Ciao dal New Mexico!
Sono qui per un ritiro involontario, solo io e il mio cuscino di meditazione, immersa nella bellezza dell’alto deserto. Dico involontario perché avrei dovuto essere qui con due amici che, per le loro legittime ragioni (salute e lavoro) non sono riusciti a farcela all’ultimo minuto. Qual è quel vecchio proverbio yiddish sul fare progetti mentre Dio ride di questi?
Ed è così che sono finita sola, a miglia di distanza su una strada sterrata, senza servizio telefonico e scarso o nullo accesso al Wi-Fi fino alla scorsa notte, quando la mia connessione è stata finalmente sistemata.
È anche questa la motivazione per cui ho finito per passare gli ultimi giorni a contemplare la sensazione della delusione profonda.
Tenendo conto che qualcuno qui ha appena pubblicato un libro intitolato “Tè e pasticcini con i propri demoni”, confido che questo scherzo cosmico dell’essere sola in compagnia della mia delusione non sia inutile. Mi correggo: siamo il mio cuscino di meditazione, io e il demone della delusione.
Ciao, dolce piccolo stronzetto, tu brutta, tenera cosina.
Recentemente Marisa Viola – la mia amica, collega, insegnante di meditazione e co-conduttrice di questo imminente ritiro – mi ha ricordato una frase del maestro di mediazione tibetana Chögyam Trungpa che da allora mi rimbomba nella cavità toracica:
La delusione è il carro del dharma.
In altre parole: la delusione è il cavallo su cui cavalca la realtà.
Questo può essere estremamente illuminante: incontrare la verità delle cose a testa alta. Un grande respiro di autentica percezione.
Posso vedere che quello che desideravo accadesse, quello che pensavo stesse accadendo… non è affatto quello che sta succedendo.
Il che ovviamente può essere anche incredibilmente doloroso, poiché la realtà si scontra con le nostre più grandi delusioni, speranze e aspettative in modo molto scomodo. La delusione è il carro della verità delle cose, non il carro del modo in cui pensavamo sarebbero andate queste ultime.
Questa collisione tra realtà effettiva e realtà desiderata può lasciarci piuttosto sconvolti, a seconda di quanto lontano deve viaggiare la delusione prima di scontrarsi con il pavimento.
Si sente sempre dire che la meditazione aiuta in queste situazioni. Ma ovviamente la domanda è: come?
Non è un’esagerazione dire che metà delle persone che vengono alle mie lezioni all’MNDFL confessano di essere lì a causa della morte, di una diagnosi, di un divorzio, della delusione che li ha lasciati tutti sconvolti – e che hanno sentito dire che la meditazione potrebbe aiutare, si spera.
E posso attestare come un’evangelista che questo è vero. SÌ.
La meditazione è estremamente utile per affrontare quelle dure collisioni, ma forse non nel modo in cui pensiamo. Non ci offre una sorta di cambiamento o di riformulazione del tipo: “Tutto accade per una ragione”.
Anche se tutto accadesse per una ragione, cosa ne so io? Forse è per questo che Dio sta ridendo. O l’universo, o il Divino, il Vuoto. o in qualunque modo volete chiamare il mistero…
Scusate, stavo partendo per la tangente!
Quello che ci offre la mediazione – a mio parere – è esponenzialmente più prezioso.
La pratica coerente di incontrare la realtà così com’è.
Il che porta alla profonda realizzazione – persino a una sensazione di certezza – che anche se la situazione non va bene, starai bene. Non importa come tutto questo funzioni.
Le occasioni perse, i risultati falliti.
La dura verità che risiede dove una volta c’era la speranza.
Lasciatemelo dire di nuovo: anche se la situazione non va bene – o quello che vuoi che sia – sappi che starai bene, in ogni caso.
Potremmo persino chiamare questo insieme di competenze “resilienza”. La quale, come un’abilità vitale, è spesso conquistata a fatica ed è inestimabile.
Quando ci sediamo sul cuscino di mediazione invitiamo la pratica a farci riprendere dalla sbornia nel miglior modo possibile. Riportiamo il respiro alla nostra esperienza del momento presente.
Ancora e ancora.
Accettiamo di incontrare piccoli disagi – come il prurito, la noia, l’ansia… o una gamba che si addormenta (a me capita sempre) – senza renderlo un problema. Con un atteggiamento di gentile adattamento.
Vi saluto, grazie per l’informazione.
Ora torniamo al respiro. Torniamo al corpo. Torniamo al momento che abbiamo a portata di mano.
Questa doppia combinazione di incontrare la realtà così com’è – e rendersi conto che stiamo bene, a prescindere – è qualcosa che pratichiamo sul cuscino in modo da essere più attrezzati per affrontare la delusione nella nostra vita.
Quando – non se – accade.
E nella mia esperienza, è il miglior cambiamento.
Dondola lentamente, dolce carro.
Potrebbe non piacermi lo scherzo. Ma almeno sono sicura di starci.
Adreanna Limbach
Adreanna Limbach è un’insegnante di Meditazione Mindfulness a New York e su The Daily Meditation. Per più di dieci anni è stata responsabile degli studenti all’Institute For Integrative Nutrition. Per questo lavoro ha ricevuto recensioni positive e menzioni sul New York Times, OPRAH Magazine, Yoga Journal, Women’s Health e Refinery29. Come insegnante di meditazione, si è fatta le ossa insegnando studi buddhisti secolari e meditazione al The Interdependence Project a partire dal 2012. Da allora ha ospitato ritiri in America Centrale e presso l’Omega Institute, ed è attualmente Lead Teacher presso MNDFL, il principale studio di meditazione drop-in di New York – dove è mentore e docente per il loro programma di formazione per insegnanti da 300 ore.
Tè e pasticcini con i propri demoni è il suo primo libro.