I social media sono un fenomeno straordinario, un’incredibile opportunità di comprendere la verità dell’interdipendenza: nessuna delle nostre vite si svolge in un vuoto isolato.
Ma i social sono anche, probabilmente, la dipendenza più diffusa sul nostro pianeta in questo momento, risucchiano miliardi di ore del nostro tempo che non riavremo mai più indietro.
In un recente ritiro di meditazione, ad alcuni studenti è stato chiesto quali sono le loro “strategie di evasione” dal momento presente preferite, i modi in cui tutti noi ci nascondiamo dal dover essere “qui e ora” con la semplicità diretta di ciò che c’è adesso. Sono venute fuori ogni genere di cose, divertenti e non così divertenti. Uno studente però ha fatto notare che nessuno aveva citato Facebook, Instagram o X e qualcuno gli ha risposto: “ci è stato chiesto di indicare quali fossero le nostre strategie di fuga individuali, non quelle con cui condividiamo e ci connettiamo con il mondo. Tutti ormai sono dipendenti dai social network”.
Dal punto di vista buddhista, il miglior approccio per analizzare i social media è fare ricorso a un concetto chiamato “co-emergenza”. La co-emergenza si riferisce alla capacità di ogni fenomeno o esperienza di manifestarsi come saggezza oppure come ignoranza, come utile oppure dannoso, come libertà o prigione.
Detto altrimenti, i fenomeni non sono di per sé né positivi né negativi, ma lo diventano a seconda del modo in cui la mente li apprende e si fissa su di loro. Prendiamo i social. Sono il più grande strumento di connessione e relazione interpersonale che il mondo abbia mai visto oppure si tratta di una pericolosa idrovora di tempo, che ci isola in bolle di ansioso voyeurismo? Beh, sono entrambe le cose.
Cos’è che fa la differenza? La scelta di considerare il proprio tempo online come una pratica o una fuga dalla realtà. Anche riconoscere la verità della co-emergenza è un ottimo modo per sviluppare la compassione e superare il senso di colpa per le nostre azioni.
Gli insegnanti buddhisti che usano i social media per connettersi con amici, studenti e con le community con cui condivido interessi e valori, presumibilmente cercano sempre di rendere il loro tempo online consapevole e di beneficio per loro stessi e per gli altri.
Quindi eccovi alcune linee guida, molto semplici e utili, che da buddhisti potreste adottare.
Come andare online. Cercate di usare i social media da una scrivania, consideratela uno spazio appropriato per connettersi a Internet. È una pessima idea armeggiare con lo smartphone e contemporaneamente camminare, per non dire di quando si è al volante.
Date un limite alle vostre sessioni online. Scegliete un numero massimo di volte in cui considerate ragionevole stare su sui social in un dato giorno. Limitate anche la durata delle sessioni. Se sforate, adottate un atteggiamento non giudicante nei vostri confronti e cercate di rendervi conto che siete stati online parecchio e dovreste cercare di trovare il modo di ridurre questo tempo.
Prendetevi del tempo offline Ogni mese, concedetevi un breve “Internet Detox”, diciamo tre giorni, in cui siete completamente offilne. Impostare un risponditore automatico e non controllare nulla. Disintossicarsi può essere difficile, ma anche sorprendente.
Quando siete online, fatelo con consapevolezza. Riflettete sulla vostra motivazione. Prima di accedere a internet, contemplate la verità dell’interdipendenza e fate sorgere in voi un’intenzione compassionevole nei confronti di tutti i membri della vostra rete di contatti con cui state per connettervi (anche se sono migliaia o milioni di persone). L’auspicio è quello di potersi sentire tutti a proprio agio e al sicuro. Qualunque cosa facciate, notate se vi siete collegati prima ancora di essere consapevoli di averlo fatto. Stabilire la propria motivazione rallenta la frenesie del nostro chiacchiericcio mentale e rende la nostra attenzione molto più efficace. Qualsiasi cosa facciate online ha un impatto su molte altre persone. Per dirla senza mezzi termini, rallentare ed essere consapevoli sono la chiave per “non farla fuori dal vaso”.
Praticare la retta parola. Se avete intenzione di pubblicare qualcosa, prima di premere “Pubblica” o “Condividi” su qualsiasi cosa, fate tre respiri profondi. Poi ponetevi le quattro domande associate alla pratica della retta parola: quello che sto per scrivere o postare o condividere A) È vero? B) È utile? C) È il momento giusto per condividerlo? D) Sono la persona adatta a condividerlo? Se la risposta a tutte e quattro le domande è sì, allora condividete senza problemi. Quando si ragiona su queste domande, datevi un po’ di tempo. Un aggiornamento non deve essere per forza incredibilmente utile per essere condiviso, ma almeno non deve contribuire a diffondere fake news, cinismo, pregiudizi, discriminazioni o inutili pettegolezzi.
Dedicate i meriti. Quando è il momento di disconnettersi, disconnettetevi. Se è giunto il momento e vi accorgete di essere ancora online, basta notarlo e aspirare ad avere una sessione più strutturata e consapevole la prossima volta. Quando vi disconnettete, offrite i meriti che avete eventualmente accumulato perché anche online vi sia sempre maggior compassione e consapevolezza.
Tutto può diventare una pratica di consapevolezza con la giusta motivazione; possiamo effettivamente coltivare la nostra mente e il nostro cuoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Persino online!
Tradotto da Mindful Social Networking: Going Online Without Losing Your Mind