Che cos’è la mente?

Che cos’è la mente?

La scienza moderna si concentra principalmente sull’acquisizione di conoscenze relative al mondo della materia. Gli scienziati hanno sviluppato strumenti così sofisticati da poter manipolare persino le particelle subatomiche e misurare anche i minimi cambiamenti negli stati chimici ed elettrici dei neuroni. Oggi sappiamo dell’esistenza di stelle lontane anni luce dalla Terra e di piccoli organismi che i nostri occhi non possono vedere.

La scienza ha fatto enormi passi avanti nella comprensione del mondo materiale e delle sue componenti subatomiche, tuttavia non ha prestato altrettanta attenzione al mondo interiore della mente, della coscienza e dell’esperienza. Non ha ancora formulato una definizione universalmente condivisa di che cos’è la mente, della sua natura, delle sue cause e del suo potenziale. La letteratura sull’anatomia e la fisiologia del cervello è vastissima, ma la mente raramente vi trova spazio.

Molti tendono a spiegare la mente in termini di fenomeni materiali: i neurologi la considerano il risultato delle interazioni tra neuroni, specialmente quelli del cervello; gli psicologi fanno riferimento al comportamento e al linguaggio; gli scienziati cognitivi studiano la percezione, il pensiero e i processi mentali come comportamenti esteriori misurabili e le attività cerebrali.

Il limite di questi approcci è che non offrono alcuna indicazione utile a comprendere accuratamente e profondamente l’esperienza umana. Gli scienziati possono parlarci degli eventi neurali nel cervello, della reazione ormonale che accompagna la compassione
o la rabbia e del comportamento delle persone quando sono arrabbiate, ma tutto ciò non descrive il modo in cui si provano queste emozioni, il loro lato esperienziale. Altri studiosi parlano della mente come di un sé o di uno spirito immateriale e permanente, ma anche in questo caso non esistono strumenti in grado di osservare la coscienza.

Gli insegnamenti del Buddha possono invece essere considerati una “scienza della mente” poiché forniscono un’analisi completa della mente, indicando i mezzi specifici per osservarla, delineando i vari tipi di coscienza e di fattori mentali, esplorandone il potenziale e descrivendo i metodi per la sua trasformazione. La natura della mente è immateriale, manca della tangibilità degli oggetti fisici. Mente e cervello sono sì correlati e si influenzano reciprocamente mentre una persona è in vita, tuttavia la mente è distinta dall’organo fisico del cervello, che è materia e che può essere analizzato con gli strumenti scientifici che rilevano gli eventi fisici. La mente, invece, è ciò che sperimenta, è ciò che rende un organismo senziente. Chiunque sia stato accanto al corpo di una persona defunta sa bene che il suo cervello è ancora lì, ma manca qualcosa. Ciò che non è più presente è la mente, l’agente che sperimenta la vita, il fattore essenziale che fa la differenza tra un cadavere e un essere vivente.

Il Buddhismo ha una storia di 2.600 anni di indagini sulla mente. Molti trattati sono stati scritti nell’antica India, dove il Buddha ha vissuto, e nei Paesi in cui il Buddhismo si è diffuso nel corso dei secoli. Negli ultimi anni, è iniziato un dialogo fruttuoso tra buddhisti e scienziati e ho grande interesse nel vedere come si svilupperà e quali contributi positivi per il benessere degli esseri senzienti potrà produrre.
Ogni argomento di questa serie ha a che fare con la mente. La studieremo da molti punti di vista: la sua natura, le sue cause, il suo potenziale, le sue funzioni, i suoi livelli e così via. Indagheremo su ciò che oscura il suo potenziale e su come coltivare gli antidoti a queste oscurazioni in modo da rivelare il nostro pieno potenziale: la meravigliosa gloria che chiamiamo risveglio completo o natura di buddha.

La parola sanscrita abitualmente tradotta come “mente” può anche essere resa come “cuore”. Espressioni come “avere buon cuore” o “una mente molto intelligente” secondo il Buddhismo si riferiscono alla stessa entità, alla parte cosciente ed esperienziale di un essere vivente. Anche se la nostra mente è qui con noi e la usiamo sempre, non la conosciamo a fondo.
Nel Buddhadharma, è definita come “chiarezza e cognizione”: “chiarezza” indica che, a differenza del corpo, la mente è immateriale e per questo quando incontra determinate condizioni è in grado di riflettere gli oggetti, come uno specchio. Grazie alla sua qualità di cognizione, invece, la mente può impegnarsi con quell’oggetto, ovvero conoscerlo.
Per esperienza sappiamo che la nostra mente cambia di momento in momento. Questa mutevolezza indica che essa è sotto l’influenza di cause e condizioni. Ogni momento della mente sorge dalla sua causa peculiare, ovvero da un momento precedente della mente. La mente è un continuum, una serie di “momenti della mente” che chiamiamo “flusso della mente”.

Ogni essere ha il proprio flusso mentale e i flussi mentali, o parti di flussi mentali individuali, non si fondono. Poiché la mente è influenzata da altri fattori e cambia in ogni momento, se sono presenti le condizioni appropriate la trasformazione mentale può avere luogo: una mente inondata da emozioni inquietanti può diventare una mente pacifica e gioiosa. La mente ha due nature: una natura convenzionale (come funziona e si relaziona con le altre cose) e una natura ultima (il suo modo di esistere).
La natura convenzionale — chiarezza e cognizione — può essere paragonata all’acqua. Se vi si versano degli agenti inquinanti, la sua naturale purezza viene oscurata — anche se è ancora presente — e diventa più torbida che in altre occasioni. Tuttavia per quanta
sporcizia ci sia nell’acqua, la sporcizia non è la natura dell’acqua: l’acqua può essere purificata e lo sporco eliminato.
Allo stesso modo, la mente è pura anche se è oscurata dalle afflizioni mentali. A volte la nostra mente è relativamente calma, altre è agitata dalla rabbia o dall’attaccamento, ma si tratta di afflizioni temporanee; possiamo essere turbati al mattino e rilassati nel pomeriggio. Inoltre, mentre il flusso della mente è ininterrotto, la rabbia non è sempre presente e questo perché la rabbia e altre afflizioni non sono della natura della mente.

La mente può essere colorata da emozioni diverse in momenti diversi. La rabbia e l’amorevolezza sono antitetiche e per questo non possono manifestarsi simultaneamente, ma possono sorgere in momenti diversi. Anche persone come Hitler o Stalin, notoriamente malvagie, provavano amore per i loro famigliari e i loro figli. Il fatto che la mente possa essere dominata dalla rabbia in un momento e da un’emozione opposta, come l’amore o l’altruismo, in un altro indica che le emozioni non sono della sua stessa natura. La mente in sé è pura; è come l’acqua — per sua natura incolore — che può essere colorata da una varietà di sfumature o da nessuna. Il corpo invece è come una casa e la mente il suo abitante.

Finché c’è il corpo, la mente vi risiede. I vari fattori mentali — che includono emozioni e atteggiamenti — sono visitatori: un giorno arriva il risentimento, un altro la compassione, ma nessuno dei due si trattiene a lungo, sono entrambi ospiti, ma uno è rispettoso, utile e piacevole, come una persona per bene di cui ci si può fidare e che si accoglie volentieri in famiglia, lo invitiamo a restare tutto il tempo che vuole e facciamo del nostro meglio affinché lo faccia. L’altro visitatore, invece, è scortese e disturba la pace nostra e degli altri. Non vogliamo che ci faccia visita e tanto meno che si trasferisca a casa nostra, quindi non lo invitiamo a entrare e lo mandiamo via se si intrufola di nascosto. Allo stesso modo, è possibile bandire la rabbia dalla nostra mente e coltivare una compassione senza limiti, rendendola la nostra compagna di vita.
La natura ultima della mente è la sua assenza di esistenza indipendente o intrinseca. L’esistenza inerente, intrinseca, è il falso modo di esistere che noi sovrapponiamo a tutti i fenomeni; crediamo che essi abbiano una loro propria essenza che li rende ciò che sono, che esistano indipendentemente da tutti gli altri fattori, come le loro cause e le loro parti. In realtà, tutti i fenomeni sono privi di tutti questi modi di esistere, perché essi esistono solo in dipendenza da altri fattori.

Nel Sutra della Perfezione della Saggezza in Ottomila strofe (Astasāhasrikā Prajñāpāramitā Sūtra), il Buddha dice:
La mente è priva di mente, perché la natura della mente è chiara luce.
L’affermazione “la mente è priva di mente” ci porta a interrogarci su ciò che la mente è in realtà, sul suo modo di esistere, su come realmente esiste. “La mente” si riferisce alla sua natura convenzionale, chiara e cognitiva. Quando però cerchiamo quella natura chiara e cognitiva, non riusciamo a trovare qualcosa che sia la mente. All’interno della chiarezza e della cognizione, non c’è nulla che possiamo individuare e che sia intrinsecamente la mente. Se fossimo in grado di trovare una mente reale, allora la mente esisterebbe intrinsecamente, dotata di una propria essenza indipendente. Tuttavia, se la cerchiamo, non la troviamo; non troviamo una mente intrinsecamente esistente. Ecco perché qui si dice che la mente “è priva di mente”. La natura ultima della mente, il suo modo ultimo di esistere, è la sua assenza di esistenza intrinseca.

Poiché la mente è priva di mente, potremmo pensare che la mente non esista affatto. Ma non è così. La parola “mente” indica che la mente esiste; è la base della nostra analisi. Che la mente esiste è dimostrato dal fatto che io posso spiegare queste affermazioni grazie al funzionamento della mia mente e voi potete comprenderle grazie al funzionamento della vostra. Dire che la mente non risiede nella mente significa che una mente intrinsecamente esistente non è il modo ultimo di esistenza della mente. Non significa che la mente non esiste affatto. La mente esiste, ma è vuota di esistenza intrinseca. Questo è il significato di “la natura della mente è chiara luce”. La natura ultima della mente è pura perché libera di esistenza intrinseca, ma il fatto che la mente sia priva di esistenza intrinseca di per sé non
significa che le afflizioni — come l’ignoranza, la rabbia e l’attaccamento — non possano essere eliminate da essa. Anche queste afflizioni sono vuote di esistenza inerente, ma non possiamo dire che esse siano pure per natura.

L’ignoranza è il fattore mentale che vede i fenomeni come intrinsecamente esistenti, dotati di un’essenza indipendente. L’ignoranza è la radice di tutte le altre emozioni afflittive, come la rabbia, il desiderio, la gelosia e l’arroganza. Il fatto che la mente, così come tutti gli altri fenomeni, non esista intrinsecamente, significa che l’ignoranza che afferra la mente come intrinsecamente esistente contraddice la realtà. Se la mente esistesse intrinsecamente, l’ignoranza sarebbe una mente corretta che vede la realtà e, in tal caso, non potrebbe essere eliminata. Tuttavia, poiché l’ignoranza percepisce l’opposto della realtà, può essere eliminata dalla saggezza che vede la realtà correttamente, la saggezza che realizza l’assenza di esistenza intrinseca, la vacuità.

Poiché l’ignoranza e altre afflizioni sono fattori mentali erronei che mancano di un fondamento intrinsecamente esistente, non sono insiti nella natura della mente e possono essere eliminati per sempre. Così come le nuvole possono oscurare temporaneamente il cielo perché non sono della natura del cielo, l’ignoranza e altre afflizioni oscurano temporaneamente la natura pura della mente. Ma a differenza delle nuvole, che una volta scomparse possono riapparire, l’ignoranza e le afflizioni, una volta eliminate alla radice dalla saggezza, non possono più oscurarla. Nel frattempo, gli altri fattori mentali come l’amore, la compassione e la forza d’animo, poiché per esistere non dipendono dall’ignoranza possono restare per sempre parte del nostro flusso mentale.

Questo insegnamento è tratto dal volume di Sua Santità il XIV Dalai Lama “I primi passi sul sentiero buddhista”

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