Tutti noi abbiamo degli automatismi emotivi che rendono la nostra vita e le nostre relazioni più complicate. Potrebbe trattarsi di un senso d’inadeguatezza, o di un particolare tipo di paura, di moralismo, d’invidia o di una rabbia irrazionale. Ci sono molte possibilità.
Spesso ce ne vergogniamo e ci irritiamo con noi stessi. Resistiamo e reagiamo ai nostri limiti, a volte li odiamo. Di solito, desideriamo solo che se ne vadano. Mi piace chiamare questi punti deboli i nostri “bellissimi mostri”.
I bellissimi mostri sono modelli di reazione distorti, a volte solo leggermente altre profondamente. Per esempio, se da bambini ci sentivamo sottovalutati o poco apprezzati, da adulti potremmo reagire in modo eccessivo a critiche banali o a rimproveri inoffensivi. Questa reazione eccessiva è un bellissimo mostro.
Entrambe le parti dell’espressione “bellissimi mostri” sono importanti. Se li consideriamo solo dei mostri, consolidiamo la nostra avversione e il nostro odio nei loro confronti, anche se in realtà sono solo parti della nostra mente. Se li consideriamo solo bellissimi, invece, neghiamo il loro potenziale distruttivo e la sofferenza che possono causare. È importante capire che sono mostri ma che hanno una loro bellezza.
Due tipi di bellezza, a dire il vero: la prima è data dalla loro stessa natura. Per quanto un’emozione possa sembrare mostruosa, la sua natura profonda è molto diversa. Così come la materia prima delle immagini in 3D proiettate su uno schermo è pura luce, la materia prima sottostante i nostri bellissimi mostri è l’apertura, la chiarezza e l’energia. Quindi i mostri possiedono questa bellezza. La seconda è che anche se ci sembrano davvero brutti da principio, ma quando iniziamo a prendercene cura diventano belli.
I bellissimi mostri si formano in vari modi: a volte sviluppiamo certe abitudini a causa di relazioni problematiche; altre a causa di determinate circostanze; a volte essere costantemente sotto stress ci fa semplicemente sviluppare abitudini reattive. Qualcosa che un tempo era utile, come proteggersi in un ambiente non sicuro, può diventare un bellissimo mostro quando si indurisce e diventa abituale. Odiamo un certo tipo di persona o di situazione, anche se non siamo più in pericolo.
Spesso mi viene chiesto: tutti i sentimenti e le emozioni sono dei mostri bellissimi? Direi di no. Essi si formano quando avviene una distorsione malsana nella nostra mente e nelle nostre sensazioni e poi iniziamo a credere alla loro versione della realtà. Se ci lasciamo coinvolgere, i mostri diventano le nostre lenti, il modo in cui vediamo il mondo e vediamo noi stessi. Ma se li guariamo, abbiamo emozioni ed esperienze normali e sane.
I mostri bellissimi sono come il ghiaccio, la loro natura è come l’acqua: non dobbiamo distruggere il ghiaccio, ma scioglierlo, liberarlo nel suo stato naturale di flusso. I mostri sono così: sono modelli “congelati” di reazione e resistenza. Quindi la domanda è: come sciogliere i nostri blocchi interiori di ghiaccio? Con il calore della nostra gentilezza, sotto forma di non giudizio, con cordialità anziché con paura. In che modo? Basandomi su alcune tecniche di meditazione tradizionali e sulla mia comprensione delle ferite psicologiche e della guarigione, ho sviluppato quella che chiamo la pratica della stretta di mano. Non si tratta di un metodo in senso stretto, piuttosto di un atteggiamento e di un modo di essere.
La stretta di mano è tra la nostra consapevolezza e i nostri sentimenti. È una metafora della posizione che assumiamo, del modo in cui possiamo incontrare i nostri bellissimi mostri. La nostra mente ha allontanato o trattenuto sentimenti ed emozioni per molto tempo. Ora stiamo solo tendendo la mano, senza scappare, senza combattere, solo incontrandoli.
In sostanza, la pratica della stretta di mano consiste nell’essere pienamente consapevoli di qualsiasi cosa ci sia in noi, soprattutto dei sentimenti: se hanno una storia da raccontare, ci limitiamo ad ascoltarli. Ritengo che questa pratica sia molto importante per questi tempi moderni e abbia il potenziale di guarirci profondamente.
Per guarire, dobbiamo sentire le nostre emozioni in modo crudo e diretto. Allora le ferite e i modelli di resistenza possono iniziare ad aprirsi dall’interno. Diversamente, anche se proviamo tutte le tecniche di guarigione, potremmo non aprirci veramente. Per trasformarci davvero, dobbiamo fare amicizia con le nostre emozioni.
Comprendere la teoria che sta dietro alla stretta di mano ci aiuta a capire perché dobbiamo lavorare sulle nostre convinzioni e atteggiamenti distorti per avere una vera trasformazione. Altrimenti possiamo avere un sollievo temporaneo, ma continueremo a operare con gli stessi presupposti e le stesse convinzioni (per esempio, “sono inadeguato/a; è vergognoso essere arrabbiati; la paura mi dominerà e crollerò”).
Affrontare i nostri bellissimi mostri significa sentirli e se impariamo a sperimentarli senza resistenze e reazioni, possiamo effettivamente fare amicizia con loro. Questo è molto amorevole, molto gentile: la gentilezza sta nel non giudicare.
La stretta di mano significa essere pienamente in sintonia con ciò che proviamo. Si tratta di un metodo molto semplice da descrivere, ma difficile da mettere in pratica per diversi motivi. Prima di tutto, il nostro atteggiamento è spesso quello di pensare che questi bellissimi mostri siano solo dei mostri, e vogliamo sbarazzarcene, liberarcene. Con questo scopo non detto, la stretta di mano non funziona. La stretta di mano non è bloccare, ma piuttosto incontrare ed essere. Lasciate che la vostra consapevolezza stia con qualsiasi cosa stia accadendo nel vostro mondo emotivo, senza giudizio, senza resistenza.
Tradotto da How to Make Friends with Your Beautiful Monsters