Breve introduzione alla scuola Gelugpa

Breve introduzione alla scuola Gelugpa

L’ordine dei Gelugpa (dge lugs pa) del Buddhismo tibetano fu fondato all’inizio del XV secolo da Tsong Khapa (1357-1419) nella regione di Lhasa, la capitale del Tibet. Egli fondò un’università monastica sul monte Dga’ idan («il gioioso») nel 1409, e perciò la sua setta venne chiamata in origine la Via Gioiosa (Dga’ ldan pa’i lugs) e soltanto in seguito prese il nome di Via Virtuosa, Dge lugs (Gelug).

Gli studenti costruirono poi altre due grandi università monastiche nella regione di Lhasa, ‘Bras spungs (Drepung, 1416) e Se ra (Sera, 1419), e il sistema educativo gradualmente si diffuse in tutta la regione. Nell’arco di duecento anni, la setta divenne un’importante forza politica, tanto che, intorno al. 1640, con l’aiuto del potentato mongolo Gu sri Khan, il Quinto Dalai Lama (1617-1682) salì al potere come capo del governo. La successione dei Dalai Lama mantenne tale posizione fino all’annessione cinese del 1959. 

Il sistema educativo dei gelugpa catturò a tal punto l’immaginazione dei tibetani che le loro università attrassero un gran numero di persone e il Gelug finì per diventare il modello dominante dell’educazione religiosa oltre che la maggior forza culturale in un’area che si estendeva dalle regioni mongole calmucche del mar Caspio, in Russia, alla Mongolia esterna e interna, alla Siberia mongola, fino a parti della Cina e al Tibet. 

Lhasa, con le sue grandi università gelugpa, divenne la capitale culturale, religiosa, educativa, medica e astrologica dell’Asia interna buddhista. Grande influenza esercitò il complesso sistema di educazione, devozione, meditazione e culto, il cui impianto venne creato nel corso dei secoli dai brillanti pensatori Gelug di Lhasa. A Lhasa, ciascun monastero aveva almeno due facoltà e due gruppi di studenti in competizione tra di loro e che periodicamente si scontravano in accesi dibattiti. La faziosità tra i gruppi di diversa opinione filosofica era altamente incoraggiata, assicurando così maggior attività intellettuale all’interno dell’ordine stesso che non tra Gelug e altri ordini buddhisti tibetani.

Sebbene lo studio occidentale del sistema educativo Gelug non possa vantare più di mezzo secolo, è possibile ricostruire un quadro di tale raffinato programma di sviluppo dell’immaginazione metafisica. In generale, la formazione dottrinale Gelugpa è classificata in due tipi – sutra e tantra – secondo la suddivisione dei testi che riportano la parola del Buddha. La formazione nel sistema sutra è ulteriormente suddivisa, in un sistema di studio di carattere «pratico» e in uno di carattere «teoretico». Entrambi i sistemi si basano sulle grandi opere indiane e sui testi tibetani, che consistono di commentari espliciti a quei testi oppure di trattazioni dei temi principali in essi contenuti. 

Il sistema pratico si incentra sul Lam rim chen mo (Grande esposizione degli stadi del sentiero) di Tsongkhapa e su testi indiani come il Bodhicharyavatara (Impegnarsi nelle azioni bodhisattva) di Shantideva. Il sistema teoretico si incentra invece su sistemi comparativi di dottrine, buddhiste e non, oppure sui «Cinque Grandi Libri». Le grandi università gelugpa seguono il secondo genere di approccio per costituire un curriculum di studio sutra che ha inizio quando lo studente ha all’incirca diciotto anni e che dura per venti o venticinque anni. Per preparare gli studenti allo studio di questi testi, il curriculum inizia con un insegnamento introduttivo al dibattito, così da stabilire le procedure di analisi dialettica e probante che struttureranno tutto il corso di studio. L’approccio è al contempo individuale (secondo la tecnica della preparazione e dell’esecuzione di dibattiti specifici) e a gruppi (nei quali le informazioni e le posizioni filosofiche vengono acquisite mediante una rete di comunicazioni progressive). Le classi preliminari studiano inoltre i fondamenti della psicologia e della teoria del ragionamento. Ha quindi inizio la lettura, a cui sarann dedicati sei o sette anni, del primo dei Cinque Grandi Libri: l’Abhisamayalamkara (Ornamento per la chiara comprensione) del futuro Buddha Maitreya, un’esposizione dell’insegnamento esoterico sulla struttura del sentiero nei Sutra della Perfezione della saggezza

Gli studenti passano poi al secondo Grande Libro, il Madhyamakavatara (Supplemento al Trattato della Via Media di Nagarjuna]) di Candrakirti, ed esplorano per due anni l’insegnamento essoterico sulla vacuità intrinseca all’esistenza espresso nei Sutra della Perfezione della Saggezza. Poi è la volta dell’Abhidarmakosa (Tesoro di conoscenza) di Vasubandhu, un compendio dei tipi e della natura dei fenomeni indotti (klistadharma) e dei fenomeni puri (vaiyavadanikadharma) che agiscono come antidoti ai primi. Anche tale studio dura per un biennio, così come la lettura del quarto Grande Libro, il Vinaya Sutra (Aforismi sulla disciplina) di Gunaprabha. 

Nell’arco dell’intero ventennio del corso di studi, ogni anno viene dedicato qualche tempo allo studio episteinologico e logico dell’ultimo dei Grandi Libri, il Pramanavarttika (Commentario al compendio della cognizione valida di Dignaga).  Al termine del corso di studi seguono diversi anni di perfezionamento e di tirocinio al dibattito, in vista della competizione annuale, che un tempo si teneva a Lhasa e il cui trionfatore veniva festeggiato quale eroe nazionale. 

Per tutto il corso degli studi, grande importanza viene data al ragionamento analitico, benché lo studente non trascuri al contempo la pratica quotidiana di riti tantrici incentrati sull’auto-visualizzazione in forma di divinità. Egli prende parte, inoltre, a rituali di culto a livello di università, istituto e sezione, così da onorare e soddisfare varie divinità protettrici associate con tali livelli, e partecipa quotidianamente ad assemblee devozionali dedicate a divinità quali Tara. A causa del lungo periodo di formazione richiesto dagli studi sutra, questo aspetto tantrico del Gelug, meno ovvio ma altrettanto dominante, passa spesso inosservato a occhi stranieri. Dopo aver conseguito il titolo di geshe (dge bses), un monaco può passare a un collegio tantrico. I due principali erano il Collegio Tantrico di Lhasa Superiore e il Collegio Tantrico di Lhasa Inferiore. Entrambi perseguono come scopo primario lo studio, la trasmissione e la pratica del Guhyasamaja Tantra, anch’esso interpretato sulla base dei commentari di Tsongkhapa. 

Il tratto distintivo della pratica tantrica è la divinizzazione dello yoga: i praticanti meditano su se stessi come se possedessero la forma fisica non di un individuo ordinario, bensì di una divinità che incarna i più alti livelli di saggezza e compassione. 

Alla base di questo programma di immersione religiosa realizzata con mezzi dottrinali, devozionali, rituali e meditativi vi è un rigoroso impegno della ragione, sottolineato dall’importanza data all’armonia tra la ragione e le più profonde esperienze religiose, quali la compassione, la saggezza, lo yoga della divinità e la manifestazione dell’innata mente luminosa. 

La meditazione è classificata secondo due tipologie, la meditazione stabilizzante (o di stabilizzazione) e la meditazione analitica, tenuta in grande conto dal pensiero dei gelugpa. Per sviluppare la compassione, ci si serve del ragionamento riflessivo al fine di accrescere i sentimenti elementari considerati parte dell’esperienza comune. Per sviluppare la saggezza, ci si serve del ragionamento riflessivo in un complesso processo cognitivo che permetta allo studente di comprendere con la propria capacita di penetrazione lo sbaglio che sottende riconoscere una realtà effettiva alla falsa apparenza dei fenomeni. Il fine non è soltanto sconfiggere i sistemi rivali, ma superare un’innata ed equivoca concezione della natura dei fenomeni. Tale comprensione della vacuità, raggiunta mediante il ragionamento analitico, costituisce il primo passo nella pratica dello yoga della divinità all’interno della pratica tantrica. La saggezza consapevole, ossia la comprensione della vacuità indotta dalla compassione, viene quindi utilizzata come base per la manifestazione nella forma di essere divino. La stessa saggezza consapevole appare come una divinità, in una indivisibile fusione di saggezza e compassione simboleggiata da un vajra, un diamante. Per mezzo di tali continue visualizzazioni divine, si può allora praticare la meditazione stabilizzante su punti essenziali all’interno del corpo per indurre i livelli più sottili di coscienza, utilizzati a loro volta per comprendere la stessa vacuità intrinseca all’esistenza. Quando la coscienza più sottile, l’innata mente luminosa, è resa effettiva, il vento (sanscrito, prana; tibetano, rlung), o energia, associato con questa coscienza più sottile, viene a costituire la causa sostanziale dell’apparizione in un reale corpo divino, tale che non si ha più bisogno del vecchio corpo materiale. La trasformazione è, letteralmente, sia mentale sia fisica.

Questa mente più sottile è esattamente come la chiara luce della morte che terrorizza gli esseri ordinari, che temono di venire annientati al suo manifestarsi. Il sistema educativo dei gelugpa, che ha come scopo il superamento di tale paura della propria natura intrinseca, suggerisce che il senso di alterità, associato da molte culture del mondo con una profonda esperienza religiosa del timor sacro, si basa in realtà su di un fraintendimento della natura intrinseca del proprio essere. Inoltre, suggerisce che questa paura e questo senso di alterità possono essere indotti a scomparire grazie alla comprensione dello status reale dei fenomeni, che si ottiene tramite il ragionamento investigativo portato a livello di esperienza profondamente sentita. 

Tale concezione assai sviluppata della compatibilità esistente tra ragione e profonda introspezione mistica espressa in un sistema educativo e in una  serie di pratiche rituali, è il tratto che maggiormente distingue il pensiero dei gelugpa. 

Da quando il Dalai Lama ha lasciato il Tibet nel 1959, alla vigilia della presa del potere da parte dei comunisti cinesi, una comunità di rifugiati Gelug sotto la sua guida (che non è limitata ai membri di questa scuola) è riuscita a ristabilire, in diverse parti dell’India, le tre principali università monastiche di Lhasa (ciascuna suddivisa in due collegi in competizione), di due collegi tantrici e dei monasteri del Dalai Lama e del Panchen Lama. 

In tal modo, il sistema educativo Gelug è stato ristabilito in India e, nel 2003, comprendeva diecimila monaci. In India e in Nepal sono anche presenti ottocento monache gelugpa, e in alcuni monasteri femminili è stata introdotta l’educazione scolastica all’inizio degli anni ’90, un considerevole sviluppo nel potere delle donne. Chiaramente questa restaurazione della formazione monastica costituisce una vera impresa per la popolazione di rifugiati tibetani che ammonta in totale a centoventi mila persone in India e in Nepal. 

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