Noi ascoltiamo gli insegnamenti con lo scopo ultimo di ottenere l’illuminazione quindi, prima di ricevere questi insegnamenti sul Fondamento di tutte le qualità eccellenti, dobbiamo coltivare il pensiero della bodhicitta, la principale causa per l’illuminazione. L’illuminazione si ottiene solamente attraverso la pratica del Dharma. Senza praticare il Dharma non c’è illuminazione. Ci sono due tipi di Dharma: interiore ed esteriore. Il primo è il Buddhadharma, mentre quello esteriore si riferisce alle religioni non-buddhiste che sono classificate in cinque categorie. Praticando il Dharma esteriore si possono ottenere solamente i piaceri temporanei del samsara ma non l’illuminazione — per quest’ultimo obiettivo è necessaria la pratica del Dharma interiore.
Il Buddhadharma si articola in quattro scuole di pensiero: Vaibashika, Sautantrika, Cittamatra e Madhyamika che racchiudono le due principali divisioni dell’Hinayana e del Mahayana. Vaibashika e Sautantrika sono scuole dell’Hinayana, mentre Cittamatra e Madhyamika appartengono al Mahayana. Noi dobbiamo studiare e praticare gli insegnamenti del Mahayana e, in particolare, quelli della cosiddetta Via di Mezzo, la scuola Madhyamika, che ne è l’espressione più elevata e pura. Tuttavia, anche se la visione della scuola Madhyamika è più pura della Cittamatra, quando si tratta di applicare mezzi abili, le due scuole si equivalgono e, pertanto, possiamo dire che la scuola Madhyamika racchiude i migliori insegnamenti sia sulla visione profonda, che sul metodo.
Il testo di Lama Tzong Khapa, il Grande Trattato sugli Stadi del Sentiero, elabora in grande dettaglio tutti i passaggi del sentiero dei sutra, il Paramitayana, ma quando si tratta di Vajrayana, troviamo un solo riferimento al fatto che è necessario entrare in questo sentiero, nulla di più — non fornisce alcun dettaglio sulla via del tantra.
Il breve testo che andremo ora a esaminare, il Fondamento di Tutte le Qualità Eccellenti, si colloca a pieno titolo tra gli insegnamenti Madhyamika e, quindi, è molto importante che lo comprendiate. La prima strofa recita:
Riconoscendo che la giusta devozione per il mio gentile maestro, /fondamento di tutte le qualità eccellenti, /è la radice del sentiero, per favore beneditemi affinché mi impegni intensamente nel seguirlo con grande rispetto.
Il riferimento è, ovviamente, alla pratica del guru. Tutte le buone qualità quali la liberazione, lo stato privo di ostacoli, e l’illuminazione, che è l’obiettivo ultimo, dipendono dal guru. È necessario, quindi, trovare il Maestro perfetto che goda di tutte le qualità che sono elencate nel lam rim. La nostra responsabilità in quanto discepoli, è di seguire con precisione le istruzioni del guru, offrire il proprio servizio, fare prostrazioni e così via. Se seguiamo correttamente il nostro maestro, possiamo ottenere l’illuminazione, ma se seguiamo una guida fuorviante, un falso maestro, tutto ciò che avremo in cambio sarà una rinascita nei reami inferiori.
Ma perché abbiamo bisogno del guru? Perché stiamo cercando di raggiungere l’illuminazione ma non sappiamo cosa sia, né come ottenerla. Il guru, invece, la conosce. Poiché il gentile e venerabile guru è il fondamento di tutte le qualità eccellenti — le qualità della liberazione e dell’illuminazione — la prima cosa che dobbiamo fare è trovare un maestro perfettamente qualificato e affidarci a lui, seguendo le sue istruzioni alla lettera e facendo offerte, prestando servizio — tutto ciò che è necessario. Anche se breve, questo testo descrive l’intero sentiero graduale, incluse le sei perfezioni, specialmente la perfezione della saggezza, e sottolinea la necessità di entrare nel veicolo Vajrayana. La strofa successiva spiega le difficoltà legate all’ottenere la preziosa rinascita umana.
Avendo compreso che questa rinascita agiata e fortunata, ottenuta una sola volta, /è grandemente significativa e molto difficile da ottenere di nuovo, /per favore beneditemi affinché io generi ininterrottamente la mente /che ne coglie l’essenza ogni giorno e ogni notte.
Da tempo senza inizio, in infiniti corpi, abbiamo vagato attraverso i sei reami del samsara ma questa volta, invece, abbiamo ricevuto la preziosa rinascita umana — una rinascita che gode delle otto libertà e delle dieci ricchezze — una rinascita che sarà estremamente difficile da ottenere di nuovo. Possiamo apprezzare quanto sia rara meditando in tre modi: sulla causa, sull’esempio e sul numero. È già abbastanza difficile prendere una rinascita umana, figuriamoci una con queste otto libertà e dieci ricchezze; la preziosa rinascita umana è ancora più difficile da ottenere di quella ordinaria.
Da tempo senza inizio, in infiniti corpi, abbiamo vagato attraverso i sei reami del samsara ma questa volta, invece, abbiamo ricevuto la preziosa rinascita umana — una rinascita che gode delle otto libertà e delle dieci ricchezze — una rinascita che sarà estremamente difficile da ottenere di nuovo. Possiamo apprezzare quanto sia rara meditando in tre modi: sulla causa, sull’esempio e sul numero. È già abbastanza difficile prendere una rinascita umana, figuriamoci una con queste otto libertà e dieci ricchezze; la preziosa rinascita umana è ancora più difficile da ottenere di quella ordinaria.
Consapevole della morte, che il mio corpo e la mia vita sono fragili come una bolla d’acqua e ben presto si deterioreranno, con la ferma convinzione che dopo la morte il karma positivo o negativo mi seguirà così come l’ombra segue il corpo, per favore beneditemi affinché io sia sempre consapevole, evitando anche le imperfezioni più sottili e completando grandi raccolte di virtù.
La morte è certa ma non ci è dato conoscerne il momento — l’unica cosa di cui possiamo essere sicuri è che non vivremo per molto tempo. Fra cent’anni, pressoché ogni persona in vita oggi sarà già morta. I ghesce Kadampa si impegnavano molto per tenere sempre a mente questa impermanenza così da evitare di sprecare le loro energie nella ricerca dei piaceri mondani. Essi, infatti, pensavano che iniziando a rifletterci sopra la mattina, avrebbero evitato di sprecare il pomeriggio, e se ci riflettevano sopra il pomeriggio, avrebbero evitato di sprecare tutta la notte. Così facendo, erano in grado di prevenire il pensiero che ricerca solo il piacere del momento.
Dopo la morte la mente non si arresta completamente, come se fosse acqua che evapora o una fiamma che si spegne, ma c’è continuità. Come l’ombra segue il corpo ovunque esso vada, così il karma fa con la mente. Dovete avere una fede indistruttibile in questo principio. Ci sono, dunque, dieci azioni non-virtuose da evitare e dieci azioni virtuose da praticare, ecco perché leggiamo: “per favore beneditemi affinché io sia sempre attento a evitare le dieci azioni non-virtuose e mi dedichi alla pratica delle dieci azioni virtuose”.
La strofa seguente ci spiega che indipendentemente da quanto ricerchiamo i piaceri samsarici, essi non porteranno mai alcuna soddisfazione:
Percependo i difetti della natura essenziale dell’esistenza ciclica, le cui attività sono insoddisfacenti, aprono la porta a tutte le sofferenze e non valgono la nostra fiducia, per favore beneditemi affinché io ricerchi con grande passione la felicità della liberazione.
Qualunque oggetto di rara bellezza vediamo, non siamo mai appagati; qualunque suono melodioso ascoltiamo, non siamo mai appagati e così è per tutti gli oggetti dei sensi. Indipendentemente da quanti programmi televisivi noi guardiamo, non saremo mai appagati. Così è — i piaceri del samsara sono la porta verso la sofferenza. Tutti i grandi meditatori del passato e tutti gli esseri santi hanno riconosciuto i piaceri temporali come fallimenti del samsara, difettosi e fuorvianti.
(fine prima parte)
Tratto da Insegnamenti dal Tibet