Che cos’è la mente?

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Che cos’è la mente?

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La nostra mente determina il nostro stato di esistenza:

  • Si trova nel samsara chi ha una mente macchiata dalle afflizioni mentali (ignoranza, attaccamento e avversione).
  • Chi ha sradicato tutte le oscurazioni afflittive – le afflizioni mentali e il karma che causa la rinascita nel saṃsāra – è un essere liberato, un arhat.
  • Infine, chi ha eliminato anche le oscurazioni cognitive più sottili è un buddha.

Lo stato della nostra esistenza è dunque determinato dalla misura in cui la nostra mente è stata purificata.

A questo proposito, il Continuum Sublime (Ratnagotravibhāga) descrive tre tipi di esseri:

  • inquinati, che vagano nell’esistenza ciclica;
  • non inquinati, che non vagano nell’esistenza ciclica;
  • completamente incontaminati, i buddha.

Il livello di realizzazione spirituale di una persona non dipende dunque dalle sue caratteristiche esteriori, ma dal suo stato mentale.

Ora sappiamo dell’esistenza di stelle ad anni luce dalla Terra e di microscopici organismi che i nostri occhi non possono vedere. Ma mentre la scienza faceva passi da gigante nella comprensione del mondo fisico, della materia e delle sue componenti subatomiche, non ha prestato altrettanta attenzione al mondo interiore della mente, della coscienza e dell’esperienza.

La scienza manca di una definizione coesiva della mente, della sua natura, delle sue cause e del suo potenziale; sull’anatomia e la fisiologia del cervello è disponibile una vasta letteratura, ma la mente è raramente menzionata.

Oggi, chi indaga sulla mente la descrive come se fosse un fenomeno materiale: i neurologi parlano dell’attività dei neuroni, specialmente quelli del cervello; gli psicologi comportamentali fanno riferimento alle azioni e al linguaggio dell’individuo; gli scienziati cognitivi studiano la percezione, il pensiero e i processi mentali attraverso comportamenti esteriori misurabili e l’attività cerebrale.

La criticità di tutti questi approcci è che non ci danno alcuno strumento per comprendere, accuratamente o profondamente, l’esperienza umana. Gli scienziati possono descriverci gli eventi neurali nel cervello, la reazione ormonale che accompagna la compassione o la rabbia e il comportamento delle persone in preda allodio, ma nulla di tutto ciò ci comunica la sensazione di queste emozioni, quale sia la loro esperienza.

C’è poi chi si riferisce alla mente come a un sé o uno spirito immateriale e permanente. Ma anche in questo caso, mancano indicazioni chiare di quali siano gli strumenti che permettono di osservare la coscienza.

Gli insegnamenti del Buddha possono essere considerati una “scienza della mente” perché forniscono uno studio completo della mente, stabiliscono mezzi specifici per osservarla, delineano i vari tipi di coscienza e i fattori mentali, ne svelano il potenziale e descrivono i modi per trasformarla.

La natura della mente non è materiale, manca della qualità tangibile degli oggetti fisici. Mente e cervello sono correlati e si influenzano a vicenda quando una persona è viva, ma la mente è distinta dall’organo fisico del cervello, che è materiale e può essere indagato con gli strumenti scientifici che misurano gli eventi fisici.

È ciò che sperimenta; è ciò che rende un organismo senziente. Chi di noi è stato accanto a persona cara defunta sa bene che il suo cervello è ancora lì, ma che manca qualcosa. Ciò che non è più presente è la mente, l’agente che sperimenta ciò che la vita ci fa incontrare ed è il fattore essenziale che differenzia un cadavere da un essere vivente.

Il Buddismo ha indagato sulla mente per 2.600 anni. Molti trattati sono stati scritti nell’antica India, dove visse il Buddha, e nei paesi in cui il Buddismo si è diffuso nei secoli. Negli ultimi anni è iniziato un dialogo fruttuoso tra buddhisti e scienziati e ho grande interesse nel vedere come si svilupperà questo scambio e i contributi positivi che potrà produrre per il benessere degli esseri senzienti.

La parola sanscrita abitualmente tradotta come “mente” può anche essere tradotta anche come “cuore”. Da una prospettiva buddhista, espressioni come “ha un cuore gentile” o “la sua mente è molto intelligente” si riferiscono entrambe alla stessa entità, alla parte cosciente ed esperienziale di un essere vivente.

Anche se la nostra mente è proprio qui con noi e la usiamo sempre, non la comprendiamo molto bene. Nel Buddhadharma, la mente è definita come “chiarezza e cognizione”. La “chiarezza” indica che, a differenza del corpo, essa non è materiale; indica anche che quando la mente incontra determinate condizioni è in grado di riflettere gli oggetti, proprio come uno specchio.

Grazie alla sua qualità di cognizione, la mente può impegnarsi con quell’oggetto e conoscerlo. In base alla nostra esperienza, poi, sappiamo che la nostra mente cambia di momento in momento. Questa qualità di mutevolezza indica che anche la mente è sotto l’influenza di cause e condizioni.

Ogni momento della mente sorge per la sua causa, cioè a causa di un momento precedente della mente. È un continuum, una serie di “momenti della mente” che chiamiamo “flusso mentale”. Ogni essere ha il proprio e i flussi mentali, o parti di singoli flussi mentali, non si fondono. Poiché lè influenzata da altri fattori e cambiamenti in ogni momento, quando sono presenti le condizioni appropriate, si verifica la trasformazione mentale. Una mente occupata da emozioni inquietanti può trasformarsi in una pacifica e gioiosa.

La mente ha due nature: una natura convenzionale (il modo in cui funziona e si relaziona con le altre cose) e una natura ultima (il suo modo effettivo di esistenza). La natura convenzionale – la sua chiarezza e cognizione – può essere paragonata all’acqua pura e priva di contaminanti. Quando però l’acqua si intorpidisce a causa della sporcizia, la sua naturale purezza è temporaneamente oscurata, ma è pur sempre presente. Ma non importa quanto sporco ci sia nell’acqua, non è la natura dell’acqua; l’acqua può essere purificata e lo sporco rimosso.

Allo stesso modo, la mente è pura anche quando è oscurata dalle afflizioni mentali. A volte la mente è relativamente calma, altre è agitata dalla rabbia o dall’attaccamento. Queste afflizioni sono temporanee: si può essere turbati al mattino, ma rilassati nel pomeriggio.

Mentre il continuum mentale non si interrompe, la rabbia non è sempre presente in esso. Questo perché la rabbia e le altre afflizioni non sono parte della natura della mente. La mente può essere “colorata” da emozioni diverse in momenti diversi. Non solo: rabbia e amorevolezza sono opposti e non possono dunque manifestarsi nella nostra mente simultaneamente, anche se possono sorgere in momenti diversi.

Anche persone come Hitler o Stalin provavano amore per i loro familiari e i loro figli. Il fatto che la mente possa essere dominata dalla rabbia in un momento e da un’emozione opposta, come l’amore, in un altro indica che le emozioni non sono nella natura della mente.

La mente è pura; è come l’acqua incolore che può essere colorata da una varietà di sfumature o da nessuna. E il nostro corpo è come una casa e la mente è il suo abitante. Finché il corpo rimane, la mente vi risiede. Tuttavia, vari fattori mentali – che includono le emozioni e gli atteggiamenti – sono come semplici visitatori. Un giorno arriva il risentimento, un altro giorno arriva la compassione, ma nessuno dei due rimane a lungo. Ci sono visitatori rispettosi, utili e piacevoli, affidabile e quindi li invitiamo a restare per tutto il tempo e per questo coltiviamo le condizioni affinché lo facciano.

E poi ci sono i visitatori scortesi che disturbano la pace nostra e degli altri. Non vogliamo che vengano a trovarci, e men che meno che si trasferiscano stabilmente a casa nostra, quindi non li invitiamo a entrare e li allontaniamo se si intrufolano.

Allo stesso modo, è possibile bandire la rabbia e coltivare la compassione senza limiti, facendone il nostro compagno di vita. La natura ultima della mente è la sua vacuità di esistenza indipendente o intrinseca.

L’esistenza inerente è un falso modo di esistenza che si sovrappone a tutti i fenomeni; crediamo che essi abbiano una propria essenza e che essa li renda ciò che sono, che esistano indipendentemente da tutti gli altri fattori, come le loro cause e le loro parti. Ma in realtà, sono vuoti di tutti i modi di esistere così fabbricati perché esistono in dipendenza di altri fattori.

Nel Sūtra della Perfezione della Saggezza (Aṣṭasāhasrikā Prajñāpāpāramitā Sūtra), il Buddha dice: “La mente è priva di mente, perché la natura della mente è chiara luce”. “La mente è priva di mente” ci porta a indagare che cosa sia realmente la mente, quale sia il suo modo ultimo di esistenza, come esiste realmente.

“La mente” si riferisce alla natura convenzionale, chiara e cognitiva, della mente. Ma quando cerchiamo quella natura chiara e cognitiva, non possiamo trovare qualcosa che sia la mente. All’interno della chiarezza e della cognizione, non c’è nulla che possiamo individuare che sia intrinsecamente la mente. Se fossimo in grado di trovare una mente reale, allora la mente esisterebbe intrinsecamente con la propria essenza indipendente. Tuttavia, quando cerchiamo di trovare la mente, non troviamo la mente nella mente; non troviamo una mente intrinsecamente esistente.

Questo è il motivo per cui qui si dice che la mente “è priva di mente”.

La natura ultima della mente, il suo modo ultimo di esistenza, è la sua vacuità di esistenza intrinseca.

Poiché la mente è priva di mente, potremmo pensare che la mente non esista affatto. Ma non è così. La parola “mente” indica che la mente esiste; è la base della nostra analisi ed è dimostrato dal fatto che posso spiegare queste affermazioni grazie al funzionamento della mia mente e voi potete capirle grazie al funzionamento della vostra mente.

Dire che la mente non dimora nella mente significa che una mente intrinsecamente esistente non è il modo ultimo di esistenza della mente. Ciò non significa che la mente non esiste affatto. La mente esiste, ma è vuota di esistenza intrinseca. Questo è il significato di “la natura della mente è chiara luce”. Questa natura ultima della mente è pura perché è libera dall’esistenza inerente. Ma il fatto che la mente sia priva di esistenza inerente non significa che le afflizioni – come l’ignoranza, la rabbia e l’attaccamento – non possono essere eliminate. Anche le afflizioni sono prive di esistenza intrinseca, tuttavia non possiamo dire che sono pure per natura.

L’ignoranza è un fattore mentale che fraintende i fenomeni considerandoli come intrinsecamente esistenti, dotati di una propria essenza indipendente.

Non a caso l’ignoranza è la radice di tutte le altre emozioni inquietanti, come la rabbia, la bramosia, la gelosia e l’arroganza. Il fatto che la mente, così come tutti gli altri fenomeni, non esista intrinsecamente significa che l’ignoranza che afferra la mente come intrinsecamente esistente è in contraddizione con la realtà.

Se la mente esistesse intrinsecamente, l’ignoranza sarebbe una mente corretta che vede la realtà e, in questo caso, non potrebbe essere eliminata. Tuttavia, poiché l’ignoranza percepisce l’opposto della realtà, può essere sconfitta dalla saggezza che vede correttamente la realtà, la saggezza che realizza la vacuità di esistenza intrinseca. Poiché l’ignoranza e le altre afflizioni mentali sono fattori mentali errati, che non hanno un fondamento intrinsecamente esistente, non sono parte integrante della natura della mente e possono essere eliminati per sempre.

Proprio come le nuvole oscurano temporaneamente il cielo anche se non sono la natura del cielo, l’ignoranza e altre afflizioni oscurano temporaneamente la natura pura della mente. Ma, a differenza delle nuvole che una volta sparite possono riapparire, l’ignoranza e le afflizioni mentali una volta eliminate alla radice dalla saggezza non possono più oscurare la mente.

Nel frattempo, esistono altri fattori mentali, come l’amore, la compassione e la perseveranza, che non dipendono dall’ignoranza per esistere e quindi rimangono come parte del nostro flusso mentale per sempre.

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