Gli otto Dharma mondani: evitare l'attaccamento

Questo insegnamento è stato dato da Ghesce Tenzin Tenphel l'8 marzo 2018 presso il Centro Tara Cittamani di Padova.

Parte 3 di 3

Abbiamo parlato molto in questi due giorni, sia ieri che oggi, rispetto a come non dovremmo essere troppo infelici quando soffriamo e non dovremmo essere troppo felici quando le cose vanno bene. Fondamentalmente, dovremmo sempre essere cauti, sempre essere vigili rispetto alla nostra mente. Se viviamo delle situazioni negative che portano sofferenza, se soffriamo troppo, sperimenteremo solo dolore, soltanto sofferenza.

Abbiamo parlato molto di come, invece, è importante accettare la sofferenza e non respingerla. A parte quando viviamo situazioni positive, che sono rare, molto poche, non dovremmo essere troppo contenti rispetto alla sperimentazione di piacere, a situazioni positive, perché comunque questa non è vera felicità, non è la felicità autentica che veramente sarà in grado di cambiare la nostra vita. 

Infatti, si parla di sofferenza del cambiamento: qualcosa all’inizio è piacevole e poi diventa dispiacere e sofferenza.

Passiamo ora ad altre due preoccupazioni mondane tra le otto: quella di provare piacere rispetto alle lodi e dispiacere rispetto alle critiche.

Non solo questa non è vera felicità, ma, inoltre, fa sì che generiamo attaccamento e tutte le altre afflizioni che sono a loro volta causa di ulteriore sofferenza. Bisogna sempre fare attenzione alla propria mente, sia nelle situazioni avverse, sia in quelle positive.

Facciamo una breve pausa e poi come ieri se avete delle domande le potete scrivere e potete lasciarle qui sul tavolo.

Passiamo ora ad altre due preoccupazioni mondane tra le otto: quella di provare piacere rispetto alle lodi e dispiacere rispetto alle critiche.

Ci sono molti punti nel Bodhisattvacharyavatara, nell’Impegnarsi nella condotta di un Bodhisattva – questo testo composto da Shantideva – che spiegano perché noi non dovremmo essere troppo attaccati alle critiche e ai complimenti. Vorrei darvi un’altra spiegazione sul perché non dovremmo essere troppo attaccati alle lodi e ai complimenti. 

Un esempio: immaginiamo di incontrare una persona che non vediamo da dieci o quindici anni e questa persona ci dice subito: “ma che bella che sei, sei ancora più bella e ancora più giovane di quindici anni fa!” 

Il provare piacere per un complimento del genere, che è piuttosto fittizio, non va bene perché, chiaramente, noi non siamo ringiovaniti di quindici anni, quindici anni sono passati eccome e non siamo sicuramente più giovani, non è la verità quello che ci sta dicendo questa persona. 

Se poi un’altra persona ci dice: “oh ma come sei bravo, sei veramente molto bravo”, ci dobbiamo fermare e pensare: è veramente così? Perché se non è così questa persona sta dicendo una bugia.

Inoltre, perché non dovremmo essere troppo attaccati al ricevere complimenti?

Altro punto rispetto a critiche e lodi in cui, normalmente, l’equazione è questa: una persona ci piace e la lodiamo, una persona non ci piace e la critichiamo, tutto dipende da questo, non è stabile. 

Non dovremmo quindi confidare troppo nelle lodi o le critiche altrui, non dovremmo proprio ricercarle e crederci troppo, anche perché sono mutevoli e temporanee. 

Un altro difetto insito nel ricevere troppe lodi è che c’è il pericolo che il nostro orgoglio cresca moltissimo.

Inoltre, quando una persona ci loda può essere anche che nasconda altri fini, per esempio l’inganno. Una persona che vuole ingannare l’altra persona probabilmente è una persona che loderà, non è una persona che criticherà, cercherà in tutti i modi di riuscire ad avere la fiducia della persona che vuole ingannare. Attenzione: a volte le lodi e i complimenti esagerati possono anche nascondere inganni. 

Possiamo pensare così: quando veniamo lodati o siamo criticati possiamo pensare come ci indica il maestro Shantideva nel Bodhisattvacharyavatara che dice che quando ricevi delle lodi non dovresti esservi troppo attaccato, perché ci sono anche le persone che ti criticano, così quando ricevi delle critiche non dovresti essere troppo scoraggiato perché c’è anche chi ti loda. 

Anche nel Lam Rim viene detto che non c’è nulla di speciale nelle lodi.

Infatti, grazie ai complimenti, possiamo generare troppo orgoglio, per cui ci sono anche delle qualità nelle critiche che ci impediscono di innalzare troppo il livello del nostro orgoglio. 

Dovremmo sempre prestare attenzione alla nostra mente, sia nelle condizioni positive in cui le persone ci elogiano, sia nelle situazioni più negative in cui siamo criticati, perché possiamo pensare che ora mi stanno lodando, ma non avviene sempre, oppure ora mi stanno criticando, ma non è sempre così. 

Ci sono anche casi in cui, se ora sto vivendo una situazione negativa di critica, altre persone mi apprezzano, apprezzano le mie qualità. E viceversa, quando siamo troppo gonfi di orgoglio o troppo contenti rispetto alle lodi che riceviamo pensiamo che ci sono anche le persone che ci criticano. 

In questo modo cerchiamo di equilibrare la nostra mente e, se pensiamo così, riusciremo ad essere stabili, a non essere troppo inclini alla felicità rispetto alle lodi e all’infelicità rispetto alle critiche.

Inevitabilmente noi viviamo situazioni in cui dobbiamo lodare gli altri, dire cose positive.

In generale questo va bene perché anche solo per realizzare i nostri scopi abbiamo bisogno di lodare le altre persone, abbiamo bisogno di lodare i familiari, i nostri amici, nell’ambito delle relazioni sociali e di lavoro.

Abbiamo bisogno a volte di fare i complimenti e dire cose positive perché altrimenti rischiamo di non avere successo al lavoro, di creare relazioni negative con i nostri amici, conoscenti e familiari, non piacere e tutto questo si ripercuote negativamente su di noi. In generale dobbiamo parlare bene, non sto parlando di adulazione, sto parlando di parlare bene, essere gentili, dire cose piacevoli e positive, cercare di non trovare difetti negli altri, questo è importante. 

Però, dobbiamo essere onesti, non esagerare troppo. Se qualcuno non si sta comportando troppo bene, ma non lo vogliamo criticare, non gli facciamo però troppi complimenti, magari diciamo qualcosa di positivo, ma senza ingigantire qualcosa che non esiste, senza adulazione. Questo rispetto a quello che facciamo noi nei confronti degli altri. 

Parlare bene è importante, anche dire cose positive, ma senza esagerare con le lodi e le adulazioni.

C’è, però, anche quello che gli altri dicono a noi. Ancora una volta attenzione a come noi pensiamo, non tanto a quello che noi diciamo, ma a quello che noi pensiamo, perché possono criticarci, possono lodarci, ma dobbiamo prestare attenzione alla nostra mente perché, altrimenti, la conseguenza è che noi saremo infelici e anche instabili mentalmente quando siamo troppo attaccati a critiche e complimenti.

In generale, possiamo dire che a tutti noi piacciono i complimenti, ci piace essere elogiati e lodati, ma questo non va tanto bene, crea problemi perché non succede sempre. A volte possiamo ricevere complimenti, ma non sempre e non tutte le volte che noi lo desideriamo. 

Questo è un atteggiamento che nutre aspettative sempre maggiori e, quindi, inevitabilmente diventerà motivo di sofferenza. Alleniamoci in questo senso, non ricerchiamo sempre gratificazioni e lodi perché questo è causa di sofferenza per noi. 

Se noi riusciamo ad allenarci, riusciamo a diminuire le cause della nostra sofferenza; capiamo che sia i complimenti sia le critiche, in realtà – se non controlliamo il nostro modo di pensare – possono diventare per noi motivo di sofferenza e noi non vogliamo soffrire. Quindi, dobbiamo cercare di fare qualcosa per evitare questo. 

Dobbiamo prestare anche molta attenzione rispetto alle lodi e ai complimenti che porgiamo agli altri, perché tutto è relativo. 

Consideriamo i complimenti che possono essere rivolti a occidentali o a tibetani: cambia moltissimo qui la prospettiva. Per esempio, c’è una diversa concezione dell’essere magri o grassi, per cui se noi a un tibetano diciamo: “come sei ingrassato!”, il tibetano è contento, anzi, con molta umiltà risponde che è un po’ dimagrito, non è così in forma. Immaginiamo di rivolgere lo stesso complimento a un occidentale: starebbe malissimo! Se diciamo a una persona che non desidera essere grassa: “sei ingrassata” vedrai che questa persona starà molto molto male.

Se, invece, diciamo a un tibetano: “sei dimagrito” non è una cosa carina; se lo diciamo a un occidentale probabilmente ci risponderà: “sì sono a dieta, sto facendo ginnastica”, è molto contento. Attenzione quindi a fare i complimenti, se non sappiamo fare i complimenti possiamo rischiare di sbagliare.

Ancora una volta, attenzione alla propria mente: questo è il punto fondamentale.

Infatti, ci possono essere diversi modi di pensare, diversi modi di percepire gli altri, di osservare gli altri, anche il modo in cui noi siamo visti dagli altri, ci sono tantissime le prospettive. 

Il punto è: attenzione alla propria mente, cerchiamo di non seguire troppo attaccamento verso qualcosa o la repulsione verso qualcos’altro. Se noi proteggiamo la nostra mente saremo in grado di diminuire le sofferenze indesiderate che normalmente sperimentiamo, perché le condizioni per lo sviluppo delle sofferenze ci sono. 

Se poi noi, a questo, aggiungiamo la trascuratezza, la mancanza di attenzione, il mancato controllo della nostra mente allora inevitabilmente soffriremo. E non solo. 

Stiamo parlando ora dell’attaccamento rispetto alle lodi e repulsione per le critiche. 

Perché questo nostro atteggiamento andrebbe modificato? Perché se questo atteggiamento è molto forte in noi non riusciremo a praticare bene, non riusciremo a essere felici. 

Qualcuno potrebbe obiettare: come è possibile visto che la nostra felicità dipende dal fatto di piacere agli altri e quindi la mia felicità dipende dalle lodi che gli altri mi fanno? Allora mi sta dicendo, praticamente, di non essere felice.

Il punto è che dobbiamo fare attenzione perché non sempre riceviamo lodi.

Per esempio anche dai nostri stessi genitori o dai nostri stessi parenti non riceviamo sempre complimenti o apprezzamenti, giusto? E quindi non dovremmo considerare questo come il punto principale; non è importante se gli altri ci criticano o ci lodano oppure no. 

Ciò che è importante è la nostra mente, quello a cui stiamo pensando. Questo è fondamentale, quello a cui stiamo pensando. Quello che è essenziale è il nostro modo di pensare. Se questo modo è positivo questo è importantissimo, questo è essenziale. Ciò che per noi dovrebbe essere fondamentale da raggiungere è una mente imparziale rispetto agli altri, una mente di non-violenza rispetto agli altri, una mente altruistica nei confronti degli altri, questo è veramente ciò che conta. 

 

Ed è qualcosa che noi possiamo ottenere, anche se dipende comunque dall’interesse che noi abbiamo rispetto a questo.

Non dovremmo, dunque, focalizzarci troppo sulle lodi o sulle critiche che ci vengono rivolte dagli altri, non è questo ciò che è fondamentale. Infatti possono essercene molteplici, ma non è ciò che conta. 

Di fatto non sappiamo se l’altra persona è onesta oppure no, quindi non attacchiamoci troppo, non focalizziamoci troppo su questo. Il nostro interesse dovrebbe essere rivolto più a noi stessi, alla nostra mente, soprattutto alle qualità positive della nostra mente: l’amorevolezza verso gli altri, la gentilezza nei confronti degli altri, o almeno la mancanza di violenza rispetto agli altri, il non voler danneggiare il prossimo.

Il punto è che in questo nostro mondo la pazienza e l’amore che ci sono non sono abbastanza, sono sempre troppo pochi, abbiamo bisogno di svilupparne di più. L’amore e la pazienza sono una nostra responsabilità, non è che qualcuno lo deve fare per noi, è una nostra responsabilità. Sviluppare dentro di noi più amore, più pazienza dato che queste sono le basi, le radici della felicità. Noi possediamo queste caratteristiche, queste qualità. Tutti in qualche misura abbiamo amore e pazienza dentro di noi, sono presenti in noi. Poi, possono essere più o meno forti, più o meno intense, ma noi tutti li abbiamo. Dobbiamo assumere l’amore e la pazienza che abbiamo come basi, e cercare di svilupparle basandoci sulle ragioni, basandoci sui motivi per cui dovremmo incrementarle e quindi dovremmo rivolgere il nostro interesse proprio a questo sviluppo.

Mi fermo qui. Ci sono le domande?

D. Paura e potere, cosa è per lei paura e cosa è potere?

GHESCE-LA. Riguardo il potere, innanzitutto mi vengono in mente le persone che hanno potere, i governanti, i ministri, le persone che hanno questo tipo di potere rispetto agli altri. Si parla di potere rispetto a qualcun altro, oppure in un contesto più ristretto, per esempio familiare, chi lo detiene di solito è il padre o la madre. Il potere è di diversi tipi.

Anche la paura è di diversi tipi e la può avere anche chi ha potere. Chi ha potere non necessariamente non ha paura. I diversi tipi di paura sono per esempio la morte, la paura di incontrare problemi, la paura che non accada qualcosa che desideriamo.

È anche vero che ci sono molti casi in cui il potere viene usato in modo sbagliato e questo avviene molto spesso. Questo è sicuramente un errore.

Abbiamo parlato degli altri. Cerchiamo ora di vedere il potere rispetto a noi stessi. Se abbiamo o siamo persone con potere, non dovremmo usarlo in modo sbagliato. La paura, invece, è qualcosa che può sorgere a seconda delle diverse situazioni, ma è assolutamente da evitare la paura che sorge dal nostro pensiero, dalle nostre preoccupazioni perché è una paura proprio inutile e che deve essere eliminata. 

Vanno bene le paure che possono sorgere da situazioni particolari, ma quando queste sono nutrite dalle preoccupazioni, dall’ansia la nostra sofferenza aumenta ancora di più. Sono molto più potenti le paure che noi ci creiamo rispetto a quelle vere. Quindi, in particolare, attenzione alle paure che sorgono in questo modo. 

Quando ci aspettiamo qualcosa di negativo e pensiamo che oggi succederà qualcosa di negativo, magari non succede e finisce lì, allora lo posticipiamo a domani, domani succederà qualcosa di negativo, ma domani non succede, allora dopodomani. Nutriamo sempre questo atteggiamento negativo che non è di alcun beneficio, giusto? Questo è semplicemente un esempio, c’è sempre l’aspettativa di qualcosa, questa paura, perché quando non succede nulla noi comunque abbiamo paura rispetto a questo fatto negativo che potrebbe succedere e lo portiamo avanti giorno dopo giorno. Cerchiamo di non pensare in questo modo.

Normalmente noi dovremmo cercare di vivere bene, giusto? I nostri tentativi sono volti al vivere bene e se ci preoccupiamo, in realtà stiamo rovinando la nostra felicità, non stiamo vivendo bene. Ed è assolutamente inutile la preoccupazione perché se i problemi ci sono non serve preoccuparsi, al massimo cercheremo di trovare una soluzione, se non c’è soluzione non ci sarà soluzione, ma è l’anticipazione del problema quello che rovina la nostra vita, cioè preoccuparci di qualcosa che eventualmente potrebbe accadere e poi non accade. 

Questo è, in realtà, ciò che rovina la nostra felicità di tutti i giorni e non ha senso. Quindi, attenzione ancora una volta alla nostra mente, ai nostri pensieri. E questo lo possiamo fare in ogni momento, per esempio quando guidiamo, quando usciamo. Non sto dicendo che dobbiamo trascurare, ma prestare attenzione alla nostra mente e anche all’attività che stiamo facendo come guidare, uscire e così via. 

È importante prestare attenzione alla propria mente perché se non facciamo così commetteremo degli errori. Se invece facciamo così potremo bloccare, fermare molta sofferenza, molta infelicità e molti malesseri che noi stessi ci creiamo Quindi, è importante non dare continuità alle ansie, alle preoccupazioni perché altrimenti diventa come una malattia. 

Siamo talmente abituati ad essere pessimisti, ad essere negativi che andiamo avanti così, come una malattia incurabile. Anche nel Bodhisattvacharyavatara viene detto che se per un problema c’è la soluzione allora non c’è bisogno di preoccuparsi perché c’è la soluzione, se per un problema non c’è soluzione non c’è bisogno di preoccuparsi perché non c’è soluzione. In ogni caso non c’è bisogno di preoccuparsi.

Vedete come tutto dipende dal modo di pensare: se il modo di pensare è positivo allora, qualunque cosa accada, noi riusciremo ad affrontarla in modo positivo e riusciremo quindi anche a eliminare molte sofferenze. Se noi non siamo in grado di gestire il nostro pensiero, qualunque cosa accada noi soffriremo. Per molte situazioni ostili non c’è rimedio, non c’è soluzione. Per esempio se noi pensiamo alla sofferenza della morte o a quella dell’invecchiamento, della malattia o della separazione fra genitori e figli, per questi tipi sofferenza non c’è una soluzione, però è chiaro che se noi ci preoccupiamo ulteriormente non facciamo che aumentare la dose di dolore che proviamo. 

Possiamo cambiare le situazioni in relazione a questo nostro fattore, questa sofferenza che viene inflitta da noi stessi. Questa possiamo modificarla. Rispetto alle altre, rispetto a quelle sofferenze verso cui non possiamo fare nulla, almeno potremmo non preoccuparci troppo, non essere troppo ansiosi perché non facciamo altro che soffrire di più. Anche se magari ci sono rimedi – ora stanno inventando questi rimedi, queste creme da mettere per ringiovanire, dieci anni! 

Se riusciamo a pensare positivamente, quindi a proteggere la nostra mente in modo da indirizzarla in questa direzione positiva, inevitabilmente saremo felici. Così come inevitabilmente soffriremo se non siamo in grado di controllarla.

D – Vorrei diventare donatore di organi ed inserire questa mia intenzione nel testamento di Dharma, ma ho paura che questa scelta possa incidere negativamente sui vari livelli di assorbimento e che, al momento della morte, crei ostacolo a causa delle pratiche mediche, alla pace e all’equilibrio mentale. Cosa consiglia, Ghesce-La?

GHESCE-LA – Dipende dal livello di pratica della persona, sicuramente è ottima questa intenzione di donare. Il punto è che se uno è un grande praticante riesce a donare gli organi nel senso che, nel momento in cui si entra nell’assorbimento più sottile, c’è soltanto la mente più sottile che lavora, che è presente all’interno del corpo. Sto parlando del momento della morte. 

Allora, in realtà, il fegato e tutti gli organi che possono essere donati sono senza uso in quel momento, non sono utilizzati dalla persona e possono essere donati. Dipende dal grado di realizzazione: se la mente del praticante non è così stabile allora l’estrarre degli organi potrebbe essere di ostacolo. 

Bisogna valutare il livello della persona. Ancora una volta, non c’è difetto nel donare gli organi se non c’è interferenza con la mente sottile. 

La mente del praticante è così stabile nella pratica e nell’assorbimento che può donare perché tutti gli organi, tutta la materia solida, tutto ciò che è sostanza grossolana non ha più connessione con la mente molto sottile che è attivata in questo momento. 

Per una persona che è così stabile nella pratica e nella meditazione non c’è alcun problema, se la persona non è stabile allora subentrano i problemi.

D – Non è una contraddizione voler lottare contro le persone corrotte senza danneggiarle e creare sofferenza, ed attirare odio verso di noi?

GHESCE-LA. Innanzitutto è difficile eliminare la corruzione ed eliminare le persone corrotte, questo è certo. Ancora una volta, è fondamentale prestare attenzione alla propria mente. 

È anche vero che se ci si vuole veramente opporre alla corruzione e lottare contro le persone corrotte lo si può anche fare direttamente, si può fare, l’importante è mantenere un’intenzione positiva, un’intenzione di aiuto, valutando i problemi che la corruzione arreca allo Stato, al Paese, a un determinato tipo di persone. 

Forti di queste intenzioni, con una buona motivazione, si può lottare direttamente, cercare di opporsi direttamente alla corruzione. Bisogna essere tutti di un pezzo. Se si fa qualcosa e poi si rimanda, a volte si diventa anche peggio delle persone corrotte. È consigliata un’opposizione radicale alla corruzione, visti i benefici più grandi che possono esserci una volta che questa sarà vinta. 

C’è un po’ dappertutto la corruzione. “C’è anche qui in Europa?” – mi ha chiesto Ghesce-La, ho detto di sì – c’è dappertutto, in tutti i paesi, in Cina c’è moltissima corruzione.

Ho parlato molto in questi giorni. Vi prego di ricordare ciò che ho detto. Se avete trovato qualcosa di utile per voi, tenetelo a mente. Rispetto a tutti gli argomenti che abbiamo toccato non c’è bisogno di essere buddhisti, non è qualcosa che sto rivolgendo soltanto al pubblico buddhista. 

Penso sia qualcosa su cui tutti possano concordare quando si analizza e si usa la propria intelligenza, sono consigli di comune buonsenso. Mantenete una mente rilassata, non agitatevi, siate rilassati. I problemi ci saranno, incontrerete problemi, incontrerete difficoltà: è normale, non pensateci troppo. 

Piuttosto, cercate di rivolgere l’interesse alla vostra mente, a quello che state pensando, sempre con un atteggiamento rilassato ed aperto. Tutto sommato quello che noi vogliamo è essere felici, vogliamo trascorrete una vita serena, una vita felice. Noi possiamo ottenere la felicità grazie alla nostra mente. 

Quanto a lungo vivremo non lo sappiamo, quindi cerchiamo di godere di questa nostra vita, di questa nostra esistenza. Sicuramente, se noi cerchiamo di vivere bene, impegnandoci per essere tranquilli mentalmente e rendendo anche gli altri felici, cercando di sviluppare altruismo, cercando di non danneggiare il nostro prossimo, allora riusciremo veramente a vivere una vita significativa, anche se fosse molto breve. 

Viene anche detto che se noi danneggiamo gli altri in realtà stiamo danneggiando noi stessi. È bene sapere questo. Mi fermo qui.

 

Ringraziamo i centri FPMT per fornire questo prezioso materiale e tutti i volontari che con il loro lavoro seguono le trascrizioni, le revisioni e la pubblicazione degli insegnamenti sul nostro sito, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile.

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