone come voi non possono essere paragonate a lui”. Ma per calmarli, il re Prasenajit andò a trovare il Buddha e disse: “Questi sei insegnanti vogliono sfidarti. Per favore, mostra i tuoi poteri miracolosi e sottomettili”. Di nuovo Buddha rispose: “Il momento verrà. Preparate un luogo adatto”. Il re Prasenajit fece pulire e preparare dai suoi ministri un ampio campo, bruciando incenso e collocandovi un trono di leoni e gli stendardi del Conquistatore.
Il primo giorno di primavera, il Buddha si recò nel campo che era stato preparato per lui e si sedette sul trono del leone davanti alla moltitudine.
Dopo le grandi offerte del re Prasenajit, il Tathagata prese uno stuzzicadenti, lo pose nel terreno e quello si trasformò subito in un albero meraviglioso. Sui suoi rami, che si estendevano per chilometri, crescevano bellissime foglie, fiori, frutti e gioielli di ogni tipo. La luce multicolore che emanava dai gioielli era brillante come quella del sole e della luna messi insieme. Quando i rami dell’albero frusciavano al vento, si sentivano i suoni dell’insegnamento. Poi Buddha stesso parlò alla moltitudine. Molte delle persone che ascoltavano progredirono enormemente: alcune divennero arhat e in milioni maturarono i semi per rinascere negli stati elevati di uomini o di dei.
Il secondo giorno di primavera, il re Udrayana fece grandi offerte al Buddha.
Il Tathagata girò la testa a destra e a sinistra e ai lati del trono del leone emerse una montagna fatta di gioielli. Da ciascuna sgorgava una sorgente magica la cui acqua aveva otto sapori diversi. Una montagna era ricoperta di erba rigogliosa per nutrire e soddisfare gli animali, mentre l’altra era ricoperta di cibo speciale per soddisfare gli esseri umani. Il Buddha pronunciò quindi l’insegnamento in base alle capacità di ciascuno e molti furono liberati. Alcuni dei presenti generarono la bodhicitta assoluta e molti posero le cause per la rinascita come uomini o divinità.
Il terzo giorno il re Shun Tsin fece delle offerte al Tathagata.
Dopo aver mangiato, Buddha si sciacquò la bocca con l’acqua. Sul terreno dove cadde l’acqua, si formò un grande lago che si estendeva per trecento chilometri. L’acqua aveva otto sapori e il fondale era ricoperto da sette tipi di gioielli. Sulla sua superficie crescevano grandi quantità di fiori di loto di ogni colore e la loro fragranza riempiva l’aria; grazie ai raggi di luce che si estendevano da essi in tutte le direzioni, la gente poteva vedere ovunque. Quando la gente scorse tutto ciò, fu molto felice e, quando Buddha insegnò, alcuni divennero arhat, altri aumentarono la loro bodhicitta e molti altri ottennero i semi della rinascita nei mondi degli uomini o degli dei.
Il quarto giorno il re Indravarma preparò le offerte per il Buddha.
Buddha creò una vasca da cui uscivano otto ruscelli in percorsi circolari e a cui ritornavano. Nel suono dei ruscelli la gente udiva gli insegnamenti dei cinque poteri, delle cinque forze, dei sette aspetti della bodhicitta, dell’ottuplice sentiero, dei tre principi della via della liberazione, dei sei tipi di onniscienza e dei quattro incommensurabili. Da questo insegnamento molti raggiunsero la comprensione degli effetti dell’Illuminazione e molti ottennero la rinascita negli stati elevati di esseri umani o divinità. Centinaia di migliaia di persone incrementarono il loro lavoro virtuoso.
Il quinto giorno il re Brahmadatta di Varanasi preparò varie offerte per il Buddha.
Dal Tathagata brillò una luce dorata che riempì il mondo intero. Questa luce raggiunse tutti gli esseri viventi e purificò le oscurazioni dei tre veleni: desiderio, odio e ignoranza. Tutti gli esseri divennero pacifici nel corpo e nella mente e i presenti si rallegrarono molto. Quando il Buddha parlò, molti aumentarono la loro bodhicitta, molti piantarono i semi della rinascita come esseri umani o divinità e un numero incalcolabile incrementò il proprio lavoro virtuoso.
Il sesto giorno i Licchavi fecero offerte al Buddha.
Buddha permise allora a tutti i presenti di vedere nella mente degli altri e ognuno vide i pensieri buoni e cattivi di chi gli stava accanto. Tutti sperimentarono una grande fede e lodarono la conoscenza del Buddha. Il Tathagata insegnò poi il sacro Dharma e molti ottennero una grande comprensione: alcuni raggiunsero la bodhicitta, altri divennero arhat e un numero incommensurabile ottenne la rinascita come uomini e dèi.
Il settimo giorno, il clan del Buddha, i Sakya, gli fece delle offerte.
Egli benedisse tutti gli ascoltatori affinché diventassero grandi chakravartin (re universali che sostengono il Dharma), ognuno dei quali possedeva sette gioielli magici. Ognuno governava il proprio piccolo Paese e aveva molti ministri rispettosi. Tutti erano molto soddisfatti e quando il Buddha parlava avevano una grande fede. Avendo accresciuto la loro bodhicitta, molti divennero arhat e altri seminarono semi della rinascita come uomini o divinità.
L’ottavo giorno Indra invitò il Buddha e preparò un grande trono di leoni.
Quando il Tathagata fu seduto, Indra stesso fece offerte alla sinistra del Buddha, mentre Brahma fece offerte alla sua destra. Si inchinarono davanti a lui, mentre la gente sedeva in silenzio. Il Buddha pose la mano destra sul trono del leone nel mudra di toccare la terra e si udì un grande barrito di elefanti.
Cinque demoni feroci uscirono ruggendo e i troni dei sei maestri furono distrutti. Dopo i demoni, arrivò Vajrapani, con le fiamme che uscivano dalla punta del suo vajra. I sei maestri, terrorizzati, si gettarono in acqua e scomparvero. Avendo abbandonato i loro maestri, i novantamila seguaci presero rifugio nel Buddha e chiesero di diventare monaci ordinati a tutti gli effetti. Buddha li accolse e le ciocche e le barbe che li avevano contraddistinti come discepoli dei sei maestri scomparvero miracolosamente. Buddha insegnò a tutti loro secondo le loro capacità di comprensione.
Liberandosi dalle catene del desiderio, dell’odio e dell’ignoranza, ognuno divenne un arhat. Poi il Tathagata irradiò ottantaquattromila raggi di luce dai pori del suo corpo, in modo che la luce riempisse l’intero cielo. Sulla punta di ogni raggio c’era un bellissimo loto e in cima a ciascun loto apparve un Buddha con i suoi discepoli. Ogni Buddha insegnava la dottrina del Tathagata. Tutti provarono una immensa gioia a questa vista e la loro fede aumentò notevolmente. Poi il Buddha pronunciò il sacro Dharma e molti aumentarono la loro bodhicitta, alcuni divennero arhat e un numero incalcolabile produsse il karma per rinascere come uomini o dèi.
Il nono giorno Brahmaraja fece offerte al Buddha.
Il Tathagata estese il suo corpo fino a raggiungere il più alto cielo di Brahma. Da questo corpo i raggi di luce brillarono in tutte le direzioni e da questa grande altezza egli impartì l’insegnamento.
Il decimo giorno i quattro grandi re che proteggono il Dharma invitarono il Buddha a parlare.
Egli estese nuovamente il suo corpo fino a raggiungere la vastità del samsara. Da lui scaturirono raggi di luce che mostrano gli insegnamenti.
L’undicesimo giorno il grande patrono Anathapindika fece offerte al Buddha, che era seduto sul trono del leone in meditazione.
Sebbene l’assemblea non potesse vedere la sua forma, il suo corpo irradiava luce dorata, mentre con grande voce esponeva l’insegnamento.
Il dodicesimo giorno il capo clan Tseta invitò il Buddha a parlare.
Il Tathagata entrò nella meditazione del grande amore e dal suo corpo si irradiò una luce dorata che si estese a tutti i mondi. I raggi di luce cancellarono i tre veleni dalla mente di tutti e la loro compassione aumentò. Si amavano come un padre e una madre amano i loro figli, come un fratello ama sua sorella.
Il tredicesimo giorno il re Shun Tsin fece offerte al Buddha.
Il Tathagata si sedette sul trono del leone e due raggi di luce, che si innalzavano per quindici metri, si irradiarono dal suo ombelico. Sulla punta di ogni raggio di luce c’era un loto e su ogni loto un buddha. Dall’ombelico di ogni buddha si estendevano due raggi di luce e su ognuno di essi c’era un loto con un buddha, e così via, riempiendo i mondi. Tutti i Buddha esponevano gli insegnamenti.
Il quattordicesimo giorno il re Udrayana fece delle offerte al Buddha. Spargendo fiori davanti a Buddha, essi si trasformarono in milleduecentocinquanta carrozze fatte di gioielli preziosi. Il Buddha insegnò il Dharma agli esseri di tutto il mondo come un medico guarisce i malati.
Il quindicesimo e ultimo giorno della celebrazione della primavera, il re Bimbisara portò dei doni a Buddha.
Buddha disse allora al re Bimbisara di portare dei recipienti per il cibo e i recipienti furono miracolosamente riempiti con cibi di cento gusti diversi. Quando l’assemblea li mangiò, i loro corpi e le loro menti furono completamente soddisfatti. Buddha chiese loro: “Perché c’è una tale incommensurabile infelicità nel mondo?”. Grazie alla sua benedizione, anche i diciotto tipi di demoni si resero conto che la loro miseria era causata da azioni compiute da loro stessi. Provarono una grande fede nel Buddha. Come in tutti i giorni precedenti, i presenti ottennero grandi progressi spirituali. Alcuni aumentarono la loro bodhicitta, altri divennero arhat, altri ancora raggiunsero lo stadio del non ritorno, molti ottennero i semi della rinascita come uomini o dèi e innumerevoli altri aumentarono la loro virtù.