Bodhicitta, la perfezione del Dharma

Bodhicitta, la perfezione del Dharma

Lama Yeshe ha dato questo insegnamento sulla bodhicitta e sui voti di bodhisattva il 10 dicembre 1983, durante il sedicesimo corso di meditazione tenutosi nel monastero di Kopan, in Nepal. Questo è stato l’ultimo insegnamento pubblico di Lama Yeshe prima della sua tragica scomparsa nel marzo 1984, quindi ha un significato speciale.


Penso che sia assolutamente necessario provare gentilezza amorevole verso il prossimo. Non c’è alcun dubbio. La gentilezza amorevole è l’essenza della bodhicitta, l’atteggiamento del bodhisattva. È il sentiero più comodo, la meditazione più comoda. Non c’è alcun disaccordo filosofico, scientifico o psicologico su questo punto. Con la bodhicitta, non c’è conflitto tra Est e Ovest. Questo sentiero è il più agevole, il più perfetto, il più semplice al cento per cento, privo di qualsiasi pericolo di portare le persone agli estremi. Senza bodhicitta, nulla funziona. E soprattutto, la tua meditazione non funziona e le realizzazioni non arrivano.

Perché la bodhicitta è necessaria per avere successo nella meditazione? A causa dell’attaccamento all’ego. Se hai una buona meditazione ma non hai la bodhicitta, ti aggrapperai a qualsiasi piccola esperienza di beatitudine: “Io, io; voglio di più, voglio di più”. Allora l’esperienza positiva scompare completamente. L’attaccamento è la più grande distrazione, impedisce di sperimentare la consapevolezza nella meditazione. E con essa, ci dedichiamo sempre alla nostra felicità: “Io, io sono infelice, voglio essere felice. Perciò mediterò”. Non funziona così. Per qualche motivo la buona meditazione e i suoi risultati – pace, soddisfazione e beatitudine – non arrivano.

Inoltre, senza bodhicitta è molto difficile raccogliere i meriti. Li crei e li distruggi immediatamente; nel pomeriggio, i meriti della mattina sono già spariti. È come pulire una stanza e un’ora dopo sporcarla di nuovo. Fai in modo che la tua mente sia pulita e subito dopo la rovini: non è un’attività molto remunerativa. Se vuoi avere successo nella raccolta dei meriti, devi avere bodhicitta. Con la bodhicitta diventi prezioso come l’oro, come i diamanti; diventi l’oggetto più perfetto del mondo, al di là di ogni paragone con le cose materiali.

Dal punto di vista occidentale e materialista, pensiamo che se una persona ricca dicesse: “Voglio fare beneficenza. Offrirò 100 dollari a chiunque in tutto il mondo” sarebbe davvero fantastico. Ma anche se quella persona donasse con grande sincerità, il suo merito non sarebbe nulla rispetto al semplice pensiero: “Desidero realizzare la bodhicitta per il bene degli esseri senzienti e praticherò le sei paramita il più possibile”. Ecco perché dico sempre che l’attuazione della bodhicitta è il sentiero più perfetto che si possa percorrere.

Ricordi la storia del geshe Kadampa che vide un uomo che circumambulava uno stupa? Gli chiese: “Cosa stai facendo?” e l’uomo rispose: “Circumambulando”. Allora il geshe disse: “Non sarebbe meglio se praticassi il Dharma?”. La volta successiva, il geshe vide l’uomo si stava prostrando e quando gli chiese di nuovo cosa stesse facendo, l’uomo rispose: “Centomila prostrazioni”. “Non sarebbe meglio se praticassi il Dharma?” chiese il geshe. A ogni modo, la storia continua, ma il punto è che fare solo azioni dall’apparenza religiosa come la circumambulazione e le prostrazioni non significa necessariamente praticare il Dharma. Quello che dobbiamo fare è trasformare il nostro attaccamento a noi stessi e se non abbiamo cambiato la nostra mente in questo modo, nessuna delle altre pratiche funzionerà; farle è solo uno gioco.

Anche se provi a praticare le meditazioni tantriche, se non sei cambiato interiormente, non ci riuscirai. Dharma significa un completo cambiamento di atteggiamento: è questo che ti porta davvero alla felicità interiore, è questo il vero Dharma, non le parole che pronunci. Bodhicitta non è la cultura dell’ego, non è la cultura dell’attaccamento, non è la cultura del samsara. È una trasformazione incredibile, il sentiero più comodo, il sentiero sostanziale, definito, non vago. A volte la tua meditazione non è solida, sei semplicemente distratto. La meditazione di bodhicitta significa che vuoi davvero cambiare la tua mente e le tue azioni e trasformare tutta la tua vita.

Siamo tutti coinvolti in relazioni umane. Perché a volte diciamo “ti amo” e a volte “ti odio”? Da dove proviene questa mente altalenante? Dal pensiero egocentrico, da una totale mancanza di bodhicitta. Quello che diciamo è: “Ti odio perché non ricevo alcuna soddisfazione da te. Mi fai male, non mi dai piacere. Questo è il punto: io – il mio ego, il mio attaccamento – non ricevo soddisfazione da te, quindi ti odio”. Che follia! Tutte le difficoltà nelle relazioni interpersonali derivano dal non avere bodhicitta, dal non aver cambiato la nostra mente.

Quindi, come vedi, la sola meditazione non è sufficiente. Se quel geshe Kadampa ti vedesse seduto in meditazione ti direbbe: “Cosa stai facendo? Non sarebbe meglio se praticassi il Dharma?”. Camminare attorno a uno stupa non è Dharma, prostrarsi non è Dharma, meditare non è Dharma. Santo cielo, cos’è allora il Dharma? Questo è ciò che accadde all’uomo della storia. Non riusciva a pensare a nient’altro da fare. Ebbene, la migliore pratica del Dharma, la più perfetta, la più sostanziale, è senza dubbio la pratica della bodhicitta.

Si può dimostrare scientificamente che la bodhicitta è la pratica migliore da fare. Il nostro pensiero autoreferenziale è la radice di tutti i problemi umani. Rende le nostre vite difficili e miserabili. La soluzione all’attaccamento all’ego, il suo antidoto, è la mente che è il suo completo opposto: la bodhicitta. La mente egoista si preoccupa solo di me, dell’io – di un io che si crede autosufficiente. La Bodhicitta sostituisce gli altri al sé.

Crea spazio nella tua mente. Così, anche se il tuo più caro amico si dimentica di darti un regalo di Natale, non te ne preoccupi. “Ah, bene. Quest’anno non mi ha regalato del cioccolato. Non importa”. In ogni caso, le relazioni umane non sono fatte per il cioccolato, né per i piaceri sensoriali. Qualcosa di molto più profondo può nascere dallo stare insieme, dal lavorare insieme.

Se vuoi essere davvero, davvero felice, non è sufficiente rilassarsi con la meditazione. Molte persone che hanno trascorso anni in solitudine a meditare sono finite peggio. Tornando in società, hanno dato di matto. Non sono stati in grado di riprendere contatto con gli altri, perché l’ambiente pacifico che avevano creato era una condizione artificiale, un fenomeno ancora relativo e privo di solidità. Con la bodhicitta, non importa dove andrai, non ti preoccuperai mai. Più sei coinvolto con le persone, più il piacere aumenta. Le persone diventano la fonte del tuo piacere. Vivi per le persone. Anche se alcuni cercano ancora di approfittarsi di te, tu capisci: “Beh, in passato anch’io mi sono approfittato di loro molte volte”. Quindi non ti dà fastidio.

La bodhicitta è quindi il modo più perfetto per praticare il Dharma, soprattutto nella nostra società occidentale del XX secolo. È molto, molto utile. Con le fondamenta di bodhicitta crescerai sicuramente.

Se guardi bene nel profondo del tuo cuore, vedrai che una delle cause principali della tua insoddisfazione è il fatto che non stai aiutando gli altri nel miglior modo possibile. Quando te ne renderai conto, potrai dire a te stesso: “Devo sviluppare me stesso per poter aiutare gli altri in modo soddisfacente. Migliorando me stesso posso sicuramente aiutare”. Così avrai più forza ed energia per meditare, mantenere una moralità pura e fare altre cose buone. Hai energia: “Perché voglio aiutare gli altri”. Ecco perché Lama Tsongkhapa ha detto che la bodhicitta è il fondamento di tutte le realizzazioni illuminate.

Inoltre, l’energia della bodhicitta è alchemica. Trasforma tutte le tue azioni ordinarie del corpo, della parola e della mente – la tua intera vita – in positività e benefici per gli altri, come il ferro trasmutato in oro. Credo che questo sia assolutamente vero. Come vedi, non è difficile. Per esempio, osserva i volti delle persone. Alcune persone, indipendentemente dai problemi e dalle sofferenze che stanno sopportando, quando escono cercano sempre di apparire felici e di mostrare un aspetto positivo agli altri. L’hai notato o no? Altre persone, invece, vanno sempre in giro infelici e arrabbiate. Cosa ne pensi? Onestamente penso che questo indichi una differenza fondamentale nel modo di pensare di questi due tipi di individuo. Gli esseri umani sono in realtà molto semplici. Alcuni sono un disastro interiore e questo traspare dai loro volti e fa stare male chi incontrano. Altri, pur soffrendo intensamente, fanno sempre buon viso a cattivo gioco perché sono attenti a come si sentono gli altri.

Credo che questo sia molto importante. A cosa serve emettere una vibrazione negativa? Solo perché ti senti infelice, perché rendere infelici anche gli altri? Non è d’aiuto. Dovresti cercare di controllare le tue emozioni, parlare in modo equilibrato e così via. A volte, quando le persone soffrono, si chiudono in se stesse, ma puoi comunque sentire la loro vibrazione infelice. Questo non aiuta gli altri a raggiungere una felicità anche solo momentanea; scordati di portarli all’illuminazione. Per aiutare le persone che ti circondano, devi mantenere una vibrazione felice e pacifica. Questo è molto pratico e utile. A volte parliamo troppo di illuminazione e cose del genere. Abbiamo molta strada da fare per raggiungere queste realizzazioni. Dimentica l’illuminazione, non mi interessa la buddità: sii solo pragmatico. Se non puoi aiutare gli altri, almeno non far loro del male, rimani neutrale.

Ad ogni modo, quello che vorrei dirti è che la bodhicitta è come l’energia atomica che trasforma la tua mente. Questo è assolutamente vero, scientificamente, e non è qualcosa a cui devi credere con una fede acritica. Al giorno d’oggi tutti hanno paura della guerra nucleare, ma se tutti avessimo bodhicitta, non saremmo completamente al sicuro? Certo che sì. Con la bodhicitta si controlla il desiderio di sconfiggere o uccidere gli altri. E, come ha detto Lama Je Tsongkhapa, quando hai la bodhicitta tutte le cose belle della vita sono magneticamente attratte da te e si riversano su di te come pioggia. Attualmente attiriamo solo disgrazie perché tutto ciò che abbiamo è il pensiero egocentrico. Ma con la bodhicitta attireremo i buoni amici, il buon cibo, tutto ciò che è buono.

Come ha detto recentemente Sua Santità il Dalai Lama, se vuoi essere egoista, fallo su larga scala; un egoismo vasto è meglio di uno stretto! Cosa intendeva Sua Santità? Stava dicendo che, in un certo senso, la bodhicitta è come un enorme atteggiamento egoistico perché quando ti dedichi agli altri con amorevole gentilezza ottieni molto più piacere di quanto otterresti altrimenti. Con il nostro attuale, abituale atteggiamento egoistico proviamo pochissimo piacere e quello che abbiamo lo perdiamo facilmente. Con il “grande egoismo” aiuti gli altri e aiuti te stesso; con il piccolo è sempre “io, io, io” ed è facile perdere tutto.

Ricordi che Atisha ebbe più di 150 insegnanti? Li rispettava tutti, ma quando sentiva il nome di uno di loro, Lama Dharmakirti, gli veniva la pelle d’oca. Lo spiegò dicendo: “Ho ricevuto molti insegnamenti da moltissimi grandi guru, ma per me Lama Dharmakirti, che mi ha dato l’ordinazione di bodhicitta e gli insegnamenti sul metodo e la saggezza di bodhicitta e le sei paramita, è stato il più utile per la mia vita”. Questo è molto vero. A volte le tecniche di meditazione delle divinità sono estremamente difficili, ma la meditazione di bodhicitta è davvero semplice, incredibilmente profonda e reale. Ecco perché Atisha tremava quando sentiva il nome del suo principale maestro di bodhicitta.

Il punto principale, quindi, è che quando ti rivolgi al Buddhadharma devi sconfiggere l’elefante impazzito della tua mente egoista. Se il Dharma che ascolti ti aiuta a diminuire anche solo un po’ il tuo desiderio di autogratificazione, allora ne è valsa la pena. Ma se gli insegnamenti che hai ricevuto non hanno avuto alcun effetto sul tuo egoismo, allora dal punto di vista del Mahayana, anche se puoi parlare intellettualmente di tutto il lamrim, non sono serviti a molto.

Ti ricordi la storia di Shantideva e di come la gente lo metteva in cattiva luce? Lo chiamavano Bhusuku, cioè colui che sa fare solo tre cose: mangiare, dormire ed andare di corpo. Era un appellativo molto brutto, soprattutto per un monaco. Ma la gente lo vedeva fare solo questo. Tuttavia, aveva la bodhicitta, quindi qualsiasi cosa facesse, anche le cose ordinarie, era di grande beneficio per gli altri. Sdraiato, in pace, meditava con grande preoccupazione per il benessere di tutti gli esseri viventi e molte volte, per compassione, piangeva per loro.

Gli Occidentali hanno bisogno di questo tipo di pratica. Fondamentalmente siamo pigri. Forse non siamo pigri, ma quando finiamo di lavorare siamo stanchi e non abbiamo più molte energie. Quindi, quando torni a casa dal lavoro, siediti comodamente e medita sulla bodhicitta. È molto utile. È molto meglio che essere sempre di fretta, buttar giù un caffè e mettersi sul cuscino di meditazione per cercare di meditare. Non funziona così: il tuo sistema nervoso ha bisogno di tempo e spazio. Non puoi correre nel traffico un minuto prima e sederti tranquillamente a meditare il minuto dopo. Tutto richiede tempo e spazio. È molto meglio bere una tranquilla e beata tazza di caffè e non metterti sotto pressione: anche questo è molto negativo. Non punirti quando sei troppo stanco per meditare: “Dovrei meditare, sono un vero disastro”. In questo modo ti distruggi. Sii saggio. Tratta te stesso, la tua mente, con simpatia, con amorevolezza. Se sei gentile con te stesso diventerai gentile con gli altri, quindi non insistere. Forzare qualcosa non funziona per me, ecco perché dico agli altri di non fare altrettanto. Abbiamo a che fare con la mente, non con rocce e cemento; è qualcosa di organico.

L’ambiente occidentale offre molte condizioni di sofferenza che agiscono come cause per la nostra realizzazione di bodhicitta, quindi la vita lì può essere molto utile. Ad esempio, è molto meglio sottomettere un avversario con la bodhicitta che con un coltello o una pistola. Quando vieni attaccato, puoi praticare la gentilezza amorevole. Questo è stato possibile anche nei monasteri del Tibet, dove spesso c’erano monaci orribili. Non pensare che il Tibet fosse pieno solo di persone sante: lì c’erano monaci incredibilmente selvaggi che nessuna autorità riusciva a tenere a bada! Se si cercava di controllarli con ira, diventavano sempre più aggressivi. Ma i monaci arya bodhisattva, persone che avevano rinunciato completamente a se stessi per gli altri, li trattavano con amorevolezza e i monaci selvaggi si calmavano completamente. Sentivano: “Quest’uomo mi ama, ha una grande compassione. Ha rinunciato a tutto per gli altri e non ha nulla da perdere”. In questo modo le persone aggressive sarebbero state sottomesse, senza autorità ma con bodhicitta. Ci sono molte storie su questo genere di cose, ma non le racconterò ora. Forse pensi che siano divertenti, ma è vero: puoi conquistare i tuoi nemici, sia interiori che esterni, con la gentilezza amorevole e la bodhicitta. Ne vale la pena e non c’è alcuna contraddizione. La bodhicitta è la via più comoda per la liberazione e l’illuminazione.

Nel suo testo Lama Chöpa, [v. 94] il Panchen Lama dice: “Il desiderio di sé è la causa di tutta l’infelicità e l’insoddisfazione, mentre tenere tutte le madri senzienti più care di se stessi è il fondamento di tutte le realizzazioni e della conoscenza. Perciò benedicimi affinché il desiderio di sé si trasformi in preoccupazione per tutti gli altri”. Non si tratta di una profonda teoria filosofica, ma di un’affermazione molto semplice. Senza bisogno delle spiegazioni di un testo tibetano, sai già dalle tue esperienze personali che il tuo pensiero egocentrico è la causa di tutta la tua confusione e frustrazione. Questa evoluzione della sofferenza è presente non solo nella cultura tibetana ma anche nella tua.

Il Panchen Lama continua dicendo che dovremmo osservare ciò che fece il Buddha. Ha rinunciato all’attaccamento al sé e ha raggiunto tutte le realizzazioni sublimi. Ma osserva noi: siamo ossessionati da “io, me, mio” e non abbiamo realizzato altro che una miseria senza fine. Questo è chiaro, non è vero? Perciò dovresti sapere esattamente come funziona. Sbarazzati del falso concetto del sé e sarai libero da ogni infelicità e insoddisfazione. Preoccupati del benessere di tutti gli altri e augurati che raggiungano le realizzazioni più elevate come la bodhicitta e troverai tutta la felicità e la soddisfazione.

Voi siete giovani, intelligenti e non siete soddisfatti di ciò che avete nei vostri Paesi. Per questo motivo cercate di andare oltre. E ora avete trovato la cosa più preziosa di tutte, la bodhicitta.

Ma non è una cosa facile. Le cose facili vi annoiano rapidamente. È piuttosto difficile, ma non vi annoierete mai praticandola. Le persone devono essere molto intelligenti per realizzare la bodhicitta, ma alcune non hanno spazio per questo. “Dimenticare te stesso e avere un po’ di preoccupazione per gli altri?”, chiederanno. “Non fa parte della mia cultura”. È molto difficile cambiare l’interesse per se stessi con l’interesse per gli altri: è il compito più difficile che si possa intraprendere. Ma è il più utile e dà la massima soddisfazione.

Dopo aver praticato alcune meditazioni, come quella sull’impermanenza e sulla morte, per un mese dirai: “Sono stanco di questa meditazione”. Ma non ti stancherai mai di meditare sulla bodhicitta. È così profonda; è una meditazione universale. Non ti stancherai mai della bodhicitta.

Hai sentito parlare di molte divinità su cui meditare, di molte divinità a cui essere iniziati: Chenrezig e le altre. A cosa servono tutte queste divinità? Te lo dico io: per ottenere la bodhicitta. In effetti, tutte le meditazioni tantriche servono a sviluppare una forte bodhicitta. Questo è lo scopo della tua coscienza che si manifesta come un essere dalle mille braccia per poter dare una mano a mille esseri sofferenti. Se non ti piace manifestarti in questo modo, puoi collegare la meditazione alla tua cultura e vederti come Gesù. Avalokiteshvara e Gesù sono uguali: completamente altruisti e completamente dediti al servizio degli altri.

Ricordi cosa accadde la prima volta che Avalokiteshvara prese l’ordinazione di bodhisattva? Giurò di guidare tutti gli esseri viventi verso l’illuminazione come un pastore. “Non voglio realizzare l’illuminazione se prima non ho guidato tutti gli esseri senzienti madre. Questa sarà la mia soddisfazione”. Lavorò per anni e anni, portando migliaia di esseri all’illuminazione, ma quando controllò cosa stava succedendo scoprì che ce n’erano ancora innumerevoli. Così lavorò di nuovo per anni e anni e di nuovo quando controllò ce n’erano ancora tantissimi, e questo ciclo si ripeté finché alla fine si stufò e pensò tra sé e sé: “Per eoni ed eoni ho lottato per portare tutti gli esseri senzienti all’illuminazione, ma ce ne sono ancora così tanti. Penso che sia impossibile adempiere al mio voto”. A causa dell’intensità della sua emozione, la sua testa si spaccò in undici pezzi. Allora Amitabha Buddha arrivò, si offrì di aiutarlo e lo benedisse affinché avesse successo.

Quindi sono sicuro che alcuni di voi possono essere come Chenrezig. La cosa principale è avere una forte motivazione. Anche se si manifesta con forza solo una volta, è estremamente potente. È molto raro avere questo tipo di pensiero. Un semplice lampo è utile; averlo per un minuto o per un giorno.

Tradotto da Bodhicitta: The perfection of Dharma

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Edizione: brossura, 104 pp.
ISBN 9788894287318

I sei insegnamenti qui contenuti sono stati dati da Lama Yeshe durante la sua visita in Australia nel 1975. I primi tre sono una serie di letture serali consecutive che il Maestro ha tenuto presso l’Università di Melbourne, gli altri sono stati dati a Sidney. Sono insegnamenti colmi d’amore, intuizione, saggezza e compassione, e le sessioni di domande e risposte, molto amate da Lama Yeshe, sono dinamiche e molto ricche come sempre.

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