Alcuni credono che i titoli di per sé facciano di una persona un maestro qualificato, ma non è necessariamente così. Ogni tradizione buddhista ha una serie titoli che possono fuorviare i neofiti anche perché non sempre vengono usati in modo sistematico. Al giorno d’oggi il titolo di lama è adottato in una varietà di modi: in alcuni casi indica un insegnante di Dharma, in altri qualcuno che ha completato il ritiro di tre anni. Alcuni sono insegnanti qualificati, ma per umiltà non vogliono essere chiamati lama, altri che non hanno studiato o praticato in maniera approfondita smaniano per fregiarsi di questo appellativo.
Ghesce è il grado conferito dai grandi monasteri al termine di molti anni di studio scritturale e di dibattito. In generale, i ghesce hanno una vasta conoscenza delle scritture e alcuni anche esperienze e realizzazioni meditative. Completati gli studi, alcuni ghesce sono desiderosi di andare all’estero non solo per insegnare, ma per ricevere offerte.
Khenpo è l’abate di un monastero e khensur un ex abate, anche se in alcune tradizioni tibetane il primo appellativo è un titolo accademico pari a ghesce.
Gen-la è usato per rivolgersi ai monaci adulti, al nostro insegnante di Dharma o agli insegnanti di materie secolari.
Choe-la è il modo rispettoso di rivolgersi a una monaca.
Tulku è un titolo dato a chi è stato riconosciuto come la reincarnazione di un maestro. Letteralmente indica un corpo di emanazione di un buddha, ma non tutti coloro che vantano questo titolo sono un’emanazione del Buddha o di un bodhisattva. Ci sono diversi livelli di tulku a seconda del rispetto e della fama del maestro precedente.
Rinpoce significa “prezioso” ed è spesso usato per rivolgersi ai tulku. Alcuni studenti chiamano i loro maestri che non sono incarnazioni riconosciute “Gen rinpoce” (maestro prezioso) per manifestare il loro rispetto. Avere il titolo di rinpoce non indica l’aver ottenuto realizzazioni spirituali. Alcuni possono essere manifestazioni di Buddha o di ārya bodhisattva, ovvero coloro che hanno percepito direttamente la vacuità e si manifestano compassionevolmente per beneficiare gli esseri senzienti. Altri possono essere bodhisattva di livello inferiore, che non hanno ancora sradicato le afflizioni mentali e non sono in grado di controllare il processo di rinascita. Altri ancora sono identificati come rinascite di grandi maestri a causa dei meriti accumulati nel passato, anche se non sono entrati nemmeno nel primo dei cinque sentieri dei bodhisattva. Non dobbiamo dare per scontato che chiunque usi il titolo di rinpoce sia un essere realizzato. Il riconoscimento delle incarnazioni dei maestri spirituali è una tradizione culturale tibetana, non una pratica insegnata dal Buddha.
Oggi essere riconosciuti come rinpoce è diventato uno status sociale, senza alcuna rilevanza religiosa, e questo non è un bene. Dovremmo cercare insegnanti che siano ben istruiti nel Dharma, che lo pratichino sinceramente e che abbiano compassione per gli altri. Osservando la società tibetana, vedo spesso persone che ignorano i ghesce e i khenpo più colti, ma mostrano grande rispetto per rinpoce che colti non sono. Ai giovani rinpoce dico che non dovrebbero fare affidamento sulla reputazione delle loro vite precedenti, ma studiare diligentemente, praticare con sincerità ed essere umili. Se lo faranno, renderanno onore al nome del loro predecessore altrimenti, se si limiteranno a usare il proprio status sociale per manipolare o ingannare gli altri, saranno una disgrazia non solo per chi li ha preceduti, ma anche per il Buddhadharma.
Tratto da Le basi della pratica buddhista (questo è il 2° volume della collana Saggezza e Compassione, voluta da Sua Santità il XIV Dalai Lama e contenente i suoi insegnamenti. Il 1° volume è I primi passi sul sentiero buddhista. In preparazione il 3°, Samsara, nirvana e natura di buddha.