Questo è il primo giorno d’insegnamento, facciamo il Mandala di buon auspicio. Di solito il Mandala bisogna portarlo in un vassoio.
Questo serve ad accumulare meriti ed è molto importante. Ci sono tantissimi altri modi per accumulare meriti: aiutare la gente per strada, aiutare le persone che si trovano negli ospizi. Tuttavia, cos’è che vi fa accumulare più meriti in assoluto? È l’offerta all’insegnante.
Adesso che queste attività sono state svolte, da questo momento in poi sono diventato il vostro Ghesce residente, il vostro Lama. Quindi adesso voi dovreste rispettarmi, così come io rispetto voi.
Nel Buddhismo il reciproco rispetto è molto, molto importante. Il mio lavoro è quello d’insegnarvi per tutto il tempo che voi starete qui, mentre il vostro lavoro è quello di supportare il Centro e sostenere me, fare in modo che questo Centro cresca e vengano molte persone. Io da solo non posso farlo e voi neppure, ma possiamo fare un lavoro comune. Adesso voglio iniziare a insegnare. Leggiamo il rifugio e la bodhicitta.
Quest’insegnamento è uno tra i più importanti di quelli buddhisti. I tre aspetti principali del Sentiero sono: la rinuncia, la bodhicitta e la vacuità. Questo libro copre tutto il Lam Rim: “I tre aspetti principali del Sentiero” è stato insegnato da Lama Tzong Khapa, il quale è stato il fondatore della tradizione Gelug.
Nella tradizione tibetana ci sono quattro lignaggi:
- Gelug
- Nyingma
- Sakya
- Kagyu
Lama Tzong Khapa ha fondato la tradizione Gelug, che viene anche seguita dal Dalai Lama. Anche le altre tradizioni hanno dei grandissimi Lama.
Questi quattro differenti lignaggi o tradizioni hanno diverse guide spirituali, ma tutte quante seguono la tradizione Mahayana.
Il Buddhismo non è solo una religione, ma è anche una filosofia, come una psicologia, tratta la scienza della mente.
Quindi se studiate la filosofia buddhista, che è anche una psicologia, alla fine diventerete psicologi di voi stessi. A questo punto non dovrete più andare dallo psicologo e spendere soldi, perché potrete curarvi da soli. Quando andiamo dallo psicologo, egli cerca di trovare soluzioni per farci stare meglio, ed è la stessa cosa per gli insegnamenti buddhisti, dai quali imparerete dei metodi che possono aiutarci a stare meglio, così alla fine diventerete psicologi di voi stessi. Dagli insegnamenti buddhisti,Ciò che vogliamo è la felicità ultima, nessuno di noi vuole soffrire, vogliamo essere felici. Nonostante ciò, finora abbiamo sperimentato solo la sofferenza.
Se veniamo qui e studiamo gli insegnamenti del Buddha, possiamo ottenere la felicità permanente, ossia ultima. La felicità ultima non è la felicità che abbiamo adesso e che sperimentiamo comunemente: questa felicità c’è e poi svanisce molto velocemente, poi ritorna e svanisce di nuovo molto velocemente in poco tempo, perché è impermanente e dura molto poco. È la felicità che proviene dal cibo e da altre cose. La felicità ultima, invece, è una felicità permanente.
Tra la felicità temporanea e quella ultima, che differenza c’è?
Per quanto riguarda la felicità temporanea non abbiamo assolutamente bisogno di meditare, di studiare gli insegnamenti del Buddhismo, perché questa felicità è ordinaria e svanisce, ma la felicità ultima è permanente, non svanisce. Quindi nel Buddhismo prendiamo rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha: il Buddha è l’Illuminato, il Dharma è l’insegnamento del Buddha. Il vero Dharma è il pensiero del Buddha, in quanto la cessazione della sofferenza avviene mediante il pensiero. Il Sangha è formato da coloro che seguono gli insegnamenti del Buddha, il vero Sangha sono gli esseri arya, altre volte vengono considerati anche i monaci e le monache. Il significato della parola Buddha in tibetano è “Sangye”che significa Colui o Colei che ha eliminato tutte le oscurazioni e che ha ottenuto davvero tutta la conoscenza.
Quando si diventa un Buddha si diventa un essere illuminato, una condizione in cui non c’è più nulla da conoscere, perché si conosce tutto e non c’è più nessuna oscurazione da eliminare, perché è già stato eliminato tutto.
Quando si sta per ottenere lo stato di Buddha ci sono due tipi di oscurazioni da eliminare: l’oscurazione della conoscenza e l’oscurazione dell’onniscienza. Le oscurazioni della conoscenza sono le afflizioni mentali come il desiderio, l’attaccamento, la rabbia, l’ignoranza. Le oscurazioni dell’onniscienza sono le impronte che provengono dall’ignoranza, quindi eliminare queste impronte karmiche è molto, molto difficile perché devono essere purificate con le pratiche Mahayana e Vajarana.
Se non creiamo le basi di un edificio solido questo crollerà, perciò è molto importante studiare il Lam Rim, il Vajrayana, i testi importanti. Questoci darà una base forte e solida. Poi potete fare meditazioni e altro. Ci sono molte persone, come monaci e monache tibetane, che fanno molte, molte meditazioni, quindi prendono i voti, ma siccome non hanno queste basi molto solide, non hanno studiato il Vajrayana, allora cosa fanno? Rompono i voti. Questo è molto pericoloso. Non potete praticare il Vajrayana se non avete praticato e studiato il Sutrayana.
Ci sono due cose particolari nella concezione buddhista: visione e condotta.
La condotta è non danneggiare, ma aiutare e beneficare gli esseri umani e gli animali. Aiutare le persone più che si può. Comunque come minimo non danneggiarle. Questa è la condotta. La visione è l’origine dipendente e la vacuità.
Adesso leggiamo il testo composto da Lama Tzong Khapa.
Questo testo è stato consegnato a Lama Tzong Khapa da Manjustri, il Buddha della Saggezza. Lama Tzong Khapa già da giovane era sulla via dell’illuminazione. Poi è diventato monaco e quindi è diventato un grande Lama del Tibet ed è noto in tutto il mondo.
Prima di passare all’insegnamento vorrei dire una cosa importante: noi siamo esseri umani e dobbiamo essere consapevoli di quanto siamo stati fortunati di esserlo. Secondo gli insegnamenti buddhisti, nascere come esseri umani è una condizione molto, molto rara.
Noi che siamo nati come esseri umani siamo molto, molto fortunati, abbiamo questo corpo, questa mente, le mani. Cosa dobbiamo fare dopo avere ottenuto questa preziosa rinascita umana? Dobbiamo approfittarne e fare buone azioni, innanzitutto praticare, meditare su questo testo. Non abbiamo problemi molto grandi, possiamo sentire, vedere, abbiamo i sensi che funzionano bene, abbiamo quello che nel Buddhismo si chiamano le otto libertà e le dieci ricchezze.
Quali sono le otto libertà?
Quattro sono quelle che si hanno proprio nel contesto dell’essere umano:
- la libertà di non avere visioni errate;
- la libertà di non essere rinato in un paese barbaro;
- la libertà di essere rinato in un posto dove si può essere buddhisti e si possono avere insegnamenti buddhisti;
- la libertà di avere facoltà soggette.
Poi ci sono le altre quattro libertà:
- non essere rinati come esseri infernali;
- la libertà di non essere rinati come spiriti famelici;
- la libertà di non essere rinati come animali;
- la libertà di non essere rinati come preta.
Adesso vediamo quali sono le dieci ricchezze:
- essere rinati come esseri umani;
- essere rinati in un posto dove si pratica il Buddhismo;
- avere tutte le facoltà sensoriali intatte;
- non avere visioni errate;
- avere fede nel Dharma.
Le altre cinque sono legate al luogo in cui troviamo, ossia un paese in cui:
- Buddha è apparso;
- ha insegnato;
- gli insegnamenti continuano ad esserci;
- ci sono delle persone che credono a questi insegnamenti;
- si ha compassione verso gli altri.
Per tutti questi motivi noi siamo molto, molto fortunati di essere nati come esseri umani, ma non abbiamo certezza nella nostra vita e dobbiamo cogliere questa possibilità che ci è stata data. Dunque qual è il nostro lavoro? Quello della pratica, iniziare ad ascoltare gli insegnamenti circa la bodhicitta, la vacuità, la visione profonda. Adesso abbiamo la possibilità di ascoltare gli insegnamenti, di frequentare il Centro. Non sappiamo però nulla di quello che succederà dopo, sappiamo solo che abbiamo ottenuto la possibilità di ascoltare gli insegnamenti buddhisti, siamo esseri viventi e bisogna accogliere questa possibilità.
Siamo molto fortunati, ma ovviamente siamo nel samsara.
Quando parliamo del samsara non tutte le persone comprendono il significato, innanzitutto bisogna spiegare che ci sono due tipi di samsara: uno interno e l’altro esterno.
Il samsara esterno è il mondo in cui viviamo. Il vero samsara è il samsara interno che comprende i cinque aggregati contaminati. Finché avremo questi cinque aggregati contaminati continueremo a soffrire.
Quali sono questi cinque aggregati contaminati? La forma, la sensazione, la discriminazione, i fattori di composizione e la coscienza.
A volte i fattori di composizione vengono tradotti come “fattori mentali”.
Non dobbiamo ricercare il samsara esterno e non dobbiamo cercare di allontanarci da questo mondo, dobbiamo invece cercare di liberarci dagli aggregati contaminati del samsara interno, ed ecco perché dobbiamo leggere questo testo, proprio perché non vogliamo soffrire e vogliamo ottenere la felicità ultima.
A volte le persone non capiscono che cosa significa liberarsi dal samsara, pensano che bisogna abbandonare questo mondo e andare da qualche altra parte, ma andando da qualche altra parte non si può eliminare la sofferenza, la quale si può eliminare solo purificando i cinque aggregati contaminati, che costituiscono il samsara interno. In tal modo saremo liberi dalla sofferenza: questo è chiamato “la liberazione dal samsara”.
Ci sono altre tradizioni che anche credono nella liberazione, come lInduismo, ma non credono in modo uguale al Buddhismo.
La liberazione dal punto di vista buddhista è l’eliminazione totale della sofferenza. Ci sono altre religioni che hanno un altro modo di pensare alla liberazione. Ci sono ad esempio persone che camminano sul fuoco e passando dall’altra parte pensano che sia un modo per ottenere la liberazione, ci sono persone che camminano completamente nude, altre che si flagellano, sono tutte pratiche ascetiche. Queste persone pensano che in tal modo possano ottenere la liberazione. Nel Buddhismo questo tipo di pratiche non sono contemplate perché si pensa che esse portino a maggior sofferenza e ad altro samsara.
Ci sono anche esseri di altre tradizioni che praticando giungono a stati molto elevati,, fino a quello che viene chiamato “Il picco dell’esistenza” del reame del senza forma. Essi giungono a stadi molto, molto elevati di pace e vi rimangono per migliaia di anni. Loro pensano di essersi liberati, ma il problema è che è solo in questa vita, perché alla morte ritornano nel samsara.
Ci sono tre reami: del desiderio, della forma, del senza forma. Noi viviamo nel reame del desiderio. Il reame del senza forma è “Il picco dell’esistenza”, il livello più alto, perché da lì non si può giungere a un livello più alto, è il massimo.
Le persone di questo reame meditano, continuano a meditare per anni e anni e acquisiscono una pace immensa. Frattanto i loro capelli e le loro unghie sono cresciuti molto lunghi e, quando queste persone si svegliano da queste lunghe meditazioni e vedono i topi che si vogliono mangiare i loro capelli, allora si arrabbiano e capiscono che non sono liberati. Siccome sono diventati chiaroveggenti, riescono a capire che se si arrabbiano rinasceranno nei reami inferiori, come quello dell’inferno, quindi si arrabbiano ancora di più, pensano allora che la liberazione non esiste e da qui nascono visioni errate. Il problema è che bisogna meditare sia sul calmo dimorare sia sulla vipassana, ossia la visione profonda, così come viene tradotta in occidente.
Quindi cosa hanno raggiunto questi esseri del reame senza forma? Hanno ottenuto il calmo dimorare, hanno ottenuto la chiaroveggenza, conoscono le menti altrui, sono molto migliori di noi. Hanno il calmo dimorare ma non hanno realizzato la visione analitica, la visione profonda.
Possiamo allora dire che la meditazione di calmo dimorare è importante ma non basta perché, come abbiamo visto, quando questi meditatori di calmo dimorare si svegliano vedono il topo che mangia i loro capelli e iniziano ad arrabbiarsi. Perché sono chiaroveggenti vedono che possono rinascere nei reami inferiori. Per tale motivo la meditazione analitica, la vipassanao visione profonda, è molto importante.
La liberazione dal punto di vista buddhista è la completa eliminazione di tutta la sofferenza e di tutto il dolore, per ottenere questo allora cosa bisogna fare? Ecco perché dobbiamo studiare questo testo dei tre stadi del Sentiero.
Per ottenere la felicità ultima è importante realizzare la bodhicittae la più importante di tutto: realizzare la visione della vacuità, per così uscire completamente dal samsarae ottenere la felicità ultima.
Meditazione
Ricordate che il primo stadio di Shamatha è quello di porre la mente e lo faremo visualizzando Buddha Shakyamuni o il Lama nella misura di un pollice molto pesante, immaginandolo esattamente tra le vostre sopracciglia. Si può meditare su un qualsiasi tipo di oggetto, quello che è più facile per voi. Potete visualizzare me o Buddha, quello che insomma vi riesce più facile. Ma ricordatevi non con i cinque sensi ma con la mente.
C’era un lama, un sadhu, che praticò il calmo dimorare sulle corna della mucca per sei mesi e dopo ha ottenuto il calmo dimorare. Questo vuol dire che per il calmo dimorare era proprio l’oggetto adatto a lui, perché nelle vite precedenti aveva anche meditato e si era focalizzato su quest’oggetto. Quindi l’oggetto che si sceglie dipende dal karma personale.
Certo, come oggetto di meditazione si raccomanda di scegliere Buddha, il Lama, ma per le altre tradizioni, come per chi è cristiano, potrebbe andare bene Gesù, la Croce, la Madonna, San Francesco o quello che vi viene più facilmente. Focalizzatevi su cosa è più consono per voi, senza essere troppo chiusi costringendovi a visualizzare per forza Buddha, l’importante è esercitarvi. All’inizio potreste accontentarvi di meditare un poco sul respiro.
Secondo insegnamento
Allora, la prima frase diceva: “coloro che non sono attaccati alla felicità del samsara…”. Si riferisce ovviamente alla rinuncia. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo fermare l’attaccamento ai piaceri del samsara. Le persone nel samsara di solito si attaccano ai piaceri del samsara. Se noi fermiamo tutto ciò otteniamo la rinuncia.
La seconda frase recita: “… che si sforzano di rendere utili le condizioni favorevoli e le libertà”, questa seconda frase parla della bodhicitta, la mente dell’illuminazione. Comunque, a volte nelle traduzioni dal tibetano all’inglese ci sono delle cose che mancano, per questo gli insegnanti sono molto importanti. probabilmente qui manca qualcosa. Di cosa sta parlando questa frase? Ci sta parlando del fatto che noi in questa vita abbiamo ottenuto le otto libertà e le dieci ricchezze, le abbiamo ottenute con un corpo umano e una mente umana e perciò non c’è tempo per riposarsi: dobbiamo meditare sulla bodhicitta, la mente dell’illuminazione.
Se non lo facciamo, se non meditiamo sulla bodhicitta, allora stiamo sprecando questa preziosa rinascita umana.
Perché nel Buddismo viene chiamata “preziosa rinascita umana”? Perché è rara ed è difficile da ottenere. Ora abbiamo ottenuto questo corpo e questa mente umana, perché? Perché nelle vite precedenti abbiamo compiuto delle azioni positive, abbiamo accumulato del karma positivo. Dobbiamo pensare all’essere che eravamo nella vita precedente, non dobbiamo pensare a quest’essere come qualcosa di separato da noi e dobbiamo ringraziare l’essere che eravamo, uomo o donna che fosse, perché ha accumulato tantissimo karma positivo e ha fatto sì che oggi noi abbiamo generato questa preziosa rinascita umana.
Tuttavia, la nostra vita futura è un mistero. Da cosa dipende? Dipende dal comportamento e dall’etica che manteniamo in questa vita. Se in questa vita questo essere umano, uomo o donna che sia, compie molte azioni etiche, molte azioni positive, allora il karma positivo accrescerà e la vita futura sarà sicuramente migliore. Vedo molte persone nuove, ci sono vecchi studenti che probabilmente conoscono già questo argomento, però, visto che ci sono delle nuove persone, lo voglio un po’ ripetere. Quindi cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo evitare le dieci azioni non virtuose, perché queste sono costantemente con noi, sempre. Dobbiamo non compierle, dobbiamo essere vigili e dobbiamo fermarle, se riusciamo fermare queste dieci azioni negative. Allora, che cosa generiamo invece? Generiamo le dieci azioni positive. In questo modo generiamo karma positivo. Le dieci non virtù sono “simili” a quelli che sono i dieci comandamenti, ma non sono proprio uguali, questi dieci comandamenti sono comunque bellissimi.
Quali sono queste azioni virtuose?
Le dieci azioni virtuose sono:
- Tre del corpo: non uccidere, non rubare, non avere una condotta sessuale scorretta.
- Quattro della parola: non mentire, non usare parole che dividono, non usare parole dure e non parlare a vanvera.
- Tre sono della mente: la bramosia, la malevolenza e le visioni errate.
Perché questa preziosa rinascita umana è cosi rara e difficile da ottenere?
Viene menzionato nel Bodhisattvacharyavatara di Shantideva, e cita un sutra del Buddha: “il Buddha ha dichiarato: la preziosa rinascita umana è tanto difficile e rara da ottenere, quanto è difficile per una tartaruga cieca che si trova sul fondo di un oceano immenso – e che viene su solo una volta ogni 300 anni – infilare la testa in una ciambella che galleggia e continua a balzare da una parte all’altra e non sta mai ferma.
Una volta che si è capito questo esempio, su di esso si deve fare la meditazione analitica. La prima cosa che dobbiamo fare qual è?
È proprio meditare su quest’esempio. Dobbiamo proprio meditare sull’esempio pensando appunto che c’è questa tartaruga cieca, che vive nel profondo dell’oceano e questo oceano ha delle onde quindi sulla superficie di questo oceano c’è questa ciambella dorata che non sta ferma che si muove continuamente da una parte all’altra a causa alle onde. Questa tartaruga viene alla superficie ma è cieca, quindi è molto difficile che possa mettere la sua testa all’interno della ciambella.
Viene su ogni 300 anni umani e cosa fa? A volte questa ciambella è molto molto lontana, a volte la tocca appena, a volte invece ci infila dentro la testa. Meditando prima su questo esempio dobbiamo successivamente meditare sul fatto che sia molto difficile, molto raro che questa cosa possa accadere. Una volta che abbiamo capito bene l’esempio e che abbiamo meditato su quello, lo dobbiamo portare alla nostra preziosa rinascita umana e dobbiamo capire quanto difficile e rara sia l’opportunità che abbiamo avuto.
Dobbiamo apprezzare quello che abbiamo, ringraziando la persona che siamo stati nel passato che ci ha permesso di accumulare tutto questo karma positivo. Ecco perché questa vita umana è una grande opportunità.
È importante capire che non dobbiamo sprecare questa preziosa rinascita umana. Dobbiamo praticare, in particolare dobbiamo praticare i tre aspetti principali del sentiero: il primo è proprio la rinuncia.
Il terzo verso recita: “senza una perfetta rinuncia non vi è modo di pacificare il desiderio della felicità nell’oceano del samsara”, inoltre l’attaccamento al samsara incatena completamente gli esseri senzienti e quindi sin dall’inizio bisogna cercare di realizzare la rinuncia.
Quindi che cosa ci dice questo “senza una perfetta rinuncia non hai modo di pacificare il desiderio”? Ci parla prima di tutto dell’intenzione, della motivazione che dobbiamo avere di liberarci dal samsara, dalla sofferenza e dolore. È importante l’intenzione, questo desiderio, perché senza questo desiderio di volersi liberare si rimane preoccupati delle faccende mondane di questa vita.
Per spiegare l’importanza del desiderio di voler uscire dal samsara, nei libri viene citato questo carcerato: una persona è all’interno di una prigione. Ovviamente stare all’interno di una prigione vuol dire non essere liberi, non si è in una situazione di libertà. Se la persona in prigione non ha il desiderio di voler uscire, allora non farà niente per poterlo realizzare, quindi ci starà lì anche tutta la vita. Se invece esprime il desiderio di volerne uscire, allora potrà fare qualcosa affinché questo avvenga. La stessa cosa vale per noi: per uscire dal samsara, la prima cosa da generare è il desiderio, la motivazione di voler uscire.
Fino a quando abbiamo questo corpo e questa mente che sono contaminati, questi cinque aggregati contaminati, che sono il vero samsara, continueremo a prendere rinascita. Di rinascita in rinascita saremo sempre all’interno del samsara, continueremo a rinascere vita dopo vita, continuamente e continuamente, ad avere un corpo e una mente contaminati. È fino a quando avremo questi aggregati contaminati è un sinonimo di samsara, è appunto sofferenza.
Un corpo e una mente contaminati possono produrre soltanto un corpo e una mente contaminati, non possono produrre un corpo e una mente non contaminati perché questi due sono contradittori.
Ecco perché dobbiamo proprio per prima cosa sviluppare il desiderio di voler essere liberi dal samsara. Il desiderio di essere liberi da che cosa? Da questo corpo e questa mente contaminati, che sono i cinque aggregati contaminati che, a loro volta, sono il vero samsara e la vera sofferenza.
Ora abbiamo questi aggregati contaminati, corpo e mente contaminati e continuando in questo modo genereremo altri corpo e mente contaminati e andremo avanti in questo modo, ci saranno delle continue rinascite e sopra tutto ciò c’è l’ignoranza che supporta tutto ciò. È la confusione fondamentale che abbiamo all’interno di noi e che genera l’afferrarsi, la bramosia, diciamo, e ciò porta poi a tutte le altre emozioni distruttive: ci sono 84.000 afflizioni mentali.
Le più conosciute radici sono tre: l’attaccamento, l’odio e l’ignoranza.
Le principali radici sono appunto l’attaccamento l’avversione e l’ignoranza. È proprio a causa di queste radici che generiamo del karma negativo, e queste tre afflizioni principali, insieme al karma sono proprio le cause della sofferenza, sono le cause che generano la sofferenza, la sofferenza di cui si parla nelle quattro nobili verità.
Fino a quando queste emozioni distruttive sono all’interno di noi, è come se fossimo un prigioniero incatenato da un guardia, che non può andare assolutamente da nessuna parte, resta soltanto, nel nostro caso, nel samsara, è imprigionato non può scappare. Ecco perché è importante avere proprio il desiderio di volerne uscire: non importa in che situazione siamo nati, se siamo nati ricchi o se siamo poveri, se siamo famosi o non lo siamo: tutti quanti soffriamo. Per esempio, le persone ricche che tipo di sofferenza hanno? Per esempio magari provano la sofferenza di dover perdere la propria posizione, i propri possedimenti. Le persone povere di che cosa soffrono? Soffrono magari la fame e la sete e fanno fatica a sopravvivere, ma tutti quanti comunque soffrono, comunque la sofferenza è sofferenza. Perché?
Perché soffriamo? Andiamo indietro, andiamo a guardare di nuovo: a causa di questo corpo e questa mente contaminati.
Ecco perché bisogna avere questa motivazione molto forte di voler uscirne, di essere liberi dal samsara. Ma non deve essere un desiderio intellettuale, deve venire da dentro, deve essere un entusiasmo che parta dal cuore. Perché se rimane intellettuale possiamo pensare: “Uh, si è vero, è difficile vivere qui, quindi devo uscirne”, però in realtà non lo sentiamo dentro. Se parte invece dal cuore, parte da dentro di noi lo abbiamo compreso fino in fondo e a questo punto c’è il vero desiderio che ci fa voler uscire. Alcune persone possono pensare, “Uh, sì sì ma io posso abbandonare l’attaccamento e l’afferrarsi”, “Uh, sì questo è facile, posso praticare il non attaccamento”.
Tuttavia non è cosi facile perché fino a quando abbiamo all’interno della nostra mente questa concezione errata, radicata dentro di noi molto molto profondamente. E fino a quando l’avremo, sarà molto difficile abbandonare l’attaccamento.
È una concezione errata che è molto molto profonda all’interno di noi. Abbiamo prima di tutto questa ignoranza fondamentale che è dentro di noi e da questa ignoranza fondamentale si genera questa concezione errata che, come abbiamo detto, non è sulla superficie ma è molto profonda e da questa concezione errata partono tutti gli errori che facciamo.
Un’altra concezione errata qual è? Che alcune persone pensano “Ah, se divento ricco sarò più felice”, oppure “Se rinasco nel reame dei Deva, allora sarò più felice”.
Sono tutte concezioni errate, non importa dove si rinasce, dove si è: se si è all’interno del samsara si soffrirà sempre.
In tibetano c’è questo detto: il samsara è come una punta di un ago, non importa da quale parte lo si tocchi, la punta dell’ago comunque ci farà sempre del male, proprio perché l’ago è appuntito. Un altro esempio, per far capire quando siamo nel samsara soffriremo sempre: immaginiamoci un uomo con la schiena nuda che porta sulla sua schiena, sulle sue spalle dei pezzi di legno, tanti pezzi di legno, non importa quanto li sposti da una parte all’altra, magari gli fa male la destra poi li sposta dall’altra parte, poi li sposta di qua’, proverà sempre dolore perché comunque la schiena è nuda. Il samsara è uguale, non importa da che parte ci giriamo, se siamo all’interno soffriremo sempre.
Alcune persone credono che rinascere nel reame dei Deva sia una condizione migliore; innanzitutto, volevo dire che il regno umano è migliore del regno degli animali, il regno degli animali è migliore del regno degli spiriti famelici, quello il regno degli spiriti famelici è migliore di quello degli inferni.
Il nostro mondo, la nostra Terra, Jambudvipa che rimane a sud, è il migliore tra i vari regni degli umani, degli altri mondi. Se guardiamo all’interno di questo mondo, dove ci siamo noi, dove ci sono sei continenti, ci sono i paesi più sviluppati che quindi sono migliori dei paesi del terzo mondo, però la situazione in questi paesi sviluppati, magari non si hanno tanti problemi dal punto di vista della sopravvivenza ma si hanno tanti problemi mentali, mentre i paesi del terzo mondo invece cosa hanno? Non hanno tante malattie mentali, ma invece hanno tantissimi problemi di sopravvivenza, quindi questi sono i problemi umani.
Vi posso dire che ci sono tantissimi tipi di sofferenza: c’è la sofferenza della nascita, la sofferenza della vecchiaia, la sofferenza della malattia e la sofferenza della morte, tantissimi tipi di sofferenze. Ci sono per esempio persone vecchie, anziane, che cosa fanno? A causa della loro sofferenza provano a diventare un po’ più giovani, quindi si sottopongono alla chirurgia plastica, cercano di cambiare, magari hanno tantissimi soldi, però li usano per cambiarsi l’aspetto, a volte cambiano talmente tanto che diventano bruttissime addirittura, lo fanno in maniera molto accentuata e questo porta ancora più sofferenza.
Adesso passiamo al reame dei Deva.
La loro vita è sicuramente migliore degli umani, hanno più piaceri, ma cosa fanno? Insieme ai semidei combattono continuamente e si uccidono gli uni con gli altri. Alcuni Deva hanno questo piacere immenso nel loro reame, ma sono appunto distratti da tutto questo piacere, per esempio hanno questi fiori che si autogenerano dai loro corpi, poi ballano continuamente, hanno piacere, si divertono continuamente, ma questo a cosa porta? Porta tantissima distrazione e non gli dà il tempo di praticare il Dharma.
Un’altra caratteristica di questi esseri è che vivono molto di più degli esseri umani, vivono migliaia e migliaia di anni. Poi però, al momento della morte, questi fiori che si autogeneravano dai loro corpi, si appassiscono, diventano vecchi. Di solito hanno anche questo profumo buonissimo che esce dai loro corpi, e questo profumo comincia a non generarsi più, il loro corpo si imbruttisce, diventano vecchi, non sono più piacevoli da guardare, e tutti questi sono segni di morte. A questo punto, osservando questi segni di morte, che cosa provano? Provano ricrescimento per aver sprecato il tempo e non aver praticato il Dharma, e quindi generano sofferenza.
Quindi se la guardiamo da quel punto di vista, non c’è posto all’interno del samsara che ci possa offrire felicità permanente.
Adesso, come è che si fa ad iniziare? Abbiamo detto il primo passo è proprio quello di desiderare di voler uscire dal samsara, il secondo passo è: cosa fare per uscire?
Come praticare la rinuncia? La prima cosa da fare è prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha. Quando prendiamo rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha, dobbiamo farlo dal cuore e non dalla nostra mente. Perché il Buddha, il Dharma e il Sangha ci danno protezione e hanno il potere di liberarci dal samsara. Perché? Perché il Buddha è fuori dal samsara.
Perché il Buddha si è liberato dal samsara. Se noi chiedessimo rifugio a qualcuno che è all’interno del samsara, come farebbe questa persona? Dobbiamo cercare qualcuno che sia fuori dal samsara, che sia passato oltre, che si sia liberato, in questo senso. Il Buddha può fare tutto questo, è la soluzione principale per noi perché appunto si è liberato prima lui, quindi ci può guidare in questa liberazione. A questo punto, quando abbiamo preso rifugio nel Buddha, continuiamo a prendere rifugio nel Dharma e nel Sangha.
Per darvi un esempio: possiamo immaginarci due persone, che sono all’interno di un lago fangoso, o sabbie mobili. Queste due persone hanno solo la testa fuori, come fanno queste due persone nella stessa situazione ad aiutarsi l’una l’altro ad uscirne? Dovrà esserci una persona da fuori che è libera da quella situazione a poterle aiutare. Ecco il Buddha è proprio quella persona, quell’essere che è fuori dalle sabbie mobili, e quindi può aiutare le persone a liberarsi.
Quando parlo di Buddha, Dharma e Sangha, se pensate in futuro di diventare buddisti, dovete conoscere questi tre oggetti, il Buddha, il Dharma e il Sangha. Il Buddha chi è?
È un essere illuminato, che in tibetano di dice Sangye: sono due sillabi che significano colui che si è totalmente liberato da tutte le negatività e che ha ottenuto tutti gli aspetti positivi possibili. È colui o colei che non ha più ostacoli da eliminare e non ha più niente da apprendere, cioè è passato oltre il livello dell’apprendimento. Nella tradizione Mahayana ci sono cinque sentieri e, prima di tutto, per ottenere lo stato di Buddha, nel Mahayana questi cinque sentieri sono molto importanti:
- il sentiero dell’accumulazione;
- il sentiero della preparazione;
- il sentiero della visione;
- il sentiero della meditazione;
- il sentiero del non più apprendimento.
Sul sentiero dell’accumulazione e sul sentiero della preparazione abbiamo i Bodhisattva ordinari. Sul sentiero della visione e sul sentiero della meditazione abbiamo i Nobili Bodhisattva, non ordinari, e poi, sul sentiero del non più apprendimento, abbiamo il Buddha o Sangye. Prima di raggiungere l’ultimo sentiero, il quinto sentiero del non più apprendimento, prima si è un Bodhisattva, si è un Bodhisattva fino a raggiungere il sentiero del non più apprendimento. E dal secondo momento si è eliminato tutti gli ostacoli all’onniscienza e si diventa un Sangye, un Buddha.
Dal sentiero della visione al sentiero del non più apprendimento ci sono dieci Bhumi, dieci terreni. Se volete imparare tutto questo la prossima volta potrò insegnarvelo, questo è raccolto nei terreni e sentieri.
La prossima cosa è la motivazione, la motivazione è molto importante.
La motivazione di essere liberi dal samsara non riguarda solo noi stessi, non è quel tipo di motivazione. Che tipo di motivazione si deve avere? Si deve ricercare la motivazione di liberarsi dal samsara per aiutare gli altri esseri senzienti, la motivazione deve essere la motivazione di bodhicitta.
Il prossimo argomento da comprendere è quello dell’impermanenza della morte. L’impermanenza e la morte sono molto importanti da comprendere. Proprio per il fatto di non praticare questo argomento, commettiamo molto errori. La morte che cos’è? È come un lampo nel cielo che va e immediatamente scompare e nessuno possa predire la nostra morte. Lo vediamo nelle notizie, lo vediamo nella vita di tutti i giorni: magari oggi delle persone parlano, cantano e il giorno dopo sono morte. Quale è il problema? Che comprendiamo l’argomento dell’impermanenza e della morte, ma lo comprendiamo solo intellettualmente. Capiamo che meditare su questo argomento è molto importante ma non lo facciamo, perché non lo comprendiamo internamente. E perché non capiamo internamente? Perché ci afferriamo internamente alla permanenza.
Quindi che cosa succede? Filosoficamente parlando possiamo comprenderlo, no? Sì, in effetti sono impermanente, cambio continuamente, un giorno morirò, non so quando. Lo diciamo ma tutto quello che diciamo e a livello intellettuale, non lo portiamo dentro di noi e questo è a causa del nostro afferrarsi molto forte a noi stessi come permanenti, ci afferriamo a questa idea di permanenza, e quindi questa idea ci fa pensare “io non morirò”. Io sono stato quindici anni negli Stati Uniti, e non mi sono nemmeno accorto di quanto velocemente fosse passato il tempo, fino a quando non mi sono guardato allo specchio e ho cominciato a vedere quanto ero invecchiato, ho cominciato a vedere i capelli bianchi, le rughe e guardando anche indietro, le mie fotografie di quindici anni prima, di quando ero arrivato negli Stati Uniti, ho notato i grandissimi cambiamenti. Ho detto: “Oh mamma mia, devo assolutamente meditare sulla morte, devo assolutamente farlo” e quindi questo è dovuto appunto alla distrazione, al tempo che passa.
Se vi afferrate molto, troppo a questa idea di permanenza di voi stessi, vi consiglio di andare a vedere le vostre fotografie, le vostre vecchie fotografie. Allora capirete che c’è qualcosa che si muove qui, a volte c’è bisogno di tutto questo perché siamo molto distratti, specialmente nel mondo occidentale. Io ho notato negli Stati Uniti e in Australia c’è molta distrazione. Le persone cosa fanno? Vanno alle feste. Ho sentito che qui addirittura dormite sulla spiaggia quando arriva l’estate, andate a vedere i film, andate nelle discoteche, questo è un po’ lo stile di vita che c’è qui, nell’occidente. Però cosa succede? Presi da tutte queste distrazioni, non si realizza di quanto tempo stia passando: questo è un segno dell’afferrarsi alla permanenza. Non sto dicendo che non bisogna divertirsi, dico solo che bisognerebbe che ci fosse un po’ di bilanciamento.
A volte c’è bisogno del divertimento ovviamente, però sto solo dicendo di non sprecare questa vita, ecco perché il Dharma è l’unica soluzione, non c’è nessun’altra cosa.
La prossima cosa da comprendere è la legge del karma, la legge di causa ed effetto.
Cosa bisogna comprendere? Comprendere che cosa è il karma, che cosa è il karma positivo, che cosa è il karma negativo, quanti tipi di karma esistono, che cosa significa karma? Karma significa azione; azione positiva, azione negativa. Il karma viene accumulato attraverso il corpo, attraverso la parola e attraverso la mente. Sia il karma negativo sia il karma positivo si generano attraverso il corpo, la parola e la mente. Ciò dipende dal karma che si è accumulato, in dipendenza dal karma che si è accumulato nel passato e poi si hanno dei risultati positivi o negativi. Un giorno poi andremo a fare separatamente gli insegnamenti sul karma.
È quello di cui vi parlavo prima: le dieci azioni non virtuose. Se si compiono queste azioni non virtuose si accumula del karma negativo e questo ci porterà al dolore e alla sofferenza. Dall’altra parte, se invece pratichiamo quelle che sono le dieci virtù allora ci sarà il risultato di felicità.
Il karma che accumuliamo in questa vita, quand’è che può dare i suoi risultati? C’è un karma che accumuliamo in questa vita che può dare risultati in questa vita stessa, un karma che accumuliamo in questa vita che porterà risultati nella vita successiva a questa e c’è un karma che accumuliamo in questa vita che porterà risultati nelle vite susseguenti.
Quando noi diciamo tutto il tempo: comportati bene, sii onesto, sii umile, è proprio questo. Ne parliamo appunto tutto il tempo, comportati bene, sii onesto, sii sincero, sii umile.
Possiamo magari imbrogliare le altre persone, ma non possiamo imbrogliare il karma. Il karma è come una telecamera nascosta, se c’è una telecamera nascosta possiamo, per esempio imbrogliare le persone del supermercato, quindi entriamo e rubiamo qualcosa, e imbrogliamo loro, ma non possiamo imbrogliare la telecamera. Perché la telecamera ci ha visto, ha fatto la foto, l’ha poi sviluppata e l’ha data alla polizia e la polizia poi ci arresta. Il karma è così, non si può imbrogliare il karma.
All’inizio si deve stare molto molto attenti a quello che si fa, a non commettere appunto queste dieci azioni negative. Se si fa questo, le cose miglioreranno sempre di più, sempre di più. Se non si fa questo all’inizio, che cosa succederà? Succederà che poi commetteremo sempre più errori, e di errore in errore, cosi in questo modo accumuleremo sempre più karma negativo. Per esempio, se all’inizio incominciamo a raccontare una bugia, cosa succede, proprio perché abbiamo iniziato in questo modo, dobbiamo continuare a mentire per supportare quella bugia e mentiamo ancora. E su quella bugia dobbiamo mentire ancora, e ancora, ancora ancora. In questo modo creiamo tantissimo karma negativo, perché in questo modo il nostro il karma negativo si accumula, Nel mio villaggio c’era una persona che raccontava sempre delle bugie a tutti. Dopo la sua morte, c’era questo detto: se qualcuno cominciava a raccontare delle bugie, si diceva “Ah ma guarda, questa è la reincarnazione di quella persona”, proprio perché era famosa per le sue bugie.
In ogni caso, anche se vi rendete conto che nella vostra vita fino ad adesso, avete continuato a mentire, avete mentito, quindi avete generato degli errori, che cosa si può fare adesso? Si può purificare e ci si può prefissare di non farlo più. Ovviamente siamo persone ordinarie, non siamo dei Buddha, non siamo dei Bodhisattva, faremo sempre degli errori, commetteremo sempre degli errori fino a quando rimaniamo persone ordinarie. Il fatto di commettere l’errore in sé non è tanto grave quanto non fare nulla a riguardo, ossia il non purificarlo. Se ci accorgiamo di aver compiuto un errore, lo possiamo purificare e allora tutto andrà bene.
Adesso abbiamo parlato dello scopo, lo scopo della generazione della rinuncia. La prossima settimana passeremo al quarto verso che è come generare la rinuncia.
Domanda. Una domanda sulla rinuncia: la rinuncia più importante è quella sull’attaccamento. L’attaccamento più grande è al nostro sé, alla percezione di un sé veramente esistente. Prima della vera rinuncia dobbiamo realizzare la vacuità del sé?
Risposta. Sì, se vuoi veramente praticare la rinuncia ci vuole la mancanza di attaccamento al sé, quello sì, questo è molto importante, diciamo che un modo per farlo è proprio quello di avere meno attaccamento ai piaceri, accontentarsi di quello che si ha, dimuinuire l’attitudine a occuparsi solamente di se stessi, a prendersi cura solo di se stessi e pensare di più alle altre persone, di prendersi più cura degli altri.
Domanda. Qualche suggerimento su le pratiche per la purificazione?
Risposta. Certo, facciamo il primo mercoledì di ogni mese la pratica di purificazione dei 35 Buddha qui al centro. Poi c’è anche la pratica della purificazione generale, che si può praticare tre volte, oppure il mantra di cento sillabe di Vajrasattva che si può recitare tutti i giorni per 21 volte. Queste sono tutte pratiche di purificazione. Ci sono anche i quattro poteri opponenti che si possono fare per la purificazione, di cui ne parleremo poi la prossima volta. Anche recitare il Sutra della Luce Dorata. La cosa più importante è proprio quello di sentire un grande rincrescimento per l’azione negativa che si è compiuta, non deve essere un senso di colpa, non c’entra niente con quello, deve essere proprio un rincrescimento, la consapevolezza di aver compiuto qualcosa di negativo e quindi di volerlo purificare.
La cosa migliore da fare quale dipende dall’interesse della persona, dipende dagli impegni che la persona ha, dipende dall’entusiasmo della persona, e dipende dalla motivazione. Vi posso dire che, per esempio, alla mattina, appena ci si sveglia si può svolgere la pratica di purificazione, se si ha tempo si può prendere rifugio, si possono fare le prostrazioni. Se non si ha tempo si può fare la confessione generale, che è solo una pagina, la si può recitare tre volte. In questo modo se lo si fa alla mattina, che cosa si purifica? Si purifica tutto ciò che si è fatto dal momento in cui si è andati a letto al momento in cui ci si è svegliati. Questa pratica di purificazione si può fare anche prima di andare a letto, quindi come detto prima, potete fare le prostrazioni lunghe, recitare la confessione generale per tre volte, dipende dal tempo che avete. In questo modo che cosa si purifica? Si purifica tutto quello che si è compiuto dal momento in cui abbiamo smesso di fare la pratica della purificazione della mattina, fino alla sera, quindi in questo modo continuamente purifichiamo. È una pratica bellissima.
Lama Atisha, che cosa faceva? Era ovviamente un grande maestro, molto realizzato, eppure che cosa faceva? Era sul sentiero per arrivare in Tibet, stava cavalcando un cavallo, e appunto cosa faceva su queste montagne himalayane? Tutte le volte che si accorgeva di avere un pensiero negativo, scendeva immediatamente dal cavallo e purificava immediatamente, faceva le prostrazioni. Purificava proprio quando si accorgeva anche di un solo pensiero che aveva, e stiamo parlando di un grandissimo maestro. Potete quindi immaginare quanta vigilanza e consapevolezza avesse, per poter compiere queste cose. Se una persona come Lama Atisha che era un grande realizzato, un grande maestro, purificava immediatamente non appena si accorgesse di una pur piccola negatività, figuriamoci noi, quindi dovremmo farlo ogni secondo, dovremmo purificare ogni secondo.
Meditazione
Adesso faremo una piccola meditazione analitica, e quindi cominceremo con l’esempio della tartaruga. Dobbiamo immaginare, mentre meditiamo questo immenso oceano, pensiamo all’oceano atlantico o pacifico, e appunto in questo oceano c’è questa tartaruga cieca che si trova nel profondo dell’oceano e viene in superficie solo una volta ogni 300 anni umani. Sulla superficie di questo oceano c’è una ciambella d’oro, che non sta ferma, che si muove continuamente. Non è facile per questa tartaruga cieca mettere il collo all’interno di questa ciambella: a volte questa ciambella è molto lontana, a volte invece riesce proprio a infilare la testa nella ciambella. Dobbiamo proprio immaginarci questa situazione. Quando l’abbiamo analizzata bene , la riportiamo su di noi e sulla nostra preziosa rinascita umana, pensando alle otto libertà le dieci ricchezze che abbiamo ottenuto in questa vita. Che siamo nati come umani, che non siamo nati in altri reami di esistenza, che abbiamo tutte le facoltà a posto, che abbiamo la possibilità di praticare il Dharma e perciò anche la possibilità di illuminarci.