La pace nasce dalla tua mente

Questo insegnamento è stato dato da Kyabje Choden Rinpoce presso il Centro Ewam di Firenze nel 1998.

Prima di tutto Rinpoce voleva salutare tutti e dare il benvenuto a tutti quelli che sono qui questa sera.

Ora, per quanto riguarda la pace e la felicità, Rinpoce dice che la radice della pace e della felicità proviene dalla mente. Se la mente è rilassata, se la mente è tranquilla, questo può portare pace e felicità. L’ottenimento, ad esempio di oggetti materiali, non è una cosa che di per sé dà pace nella mente, come pure le leggi che regolano il nostro modo di vivere, neanche queste possono dare felicità. Nemmeno le cure mediche possono riuscire a dare la felicità alla mente, a dare pace e felicità. Per cui troviamo la radice della pace e della felicità nella mente.

Il motivo per cui la mente non è rilassata, non è contenta, sono le emozioni che la disturbano, le attività disturbatrici nella nostra mente. Queste le possiamo chiamare emozioni disturbanti o afflizioni mentali. Finché è controllata da queste afflizioni mentali, la mente non riesce a trovare pace e felicità. Rinpoce unisce sempre queste due cose, pace e felicità da trovare. Finché la mente è controllata da queste emozioni disturbanti, non si riesce a trovare pace e felicità. Per cui il modo per poter trovare pace e felicità nella mente è quello di eliminare queste emozioni che disturbano. La prima cosa da fare per poter pensare di abbandonarle, di eliminarle, è identificare quali sono queste emozioni che disturbano e che impediscono di avere pace e felicità.

Se cerchiamo di capire cosa sono queste afflizioni che disturbano, le emozioni che disturbano, ecco che sono quelle presenti quando la mente non è in uno stato naturale, rilassato. L’origine, la radice di tutte queste afflizioni mentali, o emozioni perturbatrici, è l’ignoranza. L’ignoranza nel senso di non rendersi conto come funzionano le cose. Da questa ignoranza – l’afflizione alla radice – ne sorgono altre due: “desiderio e attaccamento” e “avversione e collera”. “Ignoranza”, “desiderio-attaccamento” e “avversione-collera” sono le tre attività mentali perturbatrici che sono all’origine dello stato non pacifico e non rilassato della mente.

Ciò che noi chiamiamo “ignoranza” è il non distinguere chiaramente cosa sono gli oggetti esterni a noi. La visione che abbiamo degli oggetti esterni non è chiara, non li vediamo così come sono, ma velati da questa ignoranza. Quello che ci impedisce di vedere la realtà esterna nella sua chiarezza lo chiamiamo “ignoranza”.

Proprio perché noi non riconosciamo gli oggetti esterni per quello che sono, ma filtrandoli dalla nostra ignoranza, questa visione poco chiara fa sorgere o attaccamento-desiderio oppure avversione-collera nei confronti degli oggetti esterni.

Rinpoce dice: Ciò chiamiamo “desiderio”, in questa visione velata dall’ignoranza, è come quando come la mano vorrebbe afferrare un oggetto, un oggetto che evidentemente riteniamo gradevole, c’è questo istinto di volerlo: è quello che noi chiamiamo desiderio. Quello che invece significa avversione-collera è verso coloro che possiamo chiamare i nostri nemici, qualcuno che in passato ci ha fatto del male, si è comportato male o è stato nocivo nei nostri confronti. Questo può accadere nel presente, oppure possiamo pensare che qualcuno abbia delle intenzioni di farci male nel futuro. In tutti questi casi, quando abbiamo un istinto nella nostra mente, per cui vorremmo vendicarci o vorremmo fare del male a questa persona che noi riteniamo sia stata di danno, quando abbiamo questo impulso nella mente questo è chiamato la collera o avversione.

Sia che si tratti di desiderio-attaccamento, sia che si tratti di avversione-collera, quando queste emozioni sorgono nella nostra mente, la nostra mente non è più rilassata, non è più pacifica, ma diventa appunto preda del potere di queste emozioni.

Se noi abbandoniamo questo tipo di emozioni, la mente riesce a pacificarsi. Per poterlo fare, dobbiamo però riconoscere che in queste emozioni ci sono errori.

Il motivo per cui sono considerate errori, visto che la nostra mente da tempo senza inizio è sotto questa influenza, è proprio il fatto che riescono a controllarci così facilmente, le riconosciamo come dei grandi errori, ci mettono in situazioni molto difficili.

Se noi analizziamo quali sono gli errori della collera e dell’ira, ne possiamo veramente trovare tanti. Una piccola discussione per esempio, se ci si lascia prendere dalla collera, può trasformarsi in una cosa molto più grande. Si può ingrandire proprio ricevendo potere dalla collera. Qualcuno ci dice qualcosa di poco simpatico: se reagiamo subito con la collera, quasi senza controllo, diciamo anche noi delle cose, cose che non vogliamo dire, e che però fanno il loro effetto, parole influenzate da questa collera. E così si può creare magari un’inimicizia, qualcosa che diventa grande proprio per aver seguito il potere della collera. Poi, magari per il potere della collera, uno fa delle cose anche fisicamente: ad esempio può arrabbiarsi, magari può trattare male un animale, un cane, solo perché è arrabbiato. Oppure può anche picchiare un bambino proprio perché è arrabbiato. Quando si è arrabbiati, oltre ad avere una mente veramente misera e infelice, si fa fatica a digerire: uno mangia, è arrabbiato e non digerisce bene. E queste sono alcune delle controindicazioni della collera.

Non solo per la collera uno tende a comportarsi male verso gli altri, bensì attraverso il potere della collera ci si fa male verso se stessi, tipo picchiarsi, tipo sbattere la testa sul muro. O si fanno cose che non danno nessun beneficio. E questi sono alcuni degli errori dati da questa emozione, dal farsi trasportare da questa emozione.

Invece possiamo anche non farci trasportare da questo potere: se qualcosa di esterno non ci va bene, possiamo non reagire con la collera. Anche se qualcuno ci dice qualcosa di non piacevole, possiamo aver pazienza e pensare “magari ha i suoi motivi” o “l’ha fatto perché era in preda a delle emozioni”. Se riusciamo a non reagire, a non farci trascinare da questo tipo di potere, riusciremo a rimanere più calmi, più rilassati.

Quello che si può fare, per analizzare e vedere quali sono gli errori della collera, è creare un’abitudine della mente a considerare la collera come un errore. Poco prima che la collera scoppi, cioè nell’attimo in cui sta per scoppiare la collera, se abbiamo abituato la mente a considerare che è un errore, un difetto riusciremo a non farci prendere da questo potere della collera ma a lasciarla lì. Attraverso questa abitudine si può fermare il potere della collera. Per questo bisogna riflettere molto bene, abituare la mente a riflettere quali sono gli errori che sorgono dalla collera.

Per il potere della collera la gente cambia perfino espressione del viso, cambia il colore del viso, diventa rossa. Anche gli occhi cambiano, si può vedere il sangue negli occhi. Delle volte si trema dalla collera, sono tutti degli errori. Questi tipi di effetto, di cui si soffre, li elenchiamo come vari errori che provengono dalla collera.

Quando siamo sotto il potere della collera, la gente sta lontana da noi, nessuno ha voglia di stare con noi, di starci assieme. Neanche le persone che dovrebbero starci vicine, attendenti o persone che si prendono cura di noi; non abbiamo più nessuno che vuole star con noi, se siamo collerici. Ci isoliamo e le persone non hanno piacere della nostra compagnia.

Ci sono anche casi estremi in cui per il potere della collera la gente si uccide, è talmente arrabbiata che riesce perfino a suicidarsi per il potere della collera.

Parlando dei difetti che vengono dal forte desiderio, ad esempio le violenze sessuali, un desiderio non controllato. Oppure di desideri che creano un’immensa felicità. Il desiderio per oggetti materiali: se uno ha questi forti desideri e non riesce a soddisfarli, comincia a formulare piani per ottenere ciò che desidera e, se non riesce a ottenerlo, può arrivare anche a rubare. Anche se uno arriva a rubare, anche una sola volta, perde ogni reputazione e viene considerato dalla gente un ladro, una persona disonesta. Questi sono solo due esempi per vedere come il desiderio porta all’infelicità, porta a dei problemi.

Queste afflizioni mentali del desiderio-attaccamento e dell’avversione-collera sorgono dall’ignoranza. L’ignoranza è la radice di tutto ciò. È come se l’ignoranza fosse il Re e il desiderio e la collera fossero i suoi ministri. Per cui dobbiamo anche analizzare quali sono i difetti, gli errori dell’ignoranza.

Visto che non abbiamo eliminato la causa primaria – l’ignoranza – quello che possiamo fare per rendere la mente più tranquilla, per una mente più pacifica, è abituarsi a considerare gli errori, sia del desiderio-attaccamento, sia dell’avversione-collera e attraverso questa abitudine provare a diminuirli.

Ciò è possibile, bisogna rifletterci sopra. Uno deve considerare da sé che sono degli errori. Una volta che considera che sono degli errori, prova a creare questa nuova abitudine della mente di considerarli degli errori, di non rispondere. Se attraverso questa abitudine vengono gradualmente diminuite queste due emozioni disturbanti, ciò creerà molta pace nella mente. Avremo più attitudine ad avere un rapporto armonioso con chi ci sta attorno, e avendo rapporti più armoniosi, avendo più voglia di aiutare, saremo anche delle persone che gli altri rispettano di più. La gente andrà più d’accordo con noi e tutto questo può effettivamente creare pace nella mente.

Non c’è nessun altro metodo per guarire da questo tipo di afflizione, come può essere la collera. Non c’è nessuna medicina che guarisca dalla collera, non c’è neanche nessuna legge che guarisca dalla collera. L’unica via è questa riflessione, che è inizialmente una riflessione intellettuale: la comprensione che la collera è una cattiva abitudine, un errore. Si continua a pensare a questo, si continua a pensare che la collera sia piena di difetti. In questo modo questo pensiero nuovo entra nella nostra corrente mentale e, piano piano, la collera diminuisce. Avevamo una forte abitudine a queste emozioni conflittuali per cui è come creare una “contro-abitudine”, un’abitudine che ci fa vedere le cose in un modo diverso e piano piano può pacificarla. Tuttavia, è un percorso che si può fare solo dalla propria mente, non esiste alcun rimedio esterno.

Domanda: La paura, che cos’è? Da dove deriva?

Rinpoce: Della fissazione su se stessi, come quando uno è molto molto fissato su se stesso. La paura viene dall’occuparsi in modo “monotematico” di se stessi.

Considerare i difetti delle afflizioni negative, come il desiderio-attaccamento e la collera-avversione, non c’entra col fatto che uno sia un praticante, del Dharma come del Buddismo, che sia o non lo sia. È una cosa utile a tutti, chiunque persona, se riesce ad avere una mente pacifica in eliminati collera-avversione e desiderio-attaccamento, è una cosa utile e fa bene indipendentemente che uno sia un praticante o no, sia un religioso o no. È una cosa che crea armonia con la gente con cui si vive e che porta la mente in una situazione beata.

In questo mondo la nostra mente è continuamente influenzata da quelli che vengono chiamati gli “otto dharma mondani”. Questi otto dharma mondani possono procurare appunto avversione o desiderio. E questo senso di forte desiderio o di avversione verso gli otto dharma mondani va diminuito per poter ottenere una mente pacifica.

Nei confronti di questi otto dharma mondani abbiamo la tendenza di provare o forte piacere o forte dispiacere. Ad esempio, proviamo forte piacere quando otteniamo un guadagno. Questo è ciò che ci dà molto piacere. Se invece perdiamo cose materiali, diventa una cosa che ci dà dispiacere. Se stiamo bene in salute, il nostro fisico funziona particolarmente bene e siamo contenti di come siamo fisicamente, è una cosa che ci dà molto piacere. Se invece siamo ammalati o abbiamo qualcosa che non va nel nostro fisico, questa è una cosa che ci fa star male. Se la gente ci loda, è una cosa di cui siamo molto contenti; se invece la gente ci critica, questa è una cosa che ci fa dispiacere. Se poi creiamo intorno a noi quello che può essere fama, una buona reputazione, questo ci rende contenti; se invece la gente parla male di noi, diventa una cosa che ci dispiace.

Essere tanto contenti da ciò che ci fa piacere o essere tanto scontenti per ciò che invece non ci fa piacere è un errore, è un difetto che non porta pace nella mente.

L’esempio per quanto riguarda il piacere di guadagnare tanto, di accumulare cose materiali c’è bisogno di equilibrare. È come facciamo ad equilibrare ciò? Non aver bisogno di essere così contento se accumulo cose, e non essere così insoddisfatto o triste se le perdo o non le ho. Perché accumulare tante cose ha i suoi difetti. Se uno ha tante cose è facile che abbia molte preoccupazioni, molte cose a cui badare, molto che dev’essere protetto. Può creare anche gelosie nelle altre persone, che è una complicazione, oppure può crearsi dei nemici, oppure se uno ha tante cose avrà paura dei ladri, dovrà difendersi dai ladri.

Anche se non possediamo niente non c’è bisogno di essere insoddisfatti, appunto perché non abbiamo niente o perché possiamo perdere le cose. Per mangiare e per vestirci e per trovare un alloggio, li troveremo perché li trovano anche gli animali. Sia gli animali domestici, sia gli animali che vivono nelle foreste, nei monti, trovano da mangiare, trovano anche un riparo. Noi, esseri umani, quello di cui abbiamo bisogno, i mezzi li troveremo. Non c’è bisogno di essere così insoddisfatti, anche se non abbiamo niente.

Se riusciamo a equilibrare queste due cose, quello che succede è che non avremo questo forte desiderio per avere quello che vogliamo. Se consideriamo che ottenere tante cose non è questo grande piacere. E se non possediamo tante cose, non c’è bisogno di essere afflitti. E ciò ci fa diminuire anche il desiderio, il desiderio-attaccamento verso i beni materiali, o, di riflesso, l’essere irati perché non riusciamo a possederli. E pian piano queste cose si placano.

Nel Dharma, il fatto di diminuire questo forte attaccamento verso gli oggetti o possedimenti materiali porta il vantaggio di evitare di compiere azioni negative. Azioni che potremmo compiere per ottenere cose materiali. Magari per ottenerle potremmo compiere quelle che sono chiamate le dieci azioni negative. E compiendo queste dieci azioni negative creiamo karma negativo che, in una vita successiva, ci proietta nei reami sfortunati. Nell’ottica del Dharma, uno vede questi difetti anche in questo senso.

Abbiamo visto i motivi del non-avere forte attaccamento-desiderio per i possedimenti, del non-avere l’afflizione per non possedere le cose. Per quanto riguarda invece la salute e la prestanza fisica, ossia di essere contenti di avere un corpo bello e in salute, non c’è bisogno di esserne troppo soddisfatti, perché se siamo troppo soddisfatti o abbiamo come desiderio la nostra salute o la nostra prestanza fisica, comunque nel momento in cui cambia saremo estremamente miseri e tristi perché eravamo troppo attaccati all’essere in quel modo lì. È altresì inevitabile, per come funziona il nostro corpo, per come è composto, che ci sia un decadimento del corpo, per cui non è il caso di avere questo forte attaccamento alla propria salute e alla propria prestanza fisica.

Conosciamo questa situazione: se siamo contenti, se siamo soddisfatti di come siamo nel nostro fisico, della salute, della prestanza fisica proviamo grande contentezza, ma basta qualcosa di molto piccolo per trasformare questa sensazione e sentirci tristi. Basta che intervenga qualcosa, un malessere, basta una malattia e immediatamente diminuisce questa sensazione di grande piacere.

Per quelli che seguono gli insegnamenti del Buddha, si può vedere ciò in un modo più profondo: non c’è un grande bisogno di essere così soddisfatti se siamo in salute, belli e prestanti. Perché? Perché avere salute, avere un bel corpo, è il risultato di azioni positive, di meriti accumulati nelle vite passate. E questo è il risultato. Per cui, visto che sperimentiamo questo risultato, stiamo anche esaurendo ciò che abbiamo accumulato nel passato. Ce le godiamo, ma sappiamo anche che comunque le stiamo consumando. Allo stesso tempo se stiamo male, se abbiamo contratto malattie, abbiamo problemi fisici, non è un motivo per essere così tristi e depressi. Se sperimentiamo queste sofferenze, è il risultato di azioni negative che noi abbiamo accumulato nelle vite passate. Il fatto che le stiamo sperimentando ora significa che le stiamo consumando. Non c’è motivo di essere così tristi se stiamo male, perché è un modo di diminuire karma negativo che proviene dal passato. Se stiamo bene, non c’è bisogno di essere così felici, perché sappiamo di consumare i frutti positivi che avevamo accumulato nel passato.

Per quanto riguarda la lode e il biasimo: magari c’è qualcuno che ci loda, non c’è da esserne così contenti. In tutto questo insegnamento l’enfasi è sull’esagerazione: non è il rifiuto di star bene, di esser sani. È di non esagerare. C’è qualcuno che ti loda? Va bene, non c’è da essere troppo contenti. Perché? Perché c’era anche qualcun altro che magari sta parlando male di te, magari non lo sai. Magari uno parla bene di te, ti dice delle cose adesso, magari c’è qualcuno che invece pensa qualcos’altro: non è questa gran cosa. Magari c’è qualcuno che ti dice qualcosa di male, ti critica, ti biasima: non c’è bisogno di essere così tristi. Magari ci sono altre persone che stanno parlando bene di te. Non è così assoluto. Non è un motivo di cui essere così contenti per il fatto che qualcuno ti lodi, e non è un motivo di essere così scontenti quando qualcuno ti biasima.

Come anche per quanto riguarda la fama, la reputazione che uno può avere: ci sono molti difetti anche in questo, per cui non è un motivo per essere così felici. Avere fama e reputazione in realtà è una cosa che toglie molta tranquillità. Quando uno ha tanta fama è facile che la gente ne diventi gelosa. Non puoi andare da nessuna parte che hai sempre qualcuno che vuole vederti, che vuole incontrarti, che vuole sapere della tua vita. Ciò ti toglie veramente tanta tranquillità per cui sì, non è una cosa di cui essere così felici e soddisfatti.

Se invece non abbiamo nessuna fama o reputazione, non c’è da esserne così infelici perché è una situazione in cui si può stare tranquilli, non c’è tanta gente che avrà bisogno di noi, che ci cercherà, che vorrà incontrarci, che sarà gelosa di noi. Non è un motivo di dispiacere o tristezza. Dovremmo considerare tutti i difetti che provengono da tanta fama e reputazione, dall’avere una mente che è sempre troppo occupata. Per cui anche l’essere privi di fama e reputazione non è un motivo per cui essere scontenti.

Se riusciamo a equilibrare questi otto dharma mondani, non ci sorgerà un forte desiderio. La mente riuscirà a calmarsi non avendo questi continui passaggi tra piacere-desiderio e tristezza-delusione. Se riusciamo a equilibrarci in questo modo, ciò ci porterà molta pace nella mente.

Bisogna considerare che, in accordo sempre con il Dharma buddhista, se abbiamo fama e reputazione ciò proviene da meriti accumulati nel passato, per cui sappiamo che li stiamo esaurendo. Se non abbiamo fama e reputazione, o siamo isolati, questo proviene da azioni negative e queste le stiamo altresì esaurendo.

Gli insegnamenti che riguardano gli otto dharma mondani e di equilibrare il desiderio e l’avversione per questi otto dharma mondani, provengono dal grande maestro indiano Nagarjuna.

 

Sempre al riguardo degli insegnamenti che portano pace nella mente, c’è un altro grande insegnamento che proviene da un famoso maestro indiano, Shantideva. Il suo insegnamento si basa su due aspetti fondamentali: dall’egoismo provengono sofferenza e problemi mentali, mentre dall’altruismo provengono pace e felicità.

Non c’è bisogno di praticare a lungo questi insegnamenti, sono cose che portano risultati immediati.

Se uno pensa in questo modo, pensa di offrire tutti i benefici e le vittorie agli altri, e pensa di prendere su se stesso tutti gli errori e le sconfitte. Questo modo di pensare crea immediatamente una grande mente, una mente che ha una grande capacità.

Non avendo questa grande mente, questa grande capacità, ciò non può avvenire immediatamente: c’è bisogno di creare un’abitudine e creando un’abitudine ciò potrà avvenire. Se uno ha questa grande mente, tutto ciò può avvenire quasi immediatamente, può applicare questo metodo immediatamente; se non c’è questa grande mente, allora essa va abituata e dopo tutto ciò avviene. Se uno è intellettualmente d’accordo con questo modo di pensare, si abitua la mente e così poi avviene.

Per quanto riguarda i beni materiali, se uno pensa al beneficio degli altri non ha nessun problema a dare questi beni agli altri. Non gli sorge nessun tipo di desiderio, non gli sorge nessun tipo di ira perché quello che gli importa è creare del bene agli altri, per cui immediatamente genera molta pace nella mente.

Se uno è malato, c’è questo tipo di altruismo, di grande altruismo, di grande mente, che dice: «Sto male io, non stanno male gli altri. Sono contento, vorrei che la mia malattia potesse sollevare la malattia, la sofferenza degli altri». Questo crea una mente pacifica.

Se uno ha questo modo di pensare, di pensare altruistico, di pensare per il beneficio degli altri senza rivolgere l’attenzione tanto a se stesso in qualsiasi situazione uno si trovi, la propria mente è pacifica.

 

Ringraziamo i centri FPMT per fornire questo prezioso materiale e tutti i volontari che con il loro lavoro seguono le trascrizioni, le revisioni e la pubblicazione degli insegnamenti sul nostro sito, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile.

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Questo insegnamento è stato dato da Kyabje Choden Rinpoce presso il Centro Ewam di Firenze nel 1998.

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