Breve guida alla meditazione

Breve guida alla meditazione

Il meditatore desideroso di ottenere istruzioni precise su come meditare può essere tentato di tralasciare le sezioni su devozione, fede, preghiera del lignaggio per concentrarsi su tecniche molto pratiche come ad esempio mantenere una postura ottimale durante la meditazione, ma questo significa perdere di vista l’intera essenza della meditazione, la quale è un modo onnicomprensivo di vedere il mondo, un metodo per sviluppare una relazione individuale con se stessi e con gli altri.

Per ottenere il massimo da queste istruzioni bisogna leggere ogni frase come se fosse stampata in rilievo sulla pagina in oro, che è il modo in cui erano scritti alcuni dei primi testi sacri.

Studiare il Dharma

Dovremmo iniziare esaminando la nostra disposizione mentale, il che significa rivolgere la nostra attenzione verso l’interno ed esaminare se il nostro atteggiamento è puro o impuro. Poiché siamo solo esseri ordinari, a volte il nostro atteggiamento sarà puro e altre volte sarà impuro. Non c’è niente di sorprendente in questo. Se scopriamo che è puro, possiamo gioirne e lasciarlo rimanere tale. Se scopriamo che è impuro, non c’è motivo di scoraggiarci poiché possiamo cambiarlo. Se lo cambiamo, ancora e ancora, a poco a poco il nostro atteggiamento negativo diventerà naturalmente puro. Per sviluppare questa disposizione per l’illuminazione, dovremmo pensare che qualunque cosa stiamo facendo, la stiamo facendo per aiutare tutti gli esseri a raggiungere la Buddhità.

Il bisogno di meditazione

Quando compiamo un’azione fisica, questa azione può avere un risultato positivo o negativo. Quando diciamo qualcosa, può essere una cosa buona o una cosa cattiva. Quindi con le parole e con le azioni possiamo vedere risultati tangibili, ma con i pensieri non c’è azione concreta espressa. La mente, tuttavia, determina tutte le nostre azioni fisiche e verbali poiché dietro a qualunque azione c’è il pensiero. Quando quel pensiero è positivo, le azioni che seguono sono buone; quando quel pensiero è negativo, le azioni che seguono sono negative. Il punto di partenza per cambiare ciò che facciamo è cambiare il modo in cui pensiamo.

Per provare a cambiare la nostra disposizione mentale, dobbiamo modificare le nostre abitudini. Possiamo farlo attraverso la meditazione, cioè usando la nostra mente in un modo più concentrato e controllato. Ciò che turba la mente può essere rimosso con la meditazione in modo che la nostra mente possa esistere nella sua purezza. Se la mente è distratta, possiamo trasformarla in una mente non distratta attraverso la meditazione. Possiamo trasformare le cattive abitudini in buone abitudini attraverso la meditazione. Quindi, quando riusciamo a cambiare le nostre abitudini mentali, possiamo cambiare le nostre azioni fisiche e il nostro comportamento verbale. Una volta modificati, possiamo raggiungere il fine ultimo della nostra pratica, la Buddhità.

Fede e devozione

L’unica cosa comune a tutta la pratica di meditazione è avere la giusta motivazione: voler beneficiare tutti gli esseri senzienti, non solo noi stessi. Oltre a questo, dobbiamo anche avere una devozione molto forte per il nostro maestro e tutti i maestri del nostro lignaggio. Se li preghiamo con devozione veramente sincera, possiamo ricevere le loro benedizioni che portano a una crescita molto rapida della nostra meditazione. Si dice che la fonte della crescita delle quattro scuole principali e otto minori del lignaggio Kagyu siano state le benedizioni create dalle persone che pregavano i loro maestri spirituali con vera devozione. Hanno ricevuto le benedizioni e sono stati in grado di sviluppare rapidamente la meditazione e la comprensione.

Con la meditazione, possiamo effettivamente far riposare la mente, su ciò su cui vogliamo che riposi, e la mente diventa più chiara e più pacifica. La tradizione Vajrayana (ci sono tre tradizioni principali nel buddismo: l’Hinayāna, il Mahayāna e il Vajrayāna. Il Vajrayāna è praticato principalmente in Tibet) ha sviluppato una pratica che rende possibile attraversare questo processo molto più rapidamente rispetto ad altre: si prega il proprio maestro spirituale e tutti i maestri che lo hanno preceduto e si sviluppa una devozione molto intensa, un’apertura a ricevere le loro benedizioni. Se si pregano i maestri, si riceve la benedizione e attraverso questa benedizione la propria meditazione progredisce rapidamente e maniera naturale.

Com’è possibile che alcuni non percepiscono le benedizioni? Non è perché i Buddha e i maestri spirituali pensano: “Beh, non mi prega, quindi non gli darò benedizioni”. I Buddha e i guru guardano tutti gli esseri con la stessa gentilezza e lo stesso amore che una madre ha per il suo unico figlio, ma solo le persone aperte a queste benedizioni possono percepirle. Facciamo un esempio: se proviamo a prendere un uovo con un gancio, non ci riusciamo; se invece proviamo a prendere un anello è semplicissimo. Allo stesso modo, la compassione e le benedizioni dei buddha sono costantemente presenti, ma deve esserci qualcosa negli esseri senzienti che sia aperto a riceverle: fede e devozione sono come un anello per il gancio della compassione e delle benedizioni dei Buddha per tirarci fuori dal samsara. Non importa quanta compassione abbiano i Buddha, senza devozione non succederà nulla.

La preghiera del lignaggio

Per sviluppare la devozione immaginiamo il nostro maestro come l’incarnazione di tutti i buddha nella forma di Dorje Chang (in sanscrito Vajradhāra, una forma sambhogakaya del Buddha.) La preghiera a Dorje Chang ha un valore speciale. È stata composta dal maestro spirituale del VII Karmapa (il Karmapa è il capo del Lignaggio Kagyu del Buddhismo Tibetano) che per 18 anni visse su una piccolissima isola nel mezzo di un lago in Tibet e ha meditato sulla Mahāmudrā (il principale metodo di meditazione del lignaggio Kagyu).

Trascorse tutto quel tempo a meditare finché non raggiunse la piena realizzazione della Mahāmudrā e, a quel punto, compose spontaneamente la preghiera di Dorje Chang che contiene molte benedizioni ad essa connesse. Quando la recitiamo (è pubblicata in fondo a questa pagina), dovremmo essere consapevoli del suo significato e cercare di concentrarci veramente su ciò che stiamo dicendo, attenti e senza lasciare che la nostra mente vaghi su altri contenuti, con sincera devozione e ricordando tutte le qualità del nostro maestro.

Quando iniziamo la meditazione, dovremmo mettere la nostra mente nella disposizione dell’illuminazione in modo che le altre condizioni per la vera meditazione sorgano in noi. Negli insegnamenti Vajrayana, si dice che la vera meditazione sorgerà spontaneamente se riceviamo la benedizione del nostro maestro e dei maestri del lignaggio. Questo è il motivo per cui recitiamo la preghiera a Dorje Chang, visualizzato nello spazio di fronte a noi, circondato dai lama del lignaggio. Se non riusciamo a visualizzare tutti questi oggetti, possiamo solo immaginare la forma di Dorje Chang e pensarlo come la manifestazione di tutte le qualità e l’essenza dei lama del lignaggio.

La preghiera di Dorje Chang ha quattro parti.

  1. La prima parte ci insegna a distogliere la nostra mente dal samsara in modo da poter vedere la sua natura illusoria e sviluppare ripugnanza per il samsara (rinuncia) e il desiderio di praticare il Dharma.
  2. La seconda parte ci insegna a coltivare la devozione verso il lama e il Dharma in modo da ricevere le loro benedizioni e sviluppare la vera meditazione.
  3. La terza parte ci insegna a pregare per raggiungere la pace della mente, priva di distrazioni, così da sviluppare la vera meditazione.
  4. La quarta parte cerca di farci capire che l’essenza dei nostri pensieri è il dharmakaya. Quando l’avremo compreso, diventeremo effettivamente Dorje Chang. Dopodiché rimaniamo in meditazione. Qualsiasi pensiero sorga, rimaniamo dell’essenza di quel pensiero.

Quando immaginiamo Dorje Chang, pensiamolo di colore blu, con una faccia e due braccia, con in mano un dorje e una campana. È seduto nella posizione del Vajra (o loto completo è con le gambe incrociate e la pianta dei piedi rivolta verso l’alto). Possiamo pensare a lui come se fosse sulla nostra testa o di fronte a noi nello spazio. Di solito lo visualizziamo di fronte a noi e, se possibile, insieme a tutti i maestri del lignaggio intorno a lui. Immaginiamo che i lama non siano nella loro forma ordinaria, con un corpo solido fatto di carne e sangue, perché se lo facessimo, nella nostra mente sorgerebbero altri pensieri.

Avere pensieri ordinari durante questa meditazione è segno di scarsa devozione.

Quindi visualizziamo il nostro maestro nella forma di Dorje Chang per sviluppare in noi una visione pura e per vederlo non come fatto di carne e sangue ordinari, ma in modo puro. Sappiamo che è il nostro maestro, ma si presenta nella forma di Dorje Chang. Se non possiamo visualizzare tutti questi lama, immaginiamo semplicemente Dorje Chang e pensiamo che rappresenti tutti gli aspetti dei Tre Gioielli (Buddha, il Dharma e il Sangha).

Mentre preghiamo, cerchiamo di ricordare tutte le qualità eccellenti del nostro guru e dei guru del lignaggio Kagyu e cerchiamo di provare la devozione più sincera possibile. Cerchiamo di sentire la stessa fede sincera dal profondo del nostro cuore. Con questo sentire, recitiamo la preghiera del lignaggio.

Poi pensiamo: “Ho ricevuto tutte le benedizioni del corpo, della parola e della mente di tutti i buddha e del guru”. Alla fine della preghiera, immaginiamo che il nostro maestro spirituale e tutti gli altri maestri si fondano nella luce e che questa luce venga assorbita dalla sommità della nostra testa, penetrando nel nostro cuore. In quel momento particolare, pensiamo di aver ricevuto tutte le benedizioni del corpo, della parola e della mente del nostro maestro e di tutti gli altri maestri. Pensiamo anche di aver ricevuto esattamente le loro stesse qualità perché la nostra mente e la loro ora sono una cosa sola. Quindi tutte le loro qualità di completa libertà dalle oscurazioni e la loro completa realizzazione ora sono nostre; è come se ci avessero impresso una fotografia delle loro qualità illuminate. Pensiamo di aver ottenuto la piena benedizione e qualunque realizzazione sia nella mente del nostro maestro spirituale è ora nella nostra mente.

La postura nella meditazione

Ci sono due aspetti importanti nella meditazione: il corpo e la mente. Per quanto riguarda il corpo, è importante mantenerlo diritto in modo che lo siano anche i canali sottili (skt. Nadi, Tib. Tsa, che trasportano energie sottili (Skt. Bindu, Tib. tiglee) permettendo alle energie sottili al loro interno di circolere liberamente. Si dice che la mente è come un cavaliere che cavalca la circolazione delle energie sottili del corpo. Quando essa cavalca questa energia liberamente, è rilassata e pacifica.

Una buona postura per la meditazione

  1. Il corpo dovrebbe essere diritto e in posizione verticale. Dovrebbe essere “dritto come una freccia”, il che significa che la schiena dovrebbe essere dritta e non ci si dovrebbe piegare in avanti, indietro o di lato.
  2. Il collo dovrebbe essere leggermente piegato verso il basso come un uncino. Ci sono due canali sottili all’interno della gola e, se sono leggermente piegati in avanti, l’energia circolerà riducendo l’agitazione mentale nella meditazione.
  3. Le gambe dovrebbero essere incrociate. Se si riesce nella posizione del loto, bene. In caso contrario, nella posizione del mezzo loto.
  4. Il corpo dovrebbe essere “tenuto insieme come con delle catene”. Dopo aver raddrizzato il corpo, dovremmo mantenere quella posizione come se si fosse incatenati. Il modo per farlo è unire le mani, posizionandole quattro dita sotto l’ombelico.
  5. Mantenere la mente e il corpo ragionevolmente tesi esercitando una certa quantità di sforzo in modo che il corpo e la mente siano composti e concentrati. Questo è paragonato alla lingua quando, per esempio, si pronunciano le lettere tibetane “li” e “ri” il che richiede una certa tensione nella lingua. Allo stesso modo, si dovrebbe sempre mantenere una certa quantità di sforzo e vigilanza attiva nel corpo e nella mente.

Il grande maestro Marpa disse che esistono molteplici e diverse istruzioni sulla postura da tenere durante la meditazione, ma la sua preferita era la postura in cinque punti appena esposta. Marpa disse che se si potesse mantenere il corpo in questa posizione, l’energia sottile che circola nel corpo sarebbe l’ideale in quanto circolerebbe effettivamente nel canale centrale. (Ci sono tre canali principali che trasportano l’energia sottile: il canale destro, sinistro e centrale. Il canale centrale corre all’incirca lungo la spina dorsale).

La mente durante la meditazione

Quando si medita, lo si faccia per un breve periodo; ma lo si faccia ancora e ancora e ancora. Il punto è di sviluppare un’abitudine alla meditazione. Se all’inizio si medita troppo a lungo, la mente diventa sempre più agitata e difficile da controllare. Se si medita per un breve periodo, rinnovando la sessione molte volte, ogni volta la mente sarà fresca e chiara e in grado di stabilizzarsi più facilmente. Quindi si mediti ancora e ancora finché l’abitudine alla meditazione non sia diventata più forte.

È importante controllare la mente durante la meditazione. La mente incontrollata è molto forte e pericolosa, come un elefante imbizzarrito. Non solo non può essere controllata, ma la mente va per la sua strada. Se sorge un sentimento negativo molto intenso di rabbia o desiderio, normalmente non siamo in grado di controllarlo. Ma si tratta della nostra mente, quindi possiamo controllarla se usiamo i giusti strumenti di attenzione consapevole e consapevolezza. L’attenzione consapevole è sapere esattamente cosa stiamo facendo mentre lo stiamo facendo.

Quando meditiamo, non dovremmo seguire il corso di un pensiero sul passato, non dovremmo anticipare il futuro e non dovremmo essere coinvolti dai pensieri sul presente. I pensieri del passato sono tipo quello che abbiamo fatto ieri; i pensieri del futuro sono tipo quello che abbiamo in programma di fare domani e i pensieri del presente sbucano semplicemente fuori. In ogni caso, non dovremmo seguirli. Dovremmo semplicemente rilassarci e lasciarli andare, non seguendoli in un modo o nell’altro. Per esempio, durante la nostra meditazione possiamo pensare a qualcosa che è successo un mese fa o ripensare a un pensiero che abbiamo appena avuto e pensare: “Ci ho pensato”.

Quindi finiamo per seguire quel pensiero. Non dovremmo seguire nessuno di questi pensieri. Allo stesso modo, potremmo pianificare qualcosa per la prossima settimana e pensare immediatamente: “Non dovrei pensare a questo!” Dobbiamo evitare di seguire i pensieri nella nostra meditazione perché la meditazione è semplicemente lasciare le cose così come sono senza essere troppo rilassati o troppo tesi. Se riusciamo a fare questo, scopriremo che la mente si calma abbastanza naturalmente da sola.

Ostacoli generali durante la meditazione

Durante la meditazione la mente deve avere la giusta tensione. Facciamo un esempio, se abbiamo un gatto e lo rinchiudiamo in una stanza, probabilmente darà di matto. Non trovando un modo per “evadere”, inizierà a correre su e giù, miagolando e facendo a pezzi le cose che trova in giro. Ma se lasciamo la porta aperta, il gatto uscirà, farà una piccola passeggiata e poi tornerà nella stanza per farsi un sonnellino. Allo stesso modo, se iniziamo la nostra meditazione ripetendoci: “Devo assolutamente smettere di pensare e mantenere la mente molto concentrata e pacifica”, saremo costantemente preoccupati e penseremo: “Oh, ho avuto un pensiero!” oppure: “Adesso sto diventando troppo teso”. Allora ci impegneremo così tanto da non riuscire a smettere di pensare. Quindi dobbiamo rilassarci, lasciar andare la mente e pensare: “Qualunque cosa accada, va e viene”. Se ci sediamo sul cuscino, molto rilassati, e lasciamo che tutto accada, non avremo molti problemi a meditare.

Se usiamo l’attenzione e la consapevolezza correttamente, la nostra mente diventerà tranquilla. Ci sono due principali ostacoli alla tranquillità della mente. Uno è diventare troppo rilassati e l’altro è essere troppo tesi. Nel primo caso, iniziamo a seguire i nostri pensieri e veniamo assorbiti in essi; nel secondo ci sforziamo troppo, fissandoci sull’idea di stare attenti e tranquilli allo stesso tempo, in un modo che alla fine ci creerà distrazione. Dobbiamo costantemente cercare di trovare l’equilibrio tra essere troppo tesi e troppo rilassati, individuando la giusta quantità di sforzo da mettere nella meditazione.

Saraha, un grande mahāsiddha, ha detto che quando meditiamo, la mente dovrebbe essere come un filo del brahmano. In India i brahmani erano soliti filare. Se si mette troppa tensione nel filare, il filo si rompe. Se il filo è troppo lento, non sarà abbastanza forte. Allo stesso modo, quando meditiamo, la mente dovrebbe mantenere la giusta dose di vigilanza; né troppo tesa, né troppo distratta.

Meditare su un oggetto esterno

Esistono tre tecniche principali di meditazione: concentrarsi su un oggetto esterno, concentrarsi su un oggetto interno e concentrarsi su nessun oggetto. L’obiettivo della meditazione è raggiungere il punto di non aver bisogno di alcun oggetto nella meditazione. Ma per prepararci per questo obiettivo dobbiamo acquisire familiarità con la meditazione usando oggetti esterni e poi oggetti interni.

All’inizio è utile meditare su un oggetto esterno come una statua del Buddha. Meditare su un oggetto esterno non significa esaminare o pensare alla sua forma, composizione o colore, ma semplicemente rimanere consapevoli della statua di fronte a noi e non lasciarsi distrarre da altri pensieri. Quando guardiamo la statua, i nostri occhi non dovrebbero affaticarsi e dovremmo semplicemente registrare l’immagine del Buddha nella nostra mente. Se sorgono altri pensieri, dovremmo cercare di diventare consapevoli di questi pensieri il più rapidamente possibile e lasciarli immediatamente cadere e restituire la nostra consapevolezza alla statua.

Per il principiante questa meditazione è difficile da sostenere per una certa durata, perché si perde molto facilmente nei propri pensieri. Quindi possiamo meditare per un breve periodo con una buona concentrazione in modo che la nostra meditazione non rimanga impigliata nei pensieri tutto il tempo. Facciamo questo per un breve periodo all’inizio e quando scopriamo che sta diventando un po ‘più facile, possiamo estendere la durata della sessione di meditazione.

Tilopa ha detto che si dovrebbe abbandonare ogni attività fisica e rimanere molto tranquilli quando si medita.

Si dovrebbe smettere di parlare e smettere di pensare; bisogna lasciare la mente a riposo. Se meditiamo su una statua del Buddha, non dovremmo fissarla con uno sguardo forzato o fisso perché questo ci farà solo venire mal di testa e affaticamento degli occhi. Dobbiamo rilassarci lasciando che i nostri occhi si posino sulla statua, registrando semplicemente l’immagine.

Che la nostra vista sia nitida o sfocata non fa differenza. E quando lo guardiamo, non pensiamo: “Statua, statua, statua”. La guardiamo e cerchiamo di non lasciare che l’immagine esca dalla nostra mente. Se iniziamo ad avere un pensiero importante che ci allontana dalla statua, riportiamo gentilmente la nostra attenzione sulla statua perché se seguiamo il primo pensiero, ne sorgerà un altro, poi un altro e ci dimenticheremo completamente dell’oggetto della nostra meditazione. Quando sorge il pensiero, è importante riconoscere la sua presenza. Se la nostra mente inizia a seguire il pensiero, basta riconoscere questo e riportare la mente alla statua.

Dovremmo sempre concentrarci su quello che viene chiamato il “supporto” della meditazione, che è la statua o un altro oggetto sul quale ci stiamo concentrando. Se sviluppiamo l’abitudine di cercare di evitare i due difetti di essere troppo tesi o troppo rilassati nella nostra meditazione, la nostra pratica meditativa migliorerà. Se pratichiamo questo tipo di meditazione sempre di più, gradualmente otterremo sempre più pace mentale da parte della mente che è in grado di concentrarsi e ci sarà una maggiore chiarezza circa il proprio meditare.

Meditazione analitica

Nella pratica del Dharma, dobbiamo lavorare con il nostro corpo, la parola e la mente. La mente determina la qualità della nostra attività fisica e verbale. Stiamo cercando di liberarci dai problemi e dalla sofferenza e quindi andare oltre il samsara. Le radici dell’esistenza samsarica sono le afflizioni mentali e finché queste sono presenti, non possiamo aspettarci di avere una felicità duratura.

Ci sono due modi attraverso i quali saremo in grado di ottenere la libertà dalle afflizioni mentali: entrambi implicano la meditazione.

Attraverso la meditazione acquisiremo prima un po’ di tranquillità mentale, la quale ci porterà ad avere meno pensieri. Con meno pensieri, avremo meno pensieri negativi, e questo porterà ad avere meno afflizioni mentali. Ma il seme delle afflizioni mentali è ancora presente, quindi dobbiamo sviluppare una comprensione dell’inesistenza del “sé”. Meditiamo quindi sulla reale natura dei fenomeni.

Il secondo aspetto della meditazione in grado di eliminare le afflizioni mentali, è la meditazione analitica (meditazione Vipashyāna). Ma per sviluppare una forte meditazione analitica, dobbiamo prima sviluppare una forte meditazione di calmo dimorare. Senza la meditazione del calmo dimorare la mente va ovunque e non siamo in grado di controllarla. Una volta che abbiamo sviluppato la meditazione della tranquillità, siamo in grado di usare la mente in modo controllato. Quindi, se decidiamo di lasciarla a riposo, possiamo farlo. Se decidiamo di concentrarci su qualcosa, possiamo farle anche questo.

Il modo ideale per ottenere la meditazione di tranquillità è semplicemente lasciare che la mente riposi in modo naturale senza pensieri. Ma questo è estremamente difficile da ottenere perché siamo diventati così abituati ad avere pensieri e a farci coinvolgere da essi. Dato che abbiamo sempre rivolto la nostra mente verso oggetti al di fuori di noi, è più facile usare un oggetto esterno per la nostra meditazione quando iniziamo a meditare per la prima volta. Quindi il primo passo è meditare su un oggetto esterno come una piccola statua di Buddha.

Ostacoli alla Meditazione di Calmo Dimorare

Nella meditazione ci sono due principali ostacoli all’effettiva meditazione del Calmo Dimorare. Il primo ostacolo è “pensare”, il che significa che quando la mente inizia a pensare, diventa pesante e letargica e iniziamo a sentirci assonnati. È una sensazione di apatia e di voglia di dormire ma non possiamo, quindi non c’è chiarezza nella meditazione. L’altro ostacolo è l’agitazione in cui la mente diventa selvaggia e si hanno molti pensieri e si seguono questi pensieri in tutte le direzioni – nel futuro, nel presente o nel passato – in modo che la mente non possa riposare affatto.

Il modo per correggere questa ottusità è pensare alle qualità del Buddha e del Dharma e quanto possiamo guadagnare attraverso la meditazione. Pensare questo creerà una sensazione di felicità e la nostra ispirazione ed entusiasmo saranno rinnovati, quindi correggeremo automaticamente la nostra mente. Per fare questo, pensiamo che attraverso la meditazione ci libereremo dalle afflizioni mentali e dalle difficoltà emotive e otterremo la libertà. Anche prima di raggiungere la completa libertà, la meditazione porterà la pace della mente, il che ci aiuterà a ottenere più felicità.

Ricorda, abbiamo così tante difficoltà, tensioni e frustrazioni perché abbiamo così tanti pensieri e siamo coinvolti in questi pensieri. Se iniziamo a pensare “Voglio questo” o “Ho bisogno di questo” la nostra mente si aspetterà queste cose e ci sarà una tensione costante che deriva questo desiderio. Quindi se non possiamo avere o ottenere ciò che vogliamo, ci saranno il dolore e la frustrazione costante di essere come in trappola. Se, tuttavia, riusciamo a pacificare la mente, ci saranno meno pensieri, il che significa che il nostro desiderio diminuirà e la nostra sete costante sarà ridotta. Quindi la meditazione ha l’effetto a breve termine di creare tranquillità e l’effetto a lungo termine di liberarci dalle afflizioni mentali, che sono causa di ogni infelicità.

L’agitazione mentale è causata dalla distrazione che può derivare dall’orgoglio o dal desiderio.

Il rimedio a questo problema è pensare a tutta la sofferenza che è inerente all’esistenza condizionata (samsara) e prendere coscienza degli svantaggi dell’essere distratti. Abbiamo vagato nel samsara per molto tempo perché abbiamo permesso alla nostra mente di essere continuamente distratta e questo ha generato solo sofferenza. Consentendo alla mente di essere distratta, non otteniamo nulla. Inoltre, se siamo distratti nella nostra vita quotidiana, non possiamo ottenere molto. Quindi, quando pensiamo agli svantaggi della distrazione e del vagabondaggio nel samsara, lavoreremo automaticamente per calmare l’agitazione mentale nella nostra meditazione.

Il modo per eliminare la sonnolenza nella meditazione è immaginare che nel nostro cuore ci sia un loto a otto petali rivolto verso l’alto. Quindi immaginiamo che sul loto ci siano piccoli punti luminosi molto bianchi e molto chiari. Inviamo questi punti bianchi fino alla sommità della nostra testa all’incirca all’altezza dei capelli. Dovremmo anche raddrizzare un po` di più il nostro corpo e generalmente farlo tendere un po’ verso l’alto. Per eliminare l’agitazione nella meditazione, dovremmo immaginare un loto nero che è capovolto (rivolto verso il basso). In questo loto immaginiamo un punto nero e lo mandiamo verso il basso a terra. Allo stesso tempo dovremmo rilassare la nostra postura, lasciando che il corpo si pieghi un po’.

Sviluppare chiarezza nella meditazione

Se vogliamo che la nostra meditazione sia chiara, dovremmo coltivare un sentimento di grande gioia nei confronti della meditazione. Questa sensazione può essere sviluppata pensando a tutte le qualità che derivano dalla meditazione. L’opposto di queste qualità viene con la distrazione. Qual è il danno della distrazione? Il danno è che qualunque cosa facciamo è di scarsa qualità quando siamo distratti e quindi è una perdita di tempo. Se siamo distratti quando meditiamo, quando studiamo o quando visualizziamo una divinità, allora quel tempo è sprecato. Tuttavia, se lasciamo la nostra mente in uno stato naturale senza seguire i pensieri, ciò che facciamo è molto preciso, molto chiaro e molto efficiente. Quando siamo distratti, stiamo sprecando parte del tempo della nostra preziosa esistenza umana che non potrà mai essere recuperata.

Potremmo pensare che potrebbe essere bello seguire dai nostri pensieri e questo porterà conforto mentale. Ma se cadiamo sotto l’influenza di sentimenti negativi quali la passione, l’aggressività, l’orgoglio o  la gelosia, non è molto piacevole. Una volta che una di queste emozioni è iniziata, è molto difficile fermarla e porta solo sofferenza. Ad esempio, una volta che iniziamo a provare rabbia, questo provoca molto disagio mentale e se quella sensazione rimane per molto tempo, può effettivamente farci sentire malati fisicamente e mentalmente.

Allo stesso modo, la sensazione negativa del desiderio è un desiderio costante. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che pensiamo possa darci piacere, soddisfazione o appagamento. Ma in qualche modo non sembriamo mai in grado di ottenere questo qualcosa, quindi continuiamo a desiderare costantemente. Diventa molto doloroso perché sembra che non otteniamo mai ciò che desideriamo. Quindi, se guardiamo attentamente questi sentimenti e pensieri negativi, vediamo che la loro natura è fondamentalmente sofferenza.

Tuttavia, praticando la meditazione, possiamo eliminare il dolore perché la nostra mente sarà controllata e pacifica. Sviluppando la concentrazione attraverso la meditazione, possiamo raggiungere la tranquillità. Si insegna che una volta raggiunto un certo grado di padronanza nella meditazione, questo porti automaticamente un grande benessere fisico e mentale. Questo perché la meditazione riduce i pensieri che ci distraggono costantemente e questo riduce i nostri sentimenti negativi. La meditazione porterà anche una grande sensazione di felicità perché a poco a poco saremo in grado di ottenere il controllo sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni.

Pratica post meditativa

Man mano che la nostra concentrazione migliora a poco a poco attraverso il potere della meditazione, saremo in grado di espandere questa concentrazione naturale per il resto della nostra vita. Sia che stiamo camminando, che siamo seduti, che stiamo parlando con altre persone o  che stiamo lavorando, possiamo imparare a impedire alla nostra mente di vagare. Se siamo distratti mentre lavoriamo, non possiamo svolgere il nostro lavoro correttamente.

Se possiamo eliminare le distrazioni e sviluppare una migliore concentrazione mentale, la nostra vita sarà automaticamente migliore, il che migliorerà anche la nostra vita quotidiana e di dharma. Se dovessimo dipendere da altre persone per modificare il nostro stato d’animo, sarebbe un processo molto complicato. Il controllo della nostra mente dipende interamente da noi. Questa e` una cosa che possiamo fare da soli con un po` di attenzione consapevole e consapevolezza. Man mano che la nostra concentrazione migliora, possiamo rivolgere la nostra mente verso l’interno più facilmente.

La Meditazione del Dare-e-Prendere

Il nostro obiettivo è il sorgere della vera meditazione. Quindi dobbiamo cercare di suscitare devozione in noi stessi, e questo  non sorge necessariamente in modo naturale nella maggior parte delle persone. Quindi dobbiamo lavorarci su pregando Dorje Chang, il dharmakaya, che è l’unione del nostro maestro spirituale e di tutti gli altri maestri e di tutti gli aspetti del rifugio. Se vogliamo che la benedizione arrivi, la nostra meditazione deve essere supportata dal giusto tipo di motivazione. Questa motivazione dovrebbe essere quella dell’illuminazione, pensando stiamo meditando per il bene di tutti gli esseri senzienti; che possiamo raggiungere la Buddhità per aiutare tutti gli altri esseri senzienti. Questa motivazione è nota come “motivazione di base” e la recitiamo prima di iniziare a praticare. C’è anche una “motivazione immediata” che è ciò che creiamo istante dopo istante quando stiamo effettivamente praticando.

Normalmente, non ci preoccupiamo molto per gli altri. Per questo motivo, abbiamo sviluppato questa convinzione molto radicata nell‘Io. Da questo nasce tutta la nostra negatività emotiva. Per eliminare tutta la nostra negatività emotiva e il pensiero dell’io, dobbiamo imparare ad allenare la nostra mente, cosa che può essere eseguita inviando e prendendo meditazione.

La meditazione del Dare e Prendere (tib. Tong len) ha lo scopo di aiutarci a sviluppare un atteggiamento puro diminuendo il nostro coinvolgimento con noi stessi e aumentando i nostri pensieri sugli altri. L’invio e la meditazione ci aiuteranno a sviluppare bodhicitta, l’aspirazione a raggiungere la Buddhità per il bene di tutti gli esseri senzienti. In questa pratica scambiamo la nostra felicità con l’infelicità e la sofferenza di altri esseri. Questa meditazione è anche collegata alla respirazione. Quando espiriamo, immaginiamo di inviare una luce molto brillante che raggiunge tutti gli esseri senzienti.

Questa luce bianca rappresenta tutta la nostra felicità, tutto ciò che è buono nella nostra vita.

Pensiamo anche che contenga i semi della felicità, che sono tutte le nostre virtù. Quindi questa luce bianca raggiunge tutti gli esseri e quando li raggiunge, porta loro grande felicità e gioia. In cambio, quando inspiriamo immaginiamo di ricevere una luce nera molto oscura che porta con sé tutte le sofferenze, i problemi, le difficoltà e tutte le cause di quei problemi. Facciamo questa meditazione seguendo il ritmo naturale del respiro. Sappiamo che vogliamo la felicità e con l’invio e la pratica ci rendiamo conto che anche gli altri vogliono la felicità. Quindi qualunque cosa abbiamo, gliela offriamo. Qualunque siano l’infelicità e la sofferenza che non vogliono, immaginiamo di prenderle su di noi. Quindi, inviare e ricevere meditazione è uno strumento eccellente per favorire la crescita di Bodhicitta, la motivazione dell’illuminazione.

È una cosa molto positiva pensare di accettare della nostra sofferenza e cercare di essere veramente aperti agli altri in modo compassionevole. Ma per farlo correttamente, dobbiamo prima allenare la nostra mente. Cerchiamo di pensare che vogliamo davvero dare qualcosa agli altri e vogliamo davvero affrontare e alleviare la loro sofferenza. È solo attraverso l’allenamento che in noi può nascere una motivazione veramente pura. Una volta che abbiamo questa pura motivazione, allora possiamo davvero aiutare gli altri. Non possiamo cambiare il karma di un’altra persona, ma siamo in grado di cambiare le condizioni immediate che la stanno influenzando.

Se abbiamo vera compassione, saremo in grado di fare molto.

La cosa più importante è avere una motivazione pura. Una volta che avremo il desiderio sincero di aiutare altri esseri, saremo davvero in grado di aiutarli. Scopriamo che se proviamo ad aiutare gli altri quando non siamo pronti, in seguito ce ne pentiremo. Ad esempio, quando Śariputra prese la decisione di raggiungere l’illuminazione per il bene di tutti gli esseri senzienti, decise di dare tutto ciò che gli veniva chiesto. Un giorno un demone voleva creare problemi, così è arrivato e ha detto: “Dammi la mano”. Poiché Śariputra non voleva rifiutare, con molto coraggio si tagliò la mano destra e la diede al demone. Il demone si limitò a ridere di lui e disse: “Non volevo la tua mano destra. Volevo la tua mano sinistra”. Poi, ovviamente, Śariputra pensò che fosse un po’ troppo e se ne pentì.

Quando facciamo pratica di dare e ricevere, non dobbiamo temere che riceveremo le difficoltà degli altri, perché immaginiamo di prenderci i problemi di tutti. Non dovremo pensare che non abbia senso fare la meditazione perché non stiamo realmente prendendo alcuna vera sofferenza o inviando una vera felicità. Questa pratica è importante perché mentre stiamo inviando e dando meditazione, stiamo addestrando la nostra mente a cambiare gradualmente il nostro atteggiamento egoistico verso una relazione più aperta e amorevole con gli altri in modo da poter sviluppare la vera disposizione dell’illuminazione.

Meditazione interiore

Iniziamo la meditazione stabilizzando la nostra mente con l’aiuto di un supporto esterno. Quando diventiamo più abili, possiamo concentrare la mente verso l’interno. Una pratica di meditazione interiore consiste nell’usare la respirazione.

Il Buddha insegnò sei diversi punti della meditazione Śamatha:

  1. avere una postura corretta
  2. mantenere la mente su qualsiasi oggetto
  3. interrompere il flusso di pensieri concettuali e chiacchiere mentali
  4. eliminare l’ottusità e l’agitazione nella meditazione
  5. non mantenere la mente troppo tesa o troppo sciolta e
  6. non rompere la continuità tra meditazione e non meditazione.

Ci sono tre meditazioni principali basate sulla respirazione, come contare il respiro, seguire il respiro e così via.

All’inizio la nostra mente non è stabile ed è per questo che possiamo cadere cosi facilmente sotto l’influenza delle nostre emozioni. Con la meditazione cerchiamo di rimettere a fuoco la mente concentrandoci su qualcosa che è abbastanza piccolo, ma non troppo piccolo. Quindi impariamo come concentrarci usando una statua del Buddha. A poco a poco la nostra concentrazione migliora e possiamo quindi concentrarci su una sillaba che rappresenta la parola del Buddha.

Successivamente ci concentriamo su un simbolo della mente del Buddha che è un piccolo punto. All’inizio la nostra attenzione è sparsa su centinaia di oggetti, poi gradualmente si concentra su qualcosa di molto più piccolo come una statua del Buddha. La statua ha un viso, braccia e mani, ecc. Quando abbiamo sviluppato maggiore concentrazione, ci concentriamo su una singola lettera e successivamente su un singolo punto. In tutti i casi, la tecnica è la stessa con l’oggetto della nostra concentrazione che diventa sempre più focalizzato producendo un tipo di concentrazione sempre più fine.

Il primo metodo è contare il respiro. Dobbiamo, prima di tutto, respirare in modo abbastanza naturale. Quando espiriamo, pensiamo: “Ora l’aria sta uscendo, ora sto espirando”. Quando inspiriamo, siamo consapevoli che quest’aria entra nel nostro corpo. Ogni volta che siamo consapevoli dell’aria che entra ed esce, la contiamo come una. Lo contiamo mentalmente. Questo diventa più facile quando sviluppiamo l’abitudine di questa meditazione. Conta di quante volte respiri.

Il secondo metodo di meditazione è chiamato “seguire il respiro”. Respiriamo normalmente, ma quando inspiriamo, immaginiamo che l’aria che viene aspirata riempia tutto il nostro corpo. Quando espiriamo, immaginiamo che tutta quest’aria dentro di noi esca dal naso e si dissolva nello spazio. Mentre lo facciamo, stiamo seguendo questo movimento con la nostra mente in modo che la nostra mente e l’aria siano continuamente connesse durante la meditazione. Questo è un ottimo modo per sviluppare la tranquillità mentale.

Il terzo metodo consiste nel combinare il conteggio del respiro con il respiro successivo, quindi per prima cosa contiamo il nostro respiro fino a 21 con ogni inspirazione ed espirazione contata come una. Ciò mantiene la nostra mente concentrata sulla respirazione e non ci dimentichiamo di contare. Non appena finiamo di contare fino a 21, iniziamo a fare la meditazione sul respiro che segue.

Quando pratichiamo la meditazione sul respiro, dovremmo praticarla in sessioni molto brevi, moltiplicando le sessioni. Anche se in realtà meditiamo, dovremmo farlo con molta cura e con la massima precisione possibile.

Mentre meditiamo sul respiro, potremmo scoprire che la nostra mente ha la tendenza a diventare un po’ oscura e a non essere molto chiara. Quando questo accade, dovremmo affinare la nostra attenzione. Per rendere la meditazione più chiara possiamo fare “la meditazione dei tre cicli”. Per prima cosa prendiamo l’aria (primo ciclo) e la teniamo dentro (il secondo ciclo) e poi espiriamo (terzo ciclo).

Quando inspiriamo pensiamo al suono OM. Quando l’aria è all’interno del corpo pensa al suono AH. E quando l’aria esce dal corpo pensa al suono HUM.

Tutti e tre i cicli dovrebbero essere naturali e non forzati e si dovrebbe cercare di rendere i tre cicli uguali. Se lo facciamo, scopriremo che non diventiamo troppo agitati o troppo assonnati. Questa meditazione mantiene la mente pulita, quindi quando troviamo la mente che diventa agitata o assonnata, possiamo semplicemente passare ai tre cicli di respirazione.

Meditazione Mahāmudrā

Ricevere le benedizioni alla fine della preghiera di Dorje Chang è il modo in cui nascerà in noi la vera meditazione e raggiungeremo la realizzazione della vera natura dei fenomeni. Questa vera natura è sia vacuità che chiarezza. In un essere ordinario questa chiarezza è chiamata natura di buddha (in sanscrito Tathāgatagarba). Quando la Buddità è realizzata, questa chiarezza è chiamata Dharmakāya.

Sulla via della Buddhità, la natura di Buddha è la graduale realizzazione di tutte le buone qualità e la graduale eliminazione di tutte le cattive qualità. Questo è il motivo per cui è così importante meditare sulla vera natura dei fenomeni e sulla natura della mente. Prima, si ottiene una comprensione teorica di ciò attraverso il grande insegnamento come l’Uttaratantra. Poi, attraverso la meditazione Mahāmudrā, si arriva al riconoscimento diretto della vera natura dei fenomeni osservando la vera natura della mente.

Preghiera del lignaggio di Dorje Chang

Grande Vajradhāra, Tilopa, Naropa
Marpa, Milarepa e signore del Dharma Gampopa.
Conoscitore dei tre tempi, l’onnisciente Karmapa.
Possessori del lignaggio delle quattro scuole grandi e delle otto minori.
Drikung, Taklung, Tsalpa e il glorioso Drukpa e altri
A tutti coloro che hanno padroneggiato a fondo il sentiero profondo del Mahāmudrā
I Dagpo Kagyu che non hanno rivali come protettori degli esseri
Prego voi, Lama Kagyu, di concedere la vostra benedizione
In modo che io possa seguire la vostra tradizione e il vostro esempio.
L’insegnamento è che il distacco è il fondamento della meditazione;
Non essere posseduti da cibo o ricchezza.
Al meditatore che rinuncia ai legami con questa vita,
Concedi la tua benedizione che l’attaccamento all’onore e alle proprietà cesserà.
L’insegnamento è che la devozione è il capo della meditazione.
Il lama apre la porta al tesoro dei profondi insegnamenti orali,
Al meditatore che si rivolge sempre a lui,
Concedi la tua benedizione affinché nasca in lui una devozione sincera.
L’insegnamento è che l’attenzione incrollabile è il corpo della meditazione,
Qualunque pensiero sorga, la sua natura è vuota.
Per il meditatore che riposa lì nella naturalezza,
Concedi la tua benedizione in modo che la meditazione sia libera dalla concettualizzazione.
L’insegnamento è che l’essenza del pensiero è Dharmakāya,
I pensieri non sono niente, eppure sorgono.
Al meditatore che riflette sul gioco libero della mente,
Concedi la tua benedizione in modo che si renda conto che samsara e nirvana sono inseparabili.
Possa io non essere separato dal perfetto lama durante tutte le mie nascite
E così godere del ​​glorioso Dharma
Possa io realizzare rapidamente le buone qualità sulla via del sentiero dell’illuminazione
E raggiungere rapidamente lo stato di Vajradhāra.

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