Riflessioni sulla nostra esistenza

Riflessioni sulla nostra esistenza

Anche se su scala cosmica le nostre vite sono eventi fugaci, le viviamo come esperienze lunghe e avventurose. Se ci concentriamo su questo, saremo spontaneamente motivati a trarne il massimo.
Abbiamo ottenuto questa preziosa rinascita umana che porta così grande beneficio per noi e per gli altri, ma se non siamo in grado di cogliere il meglio che questa opportunità ci offre, quando potremo averne una seconda?

Come il bagliore di un fulmine lacera la notte, e nella sua luce improvvisa mostra tutto ciò che è nascosto, così, talvolta, attraverso il potere dei Buddha sorgono pensieri virtuosi, brevi e fugaci.

– Shantideva: La via del bodhisattva 1.5 (Bodhicharyavatara)

Il linguaggio figurato di Shantideva è sempre accattivante. La metafora del fulmine descrive qualcosa che noi tutti possiamo ritrovare nella nostra esperienza di vita. Egli evoca l’immagine di una notte tempestosa, profondamente oscura – così buia da non permetterci di trovare la via e di non vedere il palmo della mano steso davanti a noi. Tutto d’un tratto, un lampo squarcia l’oscurità e per un istante siamo in grado di distinguere nettamente tutto ciò che ci circonda.
Shantideva fa ricorso a questa analogia per descriverci gli istanti di virtù e di concetti meritevoli che affiorano nella nostra mente, e li descrive come estremamente rari e fugaci. Ma qual è la ragione di questo? Nella nostra vita ci sono così tante distrazioni; così tante cose apparentemente importanti che si susseguono giorno dopo giorno, attimo dopo attimo e, con esse, nascono le emozioni disturbanti.
Per via di questa agitazione continua nella nostra mente non trova spazio nemmeno un barlume di pensiero virtuoso; le probabilità che tale evento abbia luogo sono una in un milione! Ma, se contro ogni previsione, ciò dovesse accadere, Shantideva ci dice che la causa è da ricercarsi nelle aspirazioni, nella gentilezza e nelle benedizioni dei Buddha.
Questo è il significato più ovvio ma, mentre contemplavo le parole di Shantideva, mi è sorto il pensiero: “ma se estendessimo la metafora di Shantideva a una dimensione più ampia, su una scala diversa? Se l’applicassimo alla totalità della nostra esistenza come esseri umani?”

Non intendo insinuare che Shantideva non parli della preziosa rinascita umana – di fatto nei capitoli introduttivi della sua opera, egli illustra quanto tale rinascita rappresenti un’opportunità rara e quanto sia importante utilizzarla al meglio – tuttavia vorrei condividere alcune mie riflessioni su come noi possiamo mettere in relazione l’immagine del lampo di luce con la nostra esistenza come esseri umani nella speranza che possa essere in qualche modo significativo per alcuni di voi.
Se consideriamo la durata della nostra esistenza confrontandola con archi temporali che caratterizzano altre forme di esistenza, non possiamo non notare quanto essa sia breve.

Prendiamo, per esempio, il ciclo di vita di una galassia – non possiamo non essere colpiti dalla sua immensità!
Quanto sono insignificanti le vite degli esseri umani se le confrontiamo con l’umanità nel suo insieme? Che bisogno c’è di perdere tempo a parlare della vita di singoli individui e dei traguardi raggiunti nel corso della loro vita? Rapportati a una scala cosmica, queste esistenze sono del tutto insignificanti. Sono così brevi e futili che è come se non avessero mai avuto luogo. Anche se hanno ottenuto traguardi apparentemente grandiosi – la scalata del monte Everest, l’incoronazione a imperatore – essi significano ben poco. Da questa prospettiva, l’intera esistenza di un essere umano altro non è che un attimo fuggente; anzi, non è nemmeno classificabile come momento, come istante – è così breve che abbiamo difficoltà ad affermare che ha persino avuto luogo.

Adesso che abbiamo guardato l’esistenza umana dalla prospettiva temporale, torniamo per un attimo al lampo di luce descritto da Shantideva. Mentre è indubbiamente vero che a causa delle limitazioni proprie della condizione umana – le capacità visive e la coscienza a esse collegata – l’esperienza che abbiamo di un lampo è infinitamente breve, se le nostre capacità sensoriali fossero diverse, se fossimo in grado di rallentare il lampo come avviene con le fotocamere altissima velocità, noi potremmo suddividere quell’attimo di luce in milioni di fotogrammi. Si potrebbe riprendere l’attimo di luce per poi riproiettarlo rallentato senza perdere la sensazione che quello che stiamo vedendo non è un’immagine fissa, ma flusso d’immagini in movimento.
Questo aspetto, a parer mio, è il grande valore della nostra esistenza come esseri umani, un valore che deriva da due fattori: da una parte le benedizioni dei Buddha e, dall’altra, l’accumulazione di meriti.
Grazie a queste due cause, anche se effettivamente la nostra vita è breve quanto un lampo di luce, noi non la percepiamo come fugace ma siamo in grado di dilatarne la durata, di viverla al rallentatore e dividerla in frazioni di anni, mesi, settimane, giorni e ore. Siamo in grado di avere consapevolezza del fatto che siamo vivi, che respiriamo, siamo consci di ogni esperienza e di ogni avventura che viviamo. Diamo per scontato che durerà un certo numero di anni – che vivremo 80 o 90 anni. La nostra vita ci appare come lunga e avventurosa e questo è un vero e proprio miracolo; un miracolo che trae origine da nient’altro che queste due cause: merito e benedizioni.

Penso che ogni tanto sarebbe molto interessante per noi riflettere su due aspetti della nostra esistenza come esseri umani. Da un lato, il fatto che è così marginale, fugace, insignificante, tanto che abbiamo difficoltà a dire che ha effettivamente avuto luogo; dall’altro, invece, che nonostante la sua irrilevanza, noi siamo in grado di percepirla come straordinaria, avventurosa e piena di significato.

Non solo è importante riflettere su questi due aspetti della nostra esistenza ma anche sulle ragioni che stanno alla base del suo divenire. Come hanno stabilito i bodhisattva del passato: la nostra preziosa rinascita umana ha avuto luogo solo grazie alla concomitanza di due cause: le benedizioni dei Buddha e i meriti da noi accumulati. Quindi, se vi concentrate sugli aspetti legati alla peculiare natura dell’esistenza umana e alle cause che l’hanno fatta nascere, non potrete non essere fortemente motivati a sfruttare al meglio questa rara occasione. E il modo migliore per usare questa esistenza è quello di adoperarla per accumulare altri meriti.
Nascerà, così, la naturale curiosità che vi porterà a chiedervi: “me se continuo ad accumulare meriti, che ne sarà di me? Dove mi porteranno?” In altre parole, sarete motivati a migliorare il modo in cui vivete la vostra vita. Sarete naturalmente portati a praticare con maggiore impegno – non solo in ritiro, ma nella vostra vita di tutti i giorni, nella tranquillità delle vostre case o sui luoghi di lavoro.
Per concludere, vi prego di capire che avendo condiviso con voi questi pensieri, non vi sto chiedendo di fare alcunché; non vi sto dando dei compiti da fare a casa. Non avete alcun obbligo nei miei confronti. Vi chiedo solo di essere curiosi circa la vostra esistenza come esseri umani e di vedere dove vi porterà questa curiosità.


Questo insegnamento è stato originariamente pubblicato sul sito di Sua Santità Thaye Dorje, il 17° Karmapa. Traduzione di Ivano Colombo

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