La miglior pratica? Ripagare la gentilezza degli altri

La miglior pratica? Ripagare la gentilezza degli altri

Il tonglen è davvero ottimo. È la migliore pratica del Dharma, la migliore meditazione. Soprattutto per noi, è la migliore meditazione. Alcune persone possono dire: “Io medito sui chakra, sui venti, sulle gocce”, cose del genere. Altre parlano solo di dzogchen. Non nominano mai il lamrim, la bodhicitta, la vacuità. Parlano e pensano solo in questo modo, che lo dzogchen sia l’unica cosa utile. Potremmo pensare che sia qualcosa di molto elevato, ma in realtà la pratica del tonglen è la migliore pratica del Dharma, la migliore meditazione. Se volete sapere qual è la migliore meditazione, questa è la migliore. Se vi fate questa domanda, è questa la risposta.

Avete già sentito parlare della sofferenza degli esseri senzienti dei sei regni. Cominciamo con le sofferenze degli altri esseri senzienti, generando compassione per loro, come vi ho già detto. Studiamo ciò che viene descritto complessivamente in ogni reame di sofferenza. Non solo, quando gli esseri senzienti degli altri regni erano esseri umani, hanno sperimentato i sei tipi di sofferenza, i sette tipi, gli otto tipi di sofferenza. Nel Lamrim Chenmo credo che ne siano spiegati solo sei, ma ce ne sono sette o otto.

Ogni singolo essere senziente ha sperimentato la sofferenza di ogni regno, non solo una volta ma innumerevoli volte da rinascite senza inizio. Innumerevoli volte da rinascite senza inizio, ogni essere senziente ha sperimentato le sofferenze del regno dell’inferno, le sofferenze del regno degli spiriti famelici. Innumerevoli volte da rinascite senza inizio, senza inizio. Quando è iniziatala sofferenza? Non c’è stato alcun inizio. Non c’è un inizio per il continuum della mente. La mente senza inizio. L’ignoranza, la causa della sofferenza, è senza inizio. Il karma e l’ignoranza sono senza inizio. È incredibile, incredibile, incredibile, incredibile.

Non solo: la maggior parte degli esseri senzienti non ha il karma per incontrare il Buddhadharma, il sacro Dharma. Per eoni ed eoni ed eoni, non hanno il karma per incontrare un buddha. Senza praticare il Dharma, senza realizzare il sentiero, non c’è modo di liberarsi dalla sofferenza. Quindi, dovranno sperimentare la sofferenza nel samsara ancora e ancora, all’infinito! Riuscite a immaginarlo?

Pensando in questo modo, sviluppiamo un’incredibile compassione per ogni essere senziente, per tutti gli innumerevoli esseri senzienti del samsara. Vi ho fatto un esempio di come meditare sulla compassione quando vai in spiaggia, per le persone che stanno prendendo il sole e per gli animali che vivono nell’acqua. Ricordate che vi ho detto come sviluppare la compassione? Camminate lungo la spiaggia e meditate sulla compassione. Non solo in spiaggia, vi ho detto che ovunque vi sia molta gente potete fare questa meditazione per sviluppare la compassione.

La compassione deve nascere. Non c’è scelta! La compassione deve sorgere! Come dice Sua Santità il Dalai Lama, gli esseri umani sono nella natura della gentilezza e della compassione. Questa è la nostra natura. Sua Santità ha detto che dobbiamo svilupparla.

Il Panchen Losang Chökyi Gyaltsen del monastero di Tashi Lhunpo, che forse è stato il terzo o quarto Panchen Lama, ha spiegato nella Guru Puja,

[LC 95] E così, guru perfetto, puro e compassionevole,
Chiedo la tua benedizione affinché tutti i karma negativi, le oscurazioni e le sofferenze degli esseri trasmigratori madre
possano senza eccezioni maturare su di me in questo momento,
e che donando la mia felicità e la mia virtù agli altri
tutti gli esseri trasmigratori possano sperimentare la felicità.

“E così” si riferisce all’argomento precedente, ovvero a come la radice di tutte le sofferenze sia il pensiero egoistico ed egocentrico e a come tutta la felicità, compresa l’illuminazione, derivi dalla bodhicitta, dal prendersi cura degli altri. “E così”, je tsün la ma, che io traduco come ‘perfetto’ ha un grande significato, quindi lo traduco come “perfetto” e si riferisce a qualcuno che ha raggiunto il dharmakaya. Questo è il modo in cui il mio guru Ghesce Rabten Rinpoce lo ha spiegato quando ha tenuto gli insegnamenti di mahamudra a Dharamsala. Per farla breve, si tratta delle qualità del lama o del guru.

“Tutte le sofferenze degli esseri trasmigratori madre”. “Madre” significa che fin dall’inizio del tempo sono stati nostra madre e sono stati estremamente gentili con noi. Significa ogni singolo essere senziente, tutti gli esseri samsarici e quelli che sono fuori dal samsara ma che hanno ancora le oscurazioni sottili, lei drib. Anche coloro che sono liberi dal samsara hanno ancora delle sottili oscurazioni.

Dag la min pa dang, “Che possa maturare su di me in questo momento”. Dag gi de ge zhän la tang wa yi. Dag gi significa “mio” e dag gi de ge significa “la mia felicità e virtù”. “Chiedo al guru, il campo dei meriti, che tutti gli esseri trasmigratori possano avere felicità”. Questo significa tutta la felicità fino all’illuminazione, non solo mangiare gelato e pizza o, non so, forse carne di tacchino. Chiediamo che tutti gli esseri senzienti abbiano ogni felicità temporanea e definitiva, compresa la liberazione e l’illuminazione.

Per prima cosa, con la compassione, ci prendiamo la loro sofferenza. Sviluppando la compassione, ci prendiamo tutte le loro sofferenze e le cause della sofferenza, il karma e le illusioni. Possiamo pensare di prendere nel nostro cuore tutte le condizioni di sofferenza indesiderate che ci hanno fatto soffrire da rinascite senza inizio, ora e in futuro, proprio sul pensiero che ci fa avere a cuore solo noi stessi. Questo pensiero ci ha mai permesso di raggiungere l’illuminazione, non ci ha mai permesso di liberarci dal samsara; ci ha sempre fatto soffrire le sofferenze dei sei regni da rinascite senza inizio fino ad oggi.

Questa è la causa di tutti gli ostacoli, di tutte le condizioni indesiderate e sfavorevoli, di tutte le cose indesiderate, compresa la magia nera. Quando qualcuno si arrabbia con noi, quando qualcuno ci maltratta, questa è la causa. Con il tonglen tutte le sofferenze, tutte le oscurazioni, tutti i karma e le illusioni, tutte le condizioni sfavorevoli, le visualizziamo sotto forma di oscurità – non di luce, ma di oscurità – come fumo che si riversa sul nostro nemico principale, il pensiero che ci fa avere cura solo di noi stessi e, nella pratica del tonglen mahayana, sull’attaccamento al sé, sull’attaccamento a un sé intrinsecamente esistente.

Con questa pratica il vero io che ci sta tanto a cuore, giorno e notte, tutto il giorno, ogni secondo, si dissolve, shigpa in tibetano, che significa che diventare inesistente. L’io reale a cui teniamo così tanto diventa inesistente.

Quando diventa inesistente, meditiamo sulla vacuità. Questa diventa la meditazione sulla vacuità. Questa meditazione danneggia l’ignoranza, la radice del samsara, perché l’io reale è l’oggetto che viene percepito dall’ignoranza che ritiene l’io realmente esistente, che è la radice del samsara. 

Meditate un po’ su questo. Allora questa pratica non solo diventa una potente meditazione di bodhicitta, una meditazione di tonglen, ma c’è anche la vacuità. È una meditazione molto importante per eliminare la radice del samsara, l’ignoranza. Abbiamo sofferto non solo da questa mattina, non solo dalla nascita, ma anche dalle rinascite senza inizio, e ora tutto ciò che ci ha fatto soffrire nel samsara in continuazione viene distrutto.

Poi, meditando sulla gentilezza amorevole verso tutti gli esseri senzienti, pratichiamo la pratica del donare. Come ho detto, è grazie alla gentilezza degli esseri senzienti che ogni ora, ogni minuto, ogni secondo siamo vivi e siamo esseri umani. Possiamo godere di tutti i piaceri: abbiamo una casa grazie agli innumerevoli esseri senzienti che sono stati uccisi o che hanno subito danni o che hanno sopportato tante difficoltà – compresi gli esseri umani – che l’hanno costruita. La nostra sopravvivenza deriva da loro. Per quanto riguarda il cibo, tanti esseri senzienti sono stati uccisi e danneggiati per permetterci di avere il piacere di mangiare e di sopravvivere ogni giorno, ogni ora, ogni minuto come esseri umani. Poi, poter imparare il Dharma e soprattutto poter praticare il Dharma, poterci vestire, anche in questo caso tanti esseri senzienti sono morti e hanno sofferto.

In Ladakh, i Changpa sono pastori nomadi. Non so quante volte prendano la lana dalle pecore. Non credo che prestino molta attenzione quando le tosano. Ricordo che un uomo stava tosando la pecora, che osservava l’uomo. Le cesoie erano molto ruvide, non affilate, e devono averle fatto male. La pecora osservava costantemente il volto dell’uomo mentre lui lavorava, tirando via la lana in modo grossolano. Ovviamente, senza la lana c’è una sofferenza incredibile: i nomadi Changpa vivono in un luogo molto freddo con molta neve, di notte fa molto freddo e la lana è il loro unico sostentamento; producono la stoffa e la vendono. Le pecore vengono in qualche modo accudite dagli umani, ma questi ultimi le usano per la carne, la pelle e la lana. Non sembrano avere molta consapevolezza o sensibilità per quegli animali. Per tosare le pecore è necessario un buon coltello affilato.

Come ho detto l’altro giorno, la gentilezza della madre è spesso elencata tra le quattro vie della gentilezza e ogni essere senziente è stato nostra madre e gentile in questo modo non solo una volta, ma fin dalle rinascite senza inizio. Come la madre di questa vita attuale, tutti gli esseri senzienti sono stati gentili. Ci hanno dato un corpo umano e ora siamo in grado di praticare il Dharma e meditare. Questa è la gentilezza più incredibile. Quando eravamo nel grembo materno, nostra madre non ha abortito. Se avesse abortito, invece di avere questo corpo umano, a quest’ora potremmo essere un uccello o un verme che l’uccello mangia. Potremmo essere qualsiasi cosa, non si sa mai a questo punto. Con la sua gentilezza, nostra madre ha sopportato tante difficoltà ogni giorno, proteggendo la nostra vita dai pericoli, da tanti pericoli ogni giorno. Questa è la seconda gentilezza.

Poi, ci ha dato un’istruzione. Non solo in questa occasione, ma anche nelle rinascite senza inizio. Non solo la madre di questa vita, tutti gli esseri senzienti sono stati così. Sono stati la nostra madre e sono stati gentili con noi in questi quattro modi fin dalle rinascite senza inizio. Questa è una cosa, la loro gentilezza.

Qui sto parlando della loro grande gentilezza, di come tutta la nostra felicità passata, presente e futura derivi da loro. Tutta la nostra felicità passata dalle rinascite senza inizio e la nostra felicità futura, temporanea e finale, la liberazione dal samsara e la felicità senza pari, la cessazione totale delle oscurazioni e il completamento di tutte le realizzazioni, tutto questo proviene da ogni singolo essere senziente. Abbiamo ricevuto completamente ogni singola felicità, anche quella di un sogno, grazie alla gentilezza di ogni singolo essere infernale, spirito famelico, animale, essere umano – e ci sono infiniti universi – di ogni singolo sura, asura, di ogni singola formica. Dalla gentilezza di ogni essere senziente abbiamo ricevuto tutta la nostra felicità passata, presente e futura, compresa l’illuminazione.

Se qualcosa non ci piace – un ragno, un serpente, una formica o la persona che ci maltratta, che ci sta antipatica, che ci fa del male, che è arrabbiata con noi – la compassione viene generata in base a loro, in base alla loro sofferenza. La loro mente è oscurate e sofferenti, quindi si genera una grande compassione in dipendenza da loro.

Dalla grande compassione si genera la bodhicitta. Dalla bodhicitta nasce il bodhisattva. Dal bodhisattva nasce il buddha. Le azioni sacre di un buddha sono due. Una è l’azione segreta del buddha stesso e l’altra è l’azione del buddha che è dentro di noi esseri senzienti; questo è il buon karma, l’azione virtuosa. La nostra azione virtuosa è l’azione sacra dei buddha. Si chiama sanggye kyi trinlä. Il buon karma è l’azione sacra dei buddha. Ad esempio, la nostra felicità passata da rinascite senza inizio, la nostra felicità attuale e futura, compresa l’illuminazione, derivano tutte dal nostro buon karma, dalle nostre azioni virtuose. Il nostro buon karma è rappresentato dalle azioni sacre dei buddha. Tutta la nostra felicità passata, presente e futura deriva dai buddha.

Un buddha deriva da un bodhisattva. Quindi, tutta la nostra triplice felicità proviene dai bodhisattva. I bodhisattva derivano dalla grande compassione che si genera dipendendo da quei serpenti, quei ragni, quelle formiche, quelle zanzare o quelle persone che ci maltrattano, che sono arrabbiate con noi, che ci criticano, la cui mente è oscurata e sofferente. Quindi, la grande compassione deriva da questo, è generata dalla dipendenza dalla loro gentilezza.

Pertanto, tutta la nostra felicità passata, presente e futura, compresa la liberazione e l’illuminazione, deriva completamente da quella formica, da quella zanzara, da quel serpente, da quella persona che ci maltratta, che è arrabbiata con noi, che ci critica sempre. Tutto deriva da questo. Quindi, coloro che ci maltrattano, che sono arrabbiati con noi, quegli insetti, quelle zanzare, sono molto preziosi. Sono preziosissimi, gentilissimi, carissimi: esaudiscono i nostri desideri. Tutta la felicità che riceviamo da loro – da questa zanzara, da questa persona che ci maltratta – significa che sono molto gentili; sono la nostra gemma che esaudisce i desideri.

Tutti gli esseri senzienti la cui mente è oscurata. Cosa dire? Le loro menti sono oscurate e sofferenti, e noi riceviamo ogni felicità – passata, presente e futura fino all’illuminazione – da tutti gli innumerevoli esseri infernali, gli innumerevoli spiriti famelici, gli innumerevoli animali, gli innumerevoli esseri umani, gli innumerevoli sura e asura e gli innumerevoli esseri dello stato intermedio. Non solo, il Buddha, il Dharma e il Sangha in cui ci rifugiamo sempre prima di praticare provengono tutti da esseri senzienti.

Gli esseri senzienti sono i più preziosi, i più cari e i più desiderabili per noi. Anche il Buddha che non ha sofferenze, non ha errori, ha completato tutte le qualità, anche il Buddha, il Dharma e il Sangha provengono dagli esseri senzienti. Se abbiamo del denaro, possiamo comprare molte cose che ci piacciono, quindi pensiamo che il denaro sia prezioso. Allo stesso modo, se abbiamo un campo, pensiamo che sia prezioso perché possiamo piantare delle colture – non dei cadaveri, delle colture – e queste possono crescere. In questo modo, tutte le nostre qualità provengono da tutti gli esseri senzienti, da questa formica, da questo insetto, da questa zanzara. Poiché tutti i Buddha, i Dharma e i Sangha provengono da loro e tutta la nostra felicità proviene da loro, sono così preziosi.

Chi crede in Dio può credere in Dio ma dovrebbe mettere gli esseri senzienti al primo posto, perché sono così preziosi, così gentili. Non Dio al primo posto, gli esseri senzienti dovrebbero essere al primo posto e poi Dio al secondo. Allora ci sarà tanta felicità nel mondo; non ci saranno combattimenti, né guerre! Allora tutte le persone avranno a cuore gli esseri senzienti. Le persone ameranno gli esseri senzienti e faranno del loro meglio per loro. Come fanno offerte a Dio, si prenderanno cura degli esseri senzienti.

Anche se crediamo in Dio, poiché Dio ha creato gli esseri senzienti, se ci prendiamo cura di loro è come se ci prendessimo cura di Dio. Se facciamo del male agli esseri senzienti, è come se facessimo del male a Dio. Se facciamo del male agli esseri senzienti, facciamo del male a Dio perché Dio li ha creati. È molto strano: facciamo del male a tutte queste persone che Dio ha creato. È molto strano se allo stesso tempo pensiamo che siano state create da Dio.

Quindi ora concludo. Penso che se facciamo del male agli esseri senzienti, facciamo del male a Dio. Quindi, la prima cosa non dovrebbe essere Dio, ma gli esseri senzienti. Poi, in secondo luogo, Dio. Dio sarà incredibilmente felice. Allora ci sarà tanta pace in famiglia, nella società e nel mondo. Le persone non faranno del male agli animali. 

Tradotto da Kopan Course No. 52 (2019)

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Meditazione sulla Vacuità. Pomaia, 25 – 27 Giugno 1999
Autore: Ghesce Ciampa Ghiatso. Si ringrazia l’ILTK che ha collaborato per questa pubblicazione.
Pagine: 32

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