Ogni giorno è un dono

la morte è inevitabile

Ogni giorno è un dono

la morte è inevitabile

La morte è inevitabile. Contemplare questa verità può sembrare di pessimo gusto, ma può anche conferire più gioia e significato alla vita di tutti i giorni.

Kisa Gotami era una giovane donna che viveva all’epoca del Buddha storico. Un giorno il suo unico figlio morì e lei soffrì così tanto per il dolore di questa perdita che cominciò intenzionalmente a procurarsi del male fisico. Fu allora che qualcuno le suggerì di andare a trovare il Buddha. Con grandi speranze e aspettative, Kisa Gotami chiese al Buddha se poteva riportarle indietro il bambino. Il Buddha non disse né sì, né no.

Egli disse: “Prima che io possa aiutarti, devi procurarti dei semi di senape bianca da una famiglia che non abbia mai avuto alcun morto tra i suoi membri e portarmeli. Kisa Gotami ne fu molto felice. Andò casa per casa, città dopo città, chiedendo a tutte le famiglie: “È morto qualcuno nella vostra famiglia?”. E ogni famiglia rispose: “Sì, qualcuno è morto”. Quindi Kisa Gotami tornò dal Buddha e gli disse che non aveva potuto trovare quanto da lui richiesto. In quel momento, davanti al Buddha, realizzò che la morte è una verità della vita – e divenne risvegliata, divenne un arhat, una persona che ha visto la verità.

La morte è inevitabile, perché la causa della morte non è la malattia o un incidente. La causa della morte è la nascita.

Di solito pensiamo che, per esempio, il cancro causi la morte. Ma quella è solo la condizione che aiuta a far maturare il risultato finale della nascita: la morte.

La morte è un argomento che molte persone – specialmente in Occidente, ma anche in Oriente – cercano di evitare. Tutti considerano la morte come una negatività. Non è qualcosa che vogliamo, quindi non vogliamo che qualcuno ce la rammenti. Ma questo evitamento non è d’aiuto. Al contrario, è dannoso non essere preparati a morire, non solo nel momento della morte ma anche adesso che non stiamo morendo. Se non teniamo a mente la verità della morte, la nostra qualità della vita peggiora.

Sappiamo che una delle verità della morte è che è inevitabile. Ma pensiamo sempre “Sì, è inevitabile, ma ho del tempo, perché sono in salute o non sono così vecchio”. Queste sono le difese che impieghiamo sempre, ma sono come paraocchi. In realtà, età e malattia non hanno niente a che fare con la morte. C’è un detto che dice che nel tempo necessario affinché una persona molto malata muoia, molte persone in salute muoiono.

Guida di viaggio alla fine della vita

Meditare aiuta a guarire?
La causa della morte è la nascita

Dovremmo comprendere che la vita è limitata. C’è un inizio e c’è una fine. Per essa non vi è alcun supplemento. Anzi le nostre vite diventano ogni momento più corte – non ogni anno: ogni secondo. E non importa se ne siamo consapevoli o no: si riduce comunque. Ogni secondo, ogni respiro. Persino quando stiamo dormendo. Anche quando stiamo facendo buone cose.

In generale, gli insegnamenti buddhisti riguardo la morte ci dicono che dobbiamo essere attivi. Non dovremmo essere passivi circa la morte. Non dovremmo limitarci a procrastinare o presumere di avere tempo. Questo non aiuta. È una cosa inevitabile, quindi portiamola davanti a noi e pensiamoci. Farlo può migliorare la nostra vita.

Alcuni furono ricchi, alcuni poveri e altri grandi maestri, ma è stato lo stesso per tutti. Tutti sono morti

Anche senza la morte, abbiamo tante sofferenze. Ogni giorno riceviamo del male da altre persone. Abbiamo paura di perdere qualcosa. Abbiamo paura di non ottenere ciò che vogliamo. Lottiamo contro altre persone per queste cose.

Quando facciamo questo, vi è nella nostra mente l’assunzione di base che vivremo per tanto tempo. Ecco perché queste cose sembrano importanti. Di conseguenza creiamo più tensione, che porta più sofferenza, e perdiamo la pace interiore.

Una buona morte

Ma se pensiamo alla verità dell’impermanenza – della morte e dell’incertezza del momento della morte – allora ogni altra cosa della vita diventa secondaria. Questa sensazione arriva naturalmente e improvvisamente. Se consideriamo la verità della morte mentre proviamo tutte queste emozioni negative, è possibile realizzare che non sono poi così importanti. Perché non importa quanto lottiamo per ottenere e mantenere qualcosa, lo perderemo comunque.

Questa verità cambia la nostra prospettiva e ci rende molto più felici. Ci aiuta ad apprezzare la vita che abbiamo proprio ora – momento per momento. Ci aiuta a capire che ogni giorno è un dono.

Meditazione sull’impermanenza

Nel Buddhismo la pratica più comune legata alla morte è la meditazione sull’impermanenza. Gli “Stadi del Sentiero”, i “Quattro pensieri che rivolgono la mente verso il Dharma” e i “Quattro Dharma” di Gampopa (1079 – 1153) contengono tutti meditazioni sull’impermanenza. Questo è il fondamento.

Ma anche il solo pensiero dell’impermanenza – tanto più una meditazione – è un catalizzatore del viaggio spirituale. Guardiamo al Buddha e alla storia della sua vita. Iniziò il suo viaggio spirituale solo dopo aver visto una persona malata. Senza una certa comprensione dell’impermanenza, non c’è modo di ottenere un autentico progresso spirituale.

A volte guardo delle fotografie che scattai molti anni fa e penso a come molte delle persone che vi compaiono siano già morte. Alcuni erano ricchi, altri poveri e altri grandi maestri, ma è stato per tutti lo stesso. Sono tutti morti. Potete guardare i libri di storia e rendervene conto. O potete immaginare come sarà il futuro fra cent’anni e chiedervi “Chi di noi sarà vivo?”. Probabilmente nessuno. Queste contemplazioni possono attivare il pensiero dell’impermanenza.

Ci sono diversi metodi per meditare sull’impermanenza.

Uno di questi è lo studio de “Il Prezioso Ornamento di Liberazione” di Gampopa. Leggete una frase di questo insegnamento, interiorizzatela e passate del tempo meditandoci sopra.

Perché non importa quanto lottiamo per ottenere e mantenere qualcosa, lo perderemo comunque.

Oppure potete includere l’impermanenza nella meditazione sul respiro. Ogni volta che inspirate, ogni volta che espirate, la vita si riduce. Può sorgere una sensazione di paura, ma se ciò accade, significa che state comprendendo l’impermanenza. Potete anche pensare a come la vita cambi da neonato a bambino e ad adulto. Questa è l’impermanenza. Ad ogni cambiamento la vostra vita si accorcia. Questa vita che si riduce ad ogni momento è una meditazione sull’impermanenza molto potente. Ora sapete che questa grande quantità di tempo non è un tempo. È un cambiamento. È il non restare in un luogo o in uno stato.

L’impermanenza dovrebbe finire per diventare una sensazione e non solamente una comprensione intellettuale. C’è una famosa storia, nota ai Tibetani, che riguarda un meditante in una grotta. Ogni volta che aveva bisogno di andare a prendere dell’acqua, era costretto a passare per un sentiero molto stretto, con piante spinose che intrappolavano le sue vesti. Voleva tagliare le piante, ma ogni volta pensava: “lasciami prima meditare”. Questo perché non sapeva se avrebbe avuto abbastanza tempo per illuminarsi. Finì per non tagliare mai le piante, ma vide certamente la verità della sua mente.

Trungram Gyalwa Rinpoce

Trungram Gyalwa Rinpoce è fondatore e leader spirituale del Dharmakaya Center for Wellbeing a Cragsmoor, New York, del World Center for Peace and Unity a Lumbini, Nepal e di altri centri nel mondo.
Studioso di Sanscrito e Tibetano, è noto per aver reso accessibili al pubblico occidentale antichi insegnamenti Buddhisti.

Questo articolo è stato adattato da un discorso che Trungram Gyalwa Rinpoche ha tenuto nel giugno 2018 al Dharmakaya Center for Wellbeing in Pine Bush, New York.

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