Per smettere di evidenziare i difetti degli altri, dobbiamo lavorare sulla nostra abitudine mentale di giudicare costantemente il prossimo. Anche se non stiamo dicendo nulla, direttamente o alle spalle di qualcuno, fino a quando staremo mentalmente criticando una persona lo manifesteremo in ogni caso attraverso la comunicazione non verbale: un’occhiata falsamente condiscendente, un’ostentata indifferenza in una situazione sociale, alzare gli occhi al cielo al solo sentirne pronunciare il nome.
L’opposto di giudicare e criticare gli altri è mettere in luce le loro buone qualità e gentilezza. Si tratta di addestrare la nostra mente a guardare a ciò che c’è positivo in chiunque, piuttosto che concentrarci esclusivamente su ciò che non incontra la nostra approvazione. Peraltro, questo atteggiamento fa la differenza tra essere felici, aperti e cordiali oppure depressi, disconnessi e amareggiati.
Abbiamo bisogno di coltivare l’abitudine di notare ciò che è bello, piacevole, coraggioso, vulnerabile, gentile e ispiratore negli altri. Se prestiamo attenzione a questi aspetti non avremo modo di concentrarci sulle loro mancanze. Il nostro atteggiamento cordiale e le parole tolleranti che ne derivano arricchiranno chi ci circonda e al tempo stesso alimenteranno un senso di soddisfazione, felicità e amore dentro di noi. La qualità della nostra vita dipende quindi dal fatto di trovare dei difetti oppure della bellezza in qualsiasi esperienza e relazione.
Vedere solo i difetti degli altri significa anche perdere l’opportunità di amare, di “nutrirci” con interpretazioni che ci riscaldano il cuore, anziché con una dieta a base di veleno per la mente. Se siamo abituati a scegliere mentalmente i difetti degli altri, tendiamo a farlo anche con noi stessi e questo ci può condurre a svalutare tutta la nostra vita. Che tragedia quando trascuriamo la preziosità e le opportunità della nostra rinascita e del nostro potenziale di Buddha!
Dobbiamo quindi alleggerirci, concederci un po’ di tregua e accettarci per quello che siamo in questo momento mentre, contemporaneamente, cerchiamo di diventare esseri umani migliori in futuro. Questo non significa ignorare i nostri errori, ma neppure ingigantirli. Dobbiamo apprezzare la nostra umanità, avere fiducia nel nostro potenziale e nelle buone qualità che abbiamo sviluppato finora.
Quali sono queste qualità? Sono la nostra capacità di ascoltare, di sorridere, di perdonare, di dare una mano. Al giorno d’oggi abbiamo totalmente perso di vista ciò che è veramente prezioso a livello personale e tendiamo invece a guardare solo a ciò che porta al plauso pubblico. Abbiamo bisogno di tornare ad apprezzare la bellezza delle piccole cose e smettere di farci sedurre da ciò che è pretenzioso, scintillante e di moda.
Tutti vogliono essere amati, far notare e vedere riconosciuti i propri aspetti positivi, essere tenuti in considerazione e trattati con rispetto. Quasi tutti hanno paura di essere giudicati, criticati e respinti come inadeguati. Coltivare l’abitudine mentale di vedere la bellezza in noi e negli altri porta felicità a noi stessi e al prossimo; ci permette di sentire ed estendere l’amore. Abbandonare l’abitudine mentale di andare a caccia dei difetti del prossimo previene molta sofferenza, per noi stessi e per gli altri. Questo dovrebbe essere il cuore della nostra pratica spirituale. Per questo, Sua Santità il Dalai Lama dice spesso: “La mia religione è la gentilezza”.
Possiamo ancora vedere le nostre e le altrui imperfezioni, ma la nostra mente è più dolce, più accogliente e spaziosa. Alle persone non importa molto se vediamo i loro difetti, se sono sicure che ci prenderemo comunque cura di loro e apprezziamo ciò che in loro è ammirevole.
L’opposto di parlare dei difetti degli altri è parlare con comprensione e compassione. Per coloro che sono impegnati nella pratica spirituale e per coloro che vogliono vivere in armonia con gli altri, questo è essenziale. Quando guardiamo alle buone qualità di chi ci circonda, ci sentiamo felici che esistano. Riconoscere le buone qualità delle persone, far loro sapere che le apprezziamo rende felice la nostra mente, promuove l’armonia e fornisce alle persone un feedback utile.
Lodare gli altri dovrebbe essere parte della nostra vita quotidiana e parte della nostra pratica del Dharma. Immaginate come sarebbe la nostra vita se addestrassimo la nostra mente a soffermarci sul talento e sulle doti degli altri. Ci sentiremmo molto più felici e lo sarebbero anche loro! Andremmo più d’accordo con loro, con le nostre famiglie e nell’ambiente di lavoro. Qualsiasi circostanza sarebbe molto più armoniosa. Inoltre, pianteremmo i semi di queste azioni positive nel nostro continuum mentale, creando la causa di relazioni armoniose e del successo nei nostri obiettivi spirituali e temporali.
Un esperimento interessante è quello di provare a dire qualcosa di carino a qualcuno ogni giorno, per un mese. Provateci. Vi renderà molto più consapevoli di ciò che dite e del perché. Vi incoraggerà a cambiare prospettiva e farvi notare le buone qualità altrui. Così facendo, inoltre, migliorerete enormemente le vostre relazioni interpersonali.
Qualche anno fa ho dato questo come “compito a casa” a un corso di Dharma, incoraggiando i partecipanti a cercare di lodare anche qualcuno che non gli piaceva. La settimana successiva ho chiesto com’era andata. Un uomo ha detto che il primo giorno ha dovuto inventarsi qualcosa per riuscire a parlare positivamente con un collega. Con sua sorpresa, da quale momento, il collega è diventato così gentile con lui che per vederne le buone qualità e parlarne positivamente non aveva più avuto bisogno di inventarsi nulla!
Thubten Chodron – Tradotto da Speaking of the faults of others