Gli otto Dharma mondani: cambiare la mente

Questo insegnamento è stato dato da Ghesce Tenzin Tenphel l'8 marzo 2018 presso il Centro Tara Cittamani di Padova.

Parte 2 di 3

Abbiamo appena iniziato il nuovo mese di marzo. Noi tibetani seguiamo il calendario lunare e per noi questo è il mese iniziale. In particolare, siamo nel 17° giorno del primo mese dell’anno lunare, è appena iniziato l’anno nuovo. Vi dico questo perché sempre, ma a maggior ragione adesso, è importante instaurare una buona motivazione, una motivazione positiva che ci accompagni sempre. Non soltanto ora, durante l’ascolto di questi insegnamenti, è estremamente importante generare una buona motivazione, ma proprio sempre. Quando andiamo al lavoro, quando cuciniamo, qualunque attività stiamo compiendo dobbiamo avere questa mente positiva all’interno di noi.

Se instauriamo una buona abitudine, se ci abituiamo ad avere tale mente positiva, allora sicuramente ci saranno molti benefici.

È importante sempre, a maggior ragione durante questi insegnamenti perché altrimenti è come se stessimo perdendo tempo.

Per quanto riguarda la pratica del Buddhadharma, è qualcosa che avviene tramite la nostra mente, è assolutamente qualcosa di mentale, piuttosto che fisico. Cosa vuol dire che è una pratica mentale? Vuol dire che dovremmo tenere sempre sotto controllo la nostra mente, analizzando, capendo e prendendo coscienza di ciò che passa nella nostra mente. Grazie a questa analisi capiremo i nostri errori, dove stiamo sbagliando, prenderemo coscienza dei nostri errori e poi potremo migliorarci tramite questo lavoro mentale.

Questo lavoro dobbiamo farlo perché desideriamo la felicità e non desideriamo la sofferenza. Però sperimentiamo comunque una grande misura di sofferenza. Questo perché la nostra mente non è controllata, non siamo in grado di prendere il controllo della nostra mente. La nostra mente così cade sotto il potere delle afflizioni mentali come l’attaccamento, la rabbia e l’ignoranza, la gelosia, ecc. Questi sono fattori che impediscono la felicità.

A questo punto entra in gioco la pratica del Dharma, la meditazione per riuscire a cambiare la nostra mente grazie alla trasformazione del nostro modo di pensare. Questa è la pratica principale rispetto al Buddhismo: cambiare la nostra mente per essere felici ed eliminare la sofferenza.

La pratica principale buddhista avviene attraverso la propria mente. Quindi è innanzitutto fondamentale conoscere la propria mente. Senza conoscenza non riusciamo a cambiare alcunché, non riusciamo a migliorare le nostre situazioni. Ma questo cambiamento non avviene in modo casuale, assolutamente. Deve essere attuato con intelligenza perché abbia un buon effetto.

I passaggi sono questi:

  1. Innanzitutto, dobbiamo conoscere, dobbiamo sapere, conoscere le diverse situazioni, conoscere noi stessi e questo può avvenire grazie allo studio, grazie all’esperienza, all’attenzione e in questo modo, sulla base del conoscere possiamo cambiare.
  2. Il secondo punto è utilizzare la propria intelligenza. Quindi, dopo aver conosciuto e capito la nostra situazione, possiamo intelligentemente cambiarla. Perché se noi, anche se siamo intelligenti, non conosciamo e non ci rendiamo conto del nostro livello, di molte circostanze e situazioni, il cambiamento positivo sicuramente non avverrà.

Questi sono i gradini, gli stadi di questa trasformazione. Innanzitutto conoscere, poi applicare la nostra intelligenza e così avverrà il cambiamento mentale.

Noi tutti desideriamo essere felici, ci applichiamo moltissimo per ottenere la felicità, ci sforziamo molto, tutte le azioni che compiamo le facciamo per essere felici. Il nostro problema è che pensiamo che la felicità sia all’esterno, la ricerchiamo all’esterno di noi stessi, la ricerchiamo negli oggetti, in tutti quegli oggetti che sono sperimentati dalle nostre coscienze sensoriali, forme, suoni, odori, oggetti tangibili e così via. In questo noi applichiamo tutti i nostri tentativi di ricerca della felicità. Non nego che l’ottenimento di tali oggetti possa dare un certo sollievo, un certo beneficio, una sorta di felicità. Però non è la felicità che noi desideriamo, è una felicità molto effimera e che non è comunque quella che noi desideriamo. Oltretutto, grazie all’ottenimento di questi oggetti, noi soffriamo, ci sono problemi che derivano da questi oggetti, non soltanto benessere temporaneo. Noi pensiamo molto, in questo senso: sempre cerchiamo all’esterno la felicità, in realtà dovremmo cercarla all’interno di noi stessi. Perché la felicità profonda, duratura, è quella che riusciamo a trovare al nostro interno, una felicità mentale che dipende proprio dalla coscienza mentale, non dalle coscienze sensoriali. Non dipende dalla ricchezza, dal benessere materiale e così via. Si parla di felicità interiore, mentale.

Per esempio, consideriamo il nostro corpo. Noi lo consideriamo veramente importante, siamo veramente molto attaccati a questo nostro corpo, ma quale felicità arriva da questo corpo? Sì, forse un pochino, ma è una felicità così stabile tale che noi spendiamo così tanto tempo e risorse per il bene di questo corpo? Lo proteggiamo, ci identifichiamo con questo corpo, diciamo “questo è il mio corpo”, siamo come ossessionati da questo corpo e cerchiamo di procurargli tutte quei prodotti, tutte le cose che normalmente compriamo per noi stessi. Senza vedere che, in realtà, non è questa la fonte della nostra felicità. Siamo come schiavi del nostro stesso corpo.

In altre parole, è anche il controllo della nostra coscienza mentale.

 Quando parliamo di coscienza mentale, ci riferiamo proprio alla mente ed è questa che dobbiamo cercare di soggiogare un pochino di più. Questo può avvenire in molti modi. Possiamo utilizzare diversi punti di vista e diverse prospettive, rendendoci conto, innanzitutto, degli errori che stiamo attuando adesso. Quali sono i nostri modi di pensare sbagliati? Quindi dovremmo cercare di capire questo, così da poter correggerli e migliorarci. Se non cambiamo i nostri errori, la nostra attitudine mentale sbagliata non riusciremo ad essere felici, non riusciremo ad ottenere la felicità che tanto desideriamo. Innanzitutto c’è bisogno di trasformare la nostra mente in senso positivo.

Ci sono diverse prospettive che possiamo considerare per questo cambiamento mentale. Possiamo valutare di cambiare la nostra mente così come è adesso. Dobbiamo prendere atto della nostra situazione mentale attuale, capire quali sono gli errori e cambiarli. Non dobbiamo modificare altri modi di pensare, ma i nostri modi di pensare adesso.

L’argomento di queste giornate saranno gli Otto Dharma Mondani. Possiamo chiamarli anche otto preoccupazioni mondane, che sono un po’ parte della vita di tutti noi. Sono fondamentalmente modi di pensare sbagliati che ci rendono infelici, che causano tutte le sofferenze che noi sperimentiamo. Non sto dicendo che sia facile cambiare questi modi di pensare, ma comunque dovremmo cercare di provarci perché altrimenti continueremo a soffrire.

Se consideriamo due tra questi otto dharma o preoccupazioni mondani possiamo considerare il provare piacere, quindi desiderio per la felicità, e provare dispiacere rispetto all’infelicità. Si potrebbe obiettare: “perché non dovremmo essere contenti di essere felici visto che lo voglio come tutti quanti, cosa c’è di male in questo desiderio di felicità e al non desiderare la sofferenza?”.

Il punto è che, quando siamo troppo attaccati a questo desiderio, nasce in noi la bramosia. Sicuramente non c’è nulla di male, tutti noi vogliamo essere felici. Ma nel momento in cui proviamo troppo piacere e siamo troppo spinti verso la ricerca della felicità, si innesca in noi un meccanismo di bramosia rispetto a quel piacere che noi tanto ricerchiamo e in questo modo andiamo nella direzione sbagliata. Perché quella che stiamo sperimentando non è una felicità duratura, pienamente qualificata, una felicità perfetta. Infatti, possiamo vedere che anche se stiamo bene dopo un qualche momento, il secondo istante, il terzo istante e così via questa felicità, questo piacere che noi proviamo si trasforma, cambia e probabilmente assume la natura della sofferenza. Qualcosa che prima ci faceva stare bene, poi diventa qualcosa che ci fa stare male. Quindi non è felicità autentica, si trasforma in sofferenza. Per questo non dovremmo essere così attaccati alla ricerca della felicità e così dispiaciuti all’incontro con la sofferenza. Questo è un discorso generale, poi se volessimo parlare in particolare ci sarebbe molto da dire.

Consideriamo un altro punto rispetto a queste due preoccupazioni mondane: l’essere troppo attaccati alla felicità e l’essere troppo dispiaciuti rispetto alla sofferenza.

Qual è un altro svantaggio che deriva da questo atteggiamento? Rendere la nostra mente particolarmente stabile. Quando noi siamo troppo in preda alla felicità o alla sofferenza che sperimentiamo allora siamo anche instabili mentalmente. Infatti, sia felicità che sofferenza cambiano molto in fretta, tutto cambia in continuazione e molto velocemente. Se noi ci attacchiamo troppo a questi aspetti della vita la nostra mente sarà molto instabile, a volte staremo molto bene, a volte staremo molto male e così non saremo molto centrati, non saremo molto stabili e non riusciremo mai a ottenere quella felicità perfetta che tanto desideriamo. Inoltre, non è nemmeno bene essere troppo dispiaciuti per la sofferenza, respingere in continuazione la sofferenza perché non accettare la sofferenza è un grande svantaggio, dovremmo gradualmente cercare di accettare e abbracciare la sofferenza che la vita ci presenta.

Se il nostro modo di pensare è tale che noi non riusciamo ad accettare la nostra situazione così com’è allora non riusciremo mai ad essere felici, saremo sempre mentalmente piuttosto instabili, saremo anche poco coraggiosi rispetto alla vita e sperimenteremo sofferenze senza fine perché tutto sarà per noi motivo di sofferenza, anche quelle sofferenze relativamente piccole, relativamente sopportabili noi le vivremo come insopportabili e così saremo comunque tristi, staremo comunque male anche se in realtà non c’è proprio necessità. È importante, quindi, accettare la propria sofferenza.

Possiamo iniziare gradualmente da quello che per noi è più facile, iniziare ad aumentare anche il coraggio nella nostra vita e in questo modo anche il coraggio gradualmente aumenterà e riusciremo ad accettare sempre di più tutto quello che si presenterà a noi.

In questo modo soltanto saremo in grado di eliminare la sofferenza perché diventeremo più stabili, diventeremo più forti, più coraggiosi e in questo modo riusciremo ad abbandonare alcuni tipi di sofferenza, a diminuire il nostro malessere generale gradualmente, acquisiremo più pace mentale, più benessere mentale e in questo modo la nostra vita migliorerà sicuramente. Quindi è importante non essere troppo infelici quando le cose vanno male perché molta sofferenza può essere evitata, quella creata da noi stessi può essere evitata e oltretutto dovremmo anche capire che non c’è alcun beneficio nello stare male perché stando sempre male, non accettando la nostra situazione non riusciremo nemmeno ad acquisire quel potere che ci farà affrontare la vita, quel potere che farà sì che riusciremo ad eliminare la nostra sofferenza. Quindi è importante cercare di accettare un po’ di più tutte le situazioni negative che si presentano e in questo modo anche il nostro coraggio aumenterà.

Ho parlato di accettazione della sofferenza. Ci sono moltissime sofferenze ed è molto strano, ognuno di noi ha una diversa idea di sofferenza, ognuno di noi sperimenta diversi tipi di malessere. Consideriamo per esempio la malattia. Quando noi stiamo male dobbiamo accettare questa sofferenza ma con intelligenza. Questa accettazione della sofferenza non deve essere qualcosa di cieco, di stupido. Questa potrebbe essere l’obiezione di qualcuno, i buddhisti dicono che se una persona sta male deve accettare, non deve fare nulla. Non è assolutamente così, si deve accettare mentalmente la situazione e poi cercare di trovare delle soluzioni. Nell’esempio della malattia, ci rendiamo conto che stiamo male e andiamo in cerca di una soluzione, andiamo in cerca di un medico, cercheremo di prendere medicine adeguate e così via. L’intelligenza si denota anche nel fatto che non ci preoccupiamo troppo perché cerchiamo di trovare delle soluzioni ma allo stesso tempo non vogliamo peggiorare la nostra situazione preoccupandoci inutilmente perché sappiamo che stiamo facendo tutto il possibile. Stiamo male, andiamo alla ricerca di un medico appropriato e di medicine.

Vorrei aggiungere anche un altro aspetto riguardo l’accettazione della sofferenza. Riusciamo a evitare ulteriore sofferenza? Se per esempio stiamo sperimentando qualcosa di molto insignificante come sofferenza, abbastanza ridotta, se iniziamo a preoccuparci, ad avere discorsività mentale rispetto alle preoccupazioni, staremo ancora peggio.

Vedremo che una piccola sofferenza è in grado di creare una sofferenza molto più grande perché non siamo in grado di valutarla per quello che è.

Dobbiamo capire che le sofferenze, i disagi e i malesseri esistono, sono una verità inevitabile di questa nostra esistenza, ci sono i problemi. Il punto è che se noi li accettiamo questi non aumentano, è quando noi non li accettiamo che il loro peso diventa maggiore, diventa insostenibile a volte. Accettandoli, inoltre, saremo anche in grado di acquisire una pace mentale e un benessere che saranno utilissimi anche per affrontare queste situazioni negative, ci sono soltanto vantaggi, pace, benessere mentale, riduzione del proprio livello di stress, di disagio. Un po’ come la malattia, nel momento in cui non accettiamo la malattia probabilmente non riusciremo a guarire, peggiorerà la situazione, quando noi l’accettiamo ci sono molte più speranze di guarigione.

Ci sono persone che quando stanno male stanno veramente molto male. Come sono in grado di esagerare il proprio malessere, pensare di stare malissimo, nutrono i pensieri negativi e le preoccupazioni e a volte si tolgono anche la vita a causa di un’attitudine mentale molto negativa che hanno nutrito nel corso del tempo. È importante capire che è normale stare male, è normale soffrire, è normale ammalarsi, non c’è nulla di speciale in tutto questo.

Sicuramente possiamo attuare dei tentativi per non ammalarci, possiamo curare la nostra dieta, vestirci adeguatamente rispetto al tempo, esercizio fisico, ci sono diversi metodi per cercare di stare bene ed evitare la malattia, però è importante considerare anche questo in termini di modo di pensare, non soltanto qualcosa di fisico da curare, ma anche il proprio modo di pensare.

È molto importante essere positivi anche quando non stiamo male per poter affrontare eventuali periodi di sofferenza ulteriore.

Se noi non curiamo il nostro modo di pensare, questo non appena incontrerà circostanze sfavorevoli sicuramente potrà peggiorare, rendendoci instabili, ancora più sofferenti e depressi. In questo modo noi compiremo molti, molti errori, vivremo ancora maggiori sofferenze e probabilmente molte più malattie rispetto a quelle che già sperimentiamo, proprio a causa della nostra mente incontrollata. A causa di questa mente incontrollata noi soffriamo ancora di più.

È importante capire che è la natura di questo corpo ammalarsi, bruciarsi, spezzarsi, invecchiare. Tutte quello che capita al nostro corpo è qualcosa di assolutamente naturale, quindi dobbiamo accettarlo. Insistere stupidamente nel non accettare questo sicuramente non porterà a nulla di buono. Solo nel momento in cui riusciremo ad accettare la sofferenza che questo stesso nostro corpo implica potremo essere più felici e avremo la base per ottenere una felicità duratura che tanto noi desideriamo e quando si parla di protezione speciale rispetto al nostro corpo, rispetto a noi stessi questo non implica soltanto una buona dieta, un buon movimento fisico, buoni vestiti, tutte condizioni favorevoli per la nostra sopravvivenza e il nostro benessere, ma questa protezione speciale implica anche la protezione della nostra mente. È importantissimo proteggere la nostra mente sempre.

Questo nostro corpo è della natura della sofferenza, come abbiamo visto prima, fa parte della natura di questo corpo invecchiare, ammalarsi, soffrire, possiamo dire che questo corpo possiede la natura della sofferenza. È assolutamente normale tutto quello che noi sperimentiamo e non solamente noi, anche le persone che ci sono intorno, vediamo persone che sperimentano molteplici problemi, malattie, sofferenze. Molte di queste sono inevitabili, malattia, invecchiamento. Però c’è rimedio per qualcosa, rispetto al fatto che noi possiamo cambiare la nostra mente, possiamo riuscire ad essere felici anche durante la malattia per esempio. Questo è qualcosa che è nelle nostre mani, riuscire a controllare la nostra mente, proteggerla in modo da non aggiungere ulteriore sofferenza a quella che già dobbiamo vivere. Possiamo fare questo e se facciamo così creiamo delle fondamenta su cui costruire la nostra felicità.

In questo mondo, nella società in cui siamo viviamo insieme a molte altre persone ed è inevitabile che ci siano problemi proprio per il fatto che i modi di pensare non possono essere uguali al cento per cento.

Questo è un dato di fatto che non possiamo cambiare, non possiamo cambiare gli altri. Cosa è nelle nostre mani? Cambiare noi stessi.

Quando parlo di cambiamento individuale, cosa dobbiamo cambiare rispetto a noi stessi? La nostra mente, niente altro da cambiare se non la nostra mente. Questo è qualcosa che è nelle nostre stesse mani, noi possiamo essere felici, possiamo eliminare la nostra sofferenza. Se non assumiamo il controllo della nostra mente non riusciremo ad evitare la sofferenza e non riusciremo ad essere felici. Fondamentale è la protezione della propria mente.

Quando parliamo di questa trasformazione mentale che avviene grazie alla mente, grazie alla pratica del Dharma, abbiamo detto che deve essere una pratica intelligente, dobbiamo utilizzare la nostra intelligenza quando meditiamo, quando cerchiamo di rimediare e cambiare le situazioni negative della nostra vita. Questa per essere intelligente deve essere svolta anche con una mente aperta, non chiusa, non limitata, non ristretta, altrimenti questa trasformazione positiva non riuscirà ad avvenire.

Cosa vuol dire avere una mente aperta? Vuol dire che, visto che noi stiamo cercando di attuare questo cambiamento e questo non è facile, non è un cambiamento immediato né a breve termine, bensì un cambiamento che se ci saranno i risultati saranno a lungo termine probabilmente. Dobbiamo capire questo e prendere atto di questa situazione. In questo modo riusciremo ad evitare molti problemi, anche a livello di stabilità mentale, di benessere mentale.

Se noi pensiamo che questo cambiamento avverrà immediatamente, da domani o in qualche settimana o qualche mese, allora ci stiamo sbagliando, non è così. Si sta parlando di allenamento mentale graduale, qualcosa che avverrà per gradi. È qualcosa rispetto alla quale non abbiamo ancora un’abitudine radicata, per noi sarà molto facile ricadere nelle vecchie abitudini, in tutto ciò che è negativo, in tutto ciò che ci fa star male. Prendere atto di questo vuol dire avere una mente aperta. Essere coscienti che il cambiamento non sarà subitaneo, ci vorrà del tempo, anche molto tempo e già questo riuscirà a dare alla nostra mente molto più respiro e riusciremo ad essere molto più equilibrati.

Abbiamo detto prima che quando noi pratichiamo il Dharma ciò che è essenziale, fondamentale, è il cambiamento della nostra mente, questa è la pratica per eccellenza.

Per riuscire a praticare questo, a trasformare la nostra mente dobbiamo essere abili rispetto al nostro modo di pensare, cioè riuscire a valutare la realtà da diverse prospettive, diversi punti di vista. In questo modo riusciremo ad evitare molti errori. Come si vede la realtà da diverse prospettive? Sicuramente con la mente aperta di cui abbiamo appena parlato, capendo che ci vorrà molto tempo, che non è facile, che siamo abituati in questo modo e quindi sarà difficile per noi instaurare un’abitudine positiva eccellente fin da subito. Nel frattempo mentre procediamo col nostro allenamento mentale sicuramente commetteremo degli errori e li vedremo anche negli altri, anche nelle persone che praticano il buddhismo da molto tempo.

Possiamo guardarci intorno e vedere persone buddhiste che praticano da decenni e commettono ancora tantissimi errori. Non dovremmo soffermarci troppo. Sicuramente li vediamo, sicuramente queste cose esistono e sicuramente noi riusciremo a notare molte cose che non vanno anche rispetto alla pratica altrui, ma è importante non focalizzarci troppo su queste perché il danno sarà nostro, peggiorerà il nostro modo di vedere gli altri. All’altro non succede nulla, ma nel momento in cui ci focalizziamo troppo sugli errori altrui la nostra stessa pratica un po’ viene meno, degenera, peggioriamo il nostro modo di pensare.

Ricordiamoci che la cosa essenziale è curarci della nostra mente, non ci devono interessare gli atteggiamenti e le menti degli altri. Qualunque cosa essi facciano non è nel nostro potere, quello che è importante è prestare attenzione a quello che sto facendo io. Come sto pensando io? Come sto guardando gli altri? Che atteggiamento ho? Quali sono i miei errori? A cosa sto pensando adesso? Sono queste le domande che ci dovremmo porre. Volgiamo l’attenzione alla nostra pratica e alla nostra mente, con la consapevolezza che è normale incontrare situazioni sgradevoli, anche rispetto ad esempio ad altre persone che stanno sbagliando, è naturale vedere i loro errori, ma l’importante è prestare attenzione alla nostra mente soprattutto in quei momenti perché altrimenti rischiamo di peggiorare la nostra visione rispetto agli altri e così sicuramente non ci saranno grandi benefici rispetto alla pratica. Ancora una volta, è importante portare l’analisi verso di noi, l’analisi della nostra mente non quella degli altri.

È importante capire che se ci concentriamo troppo sui comportamenti altrui inevitabilmente rischiamo noi stessi di commettere errori se non prestiamo attenzione alla nostra mente.

In generale, per una persona che non riesce a pensare positivamente agli altri è estremamente difficile, lo è anche per una persona che normalmente ha un modo di pensare positivo ma, nel momento in cui rischia di focalizzarsi troppo sugli altri anche per questa persona è pericoloso, rischia di degenerare il proprio modo di pensare. È assolutamente difficile avere questo atteggiamento di imparzialità, di controllo della propria mente davanti agli altri anche per quelle persone che normalmente coltivano una mente stabile, una mente tranquilla e senza giudizio. Visto che è così, cerchiamo di non concentrarci troppo sugli altri, cerchiamo di prestare attenzione a quello che capita nella nostra mente non tanto quello che fanno gli altri.

Qualcuno potrebbe obiettare che se questa è la visione buddhista allora perché nel buddhismo si parla di altruismo, di compiere il beneficio altrui, come faccio a compiere il beneficio degli altri se non penso agli altri? Sicuramente bisogna pensare agli altri quando si vogliono aiutare, ma non dobbiamo concentrarci sui loro errori, non dobbiamo criticare l’altro. È importante capire qual è la situazione dell’altra persona e riuscire così ad aiutarlo, ma non guardare gli errori, non guardare il comportamento sbagliato, dobbiamo innanzitutto avere noi una mente positiva, una mente aperta, una mente stabile e poi solo su questa base riusciremo ad aiutare gli altri.

Inoltre, se noi guardiamo soltanto gli errori che commettono gli altri, non c’è fine a tutto questo, non finiscono mai i difetti degli altri, anche rispetto a una sola singola persona, sono infiniti gli aspetti negativi che possiamo considerare degli altri. Le persone che hanno questo atteggiamento, ce ne sono, ma non dico che siano tutti così, che si concentrano soltanto sulle negatività altrui sicuramente alla fine il difetto e il danno viene alla persona che ha questo atteggiamento, non tanto agli altri. È molto difficile anche per una persona molto stabile, con la mente molto tranquilla, è difficile osservare gli altri senza notare difetti ancora di più per le persone che non hanno una mente stabile. È più importante guardare i nostri difetti, se vogliamo proprio concentrarci sui difetti concentriamoci sui nostri non su quelli degli altri perché grazie a questo potremmo cercare di eliminarli.

Inoltre che svantaggio c’è quando osserviamo troppo i difetti altrui? C’è lo svantaggio che innanzitutto stiamo sprecando il nostro tempo e ci rendiamo ancora più infelici. Quando ci concentriamo su un difetto, questo si ingrandisce, quando pensiamo ai difetti dell’altra persona subito non ne vediamo uno solo ma ne vediamo tanti. In questo modo aumenta l’ostilità per questa persona, non ci piace più come prima e così il rapporto si incrina. Questi sono gli svantaggi nell’osservare i difetti altrui. È importante, quindi, osservare i propri difetti e soltanto su questa base, riconoscere i nostri difetti, saremo in grado di eliminarli se vogliamo.

A che proposito sto parlando del fatto che dobbiamo assumere il controllo della nostra mente, del fatto che dobbiamo cercare di cambiarla e trasformarla?

Il motivo è che noi desideriamo essere felici e non desideriamo soffrire. Perché, nonostante questi siano i nostri desideri, continuiamo a sperimentare sofferenze così indesiderate? Se ci fermiamo ad analizzare questo punto, la nostra sofferenza, se la analizziamo veramente approfonditamente, ci renderemo conto che anche se noi proviamo una sensazione tale che ci sembra di sopportare moltissima sofferenza, in realtà quando noi andiamo a sezionare la nostra sofferenza ci potremmo rendiamo conto che la sofferenza è piccola ma noi soffriamo molto più del necessario. Perché è così? Perché aggiungiamo moltissima sofferenza mentale a un problema che abbiamo, che di per sé non è nulla di speciale, lo ingigantiamo così da soffrire moltissimo.

Se consideriamo il malessere, i dolori, le sofferenze che sperimentiamo e che non desideriamo possiamo capire come per molti di questi non c’è soluzione ma per molta sofferenza c’è anche soluzione nel senso che possiamo agire sulla sofferenza che noi stessi creiamo, possiamo agire su quella sofferenza che è una creazione della nostra mente ed è anche quella che ci fa soffrire enormemente. È importante eliminare questa perché se soltanto riusciamo a togliere questo peso riusciremo comunque ad essere relativamente felici. È anche possibile eliminare totalmente la sofferenza, raggiungere la liberazione per esempio, ma non sto parlando di questi livelli estremi di benessere, ma di un benessere abbastanza raggiungibile. Considerare i problemi, vedere che per alcuni di questi non c’è soluzione e cercare di agire su tutta quella sofferenza mentale che noi stessi ci creiamo. Questo veramente lo possiamo fare e se lo facciamo riusciremo a stare molto meglio.

Vorrei chiarire questo punto detto prima che non dobbiamo tanto guardare gli altri ma invece dobbiamo guardare noi stessi, vorrei chiarire in modo che voi non abbiate alcun dubbio rispetto a questo. È un dato di fatto che viviamo insieme agli altri, prima di tutto i nostri cari, familiari, genitori, figli, poi c’è la cerchia più stretta di amici e poi tutte quelle persone che incontriamo quando andiamo a lavorare, nei centri, associazioni, gruppi. Ci sono moltissime situazioni in cui c’è un’altra persona nella nostra vita e quindi è inevitabile e assolutamente normale pensare agli altri, vedere gli altri, relazionarci agli altri, il punto è che dobbiamo farlo con attenzione. Il mio discorso di prima era semplicemente volto al comunicarvi questo.

Dobbiamo pensare agli altri, dobbiamo interagire con gli altri, ma dobbiamo farlo con attenzione, cercando di non notare solo gli aspetti negativi delle altre persone perché se faremo così non riusciremo mai a vederne gli aspetti positivi.

Questo è il punto che sto evidenziando, non che non dobbiamo relazionarci agli altri o non dobbiamo parlare con gli altri, bisogna pensare agli altri ma dobbiamo farlo in modo positivo senza concentrarci troppo sui loro difetti e sui loro errori. È chiaro questo? Quando manca l’attenzione verso il nostro atteggiamento nei confronti degli altri allora subentrano anche i problemi, subentrano i difetti.

Prendiamo per esempio la famiglia, a causa della mancanza di attenzione verso gli altri e della nostra mente litighiamo e discutiamo anche quando non c’è motivo. Questo spesso avviene non per motivi importanti ma per motivi banali, molto piccoli e per il fatto che siamo abituati a fare così. Sebbene non ci sia motivo noi litighiamo. È qualcosa da cambiare, se ci comportiamo così dovremmo cercare di modificare questo nostro atteggiamento, capendo anche che non importa quanto noi pratichiamo, non importa quanto meditiamo, ma se trascuriamo questi aspetti della nostra vita che sono estremamente grossolani, litigare e discutere senza motivo, come mai potremmo aspirare ad avere realizzazioni più importanti nel nostro sviluppo spirituale? È impossibile, lo capite bene. Si tratta quindi innanzitutto di modificare il nostro atteggiamento rispetto a queste situazioni estremamente grossolane della nostra vita. In questo modo possiamo pensare: cosa faccio? Cosa sto facendo? A cosa sto pensando? C’è bisogno di litigare con questa persona oppure no? Volgendo ancora una volta l’analisi al nostro interno per cercare di capire un po’ a quello che stiamo pensando.

Io non capisco quelle persone che stanno in ritiro, decidono di stare in ritiro per diversi giorni, per un lungo periodo, meditano tutti i giorni e poi, non appena succede qualcosa, litigano in famiglia senza motivo. Non capisco cosa stanno facendo queste persone, che beneficio c’è nello stare in ritiro e poi comportarsi esattamente come prima.

Il significato della meditazione è quello di diventare persone migliori.

Quando meditiamo, se lo facciamo bene, il risultato che sperimentiamo è l’essere migliori. Migliori rispetto a cosa? Migliori a come eravamo prima. Se prima le nostre relazioni erano negative, erano difficili, meditando, meditando, meditando riusciamo poi ad avere relazioni positive con gli altri. Questo è il significato di una pratica effettiva meditativa. Se questi non sono i risultati che sperimentiamo, nonostante un lungo periodo di meditazioni, vuol dire che stiamo sbagliando.

Domanda. Per aiutare gli altri può essere utile, anziché soffermarsi sui difetti, mettere a fuoco ed evidenziare le qualità di un’altra persona?

Risposta. Certo sicuramente è di beneficio vedere le qualità dell’altra persona. Sicuramente è ottimo.

Domanda. Di fronte alla sofferenza della guerra, delle persecuzioni quale atteggiamento bisogna mantenere? Non solo rispetto alla propria sofferenza ma anche rispetto a quella altrui.

Risposta. Prima di tutto possiamo avere un atteggiamento di compassione e per coltivare tale atteggiamento di compassione è importante anche motivarlo con delle ragioni. Questa compassione non deve essere rivolta soltanto alla persona a cui sono inflitte le sofferenze, ma anche alla persona che infligge le sofferenze, non solo all’ucciso, ma anche all’uccisore. Perché questo? Perché avere compassione anche per l’assassino? Perché sta compiendo l’azione negativa, sta commettendo una grossa negatività, sta creando del karma negativo, per questo compassione.

Lasciamo da parte il discorso del karma. Consideriamo questa azione dell’uccidere qualcun altro. È un’azione assolutamente inutile perché il fatto che quella persona venga uccisa oggi oppure no è comunque destinata a morire, non c’è bisogno di accelerare la morte di qualcuno che comunque morirà, anche per questo generare la compassione. Questo viene espresso anche nel Bodhisattvacharyavatara, questo testo che si intitola Impegnarsi nella condotta di un Bodhisattva.

Il maestro Shantideva dice: “Che senso ha uccidere qualcuno? È come uccidere un cadavere?

Possiamo considerare come in questo mondo tutte le persone, tutti gli esseri desiderano la felicità e non desiderano la sofferenza. Nonostante sia questa la natura delle nostre aspirazioni continuiamo a sperimentare sofferenza. Perché? Perché la nostra mente non è domata, non abbiamo il controllo della nostra mente. È anche importante capire come essere veramente d’aiuto è molto difficile, non è facile essere di beneficio per gli altri, dipende da tanti fattori. Per esempio dalla nostra capacità, dal nostro potere rispetto agli altri, dalle capacità di aiutare gli altri, c’è chi ha capacità superiori, altri invece più limitate, non è facile aiutare veramente l’altro. Però è importante capire che possiamo aiutare una persona, questo rientra nelle capacità un po’ di tutti. Sicuramente qualcuno è in grado di aiutare cento persone va benissimo, però una persona almeno tutti noi possiamo aiutarla. È importante mantenere un atteggiamento vasto rispetto a questo. Sicuramente è importante aiutare quante più persone possiamo, però almeno una persona.

Consideriamo le persone che in questo mondo non hanno da mangiare, non hanno da bere, non hanno casa, possiamo aiutarle tutte? Sicuramente no, un singolo non può aiutare tutta questa moltitudine di persone che stanno male, che non ha mezzi di sopravvivenza, però sicuramente è nelle capacità di un singolo aiutare una sola persona. Questo sì giusto? Se però non riusciamo ad essere di aiuto al prossimo cerchiamo almeno di non fargli del male.

Domanda. Il controllo della mente è al centro del suo insegnamento. I pensieri, è vero, sono un peso ulteriore alla sofferenza del corpo o a un problema reale. Quindi, quali differenze e quali punti di incontro tra quello che lei chiama controllo della mente e quello che la psicoterapia-psicologia chiama controllo della mente?

Risposta. non ho molta esperienza rispetto a questo campo, sicuramente è un campo che mi interessa molto e ho assistito a molte conferenze di psicologi e psicoterapeuti, ci sono proprio incontri sulla mente nel buddhismo e la mente in psicoterapia.

Non ho molta esperienza personale in merito però Sua Santità il Dalai Lama invece ha moltissimo interesse in merito e sta portando avanti da molti anni una serie di incontri con molti scienziati di diverso tipo inclusi psicologi, psicoterapeuti, psichiatri. Questo dialogo tra scienza in occidente e mente nel buddhismo sta conoscendo una fioritura e sviluppo.

Vi posso riportare quello che dice il Dalai Lama rispetto all’argomento. Quando si parla di mente nel buddhismo tibetano si parla della coscienza mentale tra le varie coscienze. Questa coscienza mentale ha diversi aspetti, più o meno sottile, ci sono molti gradi di sottigliezza o grossolanità. Il buddhismo tratta moltissimo questo punto. Si parla di coscienze dirette, coscienze inferenziali, deduttive, si parla di coscienze erronee, coscienze errate. Questo argomento è veramente molto dettagliato. Si parla anche di realizzazioni e di come si possono sviluppare realizzazioni sempre più sottili e sempre più profonde.

Questi sono argomenti della mente rispetto al Buddhismo. Per quanto riguarda la psicologia occidentale, il Dalai Lama dice che non differenzia tra cognitori e coscienze dirette e inferenziali. Questa distinzione non sussiste nella psicologia moderna. Rispetto all’esistenza della mente gli scienziati stanno arrivando a una conclusione che forse c’è la mente ma ancora non è definito l’argomento. Normalmente parlano di cervello questo è certo, quando devono parlare di questo argomento identificano tutto quello che noi identifichiamo nella mente nel cervello. Anche se si sta appassionando sempre di più questo dibattito tra mente nel Buddhismo e mente nella psicologia e scienza occidentali. A quegli scienziati a cui piace il buddhismo e che si stanno avvicinando al Buddhismo sono molto contenti, riescono a trovare moltissime similitudini tra questa scienza millenaria buddhista della mente con quella occidentale. E così si stanno incontrando le due parti.

Possiamo paragonare l’approccio buddhista nell’analisi mentale a un approccio scientifico. Infatti, l’analisi scientifica è molto sistematica, metodologica, segue degli schemi che sono seguiti anche da una persona che studia la filosofia buddhista. Per questo possiamo chiamare un buddhista che studia a fondo diversi trattati uno scienziato della mente. Però sono molto poche quelle persone buddhiste che studiano così approfonditamente.

Domanda. Per persone in punto di morte che sono prive di alcuna preparazione è bene cercare di confortarle anche tenendo loro la mano e accarezzandoli?

Risposta. credo che sia importante conoscere la persona che si ha davanti, se si conosce questa persona ci può essere beneficio, viene bene accettato questo nostro atteggiamento di affetto di tenere la mano, se questa persona non ci conosce potrebbe arrabbiarsi se ci avviciniamo troppo fisicamente in un momento così delicato. In generale è qualcosa di positivo mostrare il nostro affetto alle persone anche con dimostrazioni fisiche, la persone che riceve affetto è contenta e pensa che la persona ha interesse nei suoi confronti e che gli vuole bene. Quindi sicuramente è positivo esternare l’affetto.

Per quanto riguarda le persone in punto di morte bisogna valutare la loro conoscenza. Se vediamo la loro espressione e soprattutto conosciamo il loro modo di pensare e siamo abbastanza sicuri che possano accogliere il nostro affetto allora va bene, altrimenti c’è anche il rischio che si arrabbino con noi. In generale alle persone piace, anche quando stanno male e stanno negli ospedali fa piacere ricevere affetto ma ad altre no, possono anche irritarsi pensando questa persona viene da me perché sto morendo oppure finge di volermi bene.

Ci possono essere diverse reazioni. È più importante fare attenzione al proprio modo di parlare al morente in quel momento. Già bisognerebbe farlo sempre con tutte le persone, però in quel momento così delicato è molto importante non dire per esempio ora tu stai morendo, come faremo senza di te, non riusciremo a stare senza di te. Questi tipi di discorsi sono molto sbagliati in questa circostanza. La persona sta male e ha una mente confusa magari anche prima di stare così male e quel momento è molto delicato. Se riceve parole del genere può anche rimanere molto ferita e non ha il modo di superare quello stato emotivo. È bene fare particolarmente attenzione a quello che si dice ai morenti.

È anche difficile aiutare le persone al momento della morte, è un po’ troppo tardi, non è il momento adeguato per aiutare qualcuno. Ed è importante prepararci prima, anche noi stessi nella relazione con l’altro, è importante fin d’ora cercare di cambiare il nostro atteggiamento rispetto agli altri, essere più positivi. Se noi coltiviamo la mente positiva avremo anche delle azioni positive, parleremo in modo positivo e in questo modo evitiamo tanti problemi nella nostra vita, riusciremo a coltivare delle relazioni fondamentalmente buone, positive, parleremo bene e non creeremo grossi problemi né a noi stessi, né agli altri. In questo modo riusciamo ad aumentare sempre di più il grado di felicità nostro e quindi anche degli altri.

Alla fine di una vita condotta in questo modo, anche l’altra persona sarà più felice, sarà più felice di morire nel senso che non ci saranno rimpianti, è stato fatto tutto quello che poteva essere fatto e in senso positivo e così la mente del morente in quel momento sarà certamente più rilassata, sarà più pacifica, pronta a lasciare questo corpo. È qualcosa che dovremmo fare fin da ora. Dobbiamo iniziare fin da ora ad agire in questo modo per prepararci alla morte noi e gli altri, quindi prima della morte.

Quand’è che moriremo? Ora, perché non sappiamo quando moriremo, possiamo morire anche domani, giusto?

Domanda. Come interrompere le amicizie tossiche, parassiti energetici che solo chiedono senza nulla dare?

Risposta. Come ho detto prima è importante aiutare gli altri, ma con intelligenza, cercare di capire quali sono i nostri limiti, le nostre capacità e il nostro coraggio. È anche importante capire che anche se desideriamo aiutare le altre persone non riusciamo spesso ad aiutarle perché il nostro modo di aiutare non corrisponde alle aspettative e a tutto ciò che l’altra persona desidera, finirà tutto in appagamento, l’altra persona sarà comunque insoddisfatta, è difficilissimo aiutare veramente gli altri. È importante valutare il proprio coraggio, la propria capacità di aiutare l’altro e avere la consapevolezza che non importa quanti sforzi noi faremo, se poi è una persona tendenzialmente un po’ negativa, un po’ pessimista, si può fare qualcosa ma l’altra persona sarà insoddisfatta. Quindi prendere atto dei nostri limiti e cercare comunque di allenarci in questo processo, cercando di non diventare tristi e mantenere la mente positiva in questo allenamento di aiutare l’altra persona, riconoscendo i nostri limiti.

Se riusciamo ad aiutare qualcuno direttamente facciamolo, se cerchiamo di aiutarlo e non c’è beneficio è importante non scoraggiarci, abbiamo fatto un tentativo, del nostro meglio, non è andato a buon fine, ma non dobbiamo stare male o colpevolizzarci perché è andata male. È importante prendere atto che questo è un allenamento nostro nei confronti degli altri e ci vorrà del tempo, i risultati non vengono subito. Dobbiamo avere pazienza rispetto a noi stessi e alle nostre capacità. Aiutare gli altri sporadicamente va bene, è anche abbastanza facile dare da mangiare a qualcuno una volta, dare un po’ di soldi, questo sono sicuramente aiuti, benefici ma non sono duraturi, sono tutti aiuti provvisori. Facciamolo, va benissimo, ma dobbiamo capire che il punto più importante è praticare per ottenere un beneficio più stabile per gli altri. Per esempio mostrare il sentiero, mostrare l’insegnamento buddhista. Questo al momento non crea grossi cambiamenti, ma a lungo termine sarà sicuramente di beneficio. Oppure il beneficio migliore è far migliorare qualcuno, questo è veramente eccellente, far sì che qualcuno diventi una persona migliore.

Domanda. Cosa è importante trasmettere ai bambini nella società di adesso? Consigli per i genitori.

Risposta. Uno degli aspetti più importanti è donare educazione e istruzione ai figli. Il secondo punto, anche questo molto importante, è che i due genitori o il genitore non litighino davanti ai figli, devono essere esempi positivi, devono essere persone gentili tra loro, che siano in grado di parlare bene nei loro confronti ma anche nei confronti dei figli. Questi sono atteggiamenti positivi e non vanno insegnati ai bambini, i bambini li guardano e ci prendono come esempio, imparano da soli e soltanto guardando. Anche questo fa parte dell’educazione che possiamo fornire ai nostri figli. Se non ci comportiamo in questo modo ma litighiamo, usiamo parole sbagliate, discorsi sbagliati anche questo verrà assorbito dai nostri figli e verrà ripetuto da loro.

Ci sono state delle ricerche attuate in India soprattutto nelle metropoli più grandi come Bombay o Delhi rispetto all’educazione dei figli, dibattiti. In India c’è un problema rispetto ai giovani: rischiano di andare in direzioni negative e anche coloro che studiano, che si applicano e sono bravi a scuola poi, finita la scuola, non operano tanto nel sociale. In questi dibattiti ci si è chiesti perché, si è indagata la situazione dei giovani indiani.

Fondamentalmente, ci sono questi ragazzi che sono spinti ad andare bene a scuola, spinti dalla famiglia e dai maestri, perché l’unica cosa da raggiungere sembra un buon punteggio a scuola. Se il ragazzo torna a casa dall’esame e dalla giornata e non è il numero uno, ma magari il numero due o tre, allora questo ragazzo non viene gratificato per quello che ha fatto, ma entra subito questa logica di competitività rispetto agli altri. I genitori dicono “ma perché non hai preso dieci? Hai preso soltanto nove”. I ragazzi capiscono che quello a cui devono ambire è il dieci. Lo stesso anche da parte dei maestri, questi ragazzi vedono sempre che l’attitudine principale dei maestri è volta al raggiungimento del voto e del rendimento massimo a scuola.

I bambini, i ragazzi capiscono che questi sono i veri valori a cui ambire e sulla base di questo c’è sempre il confronto con gli altri, dicono tu hai preso questo ma io ho preso più di te. Entra questa logica che sradica completamente l’altruismo che un ragazzo può avere, si entra in questa ottica di egocentrismo e competizione con gli altri che è sicuramente nociva e che si riflette sui risultati nella società. Quindi ci sono questi ragazzi di diciotto-diciannove anni che finiscono la scuola e non fanno nulla, prendono direzioni sbagliate proprio per la mancanza di valori.

È importante l’istruzione sicuramente, ma va associata all’altruismo in modo che si possa pensare quando finirai la scuola e avrai diciotto-diciannove anni quante persone potrai aiutare nella tua vita? Quante potenzialità tu hai? Questi sarebbero i punti da evidenziare e da sottolineare ai giovani.

La figura cruciale per i ragazzi sono proprio i genitori, il modo in cui i genitori parlano ai figli. Se desideriamo avere figli positivi è bene che noi cerchiamo di parlare bene, nel modo giusto a loro.

È molto importante all’inizio di questi insegnamenti generare una buona motivazione, la migliore motivazione che possiamo generare ora è la mente altruistica, la mente che desidera aiutare il prossimo. Se non riusciamo di generare questa intenzione al nostro interno, cerchiamo almeno di generare di non danneggiare il nostro prossimo.

Sarebbe bene sempre per noi avere questa motivazione, avere una motivazione positiva altruistica ventiquattr’ore su ventiquattro, non è qualcosa che si fa soltanto in questo ambito degli insegnamenti di Dharma o della pratica del Dharma. Dovremmo sempre cercare di sforzarci, di allenarci in questo senso, cercando di essere persone positive, persone gentili, brave persone e soprattutto dovremmo cercare di astenerci dal danno nei confronti degli altri, comportarci bene anche nei confronti altrui. In particolare, non c’è bisogno di dirlo, dovremmo fare questo durante la pratica del Dharma, quindi durante l’ascolto degli insegnamenti, quando meditiamo, anche dopo gli insegnamenti magari iniziamo a fare sessioni di pratica di meditazione, compiamo delle azioni speciali virtuose, ma a maggior ragione in questi contesti noi dovremmo generare una buona motivazione. È importantissimo perché la motivazione determina le nostre azioni.

Se noi al mattino, come prima cosa all’inizio di qualunque attività ci determiniamo in un senso positivo, l’azione sarà sicuramente più potente e il nostro atteggiamento sarà molto probabilmente positivo. Se invece non facciamo così, se non ci determiniamo in modo fermo, stabile rispetto alla virtù, rispetto alla positività allora può succedere che subentri confusione, che potremmo commettere errori durante la nostra pratica, è importante allenarci, abituarci in questo senso, creare una abitudine rispetto al determinare all’inizio di qualunque azione una buona motivazione, ventiquattro ore su ventiquattro.

Inoltre, è bene fondare tutta la nostra pratica sulla conoscenza dei motivi per cui dovremmo fare ciò, questo è importantissimo, fondare la nostra motivazione positiva su delle ragioni, con una valutazione a priori rispetto ai benefici che ne deriveranno o alle conseguenze negative, ai difetti e gli sbagli che potrebbero derivare da questo nostro atteggiamento. È importante capire se io mi comporto in questo modo positivo quali sono gli effetti positivi e i vantaggi che ne potrò ricavare? Quali sono gli effetti negativi che ne deriveranno?

Questo è importantissimo, vuol dire valutare le proprie azioni su delle ragioni. Noi valutiamo i diversi aspetti e poi ci determiniamo a praticare in un certo modo. Questo è importante perché se noi siamo fermamente convinti di quello che stiamo facendo allora la nostra pratica sarà stabile, se non lo siamo saremo sempre altalenanti, a volte ci comporteremo bene, a volte male. È importante creare una pratica stabile.

È importante anche capire che il cambiamento della nostra mente, del nostro modo di pensare non avviene spontaneamente, non avviene da sé, naturalmente, è qualcosa a cui dobbiamo prestare attenzione, è qualcosa verso cui dobbiamo sforzarci, è intenzionale, noi dobbiamo volerlo.

Senza questa volontà sicuramente la nostra mente non cambierà da sola. A volte può succedere, temporaneamente, che conosciamo qualcosa di nuovo e quasi subito c’è un miglioramento del nostro modo di pensare. Ma è qualcosa di molto temporaneo, non duraturo, non è questo a cui dobbiamo mirare. Dobbiamo capire che dobbiamo metterci del nostro, la nostra volontà, la nostra fatica. Fondamentale nella pratica del Dharma è ascoltare innanzitutto gli insegnamenti, leggere, conoscere e poi, utilizzando la propria intelligenza, cercare di cambiare la nostra mente, i comportamenti negativi della nostra mente. In questo modo, grazie a questo allenamento mentale, riusciremo a diventare sempre più abili in questo processo di trasformazione, più bravi, più esperti, ci conosciamo meglio e riusciamo ad applicare al momento giusto gli antidoti adeguati.

La mente non cambia da sola, ci dobbiamo mettere la nostra intenzione. La mente non cambia da sola perché è abituata da tantissimo tempo a seguire delle dinamiche, a seguire degli schemi da tantissimo tempo, viene detto da tempo senza inizio. Da tempo senza inizio siamo abituati a seguire le afflizioni, a non comportarci in modo positivo, è difficile per noi cambiare queste abitudini molto radicate in noi.

Un altro punto importante è che, nonostante una persona possa conoscere il buddhismo da molti, anni, studiarlo e praticarlo da molti anni, bisogna comunque prestare attenzione alla propria mente, perché c’è spesso il rischio in queste persone, quando si sa molto, di cadere sotto il controllo dell’orgoglio, si diventa molto arroganti perché si sa di sapere, si pensa di sapere sempre più degli altri, si pensa di essere migliori degli altri, si criticano gli altri, si vedono i difetti altrui, anche persone che invece dovrebbero avere più esperienza all’interno del buddhismo. Questo è possibile, non dico che succede sempre, ma è un fenomeno che esiste e anche molto spesso.

Il cambiamento, la trasformazione della propria mente dovrebbe in realtà farci diventare persone migliori non persone ipercritiche nei confronti degli altri o arroganti e orgogliose.

È importante questo punto, non dimenticatelo, un vero praticante di Dharma si distingue proprio perché è migliorato rispetto al passato. Se invece una persona nonostante decenni di pratica e di Dharma è ancora una persona orgogliosa o arrogante questo non è un errore del buddhismo, del Dharma, ma è un errore della persona, questa persona sta sbagliando la pratica, sta sbagliando qualcosa nella pratica.

Ovunque sia andato ho sempre trovato situazioni del genere, le persone più anziane del Dharma sono le persone che litigano di più, che si chiudono nei dialoghi, che vogliono sempre avere ragione, che hanno visioni superiori, sono i migliori di tutti. Questo non vale solo nei centri buddhisti, nelle associazioni qui in Europa, ma vale anche nei paesi buddhisti, nei nostri monasteri. Capita spesso che sebbene ci siano degli anziani in termini di studio molto validi e eccellenti, ci sono quelli più problematici che sono persone che praticano e studiano da tanto tempo, vi rendete conto anche voi che è proprio così, sono i più anziani che hanno questo atteggiamento più arrogante, orgoglioso e saccente. È da capire che questo non è un errore del buddhismo, è un errore di queste persone che non stanno praticando bene. È anche vero che ci sono moltissime persone tra coloro che ascoltano che sono ottime persone, sono praticanti notevoli. C’è questo nostro difetto, noi vediamo sempre le cose negative e a volte scompaiono le persone che si comportano bene e praticano bene, il nostro modo di vedere si focalizza sempre sugli aspetti negativi. Se ci focalizziamo solo sui difetti è scoraggiante a volte.

Non mi sto riferendo a tutte le associazioni in generale, ma mi sto riferendo alle associazioni buddhiste, ai centri buddhisti dove si studia e si pratica il Dharma.

Cosa dobbiamo fare? Ancora una volta dobbiamo prestare attenzione alla nostra mente, altrimenti cadiamo vittima del modo di pensare questa persona è buddhista da tanto tempo, studia da tanto tempo e ancora si comporta così? Rischiamo di cadere in questa prospettiva negativa che è per noi più fonte di sofferenza che di felicità, a lungo andare ci può creare problemi. È bene controllare la nostra mente evitando di cadere in questi tipi di osservazioni.

Qual è il modo corretto di pensare che dovremmo avere? Pensare, ecco questa persona conosce il Buddhismo, studia da tantissimo tempo e ancora si comporta in questo modo. Questo vuol dire che non basta sapere e conoscere e ci esortiamo ancora una volta a prestare più attenzione, altrimenti rischiamo di diventare anche noi così. Questo è l’atteggiamento da avere, così riusciremo ad evitare molti errori. Questa persona diventa per noi come un maestro!

Studiare poi non è così difficile, acquisire nuove nozioni non è così difficile. Quello che è veramente difficile è cambiare la nostra mente. Se non siamo attenti alla nostra mente non riusciremo mai ad attuare questa trasformazione.

Se considerate gli insegnamenti generali di Dharma o se considerate questo testo, Impegnarsi nella condotta di un bodhisattva, composto da Shantideva, da queste fonti potete ricavare moltissime informazioni, moltissimi consigli rispetto all’atteggiamento che dovremmo avere quando viviamo diverse situazioni, moltissimi consigli su come pensare sia nelle situazioni positive che in quelle negative. La pratica fondamentale è prestare attenzione alla nostra mente, essere consapevoli e essere presenti mentalmente, questo è il punto fondamentale, sia nelle situazioni positive perché se noi non siamo attenti rischiamo di cadere sotto il potere delle afflizioni come l’attaccamento, quando siamo troppo felici ci attacchiamo, desideriamo qualcosa moltissimo, diventiamo gelosi, ci arrabbiamo.

Così anche nelle situazioni negative, se non prestiamo attenzione alla nostra mente rischiamo di stare davvero molto male, rischiamo di scoraggiarci, di deprimerci. Se in qualunque circostanza si presenti riusciamo a essere vigili, a prestare attenzione alla nostra mente, allora potremo veramente cambiare la nostra mente. Ed è importante tenere presente che dobbiamo mantenere un atteggiamento aperto, vasto, non chiuso.

Perché sto dicendo che dovremmo cercare di mantenere una mente aperta, rilassata? Se non siamo aperti e rilassati non riusciamo neanche a riconoscere i nostri errori, è importante avere questo atteggiamento mentale per riuscire innanzitutto a riconoscere i nostri errori prima di cambiarli. Molto spesso quando siamo nervosi e agitati non riusciamo neanche a capire che stiamo sbagliando.

Il secondo punto è che abbiamo bisogno di creare un’abitudine verso la positività, verso la virtù. Fare questo è un processo molto lungo, graduale e avere una mente aperta e rilassata ci consente di instaurare queste abitudini positive. Ci sono persone che riescono più velocemente e altre meno velocemente, dipende dall’individuo, chi è più capace, più coraggioso, chi è più veloce, questo va valutato individualmente, ma comunque è importante non scoraggiarsi. Quando vediamo che non riusciamo subito ad attuare qualcosa, non dobbiamo scoraggiarci, questo è molto importante.

Come avviene questo allenamento mentale? Innanzitutto dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare. Non vuol dire cambiare in toto, vuol dire cambiare ciò che è negativo, i pensieri negativi, gli atteggiamenti negativi. Il problema è che, come dicevamo, non li sappiamo riconoscere spesso, magari riconosciamo quelli più grossolani e evidenti, ma moltissimi atteggiamenti mentali nostri non siamo in grado di riconoscerli. Anzi, pensiamo che vadano bene, equivochiamo qualcosa di scorretto come essere corretto e questo è già un errore.

Dobbiamo procedere gradualmente, sicuramente richiederà molto tempo e molta pazienza. Ma se piano piano riusciremo a riconoscere i nostri errori, i nostri difetti allora riusciremo a cambiarli, ci possiamo donare la possibilità di cambiarli perché sappiamo che sono problemi. Questo allenamento è qualcosa che richiede tempo, ripetutamente dobbiamo ricordare questo pensiero negativo, dobbiamo cercare di non pensare a questo. Ci ricordiamo ripetutamente se oggi non ci riusciamo ci riusciremo domani, se non è domani è dopodomani, ma comunque ci deve essere in noi la voglia di ripetere questa operazione perché molto probabilmente non avverrà subito. L’addestramento si attua in questo modo, è volontario, intenzionale, non è che la nostra mente cambierà da sola, che i nostri difetti spariranno magicamente da soli, è qualcosa che dobbiamo fondare sulla conoscenza. Dobbiamo innanzitutto prendere atto dei nostri atteggiamenti e poi ci deve essere la volontà di cambiare. Se però non ci proviamo nemmeno, se trascuriamo la nostra mente, i nostri modi di pensare sicuramente il cambiamento non avverrà.

È anche vero che per la maggior parte di noi è qualcosa di comprensibile molto facilmente grazie all’esperienza. A volte ci succede di sbagliare, riconosciamo lo sbaglio però poi lo ripetiamo. Quindi, non basta conoscere, prendere atto del fatto che qualcosa non va bene, ci vuole anche questa volontà che ci rende in grado di cambiare, altrimenti continueremo a ripetere sempre gli stessi errori. Se invece desideriamo cambiare è importantissimo prestare attenzione a tutti i passaggi di questo processo.

Un altro punto importante rispetto ai nostri modi di pensare è che ci sono delle persone che pensano troppo, un po’ tutti noi. Quando non prestiamo attenzione alla nostra mente rischiamo di pensare veramente troppo. Questo ci fa stare male, crea malessere, proprio a questo tipo di modi di pensare che dobbiamo prestare particolare attenzione perché è estremamente negativo quando c’è questa discorsività mentale inevitabilmente subentra la tristezza, il malessere, la depressione. Perché noi pensiamo e stiamo male, ma questo nostro malessere non è fondato su ragioni, non ci sono motivi per cui stiamo male. Il risultato è lo svegliarsi la mattina ed essere tristi tutto il giorno e se si chiede alla persona che cos’è che ti fa soffrire la persona non sa nemmeno rispondere.

Il problema è la discorsività mentale e la mancanza di attenzione rispetto a ciò che passa per la mente.

Questo atteggiamento causa paura, causa ansia, stress e tutte le emozioni negative che influenzano la persona che starà male probabilmente tutto il giorno e sempre così. Il problema, quindi, sono i troppi pensieri che conducono a infelicità e c’è anche questo fattore di mancanza di interesse, noncuranza e trascuratezza nei confronti della propria mente. Così la mente continua sempre, senza fine e il malessere è inevitabile. Se la persona è triste non sa il motivo della tristezza, non sa il motivo del proprio malessere e non solo, questa persona avrà anche una mente molto chiusa, molto irascibile, molto depressa, sempre tendente al pessimismo, allo stare male anche se questa persona non è sostanzialmente una persona negativa, è ciò che pensa che è negativo.

Alla luce di questo capiamo che moltissime sofferenze che noi sperimentiamo e che sono indesiderate sono proprio create da noi. Vedete come la nostra mente lavora contro di noi, in un certo senso, crea tutte queste sofferenze. Anche se noi tutti desideriamo essere felici, lo desideriamo moltissimo, continuiamo a soffrire, una sofferenza dopo l’altra sperimentiamo e se le analizziamo bene vediamo che sono create da noi e nello specifico dalla nostra stessa mente.

Dicevamo anche ieri di sofferenze esterne di queste sofferenze inevitabili che comunque dobbiamo soffrire in opposizione a quelle che sono proprio create da noi e che sono assolutamente inutili. Se però vogliamo ragionare da un punto di vista buddhista vediamo che nel buddhismo viene detto che anche le sofferenze esterne, quelle inevitabili, sono comunque create da noi perché noi abbiamo creato le condizioni, abbiamo compiuto determinate azioni in passato per cui ora sperimentiamo i risultati negativi di queste azioni. Lasciamo da parte le vite passate, le vite future, parliamo soltanto di questa vita. Se analizziamo bene la nostra situazione non abbiamo bisogno di cause esterne, di problemi esterni per stare male. Molto spesso questi problemi non ci sono e noi comunque siamo in grado di renderci infelici. Non lo facciamo intenzionalmente, lo facciamo perché non abbiamo il controllo della nostra mente, la nostra mente pensa e la sofferenza inevitabilmente giunge.

È importante capire che dobbiamo evitare questo se vogliamo essere felici, dobbiamo evitare questi modi di pensare negativi, pessimisti e dobbiamo anche evitare questa trascuratezza rispetto alla nostra mente, dobbiamo occuparci della nostra mente, capire questa mente.

Abbiamo quindi capito che moltissima sofferenza che sperimentiamo è creata da noi, riflettete su questo punto, è veramente importante. Noi tutti desideriamo la felicità e non desideriamo la sofferenza, quindi dovremmo cercare i metodi per eliminare la sofferenza e per ottenere la felicità. Come iniziamo questo punto, l’eliminazione della sofferenza, dobbiamo partire da quella che noi ci creiamo. Iniziamo con eliminare tutta la sofferenza ulteriore che noi infliggiamo a noi stessi, qualcosa che possiamo fare, non possiamo agire sulle cause esterne però possiamo agire sui nostri modi di pensare. Possiamo vedere in questo modo. Se noi stiamo male, soffriamo troppo perché pensiamo troppo, quindi stiamo male e una persona che soffre molto spesso è anche una persona irascibile, si arrabbia molto facilmente, discute, litiga molto facilmente. Nel momento in cui ci arrabbiamo con gli altri stiamo creando altra sofferenza perché creeremo relazioni negative, creeremo rapporti molto tesi, non piaceremo alle altre persone. A lungo andare aumenta la nostra sofferenza e quindi anche i problemi esterni aumenteranno, avremo più nemici, più persone che parleranno male di noi, che ci vedranno in modo negativo. Quindi, capite che se noi diminuiamo la nostra sofferenza interna ed è qualcosa che possiamo fare, diminuiamo la nostra sofferenza mentale, i nostri modi di pensare negativi, riusciamo a diminuire la nostra sofferenza gradualmente, piano piano. Più pensieri negativi eliminiamo più riusciremo a stare meglio. Così riusciremo a creare le basi per l’ottenimento della felicità. Questo è il modo in cui agire, partire dal nostro interno, partire dalla nostra mente, non tanto ricercando cose esteriori e comunque ricercando fonti esterne di felicità perché non sono garanzia e non sono artefici della nostra felicità interiore.

Lasciamo da parte il discorso delle vite passate e future. Consideriamo soltanto la felicità e la sofferenza di questa vita. Questa dipende da tantissime cause e condizioni, la nostra felicità e la nostra sofferenza dipendono da moltissimi fattori. Per esempio, la sofferenza può essere causata da rapporti negativi con le persone, dal fatto che qualcuno ci critica, qualcuno parla male di noi, ci tratta male, abusa verbalmente, ci sono tantissime situazioni in cui possiamo soffrire. Però se ragioniamo bene anche queste sono causate da noi, sono create da noi stessi, dal nostro modo di vedere, dal nostro modo di relazionarci agli altri. Qual è la causa primaria di tutto questo? Sempre la nostra mente. Il fatto che questa mente non è controllata come dovrebbe, non abbiamo il controllo di questa mente. Quando la mente non è controllata ci sono le più svariate azioni fisiche e verbali. A causa di confusione mentale diciamo qualunque cosa, ci comportiamo in qualunque modo e ovviamente poi ci sono le reazioni degli altri e quindi la nostra susseguente sofferenza.

Da dove iniziamo questo processo di cambiamento? Ancora una volta dal controllo di sé, dalla nostra persona, dalla nostra mente in particolare, perché se non abbiamo il controllo della mente soffriremo e non saremo felici, se noi assumiamo il controllo della nostra mente allora riusciremo ad essere un po’ meno sofferenti e un po’ più felici. Quando parliamo di controllo di sé parliamo di controllo della mente, non di controllo del corpo perché il corpo più di tanto non influisce sulla parola e sulla mente.

Alla luce di tutto questo e soprattutto alla luce di una profonda analisi riusciremo a capire che innanzitutto il cambiamento deve partire dal nostro interno e che anche le condizioni avverse, ostili esterne in realtà dipendono sempre da noi.

Inoltre, consideriamo le persone con cui ci relazioniamo sempre, ci sono tantissimi tipi di persone, siamo tutti diversi. Il fatto che noi percepiamo qualcuno come positivo o negativo dipende assolutamente dalla nostra visione è qualcosa di assolutamente soggettivo. Dobbiamo avere anche la consapevolezza che il nostro modo di vedere non è assoluto, che anche questa è una variabile veramente incerta.

Noi consideriamo una persona negativa, al cento per cento negativa, veramente negativa. Però dobbiamo riflettere più ampiamente: questa persona è negativa per me, ma è negativa davvero in questo modo? Se lo fosse, dovrebbe essere così per tutti: questa persona non dovrebbe avere migliori amici, non dovrebbe avere parenti perché è assolutamente negativa. Invece c’è qualcuno che ama questa persona, che apprezza questa persona. Di conseguenza, dobbiamo ridimensionare la nostra ostilità e capire che è il nostro modo di vedere quella persona perché ci focalizziamo soltanto sugli aspetti negativi. Questo è un punto a cui dobbiamo fare attenzione perché è una fonte di sofferenza per noi prestare attenzione quando rischia di piacerci troppo o troppo poco, dovremmo cercare di avere un modo di percepire il prossimo un po’ equanime, considerare gli altri tutti uguali, evitare questi eccessi di piacere o ostilità rispetto agli altri. Se riusciamo ad avere questo modo di pensare equanime quanto felici riusciremo ad essere?

Non saremo preda di questi eccessi di attaccamento e di rabbia nei confronti degli altri e possiamo dire quindi che la nostra felicità è rovinata anche da questi modi scorretti di percepire gli altri.

Come possiamo attuare questo modo di pensare attento nei confronti di noi stessi e degli altri, come cambiare il nostro modo di pensare? Non prestando troppa attenzione agli altri, se gli altri sono buoni o cattivi, positivi o negativi non ci deve riguardare più di tanto, non è molto importante anzi potrebbe essere un fattore che ci fa deviare dalla nostra pratica. Molto spesso qualcuno non ci piace, ci sta proprio antipatico all’inizio e poi le condizioni cambiano e diventiamo amici. C’è mancanza di stabilità nelle relazioni. Oppure viceversa qualcuno ci piace assolutamente e poi si diventa nemici. Le relazioni cambiano, il nostro modo di percepire l’altro cambia. Se ci basiamo solo su questo è assolutamente instabile e crea infelicità mentale. Se gli altri sono buoni, cattivi, se hanno difetti o qualità non ci interessa più di tanto. Cosa ci deve interessare? La nostra mente, sempre analizzare a che cosa sto pensando adesso? Come sto guardando questa persona? Capire la nostra situazione mentale, questa è la vera pratica e è in questo modo che riusciremo a cambiare.

Quando c’è qualcuno di negativo davanti a noi, consideriamo questa persona è così negativa come io la vedo oppure è così positiva come io la vedo? No, non è così, non qualcosa di assoluto, anche le persone cambiano, una persona si può comportare bene e poi si può comportare male, è tutto assolutamente temporaneo, nulla è stabile e duraturo. Quindi, ancora una volta, attenzione al proprio modo di pensare perché se noi siamo in grado di prestare più attenzione a noi stessi, alla nostra mente rispetto agli altri, allora riusciremo veramente a trasformarci in persone migliori, in persone più positive, riusciremo veramente ad attuare l’altruismo e ad eliminare il danno nei confronti degli altri. Se infatti noi non siamo in grado di rapportarci anche con il pensiero in un modo positivo verso gli altri, sicuramente non riusciremo a praticare l’altruismo, sicuramente continueremo a infliggere sofferenza anche agli altri oppure temporaneamente saremo di aiuto, solo temporaneamente, non riusciremo mai ad attuare l’altruismo stabile e duraturo a cui aspiriamo.

Però bisogna anche cercare di non commettere un errore, che è possibile commettere, il fatto di chiudersi troppo, avere paura di parlare troppo.

Una persona che decide di praticare, stiamo parlando di questo, che poi ha paura di commettere errori, si chiude, non parla con gli altri, non si relaziona con gli altri, si chiude moltissimo per paura che la propria pratica venga danneggiata, così non esce più con gli amici, non svolge fa più le solite attività sociali che sono comunque importanti perché creano opportunità per la pratica, per capire come siamo noi, grazie a questi scambi riusciamo a capire la nostra situazione. Dobbiamo stare con gli altri, è inevitabile, viviamo in questa società, in un modo o nell’altro ci dobbiamo relazionare, dobbiamo parlare, dipendiamo gli uni dagli altri, quindi questo va fatto nel modo giusto. Qual è il modo giusto? Non è chiudersi, stare a casa, non parlare, non uscire, non esprimersi, vuol dire attenzione alla propria mente, essere sempre presenti con la mente e capire che tutte queste sono opportunità di crescita, sono opportunità per la nostra pratica.

Il punto da considerare è che se una persona desidera veramente praticare, è molto tesa a questa pratica, medita molto, cerca di praticare davvero il buddhismo, ci sono altre situazioni specchio in cui può capire se ha o meno il controllo della propria mente. Se una persona medita e viene disturbata da una telefonata, da qualcuno che suona alla porta, ecc., e si arrabbia, perde il controllo, la mente è confusa e ha perso la chiarezza, questo anziché essere un ostacolo ancora una volta può essere visto come opportunità per capire i propri limiti, per capire che in realtà non stava meditando bene perché se fossimo assorbiti in meditazione probabilmente non ci dovrebbe essere questa irritazione di qualcosa che accade. Questo si chiama portare gli ostacoli nella pratica.

Noi utilizziamo qualcosa che normalmente potrebbe essere considerato ostacolo come opportunità per la pratica, non è più un ostacolo, diventa un altro fattore di arricchimento della nostra pratica. In questo modo, se noi siamo in grado di trasformare le situazioni in opportunità per la pratica, ovunque andremo saremo in grado di essere tranquilli, rilassati e portare avanti il nostro sviluppo spirituale. Un’occasione che potremmo avere di pratica, di osservazione è questa.

Si stanno avvicinando il sabato e la domenica e quindi avremo molto tempo a disposizione e molto tempo per meditare perché quello che vogliamo fare è meditare, abbiamo l’intenzione che pensa questo sabato e domenica sono libero, non ho lavoro, sono tranquillo e starò a casa a meditare e a praticare. Però il sabato mattina ci arriva una telefonata di un amico che ci dice di andare a fare un giro con lui. A quel punto c’è l’errore che può essere commesso di recepire questo come ostacolo, c’è questo conflitto al nostro interno e va a finire che rifiutiamo l’invito senza spiegare i motivi perché siamo molto determinati a meditare tutto il giorno. Questo non va bene, è diventato un ostacolo, la telefonata è diventata per noi un ostacolo. Perché meditiamo? Fondamentalmente meditiamo perché vogliamo cambiare la nostra mente, giusto? Possiamo rispondere al telefono dicendo la verità, essere onesti, cercando soprattutto di non ferire l’altra persona, perché potrebbe pensare mi ha rifiutato. Non siamo stati chiari e subentrano i problemi. Possiamo dire tranquillamente “oggi non posso”, senza ferire e fare stare male l’altra persona o comunque possiamo andare perché non c’è nulla di male nell’uscire.

Il motivo per cui noi meditiamo è cambiare la nostra mente e per questo non abbiamo bisogno di stare seduti a gambe incrociate. Per cambiare la nostra mente abbiamo bisogno di controllare, di essere vigili, di prestare attenzione alla nostra mente. In questo modo, se noi accettiamo l’invito e usciamo con questa persona, se prestiamo attenzione alla nostra mente in realtà noi stiamo meditando e non solo, abbiamo anche evitato l’insorgere di un ulteriore ostacolo nella nostra pratica. Se invece noi quando rispondiamo al telefono ci arrabbiamo con questa persona perché ci ha invitato dicendo io non vengo perché tu mi stai creando degli ostacoli rispetto alla pratica e mettiamo giù il telefono arrabbiati, che beneficio c’è nel meditare se queste poi sono le nostre reazioni nella vita quotidiana? È anche vero che per coloro che sono alle prime armi con la meditazione e che non hanno ancora il controllo della propria mente diventa importante per queste persone prestare attenzione anche agli altri, fare più attenzione alle persone che frequentano perché se frequentano persone negative, che hanno atteggiamenti negativi, visto che non sono ancora stabili nella propria pratica, rischiano di diventare anche loro persone negative. Attenzione, se uno si sente ancora principiante e inesperto è bene che faccia attenzione alle persone che vede.

Abbiamo parlato molto in questi due giorni, sia ieri che oggi, rispetto a come non dovremmo essere troppo infelici quando soffriamo e non dovremmo essere troppo felici quando le cose vanno bene, fondamentalmente dovremmo sempre essere cauti, sempre essere vigili rispetto alla nostra mente. Se viviamo delle situazioni negative che portano sofferenza, se noi soffriamo troppo sperimenteremo solo dolore, soltanto sofferenza. Abbiamo parlato molto di come è importante accettare la sofferenza, invece, non respingerla. A parte quando viviamo situazioni positive, che sono rare, molto poche, non dovremmo essere troppo contenti rispetto alla sperimentazione di piacere, a situazioni positive perché comunque questa non è vera felicità, non è la felicità autentica che veramente sarà in grado di cambiare la nostra vita. Infatti, si parla di sofferenza del cambiamento, qualcosa all’inizio è piacevole e poi diventa dispiacere e sofferenza. Non solo questa non è vera felicità, ma anche fa sì che generiamo attaccamento e tutte le afflizioni che sono a loro volta causa di ulteriore sofferenza. Sempre attenzione alla propria mente, sia nelle situazioni avverse, sia in quelle positive.

Facciamo una breve pausa e poi come ieri se avete delle domande le potete scrivere e potete lasciarle qui sul tavolo.

[la terza e ultima parte di questo insegnamento sarà online il mese prossimo]

Ringraziamo i centri FPMT per fornire questo prezioso materiale e tutti i volontari che con il loro lavoro seguono le trascrizioni, le revisioni e la pubblicazione degli insegnamenti sul nostro sito, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile.

Se vuoi diventare uno di loro, invia una mail a info@nalandaedizioni.it.

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