Perché abbiamo creato la FPMT

Perché abbiamo creato la FPMT

Da poco abbiamo celebrato il primo anniversario da quando l’amato Lama Zopa Rinpoce ha lasciato il corpo, 39 anni dopo Lama Yeshe. Onoriamo oggi la profonda saggezza e l’incredibile gentilezza dei nostri Fondatori proponendovi l’insegnamento che Lama diede nel 1983 all’Istituto Lama Tzong Khapa (Pomaia) a proposito di chi siamo, qual è lo scopo della Fondazione e cosa questi due Maestri si aspettano da noi, come praticanti e eredi del loro lascito. Una lunga lettura su cui riflettere, per trovare ogni giorno – attraverso queste parole – ispirazione, coraggio, determinazione e gioia.

Perché abbiamo creato la FPMT? Per quale motivo creiamo questi Centri in giro per il mondo? Riguardo al nostro scopo siamo limpidi e chiari: vogliamo condurre tutti gli esseri senzienti verso un’educazione più alta. Siamo un’organizzazione che dà alle persone l’opportunità di ricevere un’educazione migliore. Offriamo alla gente ciò che abbiamo: la combinazione della conoscenza degli insegnamenti del Buddha e dello stile di vita moderno. Il nostro obiettivo è condividere la nostra esperienza di tutto ciò. Sappiamo che le persone sono insoddisfatte della vita mondana, del sistema educativo e di tutto il resto. È nella natura della nostra mente dualistica essere insoddisfatti. Quindi, ciò che cerchiamo di fare è aiutare gli individui a scoprire la loro totalità e così la perfetta soddisfazione. Ora, il sentiero che abbiamo sviluppato non è tramite me o te che abbiamo detto “vogliamo fare queste cose”, semmai per mezzo di un processo naturale di evoluzione. La nostra organizzazione è cresciuta in modo naturale, organico. Non è: “Lama Yeshe voleva fare questo”. Non ho mai detto di volere centri in ogni parte del mondo; semmai sono entrato in relazione con studenti che volevano fare qualcosa e hanno espresso il desiderio di condividere le loro esperienze con gli altri e creare gruppi in nazioni diverse per condividere e crescere insieme agli altri.

Dal mio punto di vista, credo sia un bene; dovremmo lavorare in questa direzione. Siamo esseri umani, il Buddhismo ci aiuta a crescere; quindi, è logico che dovremmo lavorare insieme per facilitare un’educazione simile. E non siamo solo noi lama a lavorare a tale scopo, anche i ghesce che risiedono nei centri e gli studenti lo fanno. Per dire la verità, siete voi studenti a essere funzionali alla creazione dei Centri perché il Dharma esista nel mondo occidentale. È vero. Certo che gli insegnanti aiutano, ma l’aspetto più importante è che gli studenti siano ben educati. Ecco perché esistiamo. Quando abbiamo cominciato ad aprire Centri non c’era un piano complessivo: le sedi spuntavano improvvisamente come funghi in tutto il mondo, in ragione del processo evolutivo che ho menzionato e per le condizioni cooperanti. Ora che esistono tutti questi Centri, dobbiamo facilitare il loro sviluppo in modo costruttivo perché sia chiaro e limpido, altrimenti tutto diventerà confuso. Dobbiamo farli crescere in modo appropriato, sia internamente, sia in rapporto al contesto del XX secolo. Ecco perché ho già steso delle linee guida su come dovrebbero essere le comunità residenziali, i Centri nelle città, i monasteri e così via.

Il fondamento per l’esistenza di un Centro sono i cinque precetti: non uccidere, non rubare, non avere una condotta sessuale inappropriata, non mentire, non assumere sostanze intossicanti. Basiamo su questi precetti anche le nostre altre attività: educazione, amministrazione, contabilità, cucina, manutenzione e pulizie, lavori agricoli e via discorrendo. Tutta questa energia così unificata dipende inoltre dalla generosità dei nostri benefattori, le persone devote che ci fanno donazioni. Quindi è una nostra responsabilità utilizzare le donazioni nel modo più saggio possibile, così da portare il massimo beneficio agli altri. Per questa ragione, in un luogo nel quale sono coinvolte centinaia di persone, abbiamo il dovere di organizzarci affinché sia sicuro che la loro energia sia utilizzata nel modo più proficuo possibile e che non perdano il loro tempo. Perciò, ognuno dei nostri Centri e tutte le nostre attività hanno necessità di un direttore generale, per dirigere e organizzare tutte le risorse materiali a nostra disposizione. Che significa essere un direttore? Prendiamo, per esempio, il ruolo di direttore di uno dei nostri Centri fuori città. È responsabile di tutto ciò che accade nel centro: educazione, questioni legali, finanza, affari, comunità, cucina e così via. Come i computer, i direttori devono osservare ogni cosa affinché tutto proceda nella giusta direzione: se si accorgono di qualcosa che non va, la loro responsabilità è correggerla.

Certo, una singola persona, il direttore, non può fare tutto da sola, ma sotto la sua supervisione funzionano tutte le attività del Centro. Per controllarle abbiamo bisogno di un buon comitato organizzativo e che si incontri in un bel posto per discutere delle cose. Il direttore non dovrebbe decidere da solo come realizzare le attività. Durante le riunioni dei comitati organizzativi prendiamo decisioni riguardo ai progetti dell’anno che seguirà e distribuiamo le varie responsabilità a persone diverse. È ancora parte del lavoro del direttore verificare che le persone indicate seguano le istruzioni del comitato in modo esatto. Se non lo fanno, il direttore ha il potere e l’autorità di correggerle. Può anche chiedere di andarsene a individui che ostacolano l’armonia del Centro. Quindi il direttore di un Centro assume responsabilità incredibili, sia per il successo educativo del Centro, sia per quello finanziario. Il direttore deve ragionare come un computer e la direzione è uno degli aspetti più importanti delle attività di un Centro. Ciò non significa che altre persone non abbiano responsabilità, non è vero. Sono responsabili del settore che è stato loro affidato, hanno quindi responsabilità individuali. Ma non vale solo per loro: anche gli studenti e le studentesse che vengono per un corso di dieci giorni, per esempio, hanno un certo grado di responsabilità. Lavorano, perché spendono energie per il Dharma; donano e per certi aspetti hanno responsabilità. Mentre i loro cuori vengono toccati, in modo lento assumono su di sé sempre più responsabilità. Possiamo notare come anche noi ci siamo evoluti nello stesso modo.

Ora, la maniera di portare il Dharma nel mondo occidentale è trasferire l’aspetto essenziale, il nucleo del Dharma. Certo, non potete immediatamente separare l’essenza dagli orpelli culturali orientali: “Questo è cultura, questo non lo è”. Tuttavia, ciò che dovreste fare è prendere gli aspetti pratici del Dharma e modellarli sulla base della vostra cultura. La mia opinione è che dovreste creare un nuovo tipo di Dharma dipendente da ogni singolo luogo e dai suoi costumi. Poiché siamo praticanti Mahayana, abbiamo una visione aperta e non ci interessa se il Dharma assume connotazioni differenti tra loro. Per portare il Dharma in Occidente dovremmo avere una visione vasta. Poiché abbiamo così tanti Centri, non posso più dirigerli io. Certo, all’inizio ho dovuto dirigerli perché gli studenti e le studentesse chiedevano in continuazione: “Lama, cosa facciamo?”, ed eravamo sufficientemente piccoli perché io fossi sempre in comunicazione con tutti. Ma alla fine abbiamo raggiunto un punto in ragione del quale ho dovuto chiedere a me stesso: “Sono un uomo d’affari, un insegnante di Dharma o cos’altro?”. Centinaia di lettere arrivavano da tutte le parti del mondo; ho dovuto dire: “Cosa succede? Dovrei forse passare la vita a rispondere a lettere e a dirigere centri?”. Ho pensato fosse sbagliato per me impegnare la mia vita negli affari, perché non è il modo migliore per servire i miei studenti e le mie studentesse. Ho pensato invece che la cosa più realistica da fare per essere di beneficio e rendere fruttuosa la mia vita fosse prendere il sentiero di mezzo. Così ho iniziato a delegare il lavoro amministrativo. Ho persino scritto a tutti i Centri per dire loro che erano responsabili di assumersi certe decisioni, che non avrei potuto decidere ogni cosa e che era troppo complicato e troppo lento far passare tutte le corrispondenze dal Nepal. Quindi ho deciso che avremmo dovuto avere un ufficio centrale come punto di controllo. Certo, avrei potuto essere consultato su questioni importanti e avrei potuto ancora prendere decisioni su ogni cosa. Sono parte dell’Ufficio centrale, posso dare la mia opinione, ma non è più necessario affidarsi a me per ogni cosa. Ecco perché ho creato l’Ufficio centrale.

Tuttavia, per certi versi sono ancora responsabile per qualsiasi cosa accada nei nostri Centri. Non ho lasciato tutte le responsabilità dicendo: “Lasciamo che ciò che deve accadere accada”. Perciò, devo conoscere qualcosa di ciò che accade nei Centri: quali problemi sono sorti, quanto sono seri, quali benefici offrono i centri e via discorrendo. Il punto è che non lascio andare completamente i Centri, in maniera che diventino del tutto privi di senso, incapaci di portare beneficio agli altri e preda di qualche forma di viaggi egoistici. Non credo che ciò dovrebbe accadere, perciò non voglio autoescludermi. Mi piace guardare e riflettere su ciò che accade, ma allo stesso tempo non voglio impegnare la mia intera vita a scrivere lettere. Così, prendere il sentiero di mezzo ha significato creare un Ufficio centrale grazie al quale si sono ridotte le mie responsabilità amministrative, così da avere più tempo a disposizione per insegnare il Dharma. Non l’ho fatto perché sono pigro… Beh, forse, sono pigro, ma almeno non pretendo di non esserlo! Al di là del fatto che non ho tempo per svolgere tutto questo lavoro di tipo amministrativo, ci sono molti aspetti legati all’andamento di un centro di cui voi potete occuparvi molto meglio di me.

Potete comunicare con le persone da comuni basi culturali molto meglio di come può fare un semplice monaco himalayano. Anche tutto il lavoro burocratico e finanziario, io non lo riesco a fare. Ci sono poi molte posizioni da ricoprire in un centro: le persone giuste devono essere selezionate per il giusto compito. Voi studenti e studentesse dovreste fare queste cose. C’è un enorme quantità di impegni, ecco perché l’Ufficio centrale è così importante. Facilita la comunicazione sia tra i Centri e me, sia tra i diversi Centri. Vedete, abbiamo la tendenza umana di staccarci dagli altri: “Non voglio che tu mi controlli; posso avere il mio punto di vista personale, non voglio condividerlo con te”. Ogni centro ha il proprio orientamento egocentrico: “Siamo bravi abbastanza, non abbiamo bisogno di prendere il meglio dalle altre culture”. Questo è sbagliato, abbiamo raggiunto lo stato di sviluppo attuale per mezzo di un processo di evoluzione. Alcuni dei Ccentri più vecchi hanno avuto buone esperienze e hanno imparato come fare le cose per bene; non è semplicemente un esercizio intellettuale, ma qualcosa che viene dall’agire quotidianamente e dal ripetere come fare le cose, finché non viene automatico. Perciò è bene che l’Ufficio centrale abbia un ventaglio di esperienze collettive a cui attingere, in modo che tutti i nostri centri possano condividerle così da rinforzare ogni centro.

Dobbiamo essere capaci di focalizzare e integrare la nostra energia e raccogliere informazioni in maniera chiara e limpida, così che siano prontamente accessibili. Dovremmo creare una struttura in modo da sapere che tutte le informazioni sono lì e come ottenerle. Senza una struttura adeguata, perdiamo il controllo! Persino una coppia che vive insieme ha bisogno di essere organizzata in modo da avere una casa pulita, cibo e così via. Nei centri, siamo coinvolti dalle vite di centinaia di persone; per qualche ragione il Dharma ha unito tutti questi individui. Siamo responsabili di assicurare che non sprechiamo l’energia delle persone, ecco perché dobbiamo mantenerci uniti. È questa la ragione per cui l’organizzazione è molto importante. Diciamo, per esempio, che io e uno degli studenti più anziani abbiamo avviato un centro. Siamo impermanenti, moriremo. Cosa accadrà quando saremo morti? Abbiamo creato il Centro ma non è mai stato organizzato in modo appropriato: dovrebbe morire anche il Centro? No, certo che no. Anche quando le nostre ossa saranno sparite, il Centro dovrà continuare a funzionare. Ma perché le persone siano capaci di portarne avanti le attività, ci devono essere direzioni chiare e limpide sulla base di come è stato creato. Se le cose sono organizzate nel modo giusto, le filosofie religiose possono essere portate avanti per generazioni e generazioni. Sappiamo che questo è un fatto storico.

Se ci pensate, dal punto di vista culturale il Buddhismo è completamente focalizzato sulla cultura: è una cultura, o uno stile di vita, completa dalla nascita alla morte. Quindi abbiamo a che fare con qualcosa di molto serio; diamo alle persone cose che dovrebbero considerare in modo molto serio. Non è solo il viaggio di una settimana o di un mese. Offriamo qualcosa che utilizza il metodo e la saggezza del Buddha per l’ottenimento di soddisfazioni eterne. La pace e la felicità perpetue sono ciò per cui lavoriamo. Ecco, quindi, che abbiamo un lavoro molto importante; non è per una persona sola. Per questa ragione, devo dire apertamente a tutti i direttori dei nostri Centri che non dovrebbero sentirsi di lavorare per Lama Yeshe, è troppo poco. Sono solo un semplice monaco, lavorate per me? Un atomo? No, voi lavorate per qualcosa di molto più grande di un singolo uomo. Voi lavorate per tutti gli esseri senzienti madre. È importante. Dovreste pensare: “Anche se morissi, faccio tutte queste cose per la salvezza e il beneficio di tutti gli esseri senzienti”. Questo è il motivo per cui è così importante per noi avere una struttura e una direzione chiara e limpida. Per me è molto importante. Non credo di essere il lavoratore più importante, né colui che fa tutte le cose. No. Credo in ciò che Lama Je Tsongkhapa dice nel suo lam rim: tutto il tuo successo deriva da altre creature senzienti. Così, altre creature senzienti sono in grado di continuare il nostro lavoro e ciò che permetterà loro di farlo sarà avere una direzione chiara e limpida; non una direzione temporanea, da Topolino, ma una chiara e limpida. Il nostro obiettivo allora è di avere una struttura perfettamente delineata così che anche quando saremo t utti morti i nostri centri di Dharma saranno capaci di portare avanti il loro lavoro come abbiamo desiderato. Credo che gli esseri umani siano davvero speciali. Sono intelligenti. Se scriviamo uno statuto intelligente e registriamo un sistema direttivo intelligente, altri esseri umani saranno in grado di mantenere il Centro funzionante. Ecco perché dobbiamo avere una struttura.

Ora, dev’essere semplice e naturale, una struttura che potrebbe essere stata disegnata da primitivi, non esseri umani sofisticati del XX secolo. Io non sono sofisticato; non ho mai ricevuto un’educazione specifica sulle strutture organizzative, né ho mai imparato qualcosa in proposito. Sono molto semplice. La nostra organizzazione è cresciuta in maniera naturale. Poiché abbiamo dato insegnamenti in modo costante, il numero di studenti e studentesse è cresciuto. Poi, dal Nepal, studenti e studentesse sono tornati nei loro Paesi d’origine in giro per il mondo e hanno avviato Centri in vari luoghi. Alcuni di loro sono diventati direttori e hanno affidato responsabilità lavorative ad altri interessati ad aiutarli. Com’è costituito l’Ufficio centrale? Ognuno dei nostri centri è parte delle sue fondamenta, l’Ufficio si manifesta da questa base. Vedete l’evoluzione? Noi diamo insegnamenti, tutti i direttori originari si sono manifestati a partire da questo punto; dai direttori si è sviluppata l’energia per i nuovi centri; più e più nuovi centri nascono. Proprio così, c’è stata un’evoluzione logica, uno sviluppo a partire dalle fondamenta esistenti. I direttori hanno sviluppato l’entità della fondazione e dell’Ufficio centrale, insieme comunichiamo e in tal modo la struttura si sviluppa. Per la mia mente, la struttura non è sofisticata né egoista, ma è qualcosa sorto e cresciuto gradualmente. Ora tutti questi direttori — amministrativi, spirituali, commerciali — sono la risorsa principale essenziale e formano l’Ufficio centrale; sono il consiglio direttivo. Si incontrano, propongono idee. Ma chi fa andare avanti l’Ufficio centrale? Questa ventina di persone non stanno in un unico luogo, non si incontrano né lavorano insieme tutto il tempo, per tutta la durata delle loro vite. Devono tornare ai loro luoghi d’origine, dove portano avanti il loro lavoro. Quindi chi fa tutte queste cose? Il direttore dell’Ufficio centrale. Diciamo che durante un incontro del CPMT è stato deciso che tutti i centri dovrebbero intraprendere un certo progetto perché è di ovvio beneficio per i centri, per FPMT o per qualcos’altro. È quindi responsabilità dell’Ufficio centrale assicurare che tutti i centri ricevano le informazioni e tutto ciò di cui hanno bisogno per portare avanti il progetto. D’altra parte, alcune buone idee potrebbero non essere praticabili. Se dovessi andare in ogni Centro per spiegare perché qualcosa non dev’essere fatto, sarebbe un bel grattacapo. Posso risparmiare tempo, vita ed energia semplicemente esprimendo le mie idee all’Ufficio centrale, così che possano circolare in tutti i luoghi rilevanti. Ciò è semplice e utile e controllare che tutto ciò avvenga è il lavoro del direttore dell’Ufficio centrale. Abbiamo bisogno di un sistema chiaro e limpido grazie al quale ognuno è a proprio agio. Perciò, quando voi direttori dell’FPMT arrivate a una decisione finale concreta che dev’essere implementata o attuata nei nostri centri, l’Ufficio centrale ha l’autorità per approvarla. Il direttore dell’Ufficio non può ordinare a un centro di fare qualcosa su cui non c’è un generale accordo: “Perché lo dico io”. “Lo dico io”, non è un’autorità sufficiente. Le cose stanno così: abbiamo un’idea, nel corso di un incontro dei direttori dell’fpmt (CPMT) si trova l’accordo, allora l’Ufficio centrale assicura che si possa procedere e che sia implementato. Penso che questo sia il modo corretto di mettere mano alle cose.

In ogni caso, il nostro proposito è chiaro: educare le persone. Ogni centro dovrebbe mettere un forte accento sull’educazione. Il sistema educativo e il programma sono essenziali per il nostro successo. Perché costruiamo comunità? Perché non abbiamo una casa? No! Non siamo rifugiati; non abbiamo avviato la creazione dei centri per ospitare rifugiati. Perciò è importante per ogni centro avere un serio programma educativo e un direttore spirituale che lo guidi. Questa è una parte essenziale della nostra struttura e deve esserci. Ma non continuerò a dirvi cose che già sapete. È solamente importante che chiarisca la ragione della nostra esistenza e ciò che facciamo. È un lavoro importante, non stiamo giocando. Siamo realiztici e siamo anche fiduciosi. Ho grande fiducia nel mio impegno con gli Occidentali; ci credo. Penso che ci siano cose che possiamo capire comunemente. Ci comprendiamo reciprocamente, quindi, possiamo lavorare insieme.

Inoltre, è importante che i direttori abbiano una grande visione, non dovrebbero trascurare la crescita dei loro Centri. Dovrebbero avere una prospettiva molto ampia così da essere aperti per le persone. Sappiamo che in molti dei nostri Centri le strutture sono già troppo piccole. Certo, costruire edifici adeguati porta via tempo ed energie, ma dovremmo avere una prospettiva molto aperta: “Vorremmo che le cose stessero in questo modo, senza limitazioni”. Avere una visione vasta non significa forzare le situazioni ma semplicemente sostenere che, se abbiamo l’opportunità di fare alcune cose, le faremo. Non si può mai sapere quando qualcuno potrebbe venire da te a dire: “Vorrei fare qualcosa di benefico con i miei soldi”. Allora voi potete rispondere: “Beh, abbiamo questo progetto pronto per essere sviluppato”, e mostrate i vostri piani. Se, tuttavia, vi sentite soffocati da ciò che già avete e non avete nessuna visione di come ingrandirvi, non potete mostrare nulla a potenziali benefattori. Perciò dovreste pianificare in anticipo e avere tutto pronto per far vedere alle persone come volete sviluppare e migliorare le vostre strutture. Per esempio, abbiamo sempre detto che i nostri Centri dovrebbero essere comunità vive, ma in base alla nostra esperienza abbiamo scoperto che non possiamo ancora essere autosufficienti.

Per essere una comunità autosufficiente in senso occidentale serve un immenso contributo di energia. Immaginiamo noi qui presenti ora come una comunità. Riuscite a immaginare cosa ci può servire per vivere come una comunità secondo gli standard di questa società? Dobbiamo vivere in maniera ragionevolmente confortevole. Ciò significa che dobbiamo avere macchine, entrate regolari di un certo tenore per sostenere le spese correnti, e così via. Quindi come facciamo? Da un punto di vista realistico, è un lavoro incredibile far diventare ogni centro autosufficiente. Sapete quanta energia dovete trarre dal mondo esterno. La mia osservazione è che i nostri Centri non sono gestiti in modo realmente professionale come comunità autosufficienti. Anche se ci chiamiamo comunità, dal punto di vista degli standard occidentali del vivere, altre comunità sono molto più confortevoli rispetto alle nostre. Uno dei problemi che iniziamo a sperimentare è il sovrappopolamento. Ciò non è giusto: dobbiamo creare le giuste condizioni per le persone che vivono o che visitano i nostri Centri, che siano monaci o monache, laici singoli o genitori con i loro bambini. Siamo nei guai perché non lo facciamo rispettando lo stile di vita occidentale. Perciò dovremmo dare un’occhiata a dove siamo e dovremmo andare da questo punto in avanti. La vita della comunità dovrebbe essere normale. I genitori e i figli dovrebbero stare nei nostri Centri in modo da riuscire a vivere nella maniera più normale possibile. La nostra esperienza è che non è così; dovremmo imparare da questo. Sicuramente i nostri studenti hanno cuori grandi e provano a fare del loro meglio. Fa tutto parte della nostra evoluzione, non c’è qualcosa che abbiamo fatto in modo sbagliato, ma ora abbiamo raggiunto un certo livello e abbiamo imparato qualcosa, la nostra famiglia di Dharma è cresciuta e abbiamo bisogno di migliorare le condizioni di vita nei nostri Centri per ospitare tutti.

Ci dovrebbe essere un’area in cui le famiglie possono vivere la quotidianità famigliare, una in cui condurre corsi simili a ritiri stretti e un’altra zona riservata a monaci e monache. Ogni persona si dovrebbe sentire a su agio in base al proprio stile di vita e tutti dovrebbero avere qualcosa di costruttivo da fare. Non solo abbiamo bisogno una struttura chiara per la nostra organizzazione a livello internazionale, ma ne serve una anche all’interno di ogni centro. Come ho detto prima, ogni Centro ha bisogno di un direttore e di un comitato organizzativo. Il comitato è composto da chi è a capo delle diverse aree del centro: il ghesce residente, il direttore del programma spirituale, il responsabile dell’amministrazione e così via; e, ovviamente, il direttore. Così il comitato organizzativo non è eletto ma creato da coloro che hanno posizioni di responsabilità nel centro. Queste persone si incontrano regolarmente e discutono su come dovrebbero essere fatte le cose ogni giorno. Quando hanno trovato un accordo, convocano i residenti e li informano delle loro decisioni. Se i residenti sono d’accordo, va tutto molto bene, ma il comitato deve verificare con loro. In questo modo, tutti i membri del centro sono consultati e possono dire la loro riguardo a decisioni che hanno un impatto sulla loro vita. In generale, questo è il nostro modo di fare, ma a volte può essere complicato comprendere quale percorso sta seguendo il direttore. Se non è chiaro, forse il direttore può lasciar andare. Ma la maggior parte delle volte, il modo in cui lavoriamo è questo: c’è un comitato, prende decisioni, vediamo come si sentono a riguardo i residenti e se non apprezzano le decisioni le possiamo cambiare. Se sono d’accordo allora, di qualsiasi cosa si tratti, può essere fatta. In questo caso, la responsabilità di controllare che accada ciò che è stato deciso è in capo al direttore; lui o lei deve assicurarsi che le decisioni del comitato siano implementate, più o meno nella stessa maniera in cui il direttore dell’Ufficio centrale deve verificare che le decisioni del Cpmt siano portate avanti. Tuttavia, con riferimento alle decisioni più importanti all’interno di un Centro, anche il direttore e il comitato non possono decidere da soli. Per esempio, diciamo che tutti gli edifici del centro abbiano bisogno di essere rasi al suolo e ricostruiti. Non penso che dovrebbero assumere una decisione di questa portata senza prima aver consultato i direttori dell’fpmt. È troppo rischioso avere solo poche persone che decidono se demolire o meno un intero Centro. Allo stesso modo, immaginiamo che un Centro riceva una donazione di un milione di dollari. Dovremmo senz’altro organizzare un incontro con tutti gli altri direttori per decidere come dovrebbero essere spesi i soldi. Il direttore e il comitato da soli non possono prendere le loro decisioni immediatamente, anche se sono persone che conoscono meglio la situazione locale più di ogni altro direttore. Il direttore di quel centro dovrebbe avanzare le sue proposte e ascoltare i commenti degli altri. In base allo stesso principio, c’è un limite alle decisioni che il direttore dell’Ufficio centrale può prendere. Sopra un certo livello gli altri direttori dovrebbero essere consultati. Poi l’Ufficio centrale si assicura che la decisione presa venga messa in atto. Inoltre, l’Ufficio centrale mi aiuta a ottenere informazioni riguardo ai centri e inoltra i miei messaggi ai centri; anche la mia posta passa attraverso l’Ufficio centrale. L’Ufficio è uno strumento che mi aiuta a implementare le idee che posso avere per migliorare i centri. In questo modo e nelle maniere già indicate in precedenza i centri traggono beneficio dall’Ufficio centrale. Così è importante che loro supportino l’Ufficio con contributo annuali. Poiché facciamo azioni costruttive tramite piani a lungo termine, non dovremmo aspettarci di essere capaci di giudicare i benefici dei contributi elargiti all’Ufficio centrale sulla base degli effetti a breve termine: “Quest’anno abbiamo dato X dollari all’Ufficio centrale ma abbiamo ricevuto solo un ammontare Y di benefici”. I benefici che ricevete possono non risultare necessariamente evidenti nel corso di questa vita materiale. Piantiamo semi e ci vuole tempo affinché crescano. Quindi, finché riuscite a capire perché il vostro Centro dà denaro all’Ufficio centrale, potete analizzare cosa accade al momento e quali siano i benefici a breve e lungo termine per il mandala di fpmt e controllare tutto ciò che è contrario ai bisogni della nostra organizzazione in crescita. Solo allora potete giudicare se il vostro contributo è stato fruttuoso o meno.

Ricordate: per portare il Dharma in Occidente dobbiamo avere una visione vasta.

Tratto da Lama Yeshe – Conoscenza saggezza, Il sentiero pacifico per la liberazione

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Ego, attaccamento e liberazione

Autore: Lama Yeshe
Ego, attaccamento e liberazione
Edizione: cartacea (brossura), 140pp., oppure ebook o audiolibro
ISBN 978-88-942873-6-3

Questo libro contiene gli insegnamenti e le meditazioni che Lama Yeshe ha dato in un ritiro di cinque giorni che ha condotto vicino a Melbourne, in Australia In linea con le intenzioni di Lama Yeshe, è dedicato al risveglio della libertà interiore nelle menti dei suoi lettori e di tutti gli altri esseri senzienti.

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