Ricordare la morte

Ricordare la morte

Riflettere sull’impermanenza e sulla morte di per sé non è davvero un gran problema, ma pensarci per ricordare ciò che accadrà dopo la morte è importante. Se abbiamo accumulato karma negativo, allora ci attendono i regni inferiori e sofferenze inimmaginabili. Ma possiamo impedirlo.

Non abbiamo la capacità di liberarci dal samsara entro quest’ora, oggi, questa settimana o anche quest’anno, ma possiamo purificare il karma negativo adesso, proprio ora, oggi e quindi impedire una rinascita nei regni inferiori se dovessimo morire ora, in quest’ora, oggi. Questo possiamo farlo.

Ricordando l’impermanenza e la morte, il karma e i regni inferiori della sofferenza, persuadiamo la nostra la mente ad adottare la soluzione di praticare il Dharma. Immediatamente la mente si preparerà alla morte. Immediatamente purificheremo il karma negativo pesante che altrimenti ci causerebbe la permanenza nei regni inferiori, dove saremmo costretti a sperimentare sofferenze inimmaginabili e non avremmo alcuna possibilità di praticare il Dharma.

Ogni volta che ci troviamo di fronte dei problemi è sempre bene ricordarci i regni inferiori della sofferenza. Ci sembra di non poter sopportare le difficoltà che abbiamo ora, ma i regni inferiori della sofferenza sono un miliardo di volte peggiori, infiniti come il cielo. Tutta l’energia del fuoco, per quanto rovente, è niente rispetto a una minuscola scintilla del fuoco dell’inferno. È sempre bene mettere le cose nella giusta prospettiva, fare un confronto.

Gli esseri umani che non hanno incontrato il Dharma, per quanta ricchezza abbiano accumulato, per quanti amici abbiano, per quanto sembrino godersi la vita, in realtà vivono solo un’allucinazione; vivono basandosi su visioni errate, sommersi da concetti sbagliati. Non sono consapevoli di ciò che sta loro accadendo, non sono consapevoli della propria vita. Non sono consapevoli del potere delle loro allucinazioni, della marea di concetti sbagliati che li inducono a creare le cause non solo del loro samsara ma anche dei regni inferiori. Non hanno alcuna opportunità di piantare il seme della liberazione dal samsara, di tagliare la radice dell’ignoranza del samsara, perché non hanno compreso la vacuità, non meditano sulla vacuità.

Una persona di buon cuore, sincera e altruista, che aiuta il prossimo senza aspettarsi alcun tornaconto, probabilmente crea un po’ di Dharma puro ma è un’eccezione. Di solito le persone vivono la vita solo con una mente mondana, motivate dall’attaccamento, aggrappandosi a questa vita. Usano tutta la vita umana, il prezioso corpo umano e tutta la loro istruzione solo per creare ulteriori cause per rinascere nei regni inferiori.

Questo è ciò che accade ogni giorno: per tutta la vita le persone agiscono come falene attratte da una fiamma, completamente allucinate, completamente ingannate, ignare che la fiamma le brucerà, inconsapevoli del fatto che la fiamma è completamente diversa da come appare. Vengono bruciate eppure, finché ne hanno la forza, non smetteranno di volare verso di essa.

Lo stesso fa un pesce con l’esca su un amo. Ingannato dall’amo va incontro alla morte e a sofferenze incredibili. Ignaro del pericolo, la sua brama lo attira costantemente verso l’amo nascosto dall’esca. Il risultato? Quello che il pesce sperimenterà è completamente diverso da ciò che si aspettava. Una volta catturato, non c’è modo di scappare e rimanere vivo.

Seguendo una mente insoddisfatta, la brama, la mente mondana, anche noi otterremo esattamente lo stesso risultato. Impantanati nelle attività di questa vita, è difficile sfuggire alle centinaia di problemi, ai dolori della mente e del corpo che provengono da questa unica radice: la mente insoddisfatta, il desiderio, l’attaccamento, l’aggrapparsi a questa vita. Tutto ciò che stiamo facendo è rendere il samsara più lungo creando sempre nuovo karma; stiamo facendo un investimento, stiamo dando un contributo alla sofferenza samsarica, rendendola sempre più duratura.

Allo stesso modo si cattura un elefante: si usa una femmina come esca e il maschio, folle di desiderio, finisce in una gabbia. Cercava il piacere, trova una spaventosa sofferenza.

Tutti questi esempi ci dimostrano in che modo veniamo ingannati dal samsara e dalle sue attrattive. Non ci dovremmo fidare! Ecco perché ricordarci sempre dell’impermanenza e della morte è davvero essenziale. Riflettere sull’impermanenza e sulla morte ci permette di rendere la vita significativa e distruggere rapidamente le nostre afflizioni mentali e le loro impronte. Meditare diventa facile. Iniziamo a praticare il Dharma e a essere perseveranti.

Tradotto da Remembering Death

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Dana, la generosità, è la prima delle sei paramita, o perfezioni che un bodhisattva coltiva sulla via dell’illuminazione perché è il fondamento su cui si sviluppano tutte le altre virtù.
La generosità offre molti benefici:
 
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  • permette di sviluppare la saggezza che comprende natura interdipendente di tutte le cose e la vacuità (shunyata)
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