Discorso di accettazione del premio Nobel per la pace

Discorso di accettazione del premio Nobel per la pace

In occasione del 32° anniversario del conferimento del premio Nobel per la pace a Sua Santità il XIV Dalai Lama, riportiamo alcuni estratti del discorso di accettazione per la loro incredibile attualità. La motivazione del premio: Il premio Nobel per la pace 1989 è stato assegnato al XIV° Dalai Lama (Tenzin Gyatso) “per aver promosso soluzioni pacifiche basate sulla tolleranza e il rispetto reciproco al fine di preservare il patrimonio storico e culturale del suo popolo“.

Vostra Maestà, membri del Comitato del Nobel, fratelli e sorelle.

Sono molto felice di essere qui con voi oggi per ricevere il premio Nobel per la pace. Mi onora e commuove profondamente il fatto che abbiate deciso di conferire questo importante riconoscimento a un semplice monaco del Tibet: io non sono niente di speciale. Credo quindi che il premio sia un riconoscimento dell’importanza dell’altruismo, dell’amore, della compassione e della non-violenza, tutti valori che cerco di praticare, in accordo con gli insegnamenti del Buddha e dei grandi saggi dell’India e del Tibet.

Accetto il premio con profonda gratitudine a nome degli oppressi, ovunque essi si trovino, e di tutti coloro che lottano per la libertà e lavorano per la pace nel mondo. Lo accetto come omaggio all’uomo che ha fondato la moderna tradizione dell’azione non violenta come leva per il cambiamento, il Mahatma Gandhi, la cui vita mi ha insegnato e ispirato immensamente. E, naturalmente, lo accetto a nome di sei milioni di tibetani, i miei coraggiosi connazionali all’interno del Tibet, che hanno sofferto e continuano a soffrire tanto a causa di una strategia, calcolata e sistematica, che mira alla distruzione della loro identità nazionale e culturale. Il premio riafferma la nostra convinzione che con verità, coraggio e determinazione come armi, il Tibet sarà libero.

Non importa da quale parte del mondo veniamo, siamo tutti fondamentalmente uguali in quanto esseri umani. Tutti cerchiamo la felicità e cerchiamo di evitare la sofferenza. Abbiamo gli stessi bisogni e le stesse preoccupazioni; vogliamo la libertà e il diritto di determinare il nostro destino come individui e come popoli. Questa è la natura umana. I grandi cambiamenti che stanno avvenendo ovunque, dall’Europa orientale all’Africa, ne sono una chiara testimonianza. (…)

Come monaco buddista, la mia preoccupazione si estende a tutti i membri della famiglia umana e, in effetti, a tutti gli esseri senzienti che soffrono. Credo che ogni sofferenza è causata dall’ignoranza. Le persone infliggono dolore agli altri nella ricerca egoistica della propria felicità o soddisfazione. Eppure la vera felicità viene da un senso di fratellanza e di sorellanza.

Dobbiamo coltivare una responsabilità universale per gli altri e per il pianeta che condividiamo. Anche se per me il Buddhismo è utile nel coltivare amore e compassione, anche per coloro che consideriamo i nostri nemici, sono convinto che tutti possano sviluppare un buon cuore e un senso di responsabilità universale con o senza religione.

Con l’impatto sempre maggiore della scienza sulle nostre vite, la religione e la spiritualità hanno soprattutto lo scopo di ricordarci la nostra umanità. Non c’è contraddizione tra le due, ognuna ci dà preziose intuizioni sull’altra. Sia la scienza sia gli insegnamenti del Buddha ci parlano dell’interconnessione fondamentale di tutte le cose. Questa comprensione è cruciale se vogliamo intraprendere un’azione positiva e decisiva riguardo alla preoccupazione globale per l’ambiente.

Credo che tutte le religioni perseguano gli stessi obiettivi: coltivare la bontà umana e portare la felicità a tutti gli esseri umani. Anche se i mezzi possono sembrare diversi, i fini sono i medesimi.

Mentre entriamo nell’ultimo decennio di questo secolo, sono ottimista sul fatto che gli antichi valori che hanno sostenuto l’umanità oggi si stanno riaffermando per prepararci a un ventunesimo secolo più gentile e felice.

Prego per tutti noi, oppressori e amici, affinché insieme riusciamo a costruire un mondo migliore attraverso la comprensione e l’amore, e che così facendo possiamo ridurre il dolore e la sofferenza di tutti gli esseri senzienti.

Grazie.

Oslo – 10 dicembre 1989

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