“La grande mente compassionevole è la Mente di Buddha. Lo spirito del Buddhismo è la compassione e l’equanimità. Se desideriamo conseguire una mente di compassione ed equanimità, innanzitutto non dobbiamo uccidere; secondo, dobbiamo salvare e proteggere la vita; terzo, dobbiamo adottare il vegetarianismo. Realizzando queste tre condizioni, la nostra mente compassionevole si manifesterà”.
Praticare il Buddhismo vuol dire imparare dal Buddha, imparare dalla purezza di corpo, parola e mente del Buddha:
- “Imparare dal corpo del Buddha” significa emulare le azioni del Buddha. Tutte le azioni della nostra vita quotidiana dovrebbero essere rette e soddisfare i più alti standard.
- Mentre “Imparare dalla parola del Buddha” significa essere sempre retti nella nostra parola – nessuna parola offensiva, o maldicenze, menzogne o parole frivole.
- Infine, “Imparare dalla mente del Buddha” significa esaminare e riflettere costantemente sull’insorgenza e l’impatto dei nostri pensieri, in modo che essi rispondano al più alto standard di perfezione, verità, virtù e bellezza. In tal modo, raggiungeremo la compassione, la saggezza e il samadhi del Buddha ed anche i suoi poteri spirituali e le sue stupefacenti abilità.
Idee sbagliate sul vegetarianismo
Vi sono molti mezzi abili che aiutano a raggiungere la purezza di corpo, parola e mente. I mezzi abili possono essere pensati come un ponte o un sentiero. Sia nel lavoro che nella crescita spirituale, non sarà facile avere successo senza usare mezzi abili. Nella crescita spirituale, un primo mezzo abile è praticare il vegetarianismo. Lo spirito del Buddhismo è la compassione e l’equanimità. Se desideriamo conseguire una mente di compassione ed equanimità, innanzitutto non dobbiamo uccidere; secondo, dobbiamo salvare e proteggere la vita; terzo, dobbiamo adottare il vegetarianismo. Realizzando queste tre condizioni, la nostra mente compassionevole si manifesterà. Una mente compassionevole è la mente del Buddha. Quindi, anche se praticare il vegetarianismo sembra ordinario, il suo significato è profondo e apporta molti risultati.
Comunque, oggigiorno, molte persone ritengono che non ci sia bisogno di essere vegetariani per praticare il Buddhismo. Alcuni studiosi hanno persino diffuso vedute erronee che hanno influenzato i vegetariani ad iniziare a mangiare carne. Per esempio, dicono che il Buddha non insegnò il vegetarianismo e che questo non ha connessione con la propria crescita. Pensano anche che essere un vegetariano non può aiutare a eradicare il karma negativo o a raggiungere la Via o la liberazione. Forniscono anche molti esempi che sviano le persone, sostenendo che animali come mucche, cavalli ed elefanti mangiano erba ma sono ugualmente macellati e soffrono nei tre reami sfortunati; quindi, essere vegetariani non aiuta la nostra crescita spirituale.
Nel praticare il Buddhismo, se il nostro punto di vista è sbagliato, la direzione della nostra crescita spirituale sarà in contraddizione con la nostra meta; anche se spendiamo molto tempo e molte energie, non otterremo alcun beneficio. La crescita spirituale dovrebbe focalizzarsi sulla nostra mente: il più piccolo errore conduce a interminabili errori. Agendo contro la Via, vaghiamo sempre più lontani dalla Via. Se incontriamo ripidi dirupi e precipizi, cadremo nei precipizi, creando problemi a noi stessi.
ESSERE IN ACCORDO CON LA MENTE COMPASSIONEVOLE
Se indaghiamo l’opinione che “essere un vegetariano non conduce alla liberazione” e “le mucche sono vegetariane ma tuttavia vengono macellate”, vediamo che mucche, pecore e cavalli mangiano erba non per una loro decisione. Essi devono mangiare erba, altrimenti morirebbero; quindi è una forma di punizione, una forma di sofferenza. Nel Buddhismo dobbiamo esaminare le nostre intenzioni. Solo quando il nostro punto di vista è corretto possiamo beneficiare della nostra pratica. Dovremmo capire il vero scopo del vegetarianismo. Le mucche e le pecore sono erbivori, ma non è una loro intenzione essere tali. Noi siamo vegetariani grazie ad una mente di compassione ed equanimità.
Inoltre, sono vegetariane anche molte persone che non hanno alcun credo religioso. Ciò è dovuto alla loro paura che la carne animale contenga troppi antibiotici, ormoni e veleni. Essi temono che mangiare carne causi l’indurimento delle arterie o il cancro. Molte persone che svolgono professioni sanitarie sostengono il vegetarianismo, persino il mangiare vegetali crudi. Queste vedute sono basate sul desiderio di conservare la salute. Se l’apertura della loro mente è limitata dall’interesse personale, allora ciò non è in accordo con le intenzioni della pratica Buddhista. Di conseguenza la loro benedizione può essere molto inferiore.
“Essere in accordo” significa avere una mente di compassione ed equanimità. Avere una mente di compassione ed equanimità è come essere un buddha o un bodhisattva. Il Sutra del Loto dice: “Quando gli esseri senzienti sono felici, tutti i buddha lo sono”. Una mente di grande compassione è il fondamento di tutti i bodhisattva. La grande compassione fa sorgere la mente della bodhi e la mente della bodhi fa sorgere l’illuminazione. Cos’è una mente compassionevole? E’ ciò che il saggio confuciano Mencius disse in riferimento agli animali, “vedendolo vivo, non possiamo sopportare di vederlo morire; udendo il suo verso, non possiamo sopportare di mangiare la sua carne”. Quando sentiamo le urla forti e pietose degli animali prima che vengano macellati, sappiamo che è crudele e ci sentiamo molto tristi. Quindi, grazie alla mente di compassione, non mangiamo la carne degli esseri senzienti. Il Sutra buddhista dice che anche gli animali feroci hanno la natura di Buddha. Sia gli uomini che gli animali desiderano vivere e temono la morte: ciò è parte della loro consapevolezza. Dunque, la prima ragione per essere vegetariani è interamente basata sulla mente di compassione e sul fatto che tutti gli esseri posseggono la natura di Buddha.
Secondo, ognuno è soggetto alla causalità dei tre periodi temporali – passato, presente e futuro. Se mangiamo oggi la carne di animali, il dolore e la sofferenza che infliggiamo loro sarà similmente inflitta a noi in futuro. Tutti sanno che se mangiamo otto once dagli altri, ne dobbiamo restituire mezza libbra. Il principio di causalità non cambia mai, quindi non dovremmo mangiare carne.
Terzo, tutti gli esseri senzienti erano e sono nostri parenti. Quindi, dovremmo salvare e proteggere tutte le forme di vita proprio come ci è preziosa la vita delle nostre famiglie.
Al fine di essere grati e ripagare la gentilezza, dobbiamo avere compassione. La presenza nella nostra vita dei nostri genitori, insegnanti, fratelli e compagni di pratica è dovuta a precedenti affinità karmiche. Tuttavia, vi sono affinità buone e cattive. Se noi in passato abbiamo creato buone affinità con gli altri, andremo d’accordo con essi in questa vita e ci aiuteremo reciprocamente. Se abbiamo derubato o ingannato persone, o non siamo andati d’accordo con loro, quando le incontreremo in questa vita ci creeranno problemi o diventeranno persino nostre nemiche. Ciò è dovuto alla causalità dei tre periodi del tempo. Se osserviamo attentamente, ci renderemo conto che la causalità riguarda ogni aspetto delle nostre vite.
LA SOFFERENZA DELLA TRASMIGRAZIONE NEI SEI REAMI
Una volta c’erano due grandi maestri, Han Shan (“Fredda Montagna”) e Shi De (“Trovatello”), che erano reincarnazioni dei Bodhisattva Manjushri e Samantabhadra. Un giorno Han Shan, mentre era in viaggio e insegnava tra la gente, in un villaggio vide una cerimonia nuziale con più di un centinaio di tavoli da banchetto e l’accompagnamento di tamburi e cembali. Tutti si stavano divertendo. Ma Han Shan iniziò a piangere singhiozzando. Quando parenti e amici degli sposi lo videro, lo rimproverarono: “Tu sei matto: questa è un’occasione gioiosa, perché stai piangendo?”. E volevano cacciarlo via. Han Shan rispose: “Io non sono matto, i matti siete voi!”. E loro risposero: “Ti stai comportando come un folle. Perché dici che siamo matti?”.
Han Shan allora sospirò e recitò i seguenti versi:
La migrazione nei sei reami è sofferenza!
Il nipote sposerà la nonna,
Vacche e pecore siedono su seggi d’onore,
Parenti degli sposi stanno cuocendo nella pentola.
La maggior parte delle persone non hanno l’occhio di saggezza, l’occhio del Dharma, o l’occhio divino (deva), quindi non riescono a vedere le migrazioni nei sei reami. Non sanno che la sposa e lo sposo in passato erano in realtà imparentati come nonna e nipote. Ecco perché Han Shan si doleva che ognuno stesse vivendo nell’illusione e nella confusione. “Vacche e pecore siedono su seggi d’onore. Parenti degli sposi stanno cuocendo nella pentola.” Gli ospiti della cerimonia nuziale erano mucche e pecore che erano state uccise in una vita precedente e, rinati in questa vita come umani, erano seduti su seggi d’onore. Polli, anatre, pesci e altri animali che stavano cuocendo erano, nelle vite precedenti, parenti degli sposi. I buddha e i bodhisattva hanno il potere di vedere il passato e quindi possono vedere chiaramente le connessioni karmiche. E’ per questo che, sulla base della compassione e dell’equanimità, ci dicono di non mangiare la carne degli esseri senzienti.
La migrazione nei sei reami è una grande sofferenza. Se, di vita in vita, non pratichiamo la Via diligentemente, rinasceremo incessantemente. Dei sei reami, il più alto è il reame divino. Se pratichiamo le dieci azioni virtuose, i quattro dhyana1 e le otto concentrazioni, possiamo ascendere ai reami divini. Il secondo reame è quello degli Asura. Gli Asura hanno la benedizione divina ma non le virtù divine; hanno fattezze sgradevoli. Il terzo è il reame degli esseri umani. Noi ora siamo in questo reame, ma ognuna delle nostre benedizioni e sofferenze è differente. Il quarto è il reame degli animali e il quinto il reame degli spiriti famelici. Sesto è l’inferno, il reame della sofferenza più grande, popolato dai responsabili di gravi crimini. Se non pratichiamo diligentemente, continueremo a migrare nei sei reami e a essere sottoposti alle interminabili sofferenze di nascita, vecchiaia, malattia e morte. Dopo aver esaurito tutte le benedizioni divine, discenderemo nel reame umano e, se avremo creato karma negativo, continueremo a discendere nei reami sfortunati e diverremo animali, spiriti famelici o esseri infernali. Così, come la ruota di un carro, trasmigriamo incessantemente tra i reami divini, umani, inferni, spiriti affamati e animali. La vita umana non è altro che un mare di dispiaceri e incessante sofferenza.
POSIZIONI MAHAYANA E THERAVADA SUL CONSUMO DI CARNE
Il Buddha ha parlato del vegetarianismo? I precetti Mahayana del bodhisattva affermano chiaramente che non dobbiamo mangiare carne di esseri senzienti e che dobbiamo anche osservare i sei giorni di digiuno (al mese). Nelle scritture Theravada il Buddha parla del mangiare le “tre carni pure” e “cinque carni pure”, quindi vediamo che sia i sutra Mahayana sia quelli Theravada sostengono la compassione e la protezione della vita. Mangiare le “tre carni pure” è solo un mezzo abile fornito ai nuovi praticanti e studenti di Buddhismo che bramano ancora la carne. Pur sapendo che mangiare carne crea karma, la gente non riesce ad abbandonare subito le proprie abitudini e pensa che senza carne non sia un vero pasto. Da qui il Buddha stabilì il mezzo abile delle “tre carni pure”.
“Tre carni pure” significa che la carne assunta deve soddisfare tre requisiti in modo da essere pura e non causare trasgressione: primo, non aver visto l’animale mentre viene ucciso; secondo, non averlo udito mentre viene ucciso; terzo, non sospettare che l’animale sia stato ucciso per noi.
- Primo, “non aver visto” si riferisce alle persone che al mercato, avendo assistito all’uccisione di polli e anatre, pensano che la carne sia quindi molto fresca. Essi non solo lasciano che gli animali vengano uccisi, ma sono anche motivati a comprarne la carne. Queste persone non hanno una mente compassionevole: mangiare carne è una non-virtù.
- Secondo, “non aver udito” vuol dire che se sentiamo le grida di agonia di un pollo o di un’anatra mentre vengono uccisi, non dovremmo mangiarne la carne.
- Terzo, “non aver sospettato”, significa che quando siamo dal macellaio o al mercato, sappiamo che il pollo è stato comprato dal proprietario del negozio e non è stato ucciso appositamente per noi. Se andiamo a casa di un amico o di un parente per Capodanno, tutti riconoscono che si tratta di un’occasione rara per stare insieme e quindi si uccide di proposito un pollo allo scopo di prepararci un sontuoso banchetto. Se mangiamo questa carne, allora creiamo karma negativo. Rifiutando di mangiare carne, questo pollo non sarebbe morto a causa nostra. In base alla compassione, non solo noi stessi non uccidiamo, ma non chiediamo neanche agli altri di farlo per noi. Alcune persone hanno paura di uccidere, quindi chiedono ad altri di aiutarli ad uccidere un pollo, un’anatra o un pesce per poi mangiarli. Ciò è simile al convincere gli altri ad uccidere al posto loro: diventano complici del crimine, le loro menti sono avvelenate e l’atto è non-virtuoso.
Se desideriamo proteggere le nostre vite, godiamo di buona salute e tuttavia non possiamo diventare completamente vegetariani, dovremmo almeno mangiare “le tre carni pure”. Dopo che ci siamo abituati a mangiare le tre carni pure, scopriremo gradualmente le nostre radici virtuose e coltiveremo la mente compassionevole. Possiamo quindi fare un passo avanti e mangiare le “cinque carni pure”. Ovvero mangiare solo carne che soddisfi queste tre condizioni più due addizionali: una, che sia “morto naturalmente”. Se l’animale è morto naturalmente per malattia, vecchiaia o incidente, allora possiamo cibarcene. Ma le persone oggi pensano che la carne di un animale morto per malattia o vecchiaia sia insalubre. Quindi, non c’è molta possibilità di mangiare questo tipo di carne oggigiorno. Un’altra regola è che siano “resti lasciati dagli uccelli” e cioè resti di animali montani che sono stati mangiati da animali selvatici e uccelli. Di nuovo, anche questo oggi avviene raramente. Quindi, potremmo anche rinunciare a mangiare carne del tutto ed essere del tutto puri.
OSSERVARE I SEI GIORNI DI DIGIUNO
Un altro mezzo abile per praticare il vegetarianismo è quello di osservare i “sei giorni di digiuno”. Molte persone, per compassione, si astengono dal mangiare carne a colazione o nel primo giorno del mese. Ciò è buono. Ma non è una pratica descritta nelle scritture Buddhiste. E’ solo un mezzo abile per la gente. Secondo le scritture, per raggiungere veramente dei benefici, dovremmo osservare i “sei giorni di digiuno”. Essi sono l’ottavo, il quattordicesimo e il quindicesimo nella prima metà del mese (lunare), il ventitreesimo e gli ultimi due giorni del mese. In quei sei giorni dovremmo astenerci completamente dal cibarci di carne di esseri senzienti e mantenere la purezza di corpo, parola e mente. Gli occhi vedono solo ciò che è idoneo, le orecchie sentono solo ciò che è appropriato, la bocca non chiacchiera alle spalle o diffama gli altri, la mente si mantiene lontana da pensieri illusori, il corpo svolge unicamente buone azioni – questo significa osservare veramente i sei giorni di digiuno. Alcune persone prendono anche gli Otto Precetti Mahayana e di digiuno durante questi sei giorni o in qualunque altro momento. Tutto ciò può aumentare i meriti ed eradicare gli ostacoli karmici.
Alcuni possono pensare che ciò sembri incoraggiarci a compiere buone azioni solo quando i Quattro Re Celesti ci guardano. In realtà, questi sei giorni di digiuno sono solamente mezzi abili. Quando le nostre buone abitudini saranno completamente sviluppate, ogni giorno sarà naturalmente un giorno di “digiuno”. Le buone abitudini sono difficili da coltivare ma quelle cattive vengono apprese rapidamente. Inoltre, le cattive abitudini acquisite che diventano una dipendenza sono molto difficili da eliminare. Il fumo, l’alcol e la brama della vita notturna sono esempi ovvi. Quindi, il Buddhismo insegna che dovremmo prima liberarci dalle cattive abitudini in modo graduale. Poi, dopo aver sviluppato buone abitudini e buoni pensieri, la nostra mente sarà piena di luminosità.
LA RETTA INTENZIONE È IL FONDAMENTO
Il vegetarianismo offre molti benefici. Tuttavia, per raggiungere veramente lo scopo e i benefici del vegetarianismo, è necessario generare una mente di compassione ed equanimità. A prescindere da cosa facciamo, dovremmo avere una retta intenzione. Se la nostra intenzione è retta, sia che recitiamo il nome di Buddha, i sutra o siamo vegetariani, allora otterremo meriti e benedizioni infinite. Invece, se facciamo le stesse cose senza la retta intenzione, non possono esserci né benedizioni né meriti.
Se non abbiamo una mente di compassione ed equanimità e pratichiamo il vegetarianismo solo per noi stessi, anche se da questo ne possiamo ricavare una buona salute, si tratta di “ego-attaccamento” (attaccamento al falso ego); l’ignoranza e la follia della mente può aumentare e non vi saranno meriti.
Gli animali che mangiano erba sono così. Loro non lo fanno per una volontà di compassione ed equanimità: è solo il risultato del loro karma passato. Coloro che dicono che le mucche e le pecore sono vegetariane ma non possono ottenere la liberazione vedono solamente la superficie: ignorano la vera ragione per la quale le mucche non hanno ancora ottenuto la liberazione.
Nella nostra pratica, che si sia laici o monaci, dobbiamo avere la retta comprensione e la retta visione e dovremmo studiare il Buddhismo con insegnanti bravi e preparati, dotati di genuine realizzazioni. Avere la volontà di essere vegetariani è molto importante per i praticanti, ma c’è attualmente una tendenza non salutare nel Buddhismo. Molte persone, originariamente vegetariani che hanno preso i cinque precetti e che praticano diligentemente, apprendono successivamente che la setta esoterica consente di mangiare carne e bere vino e così iniziano a seguire queste pratiche. Pensano che la scuola esoterica sia valida perché può godere dei cinque desideri mondani e ottenere lo stesso la liberazione e la buddhità. Questo è un punto di vista errato! Costoro non comprendono che la ragione per cui i praticanti esoterici non praticano il vegetarianismo è dovuta al fatto che, una volta, essi erano pastori in Tibet dove non crescono vegetali: dovevano quindi cibarsi di carne. Adesso, poiché l’ambiente è differente, molti di loro sono diventati vegetariani. Quindi, è importante sapere che, nel praticare il Buddhismo, dovremmo essere vegetariani sulla base di una mente di compassione ed equanimità. Coloro che vogliono prendere scorciatoie e usare la scuola esoterica come una scusa, lasciano il controllo ai cinque desideri e intraprendono la strada sbagliata. Questo risulterà solamente in karma negativo.
LA MENTE DÀ ORIGINE A DISCRIMINAZIONI E ATTACCAMENTI
Molte persone pensano che il cibo vegetariano sia povero di nutrienti o che non sia gustoso. In realtà si tratta di un problema mentale e non è una questione di nutrizione. Che il cibo sia gustoso o meno è relativo: è il risultato di una mente discriminante.
Per esempio, alcune persone amano mangiare cibo leggermente condito. I Cantonesi gradiscono il cibo dolce, agro e salato. Gli abitanti di Hunan, Sichuan e Hubei apprezzano il cibo piccante e salato. In Zejiang si prediligono i cibi con odori intensi, più questi sono forti e meglio è, proprio come alcune persone amano mangiare tofu fermentato, sebbene il suo odore causi ad altri mal di testa. Le persone del sud della Cina mangiano riso; quelle del Nord mangiano i noodles e se hanno uno spicchio d’aglio in salsa piccante che accompagna dei panini di grano tenero, ciò è meglio di un banchetto di Capodanno. I Brasiliani non gradirebbero un pasto privo di cibi agri. Quindi agro, dolce, amaro e speziato: qual è il cibo più gustoso? Quando vediamo queste diverse preferenze, comprendiamo che ciò che è gustoso o no è qualcosa d’illusorio e irreale. E’ tutto dovuto alle nostre personali discriminazioni e attaccamenti.
Il Buddhismo insegna che “tutti i dharma sorgono da condizioni, tutti i fenomeni condizionati sono vuoti in natura”. Tutti i fenomeni sorgono dall’unione di cause e condizioni: sono tutti illusori e vuoti in natura. Questo è vero anche per i gusti. E’ dovuto ad abitudini passate e a preferenze individuali date dalla discriminazione e dall’attaccamento.
Sia laici che monaci possono aver avuto le seguenti esperienze: prima di diventare vegetariani mangiavano molto pesce e molta carne, non erano abituati al cibo e ai pasti semplici. Ma dopo essere stati vegetariani o monaci per tanto tempo (10, 20, 30 o anche 40 anni), essi percepiscono i vegetali come dolci, fragranti e deliziosi. Invece, il puzzo emanato dalla carne e dal pesce provoca in loro nausea. Anche questo è dovuto alle discriminazioni della mente.
Supponiamo non arriviate in tempo in banca prima della chiusura e che siate preoccupati circa la situazione del vostro conto mentre siete a cena con un amico. Sebbene il cibo sia abbondante e delizioso, non riuscite a goderne: essendo la vostra mente piena di afflizioni, il cibo è senza gusto. Nella nostra società vi sono molti lavoratori che mangiano cibo modesto e semplice e tuttavia sono molto in salute. D’altra parte, i ricchi mangiano cibo ricco e abbondante ogni giorno, ciononostante hanno molti problemi di salute. Questo perché le loro menti sono piene di afflizioni: non sono in grado di digerire o assorbire i nutrienti del cibo che viene rapidamente espulso. Tutto questo prova che le preferenze per il cibo vegetariano o la carne e il trovare il cibo gustoso o meno, sono interamente dovuti alla mente.
I VEGETALI CONTENGONO I NUTRIMENTI PIÙ NATURALI
Molte persone credono che una dieta vegetariana non sia abbastanza nutriente. E’ semplicemente falso. Oggigiorno sempre più persone prive di credo religioso diventano vegetariane per ragioni salutistiche. Da decenni noi, in quanto vegetariani, non mangiamo carne e tuttavia siamo abbastanza in salute. Questo prova che i vegetali sono molto nutrienti. Le vitamine e le proteine sono per lo più estratte dalle piante e raramente estratte dagli animali. Quindi le persone come possono dire che i vegetali non hanno nutrienti? Inoltre, animali forti come elefanti, mucche e cavalli non mangiano forse erba? Questo prova che il problema non è il valore nutritivo dei vegetali: il problema è la nostra mente.
Oggi la durata della vita dell’essere umano è relativamente corta. E’ stato documentato che in molte civiltà antiche vi sono state persone che hanno vissuto molto a lungo. Pensate a questo: oggi, con tutti i progressi della scienza e della medicina dovremmo essere tutti molto più in salute, ma perché la durata della nostra vita non è molto più lunga? Le ragioni si trovano facilmente. Innanzitutto, in passato, le persone mangiavano cibo naturale che comprendeva frutta e vegetali e usavano foglie come indumenti. Oggi la gente mangia e si veste con lusso ma il loro cibo contiene molti ingredienti artificiali e sostanze chimiche. In secondo luogo, in passato, per costruire le case s’impiegava il legno; Sui Ren Shi scoprì il fuoco strofinando tra loro due pezzi di legno; Yiu Cao Shi insegnò al popolo come costruire case sugli alberi. Anche oggi per ragioni di salute la gente ama mangiare cibo naturale e organico e vivere in case costruite in legno. Stanno ritornando a queste pratiche antiche. Questo mostra che una dieta vegetariana è sicuramente salutare e nutriente.
IL GIUSTO PUNTO DI PARTENZA
Nel Buddhismo, si è vegetariani non per vivere più a lungo ma per la mente di compassione ed equanimità. In primo luogo, gli esseri senzienti saranno buddha e bodhisattva futuri, quindi non dovremmo mangiare la loro carne. Secondo, tutti hanno la natura di Buddha. Oltre a proteggere la nostra vita, dobbiamo anche rispettare la vita degli altri esseri senzienti. Terzo, il vegetarianismo è basato sul principio di causalità che abbraccia passato, presente e futuro.
Quindi comprendiamo che la ragione del vegetarianismo è la causa del bodhisattva: la giusta causa. Se le nostre azioni sono basate su questi principi, le ricompense saranno illimitate. Se pratichiamo il vegetarianismo senza un’intenzione corretta, anche se le buone azioni conducono a buone retribuzioni, i benefici saranno molto ridotti.
La mente è molto sottile. Se le nostre intenzioni sono rette, tutte le nostre azioni produrranno meriti incommensurabili, saranno atti luminosi e virtuosi. Se le nostre intenzioni non sono rette, possiamo lavorare anche molto duramente senza ottenere buone retribuzioni, potremmo anzi creare del karma negativo. Sia la pratica Buddhista sia le attività mondane funzionano in questo modo. Quindi, qualunque carriera noi intraprendiamo, dobbiamo costantemente esaminare la nostra mente causale e chiederci perché desideriamo diventare medico, architetto, politico, uomo d’affari o anche solo acquisire della conoscenza. Per esempio, con quale intenzione i politici svolgono campagne per occupare ruoli pubblici? Se questo avviene con una mente di compassione per il paese e la società, in modo che la gente abbia pace, con una mente che protegga posti di lavoro e famiglie, e con una mente che renda le loro azioni basate sull’amore e sulla dedizione per le persone e le cose, allora tanto più alto sarà il loro incarico tanto meglio, poiché essi sono già bodhisattva!
Grazie alla loro posizione altolocata nella società, essi possono servire più persone e svolgere lavori più importanti. Non è forse questa la via del bodhisattva? Invece, se essi perseguono tali incarichi solamente per gonfiare sé stessi o perché sono tentati dalla fama, dal profitto o dal desiderio, questo sarà disastroso. Non solo soffriranno la sconfitta e l’infamia, ma in futuro migreranno nei reami della sofferenza.
Anche il sentiero spirituale è così. Bisogna essere chiari sul perché recitiamo i sutra e meditiamo. Per esempio, adesso ci sono i cosiddetti “gruppi di canto” che sono invitati ai funerali per recitare i sutra. Dopo il canto, essi chiedono del denaro: fanno affari con la vendita di benedizioni Buddhiste. Nel Buddhismo questo è chiamato “vendere il tathagata”. Ciò non solo non produce alcun merito, ma rappresenta una non-virtù. Recitare i sutra è cosa buona: è una pratica Buddhista, come può diventare una non-virtù? Ciò è dovuto ad una mente erronea. Inoltre, la pratica autentica della meditazione serve ad aiutare la mente a illuminarsi, a vedere la nostra vera natura e a coltivare samadhi e saggezza. Ma alcune persone non si curano di questo: desiderano invece acquisire poteri spirituali per mezzo della meditazione, oppure desiderano che i bodhisattva vengano a svelar loro il futuro o persino diano loro i numeri vincenti della lotteria durante la meditazione. Meditare avendo tali motivi ulteriori non solo è privo di meriti, ma condurrà facilmente ad afflizioni e causerà persino problemi mentali. Inoltre, monaci e monache dovrebbero praticare con una visione corretta: dovrebbero riflettere costantemente che le ragioni che li hanno portati a scegliere la vita monastica consistono nel loro desiderio di rinunciare al mondo, rinunciare alla casa nei tre reami, la casa dell’ignoranza e di beneficiare se stessi e gli altri. Se il nostro punto di vista è sbagliato, anche se abbracciamo la vita monastica non vi saranno meriti. Perché? Se facciamo questo a causa di certi stress della vita o per fuggire dai debiti: “Se il punto di partenza non è sincero, il percorso per giungere alla meta sarà contorto”; se la nostra visione non è corretta, non otterremo i grandi benefici dell’aver abbracciato la vita monastica.
La via della mente è estremamente sottile: se viene persa anche solo per lo spessore di un capello, il risultato può variare di mille miglia. Il Buddhismo dice:
“Tutti i tre reami sono solo questa mente, tutti i diecimila dharma sono meramente coscienza”.
Coltivare la spiritualità non è altro che come controlliamo e usiamo la nostra mente. Dobbiamo raggiungere una mente di samadhi, purezza e chiarezza, essere in grado di discriminare cos’è luminoso e cos’è oscuro e sapere cosa dovrebbe e non dovrebbe essere fatto. La mente dev’essere perfettamente chiara.
Il Buddhismo insegna cos’è corretto e vero. Se la mente è come uno specchio o una pozza di acqua calma, senza la minima traccia di contaminazione, senza che dia origine a un singolo pensiero illusorio, dimorante costantemente in samadhi e saggezza, allora questa mente è il Buddha Dharma. Quando raggiungeremo veramente questo livello, la mente penetrerà tutti i reami dei dharma e raggiungerà la “risonanza spirituale” (感應). Possiamo raggiungere quello che le persone chiamano “tutti i nostri desideri si realizzeranno” e “quando la mente è spirituale, naturalmente giungono le benedizioni”. Allora, sia i nostri studi che le nostre carriere avranno successo. Se la mente è sempre dispersiva, sonnolenta e confusa, la notte faremo persino brutti sogni, saremo letargici di giorno e incapaci di prendere decisioni chiare su qualunque cosa: come possiamo dunque aspettarci una qualsivoglia risonanza spirituale?
NUTRIRE SAGGEZZA E BENEDIZIONI
Il vegetarianismo è sia intimamente legato al Buddhismo sia strettamente connesso ai nostri meriti, alle virtù, alla saggezza e al samadhi. Sia i sutra Mahayana che quelli Theravada esaltano l’importanza del non uccidere e la compassione per tutti gli esseri senzienti. Dunque noi speriamo sinceramente che tutti i praticanti Buddhisti prendano la strada corretta. Nel coltivare il sentiero, dobbiamo prima coltivare i meriti mantenendo i precetti e avendo una mente compassionevole. Ma per sviluppare la compassione dobbiamo prima di tutto non uccidere, secondo dovremmo salvare e tutelare la vita e terzo dovremmo praticare il vegetarianismo. Se riusciamo a incorporare questi principi nella nostra vita quotidiana, disciplinandoci e addestrandoci, alla fine realizzeremo la vera compassione e imparzialità. Allora la mente diventerà pura e raggiungeremo la liberazione. Il Buddhismo è la più vera delle verità. Se dedichiamo una certa misura di sforzo, otterremo una certa misura di benefici; se dedichiamo dieci volte quella misura, otterremo dieci volte tanti benefici.
Il vegetarianismo fa anche bene alla salute. Da un punto di vista medico, i vegetali abbassano la pressione sanguigna e diminuiscono il rischio di cancro e di molte altre malattie.
Ma nel Buddhismo, la motivazione per diventare vegetariani è interamente basata sulla compassione.
Perciò, sia che la gente speri in una buona salute o di progredire nel cammino spirituale, nella saggezza, nelle benedizioni, nei meriti o nella compassione, dovrebbero tutti praticare il Buddhismo e il vegetarianismo. Il primo passo è limitarsi gradualmente a mangiare le “tre carni pure”. Poi, dal non uccidere, salvando e proteggendo la vita, procederemo arrivando al vegetarianismo.
Il fondamento della pratica Buddhista è di stabilire la retta comprensione e la retta visione. Spero che ognuno lo possa comprendere e credo che il saggio saprà sicuramente rifletterci e prendersi cura di sé. Noi dovremmo lavorare diligentemente per la giusta causa, invece di desiderare ciecamente il giusto risultato. Ciò che seminiamo, sicuramente raccoglieremo. Dobbiamo essere risoluti in questa giusta direzione se vogliamo compiere progressi coltivando il sentiero Buddhista.
1. Dhyana (禪那): l’addestramento della mente per focalizzarla e sviluppare la visione profonda.
Wei Chueh
Wei Chueh è nato nel 1928 nella contea di Yingshan, Sichuan. Nel 1963, è stato ordinato dal Maestro Lin Yuan del Shi Fan Da Jue (“Grande Illuminazione”) Cha’an Monastero a Keelung, Taiwan. Ha conseguito la piena ordinazione come monaco nel 1967 al Daijue Tempio a Keelung. Ha offerto tanti ritiri a Yilan, Hsinchu, e Hong Kong prima di un ritiro solitario a Yangmingshan vicino al distretto di Wanli, New Taipei. Ha vissuto in condizioni estremamente povere e primitive ma continuava a praticare il Dharma. Nel 1987, ha fondato il tempio Lin Quan nella contea di Taipei. Wei Chueh è diventato noto per l’organizzazione di ritiri Zen di sette giorni e conclavi di Dharma come pure per il suo stile di insegnamenti “vivace e flessibile”.