Nota del traduttore
All’inizio diremo una breve preghiera che contiene il metodo per rendere la nostra pratica efficace e di successo, in modo che si ottengano tutti i risultati che ci prefiggiamo.
Per questa ragione all’inizio dell’insegnamento noi diciamo questa breve preghiera.
Io leggerò la traduzione di un breve testo che si chiama Gli Otto Versi Dell’Addestramento Mentale, oppure L’Addestramento Mentale in Otto Versi. Questo insegnamento appartiene alle cosiddette pratiche dell’Addestramento Mentale del Buddismo Mahayana.
Siccome il corso di quest’anno sarà incentrato su questo tipo di insegnamento, l’Addestramento mentale, ora leggeremo questo breve testo e noi tutti, mentre ascoltiamo queste parole, ci dobbiamo concentrare sul loro significato in modo che questo corso che inizia oggi sia di successo e possiamo realmente, durante questo insegnamento, poterci avvicinare al vero significato di questo insegnamento.
Con l’intenzione di ottenere il beneficio più grande per tutti gli esseri senzienti che superano in preziosità anche il Gioiello che realizza tutti i desideri, possa io considerarli come l’oggetto più caro in ogni istante.
Quando o dove io sia in compagnia di altri, possa io considerare me stesso il più basso di tutti, il più umile di tutti e dalla profondità del mio cuore possa sempre considerare gli altri i più cari e supremi.
Con una mente attenta e vigilante, nel momento in cui una afflizione, una attitudine mentale negativa appare, poiché danneggia me stesso e gli altri, possa io affrontarla ed eliminarla immediatamente.
Ogni qualvolta io veda esseri senzienti che hanno una mente confusa e che vengono completamente sopraffatti da negatività e da sofferenze estreme, possa io considerare questi esseri estremamente rari, cari e preziosi come se avessi trovato un tesoro.
Quando, a causa dell’invidia, altri mi disprezzano, mi insultano e in ogni caso mi trattano male possa io accettare questa sconfitta e offrire agli altri la piena vittoria.
Quando qualcuno che io ho beneficiato e nel quale ho riposto grandi speranze mi infligge un danno terribile, possa io considerarlo come il mio santo maestro.
In breve, direttamente e indirettamente, possa io offrire ogni beneficio e felicità a tutte le mie madri esseri senzienti e possa io segretamente prendere su me stesso tutte le loro azioni dannose e tutte le loro sofferenze.
Puro e non contaminato dalle macchie delle concezioni errate degli otto dharma mondani, percependo tutti i dharma come un’illusione, tutti i fenomeni come illusione, possa io essere liberato dalla prigionia dell’attaccamento.
L’insegnamento di Lama Zopa
Penso che quest’oggi siano qua presenti un certo numero di persone che hanno frequentato corsi in precedenza e altri che non abbiamo mai incontrato in questa vita. Sono molto contento per quelli che sono venuti qua per la prima volta. Loro hanno avuto la possibilità di incontrare questo insegnamento. Sono anche molto contento che abbiamo la possibilità di incontrarci in questa vita per la prima volta. Ed è una cosi grande opportunità, una condizione favorevole il fatto di incontrarci così, in questa vita, con questo prezioso corpo umano.
Questa non è di sicuro la prima volta che ci incontriamo proprio perché, in un passato, ci siamo incontrati e abbiamo creato un certo legame tra di noi, e adesso ci possiamo di nuovo incontrare. Sono estremamente felice di incontrarsi con voi che siete venuti qua per la prima volta e avete, in questi giorni, incontrato per la prima volta l’insegnamento del Dharma proprio perché vi siete resi conto, in qualche modo, che la vita ordinaria, la vita comune non è una soluzione finale che può risolvere il problema di raggiungere una pace mentale, una tranquillità mentale vera. Per questa ragione, proprio perché vi siete accorti di questo, siete venuti qua e questa è un’ottima motivazione, un’ottima base, e per questa ragione sono estremamente felice.
Questa, naturalmente, è un ottima cosa da parte vostra, ma per quanto riguarda la parte mia
Io non penso che la mia parola vi possa beneficiare. Questo perché io non ho nessuna comprensione del Dharma e non ho mai studiato il Dharma. Però, quello che ho fatto, è che mi sono riempito la stanza di libri.
Come un bambino che quando va a letto si porta dietro il cane di pezza e tutti i suoi giocattoli, cosi anche lui quando va a letto si porta dietro tutti i suoi libri di Dharma, però non li ha mai aperti. A lui piacciono molto i libri. Gli piace avere la stanza piena di libri. Ma non ha mai provato a realizzare quello che i libri dicono, né ha provato a comprendere realmente quello che dicono. Cosi, è come il bambino che ha la stanza piena di giocattoli, ma che non prova mai a comprendere la vera natura di questi giocattoli.
Le poche parole che potrò dire adesso sono gli insegnamenti che ho ascoltato dai miei Santi maestri. Gli insegnamenti che ho ascoltato dai miei Guru sono insegnamenti corretti e così loro stessi, i miei preziosi maestri, la cui conoscenza è infinita come lo spazio. Quei pochi insegnamenti che io sono riuscito ad ascoltare dai miei maestri sono insegnamenti corretti poiché provengono dalla loro infinita conoscenza, quindi in questi insegnamenti non c’è nessun errore. Qua vi sono Lama Thubten Yesce e Gheshe Yesce Tobten; loro hanno completato gli studi e la loro conoscenza del Dharma è perfetta, per cui noi tutti non ci dobbiamo preoccupare perché qualsiasi cosa non chiara, qualsiasi dubbio e cosi via può essere risolto tramite la conoscenza perfetta di questi maestri.
Generalmente lo scopo finale, lo scopo ultimo di chi pratica la meditazione è il raggiungimento dell’illuminazione, che vuol dire il raggiungimento dello stato perfetto, lo stato che possiede l’accumulazione completa di saggezza (conoscenza), compassione e potere. Lo stato che possiede la perfezione di queste tre qualità è lo stato dell’illuminazione e da questo stato si ha la possibilità di liberare tutti gli altri esseri dalla sofferenza dell’esistenza condizionata e di condurli allo stesso stato.
Poiché questo è il fine ultimo: – la liberazione di tutti gli esseri.
Per poterlo attuare è necessario possedere questo stato perfetto dell’illuminazione con queste caratteristiche. Quindi, il raggiungimento dell’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri diventa essenzialmente lo scopo ultimo della pratica del Dharma.
Generalmente, quando uno si accosta alla pratica della meditazione, del Dharma, lo fa per ottenere lui stesso pace mentale, tranquillità mentale, per poter risolvere i suoi problemi attuali. Questo, diciamo, è la motivazione più o meno generale, la motivazione iniziale di tutti gli esseri.
Però, se noi osserviamo questo tipo di motivazione, questo tipo di idea, in se stessa è molto limitata, molto ristretta. Praticare la meditazione solo per ottenere il nostro proprio benessere, la nostra propria felicità è un desiderio, un tipo di sforzo, un tipo di volontà molto limitato.
Se noi prendiamo invece in considerazione anche il benessere degli altri esseri, di tutti gli altri esseri, allora dobbiamo esaminare qual è il beneficio maggiore, qual è la cosa migliore che possiamo dare a loro, la cosa più significativa, il beneficio più grande, perché è questo che noi dovremmo cercare di ottenere per gli altri, di poter dare agli altri.
Qual è il beneficio più grande?
Questo è liberare tutti gli esseri da ogni tipo di sofferenza, apprensione, problema e condurli allo stato supremo, allo stato di perfezione completa che è l’illuminazione. Per dare questo grande beneficio a tutti gli esseri senzienti, per liberarli da tutte le loro sofferenze, innanzitutto dobbiamo liberare noi stessi da queste sofferenze e dalla loro causa – cioè la mente incontrollata – e ottenere noi stessi l’illuminazione che è lo stato supremo che possiede le tre perfezioni, o meglio, possiede l’accumulazione perfetta di compassione verso gli esseri, di perfetto potere e di conoscenza. Per poter sviluppare questo sentiero che conduce alla perfezione dello stato di Buddha, il quale è il mezzo supremo per poter ottenere lo scopo prefissato – la liberazione di tutti gli esseri – dobbiamo praticarlo, dobbiamo praticare i vari livelli di meditazione.
Per poter praticare la meditazione dobbiamo prima aver ascoltato il maggior numero di insegnamenti possibile; naturalmente insegnamenti enunciati in modo corretto e puro, in modo da comprendere come praticare, come meditare.
La possibilità di ricevere questi insegnamenti estesi in modo corretto dipende dall’aver trovato un maestro con le perfette qualità di maestro.
Ci sono diversi livelli di qualificazioni che devono essere possedute dal maestro secondo il livello del sentiero che sta insegnando. Se insegna il sentiero ad un livello iniziale allora deve avere determinate qualità, mentre se lo insegna ad un livello superiore deve avere altre qualità e cosi via.
L’intero sentiero per l’illuminazione si divide in tre veicoli o tre yana: vi è il sentiero Theravada o Hinayana, vi è il sentiero del Paramitayana e infine il sentiero Vajrayana, quello del mantra segreto.
L’insegnante che mostra questi diversi livelli del sentiero deve avere diversi livelli di qualità positive che corrispondono a ciascun sentiero che deve insegnare. La persona che mostra il sentiero dello yana inferiore deve avere almeno le seguenti tre qualità, ovvero deve avere realizzazioni nei seguenti tipi di addestramento mentale: l’addestramento nella condotta morale, l’addestramento nella concentrazione, l’addestramento nella visione profonda. Per quanto riguarda l’addestramento nella concentrazione deve aver raggiunto la realizzazione di un livello di meditazione che si chiama letteralmente “calmo dimorare”in cui non vi è più distrazione mentale e l’oggetto della concentrazione è completamente stabile senza sforzo. Per quanto riguarda l’addestramento nella visione profonda della natura delle cose, anche di questo deve avere realizzazioni. Un’altra qualità è che il maestro deve avere più conoscenza del discepolo: se l’insegnante non ha una conoscenza maggiore del discepolo, questo non può sviluppare la propria mente, cioè aumentare la propria conoscenza, aumentare la propria saggezza basandosi su quel maestro. Un’altra qualità è detta “perseveranza entusiastica”, ovvero la costanza perseverante nella pratica. La sua mente deve essere ricca, cioè deve possedere una comprensione profonda dell’insegnamento e delle parole del Buddha. Un’altra qualità è possedere una estrema abilità nell’esposizione dell’insegnamento. Inoltre, la sua mente deve essere della natura della compassione.
Se manca della perseveranza entusiastica il maestro non ha la forza per continuare ad insegnare, la pigrizia può insinuarsi nella sua mente e lui può smettere di insegnare ad un discepolo perché non ha più voglia. Se manca di compassione, anche se ha una grande conoscenza, può non avere nessun motivo, nessun desiderio di insegnare agli altri. Infine, se non possiede la conoscenza di shunyata, ovvero della profonda vacuità, non potrà mai aiutare il discepolo a tagliare la radice del samsara, ovvero l’ignoranza.
Se l’insegnante non ha una chiara visione di shunyata non potrà insegnare ai discepoli come realizzare la natura assoluta dei fenomeni e il discepolo, in questo modo, non potendo percepire la natura assoluta dei fenomeni, non potrà mai distruggere l’ignoranza che si afferra a un sé, che è la radice delle sofferenze, la radice dell’esistenza condizionata. L’ignoranza che si afferra a un sé è proprio il nome di una di una speciale attitudine negativa. Se il maestro non è in grado di far sorgere nel discepolo quella conoscenza, quella capacita di riconoscere la non esistenza di questo sé, la mente del discepolo rimarrà una camera oscura. Se vogliamo tagliare la radice della sofferenza, è estremamente importante questa realizzazione di shunyata, per cui è estremamente importante fare affidamento su di un maestro che la possegga e che possa indicare a noi la via per ottenerla. Un’altra qualità del maestro è quella di non essere agitato, di non provare depressione, scoraggiamento, paranoia e ira nell’insegnare ai propri discepoli, malgrado le difficoltà che possono sorgere.
Qualsiasi difficoltà il discepolo mostri nell’apprendere, il maestro non deve mai, assolutamente mai perdere la pazienza, né arrabbiarsi, né deprimersi, né mostrare alcun segno di attitudini di questo tipo. Questo è un tipo di qualità che il maestro deve assolutamente possedere. Vi sono allora queste dieci qualità che il Maestro deve possedere. Queste sono tutte elencate e spiegate in dettaglio in un testo composto da Buddha Maitreya, cioè il Buddha storico che apparirà in questa era e in questo mondo, prossimamente, come quinto Buddha.
Vi è anche spiegato che il maestro che insegna il Sentiero Paramitayana dovrà possedere, oltre a queste dieci qualità, altre dieci supplementari. E il maestro che espone il Sentiero del Tantra – sinonimo di Mantra Segreto, nonché sinonimo di Vajrayana – dovrà avere altre dieci qualità sulla base di queste venti precedenti.
Come voi vedete non è facile avere le qualità per poter insegnare il Dharma. Ma siccome – lui dice – io sono matto, lo insegno lo stesso, perché quando una persona è matta fa qualsiasi cosa.
Quelle tre qualità principali che sono state spiegate all’inizio – moralità, concentrazione e visione profonda – almeno queste devono essere possedute. Per esempio, addestrarsi nella condotta morale significa avere la propria mente controllata, perché se le nostre attitudini mentali, quando sorgono, ci controllano completamente come possiamo noi cercare di aiutare i nostri discepoli a controllare la loro mente? È dunque essenziale possedere una mente controllata.
Come il discepolo diventerà, dipenderà completamente dalle qualità del maestro, perché quel discepolo prenderà il proprio maestro come esempio e lo seguirà in tutto per poter diventare come lui.
Quindi, quello che è il maestro lo diventerà il discepolo. Si tratta di un processo molto semplice. Ad esempio, se noi dobbiamo fare una foto di un quadro, se il quadro, il dipinto è bello, anche la foto sarà bella; ma se il quadro è molto brutto, la sua pittura è grossolana, allora anche la fotografia sarà brutta. Il fatto che la foto sia bella o brutta dipende dal quadro, così come lo sviluppo di un individuo dipende dalle qualità del proprio maestro. Se il maestro è una persona a cui piace molto bere, anche il discepolo diventerà una persona a cui piace molto bere, cosi, se il maestro beve cento bottiglie al giorno, allora il discepolo berrà magari anche di più del maestro. Se il maestro è una persona coinvolta negli affari e compra e vende e cosi via, oppure ha un altro tipo di attività materiale, allora automaticamente il discepolo, svilupperà questo tipo di attitudine. In questo modo, quando il Maestro è una persona che segue una perfetta condotta morale, essendo la sua mente non dominata dalle attitudini mentali negative che si sviluppano incontrollatamente in lui, automaticamente il discepolo sarà indirizzato verso quella strada ed eventualmente svilupperà quelle caratteristiche positive.
Vi sono, come abbiamo visto, molte e molte qualità che il maestro deve possedere, ma, per riassumere l’argomento, quale criterio dobbiamo adottare noi, quando incontriamo un maestro, per poter decidere se quel maestro ha effettivamente le qualità necessarie per poter fare affidamento su di lui?
Questi criteri sono i seguenti.
- Prima di tutto dobbiamo osservare se questa persona è più preoccupata per le esistenze future e per ottenere felicità nelle esistenze future, piuttosto che per ottenere una felicità mondana, una felicità temporale, una felicità rivolta a questa breve vita. Per prima cosa, quindi, guarderemo se la persona è più preoccupata per la felicità delle vite future piuttosto che per la felicità di questa vita.
- Poi, dobbiamo osservare se questa persona comprende che anche la felicità delle vite future è sempre limitata e non è una soluzione finale, e comprende invece che la soluzione finale è la liberazione completa e definitiva da ogni sofferenza, ovvero se in base a queste ragioni questa persona è più interessata all’ottenimento della liberazione definitiva piuttosto che all’ottenimento della felicita nelle vite future.
- Infine, guarderemo se questa persona non si preoccupa principalmente di sé stessa, della propria felicità, ma si preoccupa più della felicità degli altri che della propria.
In definitiva, se una persona possiede queste tre attitudini, possiamo validamente concludere che ha le qualità per essere un maestro.
Questo è il modo più semplice, più condensato per poter giudicare se fare affidamento su di un maestro e se può aiutarci nella realizzazione di quello che desideriamo oppure no. Se il maestro non pratica e non mostra l’attitudine di rinunciare completamente al proprio bene, invece che essere completamente dedicato al bene degli altri, se il maestro non vive lui stesso e non insegna questa attitudine che è basata sullo sviluppo di infinito amore e infinita compassione verso tutti gli esseri senzienti senza discriminazione, allora è impossibile che il discepolo di quel maestro possa impegnarsi a lavorare per il bene di quegli esseri, cercando di ottenere, per il loro beneficio, lo stato dell’illuminazione. E questo è, come abbiamo visto in principio, lo scopo ultimo e finale del Dharma.
L’essenza, il perno principale della pratica per ottenere l’illuminazione è l’attitudine compassionevole e amorevole verso tutti gli esseri.
Attitudine che in sanscrito è detta Bodhicitta. Se il maestro non vive, non spiega, non parla di questa attitudine sarà impossibile per il discepolo svilupparla.
E poiché, come visto, questo è il seme, l’essenza per il raggiungimento dell’illuminazione, se il discepolo non lo sviluppa non potrà raggiungere questo scopo finale.
Se il maestro non pratica lui stesso e quindi non spiega il modo per ottenere la liberazione totale da tutte le sofferenze e dalla loro causa – che sono le diverse attitudini mentali incontrollate – come può il discepolo ottenere il risultato della liberazione totale da ogni sofferenza e dalle cause della sofferenza?
Se il maestro non spiega che occorre preoccuparsi delle vite future, che occorre fare preparazioni per ottenere un’esistenza favorevole nelle vite future, ma spiega che bisogna preoccuparsi unicamente di ottenere la felicità in questa vita, di conseguenza il discepolo si comporterà in quest’ultimo modo e non si preoccuperà né cercherà di sviluppare alcuna pratica verso le vite future.
Preoccupandosi unicamente della felicità in questa vita, a questa persona succederà che non potrà mai essere libera dall’attaccamento. L’attitudine mentale negativa dell’attaccamento è una delle cause dell’esistenza condizionata, del samsara e ha la caratteristica di essere diretto verso le cose di questa vita. Per cui, se una persona è controllata dall’attaccamento non potrà mai tagliare la radice del samsara e non potrà mai praticare il Dharma puramente. La persona che dirige le sue energie verso questa vita, verso qualcosa di immediato, sarà sempre controllata dall’attaccamento e, quindi, non potrà mai praticare il Dharma e non riuscirà nemmeno a raggiungere la felicità in questa vita. Vivrà allora sempre in una terribile contraddizione: da un lato cercando solo di ottenere una felicità immediata e, proprio per questo, rimanendo dominato dall’attaccamento; quindi, per questo motivo, non potrà mai avere pace in quanto l’attaccamento stesso è il contrario della pace. In questo modo l’insegnante sta guidando il discepolo sulla strada assolutamente sbagliata.
Prima di seguire un maestro è estremamente importante, sulla base dei criteri che sono stati spiegati, controllare se ha la possibilità di condurci sulla strada giusta, altrimenti il danno è gravissimo. Seguire il maestro sbagliato comporta il rischio reale che la nostra vita, invece di liberarsi gradualmente dalle superstizioni, dalle false allucinazioni, dai problemi e cosi via, diventi sempre più prigioniera delle superstizioni e dei problemi, e la nostra sofferenza aumenti sempre più.
Per le persone che vengono in questo centro ora c’è il maestro residente, Gheshe Yesce Tobten, con cui Lama Zopa ha vissuto molti anni nello stesso monastero e del quale non c’è alcun dubbio che possegga le qualità fondamentali per l’insegnamento dei vari livelli del Dharma. Non c’è alcun dubbio: Ghesce Yesce Tobten possiede tutte le qualità per essere un maestro perfetto! Se, al centro, noi abbiamo l’energia e l’entusiasmo per praticare, dal lato di questo maestro c’è tutta la conoscenza necessaria, quindi dipende da noi.
Delle varie divisioni del Sentiero Graduale verso l’Illuminazione, questo maestro non possiede solo la conoscenza di alcune di esse ma possiede la conoscenza dell’intero sentiero, non c’è qualcosa che lui non sappia.
Anche se noi vogliamo conoscere gli insegnamenti del Mantra Segreto, lui possiede completamente la conoscenza del Sentiero Vajrayana e di sicuro possiamo fare affidamento su di lui. Qualsiasi tipo di sentiero uno voglia realizzare lui possiede la conoscenza degli insegnamenti necessari.
Ghesce Yeshe Tobten ha passato tutta la sua vita studiando gli insegnamenti più estesi, più approfonditi che spiegano l’intero sentiero nei più minimi dettagli. Il modo e la quantità di studio che lui ha fatto e fa in un giorno – Rimpoche dice – io non l’ho fatto in tutta la mia vita!
In un paese come il nostro, avere ora un tale maestro residente capace di insegnare l’intero sentiero senza mancare nulla e nel modo migliore è un’occasione estremamente fortunata.
In India egli ha sempre vissuto una vita ascetica di meditazione e di contemplazione ed è considerato uno dei grandi meditatori viventi. E soltanto leggendo e imparando dai libri, senza fare affidamento su di un maestro per poter sviluppare dentro di noi il sentiero per il raggiungimento del Nirvana, la cessazione della sofferenza e per il raggiungimento del fine ultimo, lo stato di Buddha, finora non c’è mai stato nessuno che vi sia riuscito. Finora nessun individuo ha fatto questo.